Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: DiannaHananel    25/07/2012    1 recensioni
Una guerra che va avanti dalla notte dei tempi, forse sin dalla creazione della razza umana. Quando Dio e il suo braccio destro, l'angelo Lucifero, discussero, quest'ultimo decise di abbandonare il Regno dei Cieli e fondare un nuovo regno nei meandri della terra. Alcuni angeli decisero di seguirlo, sperando in una maggiore libertà ed indipendenza sulla terra. Quando però scesero sulla terra scoprirono che stavano cambiando: l'alone di luce che li avvolgeva costantemente si tramutò in oscurità, le loro grandi ali bianche vennero sostituite con delle ali nere e anche il loro carattere cambiò radicalmente, lasciando posto alla fame di potere. Inoltre scoprirono di essere costretti a nutrirsi di sangue umano per sopravvivere.
Gli angeli rimasti fedeli al regno Superiore combattono fin d'allora questi esseri, detti Demoni, e li combatteranno finché una delle due fazioni non si estingui completamente.
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono tornata dopo tanto tempo con un nuovo capitolo, sperando di ritrovare le solite persone a seguire la storia e, chissà, qualcuno in più che si appassioni a Gregori e Imogean.
Volevo specificare alcune cose, dopo un episodio molto spiacevole. Girando tra le Original di EFP ho trovato una storia con i nomi protagonisti della mia storia: vi pregherei di non rubare le idee altrui, non è onesto. :)
Per il resto, godetevi il capitolo !
Per qualsiasi chiarimento sapete dove trovarmi :

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Baci, Dianna. 


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Erano passate poco meno di due settimane da quella notte. Non ero riuscita ancora a togliermi i suoi occhi color ghiaccio dalla mente, così freddi e allo stesso tempo così dolci. Ancora non mi ero dimenticata il calore del suo torace che mi spingeva leggermente sulla guancia ad ogni respiro, l’accoglienza delle sue braccia forti che lmi stringevano delicate.
A volte mi ero ritrovata nel parco, il luogo del nostro primo incontro, a vagare per le stradine sterrate, fino al lago, aspettandomi forse di trovarlo lì. Ma Gregori non c’era. Gregori non mi aveva cercata.
L’idea di essere stata solamente una distrazione, una che si dimentica facilmente mi faceva venire i brividi: si, di rabbia.
Finii di allacciarmi il corsetto rosso scuro del vestito, non stringendo troppo, mentre la stoffa del medesimo colore ricadeva sulle gambe, morbidamente. Era la serata della luna piena e mi spuntò un sorriso inconsciamente mentre mi fissavo il pugnale alla coscia. Era la serata di caccia. Ogni mese, nella notte della luna piena, demoni e angeli si riversavano nelle strade per scovare lupi mannari: entrambi cercavano di tenerne più possibili dalla propria parte, in vista di una futura guerra tra bene e male. Ovviamente, molto spesso non mancavano scontri tra le due fazioni. Era una serata tesa per tutti e ognuno di noi si preparava allo scontro in modo diverso: Samuel dormiva, Daniel ascoltava Bach, Gabriel si esercitava nella capoeira, Eva faceva yoga e Uriel affilava i pugnali.  Eh beh, io mi vestivo.
Sorrisi davanti allo specchio ammirando il vestito rosso scuro sulla pelle chiara e i capelli biondi che scendevano sulle spalle in onde morbide. Forse avevo una mezza idea del perché, o per chi, si era vestita così, sospirai.
Toc Toc.
Aprii la porta e il corpo di Samuel si schiacciò sul mio, contro la porta. Il bacio che mi riservò era passionale, intenso quasi affannato.
-Quanto mi sei mancata, piccola. -
Posai le mani intorno al suo collo, respirando piano sulla sua bocca, senza rispondere.
-Sei bellissima, stupenda. Ma, forse non è il caso vestirsi così per una caccia no? -
-Dai così sto bene, ce la faccio a battermi. – dissi allontanandomi un po’.
-Vedrai che non ci sarà nessun combattimento e se ci sarà, te ne andrai. – mormorò, posandomi una mano sulla guancia e carezzandola.
-Oh, non ricominciare. Me la so cavare. – sbottai allontanandomi un po’, e prendendo dei polsini in pelle. Odiavo quando iniziava a fare il protettivo, ero cresciuta con lui e sapeva quante esercitazioni avevo vinta, una volta aveva battuto anche Gabriel, l’agile pantera che non aveva mai perso un duello.
-Andiamo ora. – dissi secca.
-Va bene, ma ti starò attaccato. – disse sorridendo e alzando gli occhi al cielo, consapevole di darmi ai nervi.

Ci smaterializzammo tutti nel parco, il vento freddo che ci scompigliava i capelli.
-Ci dividiamo e perlustriamo il parco. – disse perentorio Daniel, rigido e teso.
Mi avvicinai a Daniel con passi leggeri e gli posai una mano sulla spalla. –Guarda. – e indicai un cespuglio.
Lo superai a grandi passi, senza farmi fermare da un suo “stai attenta”, e mi chinai sul prato. Un bambino di otto anni si contorceva sull’erba bagnata e la guardava spaurito.
-Piccolo, hai paura? – mormorai con voce dolce.
-Ho paura, ho freddo e fa male. – piagnucolò.
-E vorresti che non facesse più male. Io ti posso aiutare, sai? Vieni con me. – sorrisi passandogli una mano sui capelli neri e lisci. Il dolore scomparve momentaneamente dai suoi occhi e dai suoi lineamenti induriti dalla fatica, il bambino sorpreso si alzò e poggiò le sue manine sul mio braccio. Con orrore, notai che le unghie del ragazzino si erano già trasformate in artigli da lupo. Per fortuna, gli angeli avevano il potere di interrompere il dolore.
Lo prese in braccio sorridendo e il bambino riprese le sue forme normali, sorridendole a sua volta.
-Come ti chiami? -
-Harry. – la voce del bambino tremolò, ma era sicuramente più rilassata.
-Che scena… strappalacrime direi.-
Ethan ci guardava dall’alto di una collinetta, sembrava essere solo, ma sapevo che nella penombra c’erano almeno una decina di demoni. Chissà se anche lui era lì…
-No, dico sul serio. Quel licantropino ci distruggerà in una futura guerra – una risata roca fuoriuscì dalla sua bocca – Daniel, non voglio spargimenti di sangue, non per ora. Ma devi andartene da questo territorio. E’ nostro. -
Ero indietreggiata fino dietro a Daniel e avevo posato il bambino tra le braccia di Jasmine, che lo portò immediatamente via.
-Ethan, nemmeno noi vogliamo spargimenti di sangue, ma non possiamo andarcene. -
Un sorriso sadico si liberò sulle labbra di Ethan e ad un cenno della mano, sette demoni fecero un passo avanti.
Il mio cuore si fermò.
I capelli neri svolazzavano ribelli mentre gli occhi grigi brillavano nel buio.
Affannata cercai di sostenermi in piedi; avvertivo lo sguardo di Samuel sulle spalle.
La bocca del ragazzo si socchiuse in un’espressione di sorpresa mentre i nostri occhi si incrociavano.
Gregori la guardava dall’alto, al fianco di Ethan con una sfera di fuoco in mano.

Una smorfia comparse sul viso di Daniel, che digrignò i denti.
-Ethan – disse con voce controllata –calmiamoci. -
-Oh, io sono calmissimo. Sono i miei ragazzi che sono impulsivi, vero Gregori? Judas?-
Iniziavo ad avere le palpitazioni, quasi sentivo una goccia di sudore scendere sulla schiena.
-Verissimo. – mormorò con voce roca Judas, il solito sorrisetto malizioso sulle labbra, mentre Gregori si limitò ad un cenno della testa. Continuava a fissarmi e la sua sfera di fuoco si era notevolmente ridotta.
Mi avvicinai di più a Daniel di pochi passi, alzando leggermente il mento, pronta a difendermi, a difendere la mia famiglia e a difendere Samuel.
Anche da lui.
Lui notò il gesto e vidi i muscoli della mascella guizzare dal nervoso: quel movimento l’aveva fatto anche quando l’avevo lasciato da solo, nella sua stanza da letto. Provai un brivido a pensare come avrebbe reagito Daniel se avesse saputo che avevo passato una notte intera nella stanza di uno dei demoni più vicini a Ethan.
Senza rendermene conto, immersa completamente nei miei pensieri, non mi accorsi che Daniel stava gridando “ora”. Mi guardai intorno spaesata, fuoco e scintille scoppiavano intorno, ma non riuscivo a sentire nulla. Vedevo Daniel inseguire Ethan, Sam le urlava contro da una decina di metri mentre pugnalava un demone, Eva fronteggiava Scarlett che rideva incontrollabile, quando due braccia forti mi scansarono, prima che un proiettile mi colpisse. Mi appoggiai contro quelle braccia ansimando e abbassai lo sguardo sulle mani che mi stringevano, quasi dolorosamente, le braccia e i miei occhi si soffermarono sull’anello tipico della stirpe reale demoniaca.
Senza pensarci due volte mi smaterializzai.

La basilica bianca si stagliava nella notte, illuminata dalla luna piena. Alzai lo sguardo verso il campanile decorato da lesene bianche e capitelli dorici, ammirando in alto la campana d’ottone che risuonava la mezzanotte. Corsi sotto al porticato e mi riparai dietro ad una colonna, appoggiandomi con la schiena al marmo freddo. Respiravo a fatica, ma cercai di non fare rumore. Dovevo tornare là, Daniel e Samuel potevano aver bisogno di me, ormai mi ero liberata delle braccia muscolose di quel demone. Dovevo sbrigarmi.
Una mano si posò sulla mie labbra in modo brutale soffocandomi un urlo di sorpresa, facendomi sbattere la testa alla colonna, tanto che mi si annebbiò la vista.
Gregori appoggiava un gomito vicino alla mia testa, il suo petto poggiava sul mio mettendo a contatto i bacini ed una gamba spingeva tra le mie: in questo modo bloccava perfettamente il mio corpo.
-Io ti lascio, ma tu non urli. – mi sussurrò all’orecchio, spostando leggermente la mano liberandomi la bocca. Respirai affannosamente e cercai di balbettare qualcosa.
-Lasciami. Eri tu? Devo andare ad aiutarli… - 
-Tu non vai da nessuna parte. Ti ucciderebbero. –
-Non mi uccideranno! Ti prego, devi lasciarmi andare. –scandii con tono stizzito. Ma perché avevano tutti quel tono protettivo con me?! Non ero una bambina!
-No, non posso. E poi, sarà già tutto finito. -
Trattenni il fiato e riuscii ad alzare un braccio. Iniziai a dargli pugni sul petto, mentre lui stupito cercava di afferrare la mano.
-Non fare la bambina. – sbottò irritato.
-Non sono una bambina! –
-Oh, in effetti… una bambina non si metterebbe un vestito del genere. – mormorò con un sorrisetto.
Lo guardai sbalordita. Daniel, Samuel, Candice, Eva, Uriel e Gabriel erano in pericolo e lui pensava solo al mio vestito. Ripresi a dargli pugni sul petto.
-Sei. Un. Essere. Insensibile. Disgustoso! -
Lui rise e mi bloccò i polsi sopra la mia testa.
Lo guardai negli occhi grigi, trattenendo un sospiro di piacere a sentire il suo corpo schiacciato sul mio: aveva fianchi forti e la maglietta nascondeva a malapena i muscoli del torace e del petto. Digrignai i denti, infastidita dal mio stesso pensiero.
-Devo andare lì. -
-No, non posso permetterlo Imogean. -
Passai velocemente la lingua sulle labbra e aprii di scatto le mani, che poco prima erano serrate in pugni: il ragazzo fu scaraventato indietro, cadde a terra di schiena sporcandosi la maglia con il terriccio bianco che circondava la basilica.
-Visto, non puoi fermarmi. – mi spazzolai il vestito con un gesto delle mani e mi smaterializzai nel parco, nel punto dello scontro.
L’erba era bruciata, un tronco giaceva in mezzo al sentiero sterrato, vestiti strappati e pugnali erano sparsi nella terra.
-C’è del sangue… - mormorai. Avevo sentito Gregori apparire alle mie spalle e indugiare incerto.
Mi girai per cercare i suoi occhi e lo vidi avvicinarsi di qualche passo alzando le spalle.
Chinandomi sulla pozza di sangue più ampia scorsi un luccichio e mi avvicinai per afferrarlo: una catenella d’oro, intarsiata con decori runici giaceva al centro del palmo della sua mano.
Il respiro si fece corto.
Rune angeliche che raffiguravano la fedeltà, la lealtà.
La testa girava vorticosamente.
Una collana che lei conosceva bene.
Crollò seduta a terra e sentì le mani di Gregori sostenerle le spalle.
Il ciondolo di Sam. Il ciondolo che lei gli aveva regalato.
Il freddo si impadronì di lei e il buio arrivò in fretta, non lasciandole scampo.

  
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