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Autore: Psiche_delica    25/07/2012    2 recensioni
«David hai mai pensato che le donne sanno essere peggio degli uomini?»
«Non ti seguo»
«Cos’è realmente questo amico per lei?»
«Ha detto che è il suo migliore amico»
Sentii Noah ridere e mi incazzai ancora di più. Che cazzo ci trovava di così divertente in quello che gli dicevo?
«Stando al libro ‘come imparare a conoscere una Donna’ quando Emy ti ha detto che è il suo migliore amico intendeva dire: è un amico di cui ero fottutamente innamorata, codarda da non dirglielo e masochista da rimanergli accanto»
Sbarrai gli occhi.
Sapevo che c’era stato qualcosa tra i due, era stata lei a dirmelo, ma non mi aveva detto che ne fosse stata innamorata.
Quello proprio non lo avrei sopportato.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Questa OS va collegata dopo l'ultimo capitolo pubblicato della Storia Senza Riserva.
E' un OS dal punto di vista di David. Molte di voi mi hanno chiesto di poter leggere qualcosa di lui e ho colto l'opportunità facendovi conoscere i suoi sentimenti e i suoi pensieri. Spero che vi piaccia e....buona lettura care!



Speravo che tu ti accorgessi quanto ti ami...





L’amore cos’è?
Il sentimento più antico del mondo?
Il sentimento che ti fa battere il cuore come un forsennato?
Il sentimento che ti rende cieco e con la testa fra le nuvole?
Esattamente cos’è l’amore?
Credo che sia quella cosa che ti spinge a volere di più da un persona, quella cosa che ti annichilisce, che annienta tutte le tue sicurezze.
Credo che sia quando abbassi il capo, seppur orgoglioso. Credo che sia quando mandi giù un boccone amaro pur di non veder l’altro arrabbiato con te.
Credo che sia quando ti senti morire dentro per un rifiuto.
Un suo rifiuto.
Di rifiuti nella vita ne avevo avuti molti, dal lavoro alla vita sociale, dall’amicizia all’amore.
Ed era quest’ultimo quello che faceva più male, perché era quest’ultimo che mi rendeva vulnerabile.
Senza difesa, ma che mi faceva amare lei senza riserva alcuna.  
Mi rendevo sempre più conto che lei non mi amava davvero. O che, in realtà, non mi amasse affatto.  
E anche se nella mia vita non avevo mai voluto coinvolgimenti, non avevo mai voluto legami sentimentali, ora mi ritrovavo a sperare che lei un giorno potesse accorgersi di quanto la amassi. Perché ero sicuro che lei non avesse dato la giusta importanza a quello che le avevo detto.
La amavo.
Sì, decisamente tanto. Mi era entrata dentro per caso, mentre usciva per strada da un palazzo. Mentre correva e sistemava i suoi capelli.
Mi era entrata dentro quando avevo visto i suoi occhi combattivi per la prima volta, ma soprattutto mi era entrata dentro quando avevo potuto assaggiare il sapore delle sue labbra.
E non solo quello.
Mi aveva sconvolto e contrariamente a quanto pensavo non la odiavo, mi rendeva semplicemente schiavo di lei perché sapevo che le avrei perdonato tutto.
Che avrei continuato a perdonarle tutto.
Potevo passare sopra al fatto che non mi amasse, che non tenesse a me, almeno non con la mia stessa intensità, ma non potevo essere indifferente anche questa volta, non dopo aver saputo quello che era successo fra lei e Nathan. Quel suo amico Newyorkese che avrei voluto privare di testicoli.
Si erano baciati, si erano spinti oltre, non arrivando fino in fondo, ma quanto bastava per farmi incazzare, quanto bastava per farmi odiare lui. Per farmi sentire la bile risalirmi in gola e farmi serrare le mani in due pugni saldi.
Ma quello che mi faceva andare fuori di testa era lei. Capivo il legame, ma che bisogno c’era di baciarlo, di lasciarsi andare?
Se aveva delle voglie represse c’ero io, che cazzo ci stavo a fare altrimenti?
Ero lì per amarla, coccolarla…viziarla. Forse anche troppo.
E lei se ne sbatteva i coglioni di me?
Bene allora anch’io me ne sarei sbattuto di lei… ma chi volevo prendere in giro? Non sarei mai stato in  grado di voltarle definitivamente le spalle, non se lei mi era entrata dentro, così in profondità.
Tutti quei momenti, tutte quei giorni passati accanto a lei quando non voleva nemmeno essere sfiorata, tutti quei regali e quelle attenzioni che le avevo dato, attenzioni che lei mi aveva regalato non potevano essere dimenticati. Non potevano essere cancellati dalla mia mente.
Dio quanto faceva male…
Le avevo voltato le spalle e l’avevo lasciata sola nella mia stanza, mentre finiva di vestirsi e ogni passo che facevo, allontanandomi da lei, mi sentivo sempre più schiacciato dai miei sentimenti.
Da quello che provavo per lei.
Le avevo urlato contro e mi ero sentito per un piccola frazione di secondo soddisfatto, ma ora non ero così sicuro di quello che avevo fatto.
Urlarle contro non mi era mai piaciuto, perché inevitabilmente pensavo a quella volta quando la trovai schiacciata ad una parete con quel cazzone di Andrew che la imprigionava e le urlava in viso parole disgustose.
E io non volevo essere come lui, non volevo evocarle ricordi di quel genere.
Sconsolato mi lasciai andare contro la poltrona del mio pseudo-studio e mi portai le mani tra i capelli, tirandoli leggermente, come per risvegliarmi da un incubo.
Perché desideravo ardentemente credere che quello fosse un sogno, che non fosse la realtà. Ma era inutile.
E quando sentii la porta di casa chiudersi capii che era tutto vero.
Che cazzo!
Mi alzai furioso dalla sedia e uscii dalla stanza sbattendo la porta. Non dovevo piegarmi a lei, non per l’ennesima volta.
Era arrivato il momento di farle capire che o era dentro o era fuori, perché io non ne potevo più. Le avevo dato del tempo, avevo aspettato mesi prima di assaggiare o accarezzare il suo corpo, avevo aspettato mesi prima di fare l’amore con lei e Emy continuava ad averi questi dubbi su di noi?
Io non lo potevo accettare, perché anch’io avevo dei sentimenti.
Essere modello, essere amato da tutte le donne non mi rendeva diverso dagli altri, non mi rendeva senza cuore perché, a quanto pare, io un cuore ce l’avevo e anche malandato grazie a lei.
Cercando di scacciare l’immagine di lei iniziai a vagare per casa, ma mi accorsi di poter divenire pazzo perché ogni cosa sapeva di lei. Così, furioso, nervoso e terribilmente incazzato presi le chiavi della macchina e uscii.
Dove sarei andato non lo sapevo nemmeno io, ma non potevo stare lì.
 
 
«Posso entrare?»
«Forse»
Alzai un sopracciglio e aspettai che continuasse a parlare.
«Come mai qui?»
«Dobbiamo proprio parlarne sull’uscio di casa?» chiesi irritato.
«Gandy ‘sta Emy ti ha rovinato» disse il mio amico lasciandomi entrare, finalmente, in casa.
«Sta zitto Mills» gli dissi seguendolo in casa, dopo aver chiuso la porta.
«Che vuoi? Brandy? Bourbon? Whisky?» mentre si avvicinava al mobile degli alcolici.
«Mills possibile che dell’acqua in casa tua non ci sia?» gli chiesi mentre mi sedeva su una poltrona.
«Eccolo che si sbraga sulla mia poltrona come un bisonte. Più delicato no eh?»
«Mamma mia Mills quanto rompi. Devo ricordarti che mi hai praticamente rotto un televisore?»
«Quello è stato un incidente…»
«Del cazzo» conclusi io, mentre il mio amico mi porgeva un bicchiere di non so cosa, ignorando la mia richiesta d’acqua.
«Ammettilo, però ti ho fatto ridere»
«Ridevo per non picchiarti» gli dissi e assaggiai quello che mi diede.
Bourbon.
E ti pareva. Se bevevo Bourbon alle 10.00 di mattina la sera mi sarei sparato endovena Alcool etilico puro.
Feci una smorfia e poggiai il bicchiere su un tavolino accanto.
«Allora, avanti. Di’ quello che devi dirmi»
«E chi ti dice che devo dirti qualcosa?»
«Inventatene un’altra David, avanti» e si portò il bicchiere alle labbra.
«Emy…»
«Fin lì c’ero arrivato»
«Se stai zitto magari!»
Lui alzò le mani a mo’ di scuse e io parlai, sperando di non essere interrotto.
«Si è baciata con il suo migliore amico e stava per finirci a letto» dissi cercando di non guardare il mio amico negli occhi, non volevo che vedesse quanto quella cosa mi sconvolgesse.
«Niente di nuovo insomma»
«Come scusa?»
«David hai mai pensato che le donne sanno essere peggio degli uomini?»
«Non ti seguo»
«Cos’è realmente questo amico per lei?»
«Ha detto che è il suo migliore amico»
Sentii Noah ridere e mi incazzai ancora di più. Che cazzo ci trovava di così divertente in quello che gli dicevo?
«Stando al libro ‘come imparare a conoscere una Donna’ quando Emy ti ha detto che è il suo migliore amico intendeva dire: è un amico di cui ero fottutamente innamorata, codarda da non dirglielo e masochista da rimanergli accanto»
Sbarrai gli occhi.
Sapevo che c’era stato qualcosa tra i due, era stata lei a dirmelo, ma non mi aveva detto che ne fosse stata innamorata.
Quello proprio non lo avrei sopportato.
«Dici davvero?»
Lui annui e si passò le mani sul viso, sporgendosi verso di me.
«Con questo non dico che tu non le piaccia, ma che quel cazzo di amico avrà sempre un ascendete su di lei e per quanto le donne vogliono fare le santarelline hanno anche loro impulsi sessuali e fantasie erotiche»
Ok, allora ero fottuto.
«E che cazzo faccio allora Noah?» chiesi massaggiandomi gli occhi.
Ero stufo di tutto questo tira e molla.
«Lasciala»
Mai, pensai. Ma in realtà l’avevo già fatto, voltandole le spalle.
Deglutii rumorosamente e mi coprii il viso con le mani per ricacciare dietro un urlo di rabbia.
Quel Nathan…dio l’avrei ammazzato.
Doveva stare lontano dalla mia Emy.
«E poi?»
«Si farà viva lei, credimi»
E non so perché ma gli credetti.
 



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