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Autore: eugeal    09/02/2007    2 recensioni
Una strana epidemia causa decine di morti misteriose. Ma non tutto è come sembra...
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono passati dieci giorni dal funerale e la polvere ha ricoperto di uno strato uniforme il pavimento della piccola cappella privata.
L'aria nel vecchio cimitero è calda e immobile, il sole che tramonta accende il marmo delle lapidi di rosso e le ombre si allungano spettrali: è in questo momento che le anime si riuniscono.
Un vivo che passasse all'interno del camposanto non vedrebbe nulla di più delle nude pietre delle tombe e dei fiori rinsecchiti, ma le anime sono lì e uniscono le loro voci in un canto disperato, eco del pianto dei loro cuori.
Alcune tacciono e restano in disparte, altre vanno via, ma di solito le nuove arrivate, le vittime della Malattia non possono rassegnarsi e urlano il loro dolore.
La Malattia, un morbo misterioso, si è diffusa da pochi anni e non lascia alcuna speranza. Chi lo prende muore. Nessuno si è mai salvato e la medicina non sembra compiere il minimo progresso.
Non è causata da virus, batteri o da qualsiasi altra patologia conosciuta e non esiste una cura.
I sintomi iniziali sono una leggera debolezza che cresce giorno dopo giorno e riduce il malato a trascinarsi in giro pallido e fragile come un fantasma finchè non sopraggiunge la morte. Non causa dolore, solo uno stordimento che impedisce al malato di rendersi conto della sua fine imminente e la morte arriva lieve come il sonno.
Non è un brutto modo di morire, niente affatto, ma è atroce, per chi resta, vedere una persona cara in quelle condizioni.
Sapere che la morte ha già toccato quel corpo fragile e che non esiste speranza mentre il malato continua a fare progetti per il futuro è insopportabile.
Il giorno del funerale arriva quasi come un sollievo dopo un'agonia tanto straziante. I parenti del morto cercano di distrarsi, di lasciarsi alle spalle il dolore dopo tanto soffrire e di solito ci riescono.
Ah, se sapessero!
La loro vita non potrebbe scorrere così tranquilla, mai più.
Ma sono pochi i viventi che conoscono la verità e non possono e non vogliono rivelarla.
Le anime potrebbero, ma nessuno può sentire le loro voci disperate.

Un ultimo raggio di sole penetra in un foro del tetto della cappella e illumina la parete con la lastra di marmo spezzata e i frammenti di legno candido sul pavimento. La ''Cosa'' è in ombra, seminascosta al mio sguardo, una massa scura abbandonata in un angolo.
Mi sposto verso i frammenti della lapide e al mio passaggio i petali secchi di cui è cosparso il pavimento si spostano come sospinti dalla brezza.
Con un sospiro leggo il nome scritto in lettere di bronzo sui pezzi della lastra. Non ce ne sarebbe bisogno perché ora ricordo tutto e, quando guardo la fotografia, so già che vi incontrerò il mio stesso sguardo.
Quando mi ammalai ero felice e continuai ad esserlo: presto mi sarei sposata e durante la Malattia vivevo in una sorta di dolce incoscienza che mi rendeva felice. Amavo il mio fidanzato e non mi rendevo conto nel dolore nei suoi occhi.
Poi mi addormentai e quando mi svegliai ero qui, in questa tomba.
Si, questa è la verità sulla Malattia: si muore e poi si torna. Ci si risveglia vivi, ma diversi.
Aprii gli occhi e vidi solo il buio.
Buio assoluto, nero come può essere l'interno di una bara sigillata.
Lentamente l'incoscienza innocente della malattia svanì e mi resi conto con orrore di essere stata sepolta viva.
No, mi corressi, non sepolta viva, ma resuscitata dopo la sepoltura.
Gridai e chiamai, ma nessuno venne.
Allora tentai disperatamente di aprire la bara: puntai le mani sul coperchio e spinsi. La bara cedette facilmente e me ne stupii: non ero mai stata forte in passato eppure avevo sfondato un coperchio sigillato e inchiodato saldamente.
Pensai che fosse stata la forza della disperazione, ma quando riuscii a rompere facilmente anche la lapide che chiudeva il loculo mi resi conto di essere cambiata.
Il mio corpo aveva una forza superiore al normale e man mano che il panico si attenuava mi accorgevo che anche la mente era lucida e illimitata. Ora sapevo le risposte alle grandi domande della vita, la conoscenza di tutto mi era stata data senza riserve!
Sentivo di poter fare grandi cose con il mio nuovo dono, ma improvvisamente mi resi conto di dove mi trovavo: in una prigione senza via di scampo.
La cappella aveva solide pareti in granito, la porta era stata murata e il tetto era troppo in alto perché lo potessi raggiungere.
Fu allora che compresi tutto: qualcuno doveva avere scoperto quello che succedeva dopo la Malattia, ma era stato messo a tacere o eliminato da chi temeva che il proprio potere potesse essere intaccato dalla conoscenza assoluta che arrivava dopo la morte.
Solo in pochi potevano sfruttare tutti i vantaggi che derivavano dalla Malattia, la gente comune non avrebbe dovuto saperne nulla.
Le vittime della Malattia furono sepolte in tombe a prova di fuga, isolate dal resto del cimitero in cui la gente non andava per paura del contagio.
Con un grido mi lanciai verso la porta cercando di sfondarla, ma ogni sforzo fu inutile.
Da allora le ore si rincorsero eterne e persi il senso del tempo. Lacerai con rabbia le corone di fiori, tentai addirittura di nutrirmi dei fiori appassiti, ma il mio stomaco non li tollerò e ottenni solo di avvicinare l'ora della mia morte per fame e disidratazione.
Spesso mi lanciavo follemente contro le pareti procurandomi contusioni e graffi, a volte gridavo e piangevo al ricordo della mia vita felice, così vicina e irragiungibile.
Poi, verso la fine rimasi in un angolo della tomba a gemere debolmente giacendo immobile nella polvere e nella sporcizia, straziata dal dolore.
La mia seconda morte fu molto peggiore della prima.
Ora sono anche io un'anima vagante. Quello che era il mio corpo ora è un ammasso informe in un angolo della cappella.
Non mi piace guardarlo, è la prova di un possibile futuro migliore per l'umanità destinato ad essere distrutto per l'effimero bene di pochi.
Scivolo fuori dalla cappella passando attraverso il muro e raggiungo le altre anime. Il sole è tramontato e la luna sta salendo in cielo, rossa come il fuoco.
Lascio che il mio dolore si unisca al pianto generale e comincio a cantare.
   
 
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