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Autore: mavi    09/02/2007    23 recensioni
Cercava di prendere l’inchiostro ma, purtroppo per lei, la boccetta era di poco più distante e così era chiaro non ce l’avrebbe mai fatta.
Draco inclinò leggermente la testa, quando la vide ritornare seduta compostamente sulla sedia e prendere un grosso respiro.
“Madama Pince?”
Aveva una voce ansiosa e leggermente… stridula.
“Madama Pince, la prego, avrei bisogno di una mano."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Serpeverde | Coppie: Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Perdonate il ritardo, lo so, avrei dovuto aggiornare circa una settimana fa

Perdonate il ritardo, lo so, avrei dovuto aggiornare circa una settimana fa. Il capitolo era già pronto ma la mia linea ha deciso di guastarsi proprio nel momento meno opportuno!! Mi dispiace avervi fatto aspettare tanto per il capitolo finale (sigh) e sì… siamo arrivati proprio alla fine, nemmeno io me ne ero resa conto.

Credo sia scontato ripetere a tutti voi che vi ringrazio immensamente, ma voglio farlo comunque. Grazie, grazie, grazie a tutte le persone che hanno letto questa fanfiction, a tutte quella a cui è piaciuta, a tutte quelle che mi hanno recensita e che mi hanno incitato ed entusiasmato a continuare.

Vorrei ringraziare personalmente ognuna di voi ma purtroppo non ho tempo, non mi connetto dal mio pc dato che non è ancora utilizzabile e non so tra quanto potrò tornare a vedere le recensioni. Ho fatto comunque di tutto per poter pubblicare questo capitolo perché so che non è coretto far aspettare, ancor di più quando si tratta dell’ultimo. Purtroppo comunque non potrò aggiornare la fanafiction in tutti i siti in cui è pubblicata L -__-… ripeto, questione di tempo e di scorrevolezza nel pubblicare… Ma questo so che non vi interessa.

Buona lettura ;)

Ormai sera, Hermione era in Sala Comune, pronta ad approfittare della prima opportunità per uscire senza dover dare spiegazioni.

Secondo voci di corridoio, Draco era stato subito portato in infermeria e lì era stato lasciato a riposare.

Doveva andare, doveva andare da lui. Spiegarsi e chiedere perdono.

Finalmente anche Lavanda e Calì decisero che era ora di chiudere i libri, lasciando in sospeso almeno la metà dei compiti, e salire a “prepararsi” per la notte. D’altronde, per togliere tutto quel trucco, smalto e cose varie, poteva capire che ci volesse un bel po’ di tempo.

Erano con lei, seduti su di un divano, Ron e Ginny. Entrambi stranamente silenziosi.

Il comportamento di Ginny era più che comprensibile, si sentiva in colpa, e in ogni suo sguardo chiedeva scusa.

Non aveva più parlato con lei, ma in fondo l’aveva già perdonata, soprattutto perché sapeva bene cosa significasse cercare disperatamente il perdono di una persona a cui si vuole bene.

Decise di andare. Era già tardi, e non poteva aspettare che anche Ron se ne andasse, anche perché sembrava non avere alcuna intenzione di muoversi da lì. Si sarebbe quindi inventata una scusa.

Si alzò dal divano e, sistemandosi la gonna con causalità, avvicinandosi al tavolo per chiudere i libri rimasti aperti, si avvicinò piano a piano all’uscita.

“Dove vai?” le chiese Ron con voce dura.

“In biblioteca, devo prendere un libro che ho deciso di leggere stanotte…Non ho molto sonno.”

“In biblioteca. E resti lì, stanotte, a leggere il libro?”

“Che vuoi dire Ron?” chiese alzando un sopracciglio.

Il ragazzo si voltò verso di lei.

“Non mi prendere in giro, Hermione. Perché se ti seguissi, sono convinto che non ti vedrei andare in biblioteca.”

Hermione deglutì.

“A no…?”

“No.”

La guardava scuro in viso.

“Perché tanta agitazione, oggi, per quello che è successo in classe?”

“Come sarebbe a dire?! La Waag lanciava Cruciatus e tu mi chiedi come mai era così agitata?”

“La Waag lanciava Cruciatus a Malfoy, e tu sei subito scattata in piedi urlando “no”. Non se ne è accorto quasi nessuno, credo, ma io ti ho visto e mi sei sembrata un po’ troppo presa. Allora, Hermione, stai andando in biblioteca?”

“Ron, ti prego… Non ti immischiare e non diffidare, io lo fatto e…”

Ginny parlando si era girata a guardarla, Hermione le sorrise e bastò quello per far tornare la serenità negli occhi della sua amica.

“Ti spiegherò tutto, Ron. Te lo prometto.”

Abbozzando un sorriso uscì dal buco nel ritratto, lasciando Ron e Ginny da soli. L’uno innervosito e lugubre, e l’altra felice e sollevata.

I corridoi illuminati dalle torce appese alle pareti erano ancora popolati dagli studenti più grandi, ed Hermione procedeva a passo spedito per l’infermeria. Passando accanto ai quadri, non potè fare a meno di sentire che tutti parlavano e discutevano dell’evento della giornata. Le voci ad Hogwarts giravano in fretta, si sa’.

Era quasi arrivata a destinazione, quando il suo riflesso venne catturato per qualche secondo da uno specchio dalla pesante e ornata cornice dorata. Si fermò e tornò indietro di qualche passo per specchiarcisi.

I cappelli ricci e voluminosi erano come al solito sciolti, mentre ricadevano naturalmente sulle spalle, e sotto gli occhi facevano bella vista delle occhiaie.

Poche erano le volte in cui Hermione si metteva davanti ad uno specchio con l’intenzione di rendersi “bella” per qualcosa, o per qualcuno.

Si guardò con aria critica e mise la mano in tasca, facendola vagare tra i meandri della stoffa nera. Quando finalmente riuscì trovare la pinza che si era portata dietro portò alcune ciocche di capelli all’indietro, liberando così il viso. Si curò poi di far scendere un’altra ciocca di capelli, abbastanza consistente, sulla spalla destra, in modo casuale.

Per le occhiaie non poteva fare niente, non senza i mezzi giusti, quindi rassegnata prese il lucidalabbra.

Lo guardò indecisa, non voleva diventare come le sue compagne di stanza, ma in fondo che stava facendo di male? L’importante era non esagerare e non sfiorare il fanatismo.

Decisa, passò un leggero strato di lucido trasparente sulle labbra rosate e, guardatasi un’ultima volta, si avviò per l’infermeria.

Draco era disteso sul letto dell’infermeria ma, per quanto quella giornata fosse stata carica di eventi ed emozioni, per non parlare del fatto che aveva subito una Maledizione Senza Perdono, non riusciva a dormire. Non che non fosse stanco, lo sentiva che il suo corpo chiedeva di riposare, ma la sua mente non voleva cessare di lavorare frenetica tra pensieri, preoccupazioni e fantasia.

Narcissa era stata avvisata dell’accaduto ed era venuta da lui solo per qualche minuto, per accertarsi di persona che stesse bene. Aveva il viso stanco e qualcosa gli fece capire che quella notte non aveva dormito…

Aveva provato a chiedere qualcosa su suo padre, ma la presenza troppo vicina di Madama Chips aveva impedito a sua madre di dire qualsiasi cosa, così aveva solo ricevuto uno sguardo rassicurante.

“Draco?”

Sussultò spaventato, era sicuro che non ci fosse nessuno, e invece…

Si voltò, e vide che ai piedi del letto vi era una sagoma conosciuta.

Responsabili del crollo economico della sua famiglia, eh?” disse acidamente mettendosi a sedere.

Hermione abbassò il capo.

“Scusa…”

La guardò incerto.

“Be’ in ogni caso non sarebbe cambiato nulla. Per un motivo o per l’altro, non avremmo potuto prevdere quello che è successo.”

Stava impazzendo.

Invece di arrabbiarsi come un matto la scagionava così?! Avrebbe potuto approfittarne e fargliela pagare per gli ultimi giorni infernali che gli aveva fatto passare… ma quando l’aveva vista, aveva capito quanto già si sentiva in colpa.

Hermione sentendo quelle parole sollevo il capo, sorpresa e sollevata. Si avvicinò di più a lui, lasciandosi illuminare dalla calda luce della candela, appoggiata sul comodino accanto al letto.

“Come stai?”

“Dolorante… e non riesco a dormire.”

Prese la sedia e la trascinò vicino al letto, sedendosi. Draco la guardò torvo.

“C’è bisogno di una sedia? Ho detto che sono dolorante, non che ho la peste…”

Hermione sorrise e, senza farselo ripetere, si sedette sul letto.

“Ti devo delle spiegazioni” disse la Grifondoro rompendo il silenzio che si era creato.

“Già.”

Hermione sospirò.

“Ginny mi aveva detto che tu mi ingannavi, che, quando ancora non vedevo, in realtà continuavi a stare con la Parkinson…”

Draco stava per rispondere in sua difesa, ma lei continuò a parlare non permettendoglielo.

“Io ho creduto a lei, insomma… era Ginny, la mia migliore amica, e tu ancora un punto interrogativo per molti versi. Ero molto, molto arrabbiata con te. Anzi no, ero più che arrabbiata e soprattutto… ferita.”

Lo guardò. Draco l’ascoltava in silenzio e, alle sue ultime parole, Hermione aveva interpretato benissimo il suo pensiero. Spostò lo sguardo dai suoi occhi limpidi, ad alcuni taglietti e graffi che ancora erano visibili sulla sua pelle chiara.

“Anch’io ero arrabbiato, e ferito.”

Sorrise imbarazzata, rossa dalla vergogna e, abbassando gli occhi, continuò.

“Credevo mi avessi ingannato, ma non capivo comunque il perché. Stavo male, e oggi Ginny mi ha detto la verità…”

“Ci avrei scommesso che in qualche maniera c’entravano i Weasley. Quella famiglia porta sfiga più di Potter” gli occhi assottigliati e centinaia di insulti non pronunciati contro quella famiglia di inutilità dai capelli ridicolamente rossi.

Hermione gli lanciò uno sguardo fulminante e Draco non toccò più quell’argomento, anche se non si astenne dal sfoggiare il suo ghigno beffardo.

“Se me ne avessi parlato prima, però, ti avrei spiegato… Anche se dubito che mi avresti creduto, a questo punto.”

Non gli rispose, ma continuava a fissare il fuco della candela.

“Scusa. Non ho avuto fiducia in te, e non ho nemmeno saputo svolgere la mia parte del patto. Avrei dovuto capire che c’era qualcosa di più… e scavare più affondo. Quando stamattina ho scoperto la vera ragione dell’odio della Waag per te, era troppo tardi per avvisarti.”

“Lo sapevi già, a lezione?”

Hermione annuì e Draco si spiegò il motivo della sua agitazione in classe.

“Ti ho già detto come la penso sulla faccenda della Waag, non voglio ripetermi e non voglio nemmeno più toccare questo argomento.”

Parlò altezzoso ma Hermione sapeva che era solo una maschera d’imbarazzo. Aveva già dichiarato che non le dava la colpa per quello che era successo, e lui non era il tipo da dire certe cose, figurarsi dal ripeterle.

Il sorriso che incurvava le sue labbra tutt’ad un tratto si spense. La vista le si oscurò di nuovo, la testa le girava e una strana sensazione di spossatezza, insieme a panico, la invase. Si aggrappò al letto e cercò di recuperare il controllo del suo corpo.

Draco le si avvicinò all’istante e ci mise pochi attimi per collegare tutto.

“Aspetta un attimo.”

Si alzò velocemente e andò alla sedia dove erano ammucchiati i suoi vestiti, prendendo a cercare freneticamente nelle tasche della divisa la fialetta trasparente.

L’aveva portata con sé quella mattina, con l’intenzione di darla ad Hermione ma, pensando alla Cruciatus subita, la paura che si fosse rotta era più viva che mai. Però la fortuna non l’aveva ancora abbandonato del tutto e, poco dopo, toccò il vetro liscio e freddo.

“Draco… Non vedo. Non vedo più!” era entrata nel panico e cercò il ragazzo con la mano, accanto a sé.

“Bevila.”

Le chiuse nel pugno la fialetta.

“Cos’e?”

“Fa come ti dico, ma presto!”

Hermione esitò, toccò con le dita il tappo di sughero, e sentì il rumore di un liquido che si muoveva all’interno del piccolo contenitore.

“Fidati” disse semplicemente.

Sì. Si sarebbe fidata. Questa era la sua occasione per rifarsi, giusto?

Stappò la fialetta e bevve il liquido.

In un primo momento fu come bere un liquore molto potente, perché la gola le bruciò terribilmente, ma poi fu anche peggio.

Non riuscì a distinguere un sapore ben definito, perché non c’era. Era solo aspro e caldo, molto caldo. La sua bocca era calda, la sua gola era calda e anche il suo stomaco lo era. Pensò, ad un certo punto, di star bruciando dall’interno. Tutto quel calore si concentrò poi sugli occhi, che teneva chiusi e stretti.

Si era piegata su sé stessa e sentiva Draco, dietro di lei, che le diceva di non preoccuparsi.

D’un tratto, però, tutto il calore come era iniziato finì. Riaprì gli occhi, e riuscì a vedere il pavimento di pietra.

Si rialzò e si voltò verso di lui.

“Cos’era?” chiese con voce roca.

Draco si rilassò e tornò seduto.

“La seconda parte della pozione.”

Hermione corrugò la fronte e lo guardò.

“Cosa?” chiese con un filo di voce.

“Deve essere presa non oltre una settimana da quando si beve la prima parte, altrimenti… si perde nuovamente la vista. Per sempre” lo disse in maniera naturale, come se non fosse nulla, tornando al suo capo del letto.

“Ah…” Hermione annuiva, avvicinandosi a gattoni sul letto verso di lui, che era seduto a gambe incrociate e con la schiena appoggiata ai cuscini.

“E perché io non ne sapevo niente? perché non me l’hai data subito?”

“Diciamo che mi serviva come garanzia, all’inizio…”

“Diciamo che facendo il bastardo non me l’avresti mai data…”

Draco non ribattè, pensando a quel momento in cui, steso sul suo letto, aveva sghignazzato pensando a quella possibilità.

“E non te l’ho data prima perché... me ne sono scordato, in un primo momento…” aggiunse vendendo la rabbia salire negli occhi della ragazza.

“E poi, con tutto quello che è successo non ne ho avuto la possibilità. Comunque oggi l’avevo con me perché volevo dartela!”

Vide Hermione guardarlo con rimprovero, ma un po’ della sua rabbia era stata calmata con le sue ultima parole.

Ora erano davvero molto vicini, i loro nasi si sfioravano. Hermione avvicinò le proprie labbra alle sue, ma lui la bloccò alzando un mano.

“Prima togliti quella roba.”

Hermione alzò un sopracciglio.

“Non voglio riempirmi la faccia di quella cosa” stava per fare qualche commento sulle esperienze avute, ma ebbe il buon senso di frenare la lingua prima di rovinare definitivamente quella serata.

Hermione capì a cosa si stesse riferendo e, arrossendo leggermente, prese il lembo di lenzuolo che lui le stava offrendo, pulendosi le labbra.

Quando tornò a guardare Draco si corse che stava ghignando.

“Che c’è?” chiese leggermente infastidita, forse perché già conoscendo quello che stava per risponderle.

“Da quand’è che tu usi lucidalabbra e quant’altro?”

“Che c’è di strano, scusa?” ripose arrossendo.

“Niente, e che non lo fai quasi mai. Potrei pensare che lo fai per me” disse avvicinandosi di più a lei.

“Come sei presuntuoso.”

La baciò, approfondendo gradualmente quel bacio subito risposto con desiderio.

Hermione si godette quel bacio sino all’ultimo, pensando che le era davvero mancato tutto quello. Tutta via c’era qualcosa di strano, quel bacio aveva il sapore di… cioccolato!

Interruppe il bacio e lo guardò, poi si accorse di una cosa che non aveva notato prima.

Sull’angolo della bocca del ragazzo, una macchiolina marrone le diede ragione. Sorrise e, sotto lo sguardo perplesso di Draco, tolse il cioccolato dal suo viso col dito indice, portandoselo poi alla bocca.

“Ah! Madama Chips!” disse lui.

“Dì alla Parkinson di tenere le mani a posto…”

“Mi spii, Granger?”

“No. Ti osservo.”

Facendo pressione sulle sue spalle lo fece stendere, e gli si sistemò sopra.

“Come hai fatto ad entrare?”

“Madama Chips sonnecchiava su una sedia” rispose, mentre lui la faceva stendere al suo fianco.

“Sarei voluta venire a pomeriggio, ma qualcuno mi poteva vedere, e avrei dovuto dare spiegazioni…

“In realtà non ti vorrei solo osservare, ma parlare, Draco. E vorrei dirlo io, alla Parkinson, di tenere le mani a posto!”

Sentì Draco sospirare.

“Anch’io vorrei spaccare la faccia a Weasley senza dover inventare qualche scusa, non che ce ne sia bisogno in realtà.”

Hermione sbuffò esasperata. Era un caso perso…

“Mi pesa questa situazione. E non scherzare, parlo sul serio.”

“Anch’io” disse serio.

“Sarebbe bello, sì…” aggiunse poi.

“Potrebbe essere bello” disse Hermione, sottintendendo parole e lanciandogli un messaggio molto chiaro.

Di pendeva da lui.

“Non è una cosa semplice. Non posso dire ai miei, dal oggi al domani, che mi frequento con te.”

“Neanche per me è facile!”

Restarono in silenzio, sempre abbracciati, ma ognuno perso nelle proprie preoccupazioni e ragioni.

“Ed è anche un brutto momento questo, un pessimo momento.”

Draco si stava riferendo alla situazione della sua famiglia, ed Hermione non potè che concordare con lui.

Pensò poi ad Harry, a quello che stavano passando tutti i suoi amici più cari, e si rese conto che anche per lei la situazione non era diversa.

“Anche per me, per noi, è un brutto momento. Ma quando si risolverà tutto?” chiese speranzosa.

“Quando tutto sarà finito… allora… sì.”

Girò il viso per guardarlo negli occhi.

“Te lo prometto” disse lui, come avendo letto i suoi pensieri.

La settima che seguì fu probabilmente la migliore per loro, e la pessima per Ron. Non riusciva ad accettarlo, ma Hermione aveva deciso di dargli tutto il tempo necessario affinché capisse e, magari, affinché tornasse a rivolgerle parola.

A fine Marzo, giornate soleggiate e piovose si alternavano. Ma quella mattina il sole splendeva.

Hermione era seduta in Sala Grande, e notò che stranamente Ginny non era scesa a colazione.

Dopo sarebbe passata a vedere come mai, forse non stava bene.

Aprì la Gazzetta del Profeta come ogni mattina e, letto l’articolo di prima pagina, fece un sorrisino storto voltandosi a guardare Draco.

Con grande soddisfazione, il Serpeverde si stava alzando dal suo tavolo. Ripiegò il giornale in due e lo portò via con sé, uscendo dalla Sala Grande con passo sicuro, spavaldo, e a testa alta.

Sarebbe stato un bel giorno per Draco, eh sì!

Sperava quindi di poterne ricavare dei frutti anche lei. Sorrise maliziosa, ma subito cambiò espressione quando si accorse che una ragazzina del terzo la stava fissando.

Poggiò il giornale aperto sul tavolo:

“Lucius Malfoy scagionato.”

Si sentì strattonare per una spalla e si trovò di fronte un affannato e sorridente Ron. Il ragazzo riprendeva fiato appoggiato a lei con una mano, e al tavolo con l’altra.

“Ron, che è successo?” chiese sorpresa e felice che il suo amico le parlasse.

“Ho… ho fatto una corsa dalla Guferia a qui. Stavo inviando una lettera a casa e… e un gufo mi ha portato una lettere di Remus…”

Hermione ascoltò incuriosita, e le mancò un battito quando Ron iniziò a parlare più a bassa voce, pensando che si trattasse di quello che sperava.

“Ci sono buone notizie Hermione! Harry! Harry è… è vivo! La lettera non diceva molto, ma a pomeriggio Remus verrà e ci spigherà tutto!”

Aprì la bocca ma non riuscì a dire niente.

“E’… è magnifico Ron!”

Senza pensarci due volte gli saltò al collo e l’abbracciò forte. Ron, dopo un attimo di esitazione, ricambiò l’abbraccio con altrettanto entusiasmo.

Perchè non ci potevano credere, ma quello per cui avevano pregato tutto l’anno si stava avverando.

Quando si allontanarono osservò Ron, nei cui occhi non c’era più alcun rancore di riserbo per lei, e sorrideva felice.

Il Grifondoro guardò verso il tavolo, ignorando gli sguardi e le domande di tutti.

“Dov’è Ginny?”

“Non lo so, non è scesa a colazione. Forse è alla Torre.”

Subito Ron saettò via.

“Deve sapere anche lei!” gli disse correndo via.

Hermione annuì e, ancora con il sorriso sulle labbra, si incamminò verso l’uscita.

Trovò Draco in riva al lago, giocava con qualche sassolino lanciandolo nell’acqua, e ghignava per la bella notizia ricevuta.

Non si era accorto della sua presenza, così prese un sassolino da terra e lo lanciò quando lo fece lui. I due sassolini si scontrarono e, spinti uno da un lato l’altro dall’altro, affondarono nelle acque della Piovra Gigante, che sembrava muoversi infastidita da tutto quel trambusto.

Draco si voltò e la vide.

“Se si arrabbia che fai?” disse lei avvicinandosi e alludendo alla piovra.

“Oggi posso anche permettermi di fare il Grifondoro…” disse tornando a guardare il lago.

“Vuoi fare il coraggioso?” lo stuzzicò.

“No. Il cerca guai” rispose sghignazzando sotto lo sguardo torvo di lei.

“Be’… “il cerca guai” per eccellenza sta tornando. Non avrai vita facile, Malfoy” disse con un sorrisino divertito e furbo guardando anche lei il lago.

Sentì il suo sguardo sorpreso su di lei.

“Potter?”

Hermione annuì, non potendo nascondere la gioia sul suo viso.

“No...” disse in tono lamentoso.

“Non ci posso credere!”

“Neanch’io” disse lei in tutt’altro tono.

“E quando?” borbottò tirando un altro sassolino nel lago.

Questa volta la piovra gigante alzò un tentacolo, in segno d’avvertimento.

“Spero presto.”

“Fammi sapere, così gli organizziamo una festa di bentornato” disse con un lampo perfido negli occhi.

“Non vi sprecate” rispose Hermione comprendendo le sue intenzioni.

Improvvisamente la prese per mano, iniziando ad avviarsi verso la scuola a passo sostenuto.

“Be’ Granger, è un giorno speciale per me, lo è anche per te, i nostri problemi si sono risolti… Andiamo.”

“Davvero?” chiese lei, insicura sino all’ultimo secondo che l’avrebbe fatto. Anche se era principalmente per quella ragione che era andata da lui.

“Io mantengo le promesse.”

Intanto due ragazzini che stavano passeggiando sgranarono gli occhi al loro passaggio e il suo cuore batteva sempre più forte vedendo Hogwarts avvicinarsi, e alcuni studenti fuori le mura.

“Però qualcosa di veloce, perché devo andare a dare la brutta notizia agli altri Serpeverde…”

Hermione sorrise e aumentò il passo per stargli accanto, dato che sino a quel momento l’aveva quasi trascinata.

“Mi sa che dovrai dargliene due… “ disse riferita a loro.

Ecco che già alcuni ragazzi li guardavano, da lontano, non riuscendo ancora a riconoscere chi fossero.

“Draco, come pensi la prederanno i tuoi?”

Quasi scoppiò a ridere.

“Non penso, lo so.”

Quella risposta non preannunciava nulla di buono. Forse era stata troppo ottimista a pensare che avrebbero tentato di uccidere solo lei?

“Sei pronta?”

La scuola era sempre più vicina.

“Sì.”

Ogni studente, dal primo all’ultimo anno, li guardava con gli occhi sgranati, boccheggiava come un pesce e inorridiva (questo soprattutto se si trattava di Serpeverde).

Hermione era leggermente rossa, ma ancora il bello doveva arrivare, dato che erano solo in cortile.

Intanto delle voci confuse, provenienti dalla scuola, gridavano qualcosa.

C’era agitazione, ma non riusciva a capire perché. Poi un ragazzo si affacciò per qualche secondo nel cortile, e gridò che Ginny Weasley era stata ritrovata, dormendo, assieme il materasso sulla Torre di Astronomia.

Hermione rimase sconvolta e al suo fianco Draco rideva di gusto.

“Ben ti sta Weasley. La prossima volta ci penserai due volte!”

Si voltò verso di lui, ancora con la bocca aperta.

“Tu… tu hai?”

“Un incantesimo molto utile la Lievitazione. ”

“Devo andare!”

“E noi?”

“No, hai ragione. Andiamo!”

Lo iniziò a trascinare con sé verso la Torre.

“Certamente, non mi voglio perdere la faccia della Weasley per nulla al mondo.”

“Ne parliamo dopo, noi…”

Ogni metro in più, sempre più persone venivano a conoscenza del loro segreto, sempre di più Hermione si sentiva felice e, sempre di più, Draco capiva quale fosse il significato della parola “Libertà”.

E con questo Happy Ending ho davvero superato me stessa. Tuttavia non me la sentivo proprio di concludere con un finale amaro, dopo tutto quello che Draco ed Hermione hanno passato… credo basti così.

Spero che non vi abbia deluso proprio al finale, se avete trovato qualche errore perdonatemi :P e ditemi quindi le vostre impressioni. Sarebbe un regalo bellissimo per me trovare, quando potrò riaccedere alla rete, un sacco di recensioni per Don’t wanna close my eyes. Me lo fate questo regalo?

Tirando le somme di questa esperienza che ho vissuto, si fa sempre così quando una cosa volge al termine, direi che è stata bellissima. Sono felice di aver concluso al meglio la mia prima long fanfiction e ora voglio dirvi una cosa: sempre, nelle recensioni di ogni sito, ho trovato tanti complimenti e tanto entusiasmo da parte vostra, ma quello che mi ha gratificato di più è stato sapere che questa fanfiction non è stata ritenuta da voi banale. Mi sono impegnata tantissimo a affinché non risultasse tale, ho letto e riletto mille volte le stesse scene per evitare battute già sentite o scene già viste, tante volte temendo anche di cadere nel plagio involontario. Spesso è la mente a rielaborare bene o male storie già lette e renderle in qualche modo sue.

Bene, ho finito.

Concludo sperando di poter dire “alla prossima!” ;)

  
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