Anime & Manga > Full Metal Alchemist
Ricorda la storia  |      
Autore: Mao_chan91    09/02/2007    3 recensioni
Questo silenzio è di vetro, anche se non lo si può toccare. Finché non lo si frantuma, non può fare del male.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Elric, Winry Rockbell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nuova pagina 2

#06 Enjoy the silence – Temporaneo tormento

[Disclaimer: FMA non mi è appartiene, né i personaggi qui trattati, ovviamente. E’ tutto di proprietà della somma Arakawa. Questo scritto ed ogni idea presente in esso, però, mi appartiene interamente. Escluse ovviamente le citazioni della canzone.]

Note iniziali: Questa one-shot non ha una collocazione temporale precisa; posso dire di star seguendo il manga secondo le caratterizzazioni, ma è un semplice missing moment dei tanti momenti tra Ed e Winry in cui lui si presenta da lei con gli arti in pezzi per farsi riparare. Scritta per il contest di Maki sul forum, ispirato alle nove canzoni dell’album Violator dei Depeche mode. La parte delle parole moleste e futili e del silenzio violento sono quelle ispirate dalla canzone, le nenie negate a Winry l’accenno alla musica. Alla prossima è_é;.

Vows are spoken
To be broken
Feelings are intense
Words are trivial

[Enjoy the silence, Depeche mode]

-

I legamenti meccanici scricchiolano, sciolti, legati ancora, ed ancora sciolti tra dita come d’abile intessitrice.

Lastre metalliche s’incastrano, ghiacciate tra le mani ormai meccaniche anch’esse, si svitano e riavvitano le viti, ed un sussulto malato di brina che si condensa al freddo della finestra aperta segnala che c’è nuova vita in quel braccio e quella gamba morti, contatto tra i nervi, elettricità al posto di sangue.

E’ ironico, terribilmente ironico, ma quello è l’unico momento in cui può accostarsi a lui senza timore che si scosti dubbioso, tenerselo accanto, ammonirlo e venire ascoltata senza ostinazione.

"Prova a muoverlo."

Lui lo fa, scintillante d’un sorriso a metà che a metà si spegne, flettendo le dita dure, stringendo il pugno.

Fa lo stesso muovendo il piede sinistro, flettendo il ginocchio, ed è tutto perfetto ed argenteo come sempre.

Potrebbero specchiarvisici entrambi, e lei, pacatamente, allunga una mano a lustrare leggermente il gomito di lui, per quanto sappiano entrambi che è solo un pretesto per toccarlo ancora, anche se in una zona morta, dove non è più lui.

Lo sanno e si tollerano vicendevolmente, perché entrambi vorrebbero che quel braccio fosse ancora sporco, che lei impiegasse ancora qualche minuto nel ripulirlo.

Ma è così perfetto proprio perché lei vi ha messo una cura doviziosa ed attenta, e malsana.

Lavora sempre bene ma mai così, perché un lavoro così attento prende tempo, molto tempo.

Ed un lavoro così è tutto per lui.

Per trattenerlo lì.

Il silenzio li opprime forte, stringendoli in una solinga bara di ghiaccio avvolta da ghirlande neve, sciolta dal disappunto, l’incertezza.

Lei sa che se romperà il silenzio lui se ne andrà, si allontanerà da lei, aprirà la porta, chiamerà Al e ripartiranno.

Sa che la prossima volta più che il braccio potrebbe essersi spezzato il collo, e vorrebbe spolmonarsi ampiamente, urlargli che non può andare via accampando qualche miserabile ed implausibile scusa, stordirlo, ma lui prometterà ancora di tornare presto.

Se parlerà rompendo il silenzio, così avvolgente e strangolante, le parole saranno ancora più violente di esso, tutto sommato mite e tranquillo, come il mare prima della burrasca, e come esso spesso spaventoso.

Lui sa, d’altro canto, che se sarà lui a parlare questo avrà un impatto crudelissimo su di entrambi, scuotendo vibrante lei, più fortemente di una scrollata di spalle, e lanciandola in terra, senza forze, scuotendo lui stesso che si morderà poi la lingua e l’aiuterà a rialzarsi senza un’altra, cruda, parola.

Ed è come restare sempre amici, immutati e senza rischi.

Ed è peggio di restare senza amici, incomprensibilmente irrigiditi d’una solitudine che ha tenaglie ed artigli con cui lacerare.

Può vedere gli occhi di lei, acqua tiepida molle e piacevole al tocco, divenire grigi di nubi dense riflesse in acque pure.

Diventare sporchi.

Offuscati.

Ognuno invita senza energie l’altro a proseguire anche d’un passo solo, infrangere tutto, sentire il rumore di vetri affilati in frantumi che li accarezzerà lacerando loro la pelle, trasparenti, inconsistenti, sudici e puliti, ma nessuno ne ha il coraggio.

Nessuno di loro è particolarmente bravo a ferire, anche se ciascuno è particolarmente collaudato nel venir fatto a pezzi moralmente, fisicamente.

Sono sempre viaggiatori, statici o meno, ma sempre viaggiatori, che si sfiorano, distanti e sperduti, celati dietro orgoglio robusto ed irrinnegabile, non ammettendo mai di essersi persi, anche in un qualcosa d’inconsistente e ridicolo come il silenzio.

Stritolatine più e più volte, le loro labbra non riescono ad articolare parole, ma a riingoiarle, segregandole nel profondo della gola con brutalità perché moleste e futili, rivoltantisi nel palato ed oltre, finché non giacciono schiacciate tra i polmoni, corrodendo essi e poi il cuore.

Edward si fa forza ed infine le parla un poco con uno sguardo scostante ed ansioso, ricevendo in risposta solo il muto riflesso del proprio viso nelle iridi spente di lei, che lo implorano di andare avanti ma non andare via.

Di farle forza senza farle violenza.

Può vedere nelle labbra rosate e flagellate dal saettare della lingua e dei denti su di esse una rabbia ed innocenza scolpita come su pietra.

Desiderio di azzannarlo più che di vederlo andare via, perché quella sensazione di pelle tra i denti, di aver ferito qualcuno, sarebbe di lui, e lei non l’ha mai ferito.

Desiderio di ucciderlo pur di trattenerlo lì e di sentirne il respiro addosso, sempre, sempre.

Lei gli si avvicina piano, senza apparentemente alcuna intenzione precisa, fermandosi quando lui accenna a schiudere le labbra, ombra strana nelle iridi auree.

Winry è allora stremata, sudata e prosciugata, e batte un pugno forte di fianco alla sua testa, sul muro, chinando il capo in tremuli singhiozzi, simili a percosse vicino al collo di lui.

"Win..."

Lei cade, lui si china senza far altro rumore per cadere con lei, e le posa una mano sulla testa tinto in viso d’un rosso spento, come tutto il mondo attorno a loro.

"Io devo andare. Questo lo sai, no? Non fare la bambina, per favore."

Non le è mai stato concesso di essere una tenera ragazzina viziata perché le sono state negate dolci ninnananne, abbracci gentili, rimproveri educativi troppo presto , ed ora si ritrova turbata, sconcertata di vedersi negato il diritto che s’era per lei giustamente arrogata di fare un minimo capriccio.

Esternare un decimo della sua irragionevolezza.

Ma lui ha sempre una buona ragione per tutto, e sa che anche senza parlare lui dovrà andare via con Al, via per Al, lasciandola indietro a vivere in ricordi soffusi ed impalpabili.

"Non piangere...per favore, su. Tornerò. Mi farò vivo presto."

E’ come un abile demonio che pretende di riscuotere un’anima senza offrire nulla in cambio ma facendolo anche parer uno scambio equo: questo è il suo tipo di gentilezza.

Sa bene che dicendo così lei sarà costretta a credergli ancora.

-

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Full Metal Alchemist / Vai alla pagina dell'autore: Mao_chan91