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Autore: GWatcher    26/07/2012    2 recensioni
La mia prima fic nella sezione di Bones.
Ambientata dopo la 1x21, questa storia ha l'intento di raccontare una personale continuazione della prima stagione.
Dopo aver visto quest'episodio, ho assimilato senza più dubbi che Bones non è un telefilm qualsiasi, e che rientra senz'altro tra i miei preferiti.
Da qui l'ispirazione mi ha folgorato.
Questa fic parla di Booth, il mio preferito, e del suo burrascoso passato da soldato, che si ritrova nuovamente ad affrontare. Se Tempe fosse stata vicina a lui in questo particolare momento della sua vita? E se questo avvicinamento avesse confermato l'attrazione che entrambi provano l'uno per l'altra?
In tutto ciò, si avverte una certa attrazione anche tra Angela e Hodgins... Buona lettura!
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angela Montenegro, Jack Hodgins, Seeley Booth, Temperance Brennan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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12

 

Booth e Brennan si spostarono nel salone.

Camminando, lei non poté fare a meno di guardare per terra. Si sentiva in imbarazzo, così, abbassare la testa era un tipico comportamento molto frequente che si assumeva in tali situazioni.

Di cosa doveva vergognarsi poi… proprio non riusciva a capirlo. Ma, irrazionalmente, compì quel gesto lo stesso, ed un sorriso le comparve in volto. Anzi, emise proprio un piccolo riso, che fu udito subito dall’uomo.

“Perche ridi?”.

“Ho visto… i tuoi calzini, li trovo molto… belli”.

Una delle caratteristiche di Seeley Booth, oltre alla famosa cintura Cookie, era l’indossare calzini piuttosto orrendi, colorati e talvolta infantili.

Li teneva poi con vestiti classici, eleganti e monocolori. Lui stesso ammetteva che era una mania piuttosto bizzarra. Ma ormai era impossibile farne a meno.

Ricambiò la risata, calmando l’aria fin troppo tesa che si era creata con l’arrivo della donna. Per un momento, furono più tranquilli.

Si sedettero sul divano, e si guardarono nuovamente negli occhi. Non volevano ricreare quel silenzio imbarazzante. Tempe non riusciva più a vivere con tutta quell’insicurezza, voleva andare via da quel posto il più presto possibile. Così…

“Ho pianto in questi giorni”.

Esordì lei. Ma Booth, che non aveva ascoltato la frase pronunciata in un sussurro, continuò a giocare, sorridendo.

“Mi sembra tutto così scontato. Andiamo… io soffro, tu soffri, io ti confesso il mio amore e tu mi rifiuti… adesso vieni qua, e tutti si aspettano una commovente riconciliazione, e magari anche…”.

Si fermò, visto che lei non sembrava più divertita. C’era qualcosa di strano nella sua espressione, e lui lo notò subito, almeno quando finì la frase e la osservò con attenzione. Non sembrava nulla di buono.

“Io non voglio alcuna riconciliazione. Sono venuta solo per ringraziarti”.

 

Quelle parole arrivarono dritte al cuore, spezzandolo in mille pezzi, frantumandolo senza pietà e uccidendolo con alcuna pena. Cosa stava facendo? Rovinando tutto, per caso? Perché? Cosa non andava bene?

“Cosa diavolo significa ‘non voglio alcuna riconciliazione?’”.

Booth cominciò ad adirarsi, ma al tempo stesso desiderò placarsi. Non doveva aggravare la situazione.

“Sei un uomo magnifico, ti ringrazio per tutto quello che hai fatto. Grazie Booth, lo apprezzo davvero tanto”. Adesso lei era in lacrime.

“Cosa stai dicendo?? Io sono qui, perché mi ringrazi? Ehi, perché piangi, Bones!”.

Non riusciva a capire il perché di quelle parole, che tanto suonavano come un addio.

“Devo andare. Ciao”.

 

Si alzò velocemente dal divano e si diresse verso la porta. Non voleva dare l’idea di scappare, ma cercò comunque di uscire il più presto possibile dalla casa. Non le piaceva piangere, non le piaceva il fatto che altre persone la vedessero così debole. Non voleva, soprattutto se si trattava di lui, l’unica persona al mondo per cui avrebbe fatto di tutto, in modo molto, molto… irrazionale.

Mentre lei camminava, Booth balzò dal divano e l’afferrò per il braccio, stringendola a se, e impedendole di andare via. Quasi con violenza, la teneva prigioniera della presa possente, negando alla donna ogni singolo movimento. Poteva solo respirare.

Non avrebbe mai voluto trovarsi in una situazione del genere, sperava tanto che fosse venuta per chiarire, e tutto si sarebbe risolto, sperava di poter toccare quelle braccia in modo delicato, sfiorare le sue labbra e farla sua completamente.

Ma, stranamente, stava succedendo l’esatto contrario. La fissò dritto negli occhi. Aveva uno sguardo serio ed imponente, gelido come nessun’altra cosa. La fissava, magneticamente. Stava vedendo tutto ciò che voleva… andare via.

E Brennan… per la prima volta, non aveva parole da dire.

Lei si dimenava, cercando di liberarsi dalla presa, e ci riuscì, Seeley non voleva trattenerla con la forza, non l’avrebbe mai fatto, con nessuna donna.

Tuttavia, lei continuava a piangere, furiosamente.

Stava lì, impalata, senza muoversi, senza emettere alcun suono, lo guardava soltanto, come se quella fosse stata l’ultima volta in cui l’avrebbe visto.

Lui la prese di nuovo, con dolcezza. Non riusciva a staccarsi da lei. Il desiderio gli bruciava dentro, e la stessa cosa valeva per la sua partner.

I loro sguardi, poi…

Quasi con rabbia, la baciò, premendo a forza le labbra contro quelle della donna. Solo il tempo di quel contatto, e subito il bacio venne ricambiato, in modo passionale e travolgente. Le lingue arrivarono a toccarsi per lungo tempo, senza lasciarsi mai.

Le mani della donna andarono a toccare la schiena dell’uomo, saggiandone la consistenza, verificando che quello non fosse un sogno, bensì la realtà.

Una fantastica realtà.

Erano pronti a far esplodere il loro amore e, in pochi minuti, si ritrovarono spogli di tutti i vestiti.

* * *

 

Una nuova carrellata di ossa invase il Jeffersonian, che sembrava completamente vuoto. O meglio, privo degli elementi portanti del laboratorio.

C’erano più di cinquanta comparse sparse per tutto l’edificio, si divincolavano avanti e indietro, molto probabilmente senza meta.

L’ultimo caso di omicidio era ancora fermo, e senza Temperance a dare ordini era difficile andare avanti. Misteriosamente, mancava anche Angela.

Hodgins era assente, visto che aveva chiesto il permesso per un giorno libero. Permesso che gli fu accordato, al costo di una giornata extra di lavoro.

Booth ormai mancava da settimane e, comunque, per quanto fosse bravo, il suo aiuto non sarebbe servito a molto per l’esaminazione dei cadaveri.

Era strabiliante come tutti potessero assentarsi senza farsi scoprire o avere problemi, in modo assurdo tra l’altro.

Rimaneva solo Zack, il quale, giostrandosi tra le ossa, cercava di essere il più operativo possibile. Proprio lì, faceva congetture ed esaminava resti, adattandosi alle circostanze.

 

* * *

 

Angela asciugò le lacrime.

Si voltò, rivolgendosi verso la finestra ancora aperta del suo appartamento. Sentì il vento carezzarle la pelle, i capelli fluttuare nell’aria e le goccioline d’acqua arrivare fino al collo. Quella lettera… non avrebbe mai voluto riceverla.

Non avrebbe mai voluto credere che Tempe potesse scrivere quelle cose… che certe cose potessero accadere veramente, d’improvviso, quando tutto sembrava andare per il meglio, quando tutti potevano essere felici. Nella sua testa, cominciarono ad emergere vecchi ricordi, momenti passati con la sua migliore amica, momenti che adesso… al solo ricordo, l’avrebbero uccisa.

 

* * *

 

L’appuntamento non si rivelò così catastrofico.

Marianne era una grande rompiscatole a volte ma, se scoperta a fondo, appariva come una bella persona.

Condivideva diversi interessi con Hodgins, e ciò sorprese molto l’uomo.

A Jack venne in mente una stupida frase che lesse tempo fa: a volte, l’amore nasce dagli errori più stupidi. Che potesse essere quello il suo errore fortunato?

Provava ancora qualcosa per Angela, non poteva negarlo, ma forse, molto probabilmente, avrebbe voluto percorrere una strada completamente sconosciuta, prima di tornare su quella vecchia. Di una cosa era certo: quello, era solo un inizio.

Brindarono, con una coppa di champagne alzata al cielo.

 

* * *

 

Booth dormiva beato nel letto. 

La notte trascorsa con Temperance… era stata un’esperienza che difficilmente avrebbe dimenticato. Un ricordo bellissimo, che l’aveva persuaso completamente. Si era finalmente congiunto con la donna che amava, con quell’amore che poteva rivelarsi il più importante della sua vita.

Quell’unione, quell’emozione profonda, l’orgasmo reciproco, aveva soddisfatto entrambi. E la sensazione che avrebbe potuto provare nello svegliarsi e ritrovarsi accanto a lei… era troppo forte per dormire ancora.

Aprì gli occhi, lentamente. Si accorse di essere completamente nudo, con tutte le coperte sparse per il pavimento. Ridacchiò, e girò il volto per vederla.

Era calmo e rilassato, almeno finché non si accorse di essere solo.

Si alzò sulla schiena, e si guardò attorno.

Lei non c’era. E nemmeno i suoi vestiti. Non c’era più niente.

 

* * *

 

Alla stazione, correva voce che il treno avrebbe subito un ritardo nell’arrivare.

Così, si sarebbe verificato un ritardo anche all’arrivo. La cosa infastidì terribilmente i passeggeri impazienti, i quali chiedevano informazioni ovunque.

Era uno strano mezzo di trasporto che poche volte aveva usato.

Brennan si appoggiò sulle scomode sedie marroni, aspettando che il veicolo arrivasse.

Sperava presto, perché non le piacevano i ritardi, e non voleva trattenersi ancora lì. Soprattutto adesso, che non aveva più tempo da perdere. 

Alcune nuvole coprirono la visuale del cielo. Sembrava completamente offuscato.

 

 

 

Angolo dell’autore

 

E così termina questa storia (?).

In verità, no, perché sono sicuro che chiunque abbia letto il finale vorrebbe cercarmi e darmele di santa ragione. Effettivamente, non avete tutti i torti! Soprattutto, se teniamo conto delle ultime situazioni, che sono solo piccoli prologhi a quello che verrà dopo… si, la questione: mentre cercavo di dare una degna conclusione alla fic, mi sono accorto che ci sono troppi elementi che avrei potuto sviluppare, magari anche parecchio interessanti. Al tempo stesso, però, sentivo che una parte del racconto era già conclusa, perciò continuare sarebbe stato inutile e avrebbe tradito le premesse iniziali della fic. In definitiva, ho deciso di scindere le trame, e ambientare il continuo delle vicende in un secondo titolo, un seguito. Ho inserito “il mistero di Brennan” solo nelle ultime modifiche, anche se alla fine sarà il nocciolo del (prossimo) racconto.

Perciò, cosa ha costretto la nostra antropologa a scappare da tutti e compiere un gesto tanto irrazionale? Cosa c’è scritto nella lettera che ha ricevuto Angela? Come si rapporterà Hodgins con la sua nuova conquista? Come prenderà la notizia Booth?

Lo scoprirete, ma non adesso!

Tempi: prometto che non farò passare un’eternità per pubblicare la continuazione, credo che se ne riparlerà dopo l’estate, a settembre. Anche perché non vorrei far scocciare nessuno per la lunga attesa.

Prometto anche capitoli più corposi e ricchi di colpi di scena.

Spero che troviate l’idea non troppo malvagia!

 

Pertanto, vorrei ringraziare le persone che hanno recensito questa storia: Fras, Defunkt, Radiolina_936, CCSerena89, Roby_Marauder e in particolare Beckett66, presente assiduamente dall’inizio alla fine.

Ringrazio di nuovo Defunkt per aver inserito la storia tra i preferiti.

Inoltre, ringrazio tutte le persone che hanno messo la storia tra le seguite: Beckett66, CCSerena89, chachot, Fras, harlem, Radiolina_936, ReiraIchinose99, wchicco95.

 

A presto!


  
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