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Autore: Phai___    26/07/2012    5 recensioni
[Sterek ; Derek/Stiles]
Si avvicinò al letto, riacquisendo le sue abituali maniere brusche e il suo cipiglio scocciato, e allontanò da sé il corpo di Stiles, facendolo cadere di peso e in malo modo sulle lenzuola.
- Dormi, Stiles.- gli disse, prima di voltarsi e dirigersi verso la porta per lasciare di nuovo la casa.
- Resta...- rispose il ragazzo in un sussurro, probabilmente dettato dall'alcol che portava alla luce volontà inaspettate.
Genere: Fluff, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Taking Care of Stiles

 

Stiles era steso sull'erba, in una mano una bottiglia di birra, accanto a lui le altre sei – o forse sette – che aveva già bevuto e, seduto poco distante, c'era Scott che, nonostante avesse bevuto quanto lui era ancora del tutto sobrio – poteri da lupo mannaro, dicevano loro -. Lo guardava e ascoltava i suoi discorsi senza senso, rimanendo vicino a lui, da bravo migliore amico, per poterlo poi portare a casa.
Era quasi mezzanotte, uno spicchio di luna illuminava la notte e, mentre Stiles si chiedeva perché il cielo fosse così cattivo da girare tanto velocemente nella sua testa e perché quella volta coperta di nuvole fosse così scura da ricordargli solo gli occhi di un certo lupo mannaro che avrebbe dovuto odiare ed evitare, il telefono di Scott gli segnalò un messaggio da parte di Allison. Gli si accese lo sguardo, quando lette che i genitori di lei avrebbero lasciato inspiegabilmente la casa libera per qualche ora. Saputo questo, aiutò Stiles a tirarsi su, sistemandolo con la schiena contro il tronco sul quale poco prima era seduto. Poi gli si mise di fronte con le mani sulla sue spalle e lo sguardo alla ricerca del suo, perso e offuscato dall'alcol.


- Ehi, amico, lo so che dovrei restare con te fino alla fine e accompagnarti a casa, ma devo andare... Allison ha la casa libera... Capiscimi...- gli spiegò con tono quasi supplicante.



Stiles gli rispose con un gesto della mano, borbottando quanto fosse pessimo come migliore amico e prendendo un altro sorso dalla bottiglia quasi vuota. Scott lo prese come un segno di assenso e riprese in mano il telefono.

- Chiamo Derek per dirgli di venirti a prendere... Non preoccuparti, ci penso io.- gli disse poi, ignorando le sue proteste.



Stiles riuscì a cogliere solo “urgente” e “ti spiego dopo”, prima che Scott chiudesse la telefonata, lo salutasse di fretta e lo lasciasse lì, ai confini del bosco, ad aspettare Derek, il quale arrivo poco dopo, scocciato e infastidito da quell'improvvisa chiamata.
Ringhiò, quando, scendendo dalla sua Camaro e avanzando nello spiazzo, vide che non c'era nessun pericolo, nessuna questione urgente - se si escludeva uno Stiles completamente ubriaco, ovviamente. Si avvicinò a lui, rimanendo in piedi e guardandolo dall'alto, irrigidito.


- Stiles, dov'è Scott?- chiese con tono aggressivo.


- Sai, Derek, dovresti essere più gentile con le persone, e poi essere costantemente arrabbiato fa male alla salute!- esclamò Stiles, come se la salute di Derek fosse la cosa più importante al momento.- Sì, anche a quella dei lupi mannari cattivi!- aggiunse, rispondendo ad una domanda che esisteva solo nella sua mente, divagando come di solito faceva, con la voce impastata dall'alcol.


- Stiles! Scott. Dov'è Scott.- rispose l'altro a quel fiume di parole, ignorandolo, senza dargli veramente peso e ribadendo ciò che aveva chiesto all'inizio.


- Okay, okay! È da Allison. Lei chiama e Scott risponde – sai come funziona, no? -, lasciando da solo il suo migliore amico. O peggio, lasciandolo con un grosso lupo mannaro arrabbiato, pronto a sbranarlo, senza nessun rimorso...-



Continuò a parlare, con la voce che variava di tono, senza che il suo discorso avesse un filo logico, su quanto Derek fosse scortese dopo ciò che aveva fatto per lui, dopo ciò che era accaduto, mentre l'interpellato lo ignorava ringhiando e cercando di controllare la sua rabbia.

- Appena lo vedo, lo ammazzo!- imprecò e i suoi occhi divennero di un bel blu acceso.



Poi il suo sguardo cadde sulla figura dell'umano, scompostamente seduta per terra, e il animo si placò un po'. Sbuffando richiamò su di sé l'attenzione di Stiles, che lo guardava dal basso con la bocca semiaperta e gli occhi socchiusi.

- Riesci almeno ad alzarti o devo prenderti in braccio come se tu fossi una principessa?- chiese, ancora scocciato.


- Ci riesco, ci riesco!- ribatté per non dargliela vinta, cercando di farsi forza sulle braccia e sulle gambe per alzarsi, ma ricadde senza forze sul brecciolino.- Magari se mi dai un aiutino...- aggiunse poi, le braccia ai lati del corpo, rese deboli da tutto la birra che aveva bevuto.



Allora Derek tese una mano verso di lui, guardando davanti a sé, senza rivolgere un'occhiata al ragazzo, in modo che Stiles potesse afferrarla e tirarsi su. Sentì la mano poggiarsi sulla sua, ma non sentì alcuna pressione, perciò riportò lo sguardo su Stiles che giaceva ancora per terra completamente ubriaco.

- Non ce la faccio. -



Uno sguardo scettico e un sopracciglio arcuato seguì quelle parole e Stiles aggiunse: - E tu cosa vuoi? Non è mica colpa mia se il mio fragile corpo sente chiaramente gli effetti dell'alcol! Non sono mica un lupo mannaro, io...- biascicò, protestando, mangiandosi qualche parola.
Derek sbuffò e senza il minimo sforzo lo sollevò da terra, circondò i suoi fianchi con un braccio e fece passare uno di quelli di Stiles sulle se spalle. Poi lo condusse verso la sua Camaro. Aprì la portiera, spingendolo con poca delicatezza sul sedile del passeggero.


- Grazie.- sussurrò un po' ironico, un po' veramente riconoscente, sperando comunque che lui non lo sentisse. Ma, infondo, Derek era un licantropo: era inutile sperare.



Derek prese posto accanto a lui, mettendo in moto e concedendo a Stiles un rapido sguardo, quando sentì il ringraziamento, ma facendo finta di nulla.

- La tua jeep?- chiede, prima di fare retromarcia e uscire da quello spiazzo sterrato.


- Scott.- rispose Stiles, come se fosse una giustificazione più che sufficiente a giustificazione la mancanza della sua macchina.



E lo era. Almeno per Derek, che annuì appena, prima di sgommare sul brecciolino e partire a tutta velocità in direzione della città, della casa di Stiles, il quale era ancora mezzo sdraiato, nella stessa posizione in cui era prima, come se non fosse cambiato nulla, come se sotto di lui non ci fossero morbidi sedili in pelle, ma ancora terra e sassi.
Derek lo portò a casa, prestando più attenzione alla strada che a lui, lanciandogli solo qualche occhiata per vedere se stesse bene e se fosse ancora sveglio. Una volta arrivati davanti all'abitazione del ragazzo, Derek si girò verso di lui. Anche Stiles lo guardò, con occhi lucidi.


- Tuo padre è in casa?-



Il ragazzo fece un cenno di diniego e poi aggiunse:- Lavora anche di notte: sta dando la caccia ai lupi cattivi come te.- disse, agitandogli un dito davanti al volto indicandolo. Derek gli allontanò la mano, infastidito, e sospirò per l'ennesima volta, stanco, mentre Stiles borbottava qualcosa sul 'non ospitarlo mai più' o il 'non essere più tanto cortese con lui'. Poi scese dalla Camaro, esortando il ragazzo a fare lo stesso, la aggirò per raggiungere la sua portiere e, quando la aprì, lo vide ancora lì, fermo sul sedile con gli occhi semiaperti. Lo scosse leggermente per vedere se si fosse addormentato, ma quando Stiles mugugnò infastidito, lo scosse più forte fino a quando non aprì del tutto gli occhi. Nonostante riuscisse a reggersi in piedi, la situazione di Stiles non era cambiata, quindi, come era già successo prima, Derek sbuffò e afferrò il suo braccio, tirandolo su e poi passare un braccio attorno ai suoi fianchi, per impedirgli di accasciarsi di nuovo sul sedile.
Chiuse la portiera con un piede, prima di dirigersi verso l'abitazione di Stiles, tenendolo stretto a sé, come aveva fatto poco prima per portarlo via da quella parte isolata della città, per non farlo cadere ogni volta che le sue gambe crollavano sotto il suo peso.
Derek a volte si chiedeva cosa passasse per la mente a quell'umano. Anche in quel momento, mentre raggiungevano la porta, continuava a porsi quella domanda. Inoltre si chiedeva perché andasse in quei luoghi, pur essendo uno dei pochi a conoscenza di cosa ci fosse davvero là fuori, nei boschi di Becon Hills. Se lo chiedeva ogni volta che veniva costretto a fargli da baby-sitter e se lo chiese ancora mentre prendeva le chiavi di Stiles e apriva la porta di casa sua.
Mentre lo portava dentro e lo trascinava per le scale fino alla sua camera al secondo piano, si chiese anche perché era sempre disposto a venire in loro aiuto, perché andava a prendersi cura di Stiles quando alzava un po' il gomito, anche senza nessun inganno da parte di Scott. Si chiese perché, nonostante avesse deciso di non voler più aver a che fare con la vita di quel ragazzo, di dedicarsi solo a trovare l'Alfa, fosse lì, nel corridoio di casa Stilinski, che apriva ed entrava in quella camera, che tempo prima l'aveva ospitato ed era stata testimone di fatti che, secondo Derek, non sarebbero stati da ripetere. Fatto stava che era lì, con Stiles ancora tra le braccia, e le risposte a tutte le sue domande nascoste a pochi centimetri da lui.
Si avvicinò al letto, riacquisendo le sue abituali maniere brusche e il suo cipiglio scocciato, e allontanò da sé il corpo di Stiles, facendolo cadere di peso e in malo modo sulle lenzuola.


- Dormi, Stiles.- gli disse, prima di voltarsi e dirigersi verso la porta per lasciare di nuovo la casa.


- Resta...- rispose il ragazzo in un sussurro, probabilmente dettato dall'alcol che portava alla luce volontà inaspettate.



Lo disse con voce così bassa e così secche, da non essere nemmeno sicuro di aver davvero detto ciò che voleva, né che Derek l'avesse capito. Ma quest'ultimo aveva sentito e capito benissimo, e si voltò, per guardarlo sorpreso.

- Come, scusa?- chiese.


- Beh, resta.- ripetè, scandendo bene le parole.



Senza dare una risposta udibile, Derek si diresse verso la sedia dove solitamente stava, quando si era rifugiato in quella camera – un'ultima gentilezza, si disse -, ma, sorprendendolo ancora, Stiles, sdraiato di schiena e con il viso e lo sguardo rivolti verso di lui, batté una mano sul materasso, sussurrando, poi, un “Vieni qui”. Tutta l'ostilità precedente era svanita, tutte le domande confusionarie venivano ignorate, così come i propositi di restare lontani, di non lasciarsi più coinvolgere.
Derek lo accontentò, sedendosi accanto a lui, e non riuscì a impedirsi di accarezzare i corti capelli del ragazzo, come aveva fatto più di una volta per farlo dormire, e stringere la mano che lo aveva chiamato – un'ultima gentilezza... -. Continuò a passare la mano sui suoi capelli, lo sguardo in quello di Stiles, fino a quando gli occhi di quest'ultimo non si chiusero e il suo respiro non si fece regolare. Poi si alzò da quel letto e si occupò di Stiles: lo svestì e lo mise sotto le coperte, per non fargli prendere freddo. Fatto ciò si allontanò da lui e rimase a guardarlo e ad ascoltare il suono del suo cuore che batteva regolare.
Distolse lo guardo poco dopo: doveva andarsene. Si diresse verso la finestra, voltandosi poi, per posare un'ultima volta gli occhi sul suo volto rilassato, prima di uscire con agilità dalla finestra di quella camera e allontanarsi con un salto da quella casa.
Il pensiero che Stiles, la mattina seguente, non avrebbe avuto nessun ricordo di lui e di quel momento, di quella notte, lo accompagnò, mentre attraversava il bosco per tornare a casa Hale.
   
 
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