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Autore: IosonoOmbra    26/07/2012    3 recensioni
Cosa sarebbe successo se gli asgardiani e i giganti di ghiaccio fossero riusciti a stabilire una pace duratura tra i propri regni? Loki sarebbe cresciuto lontano da Asgard, nella propria terra natale, lontano da Thor, soprattutto... ci sono intrighi e popoli colmi di odio che chiedono solo vendetta... La precaria stabilità dei nove regni presto sarà messa a dura prova, e con essa la forza del futuro re dei giganti di ghiaccio: Loki Laufyson di Jotunheim.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Loki, Thor, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dove finisce il mondo
 
Mi sveglio come se avessi dormito su un letto di vetri.
Ho un freddo terribile al petto, che mi scatena brividi in tutto il corpo.
Il figlio di Odino dovrebbe essere abituato a qualsiasi asperità possa incontrare, ma il freddo... proprio non riesco a tollerarlo.
Asgard è sempre di temperatura mite. Mai un fiocco di neve ha osato toccare i dorati cancelli del nostro regno, ma questa sera un vento gelido che proviene da Sud, dalle sconsolate terre di Jötunheim, soffia incessante su tutta la città, spazzando le strade, raggomitolandosi nei vicoli, e annodandosi stretto ai nostri corpi, protetti da vesti fin troppo leggere per un simile freddo.
Ormai è sorto il sole da tempo, e io finalmente mi decido ad alzarmi, almeno per far riscaldare questi muscoli intorpiditi.
Non faccio in tempo a vestirmi che sento uno dei servi bussare alla mia porta, con due piccoli tocchi.
Il piccolo ragazzo che mi si presenta, tutto ossa e occhi, è uno dei tanti messaggeri di mio padre, e mi informa che Odino vuole parlarmi il prima possibile.
Mi reco alla sala grande, dove mi è stato detto di andare, e lungo la strada incontro Sif, Fandral e Hogun.
“Amici! Che ci fate qui al palazzo?”
“Tuo padre non te lo ha detto? Ci ha convocato tutti, e non solo noi... ha un annuncio importante da fare, e sembra che voglia mantenere i toni ufficiali.” Mi risponde Sif, sbrigativa.
“Mi sembri nervosa, qualcosa non va, Sif?”
La donna mi lancia uno sguardo fulmineo.
“Tutto questo freddo. Lo detesto. Non è soltanto tremendo, ma anche innaturale per un regno come Asgard. Sta succedendo qualcosa a Jötunheim, e non mi piace.”
“Forse è proprio di questo che vuole parlarci il nostro re.” Aggiunge Fandral, accelerando il passo.
“Io invece ho sentito dire che centri con la pace della Luna Rossa...” al commento di Hogun ci voltiamo tutti istantaneamente verso di lui.
“E come lo sai?”
Lui ci guarda un momento e poi scrolla le spalle.
“Se davvero si tratta di quella pace, allora c’è davvero da preoccuparsi. Il nostro re raramente ha trattato la questione in pompa magna, a causa dei dibattiti che una simile alleanza aveva scatenato ai suoi tempi...” aggiunge Fandral, sovrappensiero.
“Thor, tu sei suo figlio, dovresti sapere qualcosa di più su questa storia...”
Mi acciglio un poco, ma cerco di non farlo vedere.
“No, non me ne ha mai parlato. So solo quello che si dice in giro, nulla di più.”
Lasciammo cadere la conversazione perché ormai eravamo arrivati alla sala del trono.
Aprimmo le grandi porte e di fronte a noi si presentò un pubblico di Asgardiani che si voltò verso di noi.
“Ci vediamo dopo...” mi sussurrano, mentre i miei amici si perdevano tra la folla, e io attraversavo la sala, verso mio padre, sotto gli occhi di tutti.
Per gli dei, cosa sta succedendo? E perché sembrano tutti essere al corrente della cosa tranne il sottoscritto?!
Arrivo di fronte a mio padre e mi inchino.
Lui mi fa segno di rialzarmi e di prendere posto accanto a lui e a Balder.
Faccio come mi viene indicato e chiedo spiegazioni a mio fratello, che però non fa altro che rivolgermi uno sguardo altrettanto confuso.
Odino scruta per un momento, che sembra infinito, la folla di astanti.
Ora che sono in cima alla sala posso vedere con più chiarezza da chi è composto il pubblico radunatosi al nostro cospetto: sono per la maggior parte guerrieri, soldati, le file più importanti del nostro esercito. Hanno sguardi fieri, corpi forgiati dalla battaglia, e armature e armi lucidate a specchio. Sembrano essere pronti per andare in guerra.
Finalmente la voce di Odino risuona attraverso la vastità della sala.
“Amici, immaginerete già che il motivo per cui vi ho chiamato tutti quanti al mio cospetto sia di importanza vitale, tuttavia desidero ribadirlo ancora in volta. Voglio che tutti coloro, presenti in questa sala, mi garantiscano la loro lealtà e fedeltà. Questo perché ciò di cui parlerò oggi ha scosso i cuori e il senso della giustizia di molti dei miei fidati, nei tempi in cui se ne parlava. E questo argomento è la pace della Luna Rossa.”
Nella sala, scossa da lievi mormorii, calò un silenzio mortale.
Odino lasciò che metabolizzassimo per un momento la notizia, e poi continuò:
“Come ben sapete, questa pace è stata istituita circa 5 giri di stelle orsono, quasi la durata di 10 secoli. È la pace che unisce il nostro regno, a quello degli Jötun, ed è il patto che mantiene l’equilibrio tra i nostri due potenti regni. Ora è giunto il momento di rinsaldare questa pace. Ho interpellato Heimdall, e mi ha riferito che strani accadimenti stanno scuotendo la terra dei giganti di brina, qualcosa trama nell’ombra, un pericolo imminente per entrambi i nostri regni. E per questo desidero che un gruppo scelto di uomini venga con me su Jötunheim.”
Girai lo sguardo sconvolto su mio fratello, e lo vidi ricambiare la mia espressione sconcertata.
Il mormorio che si alzò dalla grande sala del trono era fin troppo eloquente: le parole di mio padre non avevano riscosso grande successo.
Ad un certo punto una voce si alzò sopra le altre, ma il proprietario rimase invisibile allo sguardo.
“Mio re, stai dicendo che dovremmo intervenire al fianco dei giganti di ghiaccio? Al fianco di quei barbari, di quelle infime creature?! Perché dovremmo difendere un popolo capace della crudeltà che ha dimostrato di avere?! Dovremmo approfittare della loro debolezza per schiacciarli e per sottoporli alla giustizia asgardiana!”
Mormorii di approvazione dimostrarono il fatto che quella fosse un’opinione condivisa da molti dei soldati.
Odino non lasciò che gli animi si riscaldassero troppo e rispose:
“Crudeltà o meno, chi siamo noi per giudicarli? La giustizia di Asgard è valida solo entro le nostre mura. Fuori di queste, regna quella degli altri. I giganti di ghiaccio sono nostri alleati, e non vedo per quale motivo dovrei voltargli le spalle quando hanno bisogno di noi. Ma, se neanche questo motivo riuscirà a convincervi, lasciate che vi dica una cosa... se non avessimo istituito questa pace 10 secoli fa, allora avremmo perso molti uomini in una guerra inutile ed insensata. Forse alcuni dei vostri padri sarebbero caduti in battaglia, e non vi avrebbero nemmeno messo alla luce. L’equilibrio che si è venuto a creare tra i nostri due regni è troppo importante, anche se precario, ed io non permetterò che la serenità nostra e di tutta Asgard venga scossa da altre lunghe e sanguinose guerre, perché è questo che succederà se qualcuno di voi tradirà la mia fiducia! Non solo tradirà il proprio re, ma anche tutto il suo popolo. L’equilibrio dev’essere preservato, non fatelo per me, ma per le vostre case, per le vostre mogli, e per i vostri figli. Non bagnate di sangue impuro anche le loro mani...”
I mormorii si erano gradualmente spenti, alle parole sentite del loro re.
Sbirciai verso mio padre e lo vidi teso come se dovesse scendere in guerra, ma stavolta i nemici sembravano essere i suoi stessi sudditi.
“Io credo nel padre degli dei, e giuro fedeltà!” Urlò un soldato, nel mezzo della folla, che si portò il pugno al cuore.
Ci fu un attimo di silenzio e poi:
“Io credo nel padre degli dei, e giuro fedeltà!” Un altro ragazzo, dall’altro capo della sala imitò il primo. In seguito, tutti quanti i soldati si alzarono in un coro unico, dimostrando la propria lealtà al loro re.
Odino sembrava commosso, la tensione si sciolse dalle sue grandi spalle, e lo sentii bisbigliare.
“Grazie, figli miei...”
 
In seguito la folla si disperse e Odino attese fino a quando anche l’ultimo soldato se ne andò dalla sala.
“Thor, Balder, verrete con me su Jötunheim. Partiamo questa sera stessa.”
Detto questo nostro padre fece per andarsene, ma io gli corsi dietro, e con me anche mio fratello.
“Padre, cosa significa tutto questo?! Perché andare su Jötunheim con una simile guarnigione, dobbiamo preparaci davvero ad una guerra?”
“Non porteremo sul regno dei giganti di ghiaccio tutti quegli uomini, desidero solo che siano preparati nel caso che uno scontro sia inevitabile. Come hai sentito, Thor, cercherò in tutti i modi di evitare lo scontro con gli Jötun, ma non posso garantire di riuscirci, forse è troppo tardi...”
Balder si fece avanti e disse:
“Padre, sono dell’opinione che quel soldato avesse ragione sui giganti di brina.”
Odino si immobilizzò, e fulminò mio fratello con lo sguardo.
“Cosa hai detto?”
Balder sembrò esitare un poco, ma poi riacquistò tutto quel coraggio che lo aveva da sempre caratterizzato.
“Dicevo che secondo me una guerra è inevitabile, e dobbiamo approfittare della debolezza degli Jötun fino a quando ne abbiamo l’occasione!”
“Balder, da te proprio non me lo sarei mai aspettato...”
Lo sguardo di Odino era di profondo disappunto, come se il suo orgoglio di padre fosse stato irrimediabilmente ferito. Mio fratello non si lasciò scoraggiare.
“Come fai ad essere così ceco, padre?! Non hai sentito delle terribili crudeltà che i giganti hanno esibito di fronte ai popoli sotto il loro dominio! La loro è una tirannia mostruosa a cui qualcuno deve porre un freno! Non possiamo permettergli di andare avanti con questa follia!”
Odino fece un passo avanti e si ritrovò ad un palmo da Balder, che però non si mosse e sostenne lo sguardo di nostro padre.
“La tua è una follia! L’Avere la presunzione che i giganti di ghiaccio siano solo questo! Solo fredde creature prive di cuore che allevano i propri figli nel sangue! Credi che gli Jötun siano quei mostri dei quali si racconta ai bambini la sera?! Ti sbagli... è vero che sono un popolo capace di incredibili atti di crudeltà, ma non sono solo questo, figlio mio. Io ho avuto il privilegio e l’onore di vedere quanto ci sbagliamo nei loro confronti, io ho visto...”
Le parole di Odino si affievolirono, fino a spengersi come una fiammella senza aria. Il suo sguardo si perse in un passato molto lontano, ma ancora vivido nella memoria, e ai miei occhi quell’uomo parve invecchiare di molti secoli.
Balder si accigliò ma non disse altro.
Poi nostro padre si riscosse e ci guardò come se non ci riconoscesse.
“Capirete tutto a tempo debito, ora andate a prepararvi” detto questo, se ne andò assieme a nostra madre, con passo lento e pensoso.
Quando finalmente rimanemmo soli io mi rivolsi a mio fratello:
“Balder, cosa pensi che abbia nostro padre? È come se fosse in debito di qualcosa con gli Jötun...”
“Adesso non dobbiamo preoccuparcene troppo, dato che non abbiamo modo per capire il motivo di un simile comportamento. Se io fossi il re di Asgard non permetterei mai che il nobile nome del nostro regno venga infangato da quello di quei mostri...” disse, con un tono di voce colmo di rancore.
Per un momento mi sembrò di non riconoscere Balder, mio fratello, il guerriero più coraggioso e nobile di tutti i nove regni. Attraverso i suoi occhi cristallini mi sembrò di intravedere il serpeggiare di un’idea mostruosa, ed ebbi un orribile presentimento.
“Se tu fossi il re di Asgard forse faresti così! Ma tutti sanno che sarò io ad essere incoronato!” mi vantai, cercando di smorzare i toni di quello sguardo.
Balder sorrise, e in un attimo tornò da me il mio vecchio fratello.
“Cosa?! Tu re di Asgard! Ma non farmi ridere... tralasciando il fatto che io sono il figlio primogenito, e quindi ho molto più diritto di te ad indossare la corona, tu non saresti in grado di governare un regno per neanche tre giorni. Sei adatto a fare il re quanto io sono in grado di mettere su famiglia con una Jötun.”
“Staremo a vedere, fratello! Il regno sarà mio, e allora ti manderò un bell’invito in pompa magna a tutta la tua famiglia di piccoli giganti di ghiaccio.”
Balder mi spintonò amichevolmente.
“Non scherzare...”
Le nostre risate risuonarono attraverso la vastità della sala.
La tensione che sentivo pervadere l’aria svanì soltanto apparentemente.
In realtà non desideravo altro che andarmene il prima possibile da quel luogo. Salutai frettolosamente Balder e mi diressi nelle mie stanze.
Avevo un pessimo presentimento, e ora compresi che non era solo il freddo a gelarmi l’anima, e a farmi tremare. C’era dell’altro.
Mi abbandonai sul letto, colpito da un’improvvisa stanchezza, e chiusi gli occhi.
Nella terra dei giganti di ghiaccio, da bambino, quando avevo neanche mezzo secolo, ricordo che mio padre mi ci portava spesso. Mia madre non era troppo contenta della cosa, ma Odino alla fine riusciva sempre a convincerla.
Ricordo, come se fosse stato ieri, la prima volta, quando un giorno Odino si avvicinò e ci chiese:
“Figli miei, volete venire su Jötunheim con me? È un bel posto, è tutto coperto di neve, le città sono fatte di cristallo e ghiaccio, e le montagne sono così alte che bucano il cielo con la punta.”
Nella mia immaginazione di bambino la cosa mi parve incredibile, e acconsentii con grande entusiasmo ad andare con lui, ma Balder si ritrasse, spaventato, e non volle sentire storie.
Frigga mi coprì di pellicce e vestiti pesanti, che mi solleticavano il naso, e che mi sembravano inutili, dato il caldo afoso di Asgard. Prendemmo il Bifrost e la macchina si azionò, divorandoci in un lampo di luce.
Quando giungemmo su Jötunheim, mi mancò il respiro, e i miei occhi si persero nella immensa vastità di quella landa di ghiaccio.
Guardavo all’orizzonte, e sembrava che il mondo non avesse fine.
Ad Asgard potevo vedere dalla finestra della mia camera dove finiva il mondo, laggiù... nei pressi di quei cancelli dorati e delle sue alte mura. Potevi dire: “Ecco, qui inizia Asgard, e a quel muro laggiù finisce, vedi? In un paio d’ore, se vai veloce, puoi andare da un capo all’altro del nostro regno, non è fantastico? Puoi toccare le sbarre del cancello a nord e, se hai una guida esperta e un cavallo forte sulle zampe, neppure due ore dopo, puoi andare a sfiorare le antiche e pesanti mura che si trovano a sud.”
Ma i giganti del ghiaccio non potevano dirlo, e mi domandai come si sentissero in quella sconfinata vastità di terra e ghiaccio. Io mi sentivo abbastanza sperduto.
Arrivammo al grande palazzo di ghiaccio, una costruzione imponente che io osservai con la bocca spalancata, senza riuscire a chiuderla a causa dello stupore.
Quando poi incontrammo Farbauti, il re di Jötunheim, la mandibola mi arrivò quasi a terra. La sua mole era mastodontica, quella pelle blu, e quelle venature scure... mi ritrovai a studiarle con attenzione, come se fosse un complicato disegno da interpretare.
Dopo i dovuti saluti e reverenze, Farbauti posò quegli occhi fiammeggianti su di me e mi disse:
“Attento, ti si congelerà la lingua se continui a tenere la bocca aperta a quel modo.”
Mi sentii le guance avvampare, e quando lo sentii ridere in quel modo inquietante mi si rizzarono tutti i peli della schiena.
“Su, non ti offendere, Thor, il re stava solo scherzando.” Disse comprensivo mio padre, intuendo come mi sentissi. E poi aggiunse rivolgendosi a Farbauti:
“Se per te va bene, possiamo anche cominciare, non credi?”
Il possente gigante fece cenno di si con la testa e poi si girò ancora una volta verso di me. Io riuscii a mala pena a trattenni dal nascondermi dietro mio padre.
“Piccolo asgardiano, non temermi, siamo amici di tuo padre e della tua gente. Ora però voglio presentarti il mio figlio primogenito. Loki, su non fare il timido e vieni avanti.”
 Da dietro le gambe dell’enorme gigante sbucò un ragazzino, più o meno della mia età, che mi guardò con aria impertinente.
“Loki...”
Il bambino guardò accigliato me e poi suo padre, e si rese conto che era meglio non disubbidire, così avanzò a piccoli passi, con un’andatura talmente aggraziata da sembrare quella di una femmina.
Mi arrivò abbastanza vicino, e io potei guardarlo bene.
Anche lui aveva la pelle tutta blu, ma di un azzurro chiaro, quasi etereo, con le stesse venature del padre, anche se più morbide e quasi violacee. I capelli corvini gli andavano davanti al viso, ma lui sembrava non preoccuparsene. Gli occhi erano di un rosso carminio acceso, e quello sguardo sembrò bruciarmi.
Infine, mi accorsi con grande sorpresa che dalla fronte spuntavano due piccole corna ricurve.
Mi guardò con un'espressione carica di disprezzo, arricciò il naso, e quindi si rivolse a suo padre dicendo:
“È uno stupido. Come posso giocare con lui?”
Lo sguardo severo che Farbauti gli rivolse mi terrorizzò, ma mio padre sembrò prenderla sul ridere, e sorridendo disse:
“Vostro figlio è proprio sveglio... sì, in effetti Thor è un po’ testone. Ma ha un gran cuore, Loki... perché non provate a fare amicizia?”
Io non sapevo se sentirmi offeso, o incuriosito. Sta di fatto che, per quanto ci provassi, proprio non riuscivo a sentire rancore nei confronti di quel bambino dallo sguardo tagliente, e decisi di dargli una possibilità.
Sorrisi radioso e gli tesi la mano.
“Piacere di conoscerti, io sono Thor, figlio di Odino. Come va?”
Loki guardò la mia mano tesa, poi puntò i suoi occhi su di me e infine di nuovo sulla mia mano.
Decise di stringerla, la sua pelle era freddissima.
“Sono Loki, figlio di Farbauti, e per me NON è un piacere.” Scandì, piuttosto altezzosamente.
Strinsi quella mano e me la portai vicino al viso, poi con l’altra sfiorai la pelle del dorso, seguendo le linee violacee lungo il braccio.
Loki sembrava infastidito e spaventato da quel contatto, e sibilò:
“Sei bollente, lasciami!”
Io alzai lo sguardo e lo fissai, esclamando incredulo:
“Perché sei così freddo? Sei fatto di ghiaccio per caso?”
Se quella pelle blu fosse stata in grado di arrossire, forse lo avrebbe fatto.
Esibì uno sguardo sconcertato, e poi lo rivolse di nuovo a suo padre, dicendo con tono stizzito:
“Lo vedi?! È un idiota!”
Sorrisi a quel ricordo, e mi alzai dal letto, stranamente rinfrancato, per prepararmi alla partenza in direzione di Jötunheim.
Chissà che fine ha fatto quel piccolo Jötun. Mi chiedo se lo rivedrò... in un certo senso, quasi lo spero...


________L'angolino dell'autrice______________
Salve a tutti spiluccattori di fanfiction di thor e loki, come va? ecco un altro capitolo.. uscito a distanza di secoli dal primo, e di questo chiedo venia, almeno un po' più lungo del precedente.. XD sì, vi sto imbeccando a piccole pillole per questa storia.. ma i primi capitolo per me sono sempre così.. quando la storia prenderà il via vi ritroverete pagine e pagine di allegri sporloqui, quali sono i miei discorsi.. XD coooomunque.. in questo cap si vede un piccolo ritaglio dell'infanzia di thor e loki, le cui vite si intrecciano ma solo raramente e di sfuggita.. abbiamo un Balder piuttosto bellicoso... e un Odino che sembra un vecchio in stato di casa da riposo.. XD spero che vi sia piaciuto comunque...e che non sia andata troppo OOC... Se vi è piaciuto commentate.. e anche se non vi è piaciuto.. ditemi insomma cosa ne pensate senza ricoprirmi di insulti per cortesia.. eheh. :D
Bacioni, la vostra Jack

   
 
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