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Autore: Meme06    27/07/2012    2 recensioni
'Glielo avresti detto un giorno. Di quello ne eri convinta, non saresti riuscita a continuare a tenerti tutto dentro. Ma per il momento… avresti sopportato questa cosa, e ti saresti imposta che ti bastava solo la sua amicizia.'
Spero che con questo piccolo pezzetto ho smosso la vostra curiosità :P
è la prima Shojo-ai che scrivo e mi piacerebbe sapere se fa troppo schifo oppure è abbastanza decente XD
Spero di sapere le vostre opinioni al più presto :P Ciao, ciao! :D
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Aspettare a parlarti… Sperare di seguirti


Quando, per scherzo… perché così succedeva, i capelli lunghi e castani della tua amica, ti giungevano alle mani, ti passavano fra le dita… ti sentivi come se qualcuno ti avesse fatto pilotare una nuvola. Il tuo sogno di quando eri una bambina.

Eri sempre stata strana. Avevi sempre avuto sogni e comportamenti bizzarri, che si staccavano da tutto il resto. Nonostante questo, eri sempre stata un tipetto allegro, anche se riservato, e non avevi mai avuto problemi con i compagni - con la classe in generale. Ridevi e scherzavi con tutti. Eri amica di tutti… e al tempo stesso lo eri di nessuno. Ciò che non avevi mai avuto, in sedici anni di vita scolastica, era una migliore amica. Non era mai arrivata, quella ragazza in cui potersi specchiare. Quella persona che ti avrebbe fatto capire i tuoi difetti - con sincerità - i tuoi pregi - con felicità - che avrebbe capito le tue preoccupazioni senza bisogno di tante parole. Che ti avrebbe capita senza bisogno di dire troppo. No, non era ancora arrivata. E, quando i tuoi diciassette anni si erano fatti sentire, in un fredda giornata chiamata diciannove febbraio, avevi ormai capito che come persona eri davvero unica al mondo. Non ti eri mai confidata con le tue amiche. Non ci riuscivi. Non le sentivi così vicine e così simili a te, da poter fare una cosa così profonda.

Per questo, il tuo unico tipo di sfogo era un altro. No, non era il diario come la maggior parte delle ragazze. Era un piccolo registratore. Di colore bianco, con qualche particolare in argento.

Lo usavi quando ne aveva bisogno. Quando magari sentivi qualcosa dentro che avevi bisogno di gettare fuori, al vento, al nastro nero che si avvolgeva… era consolatorio.

Grazie a quel metodo, eri piena di piccole cassette. Etichettate con etichette di colori diversi, e con su scritto sopra un titolo che solo tu avresti potuto capire. In quel modo, ti sentivi libera, ti liberavi ogni volta… e poi alleggerivi il peso, facendo quelle etichette da sola… attaccandole alla cassetta e scrivendoci sopra titoli bizzarri. Molti, senza alcun senso.

Anche quando eri piccola lo facevi. Con i tuoi pensieri infantili e i desideri troppo fantasiosi per essere realizzabili.

Cavalcare… no, pilotare una nuvola… magari dalle sfumature blu, come il colore che amavi tanto. Viaggiare insieme a Peter Pan. Diventare un pilota di aeroplani. Farsi insegnare da gli uccelli, il trucco per volare sempre più in alto… fino a sfiorare il sole e a sentire un caldo tremendo per la troppa vicinanza ai suoi raggi.

Volare. Questo era sempre stato il tuo sogno principale. Ma non volare via. A te piaceva il posto in cui vivevi. Il tuo unico desiderio, era essere spensierata. Era vivere senza troppi desideri… chi è spensierato non pensa, ti ripetevi, se io lo fossi non mi preoccuperei di avere un'amica del cuore.

Queste cose, già le pensavi a otto anni. Come se già sapessi, che l'amica che cercavi… no sarebbe mai arrivata. Non l'avresti mai trovata.

Per questo, ancora nessuno sapeva quand'era il tuo compleanno. Poi si sa… anche quando le persone ti chiedono le cose, se non è davvero ritenuto importante, le cose le dimenticano. E quella era la prova, che tra le tante amiche che avevi… nessuna era lei.

Forse pretendevi troppo dalle persone. Comprendersi dopotutto, non è affatto facile. Trovare qualcuno che indovini i tuoi pensieri… ne volevi troppe, diciamolo!

Una volta sola, ti era sembrato di aver trovato la persona che cercavi… ma poi, quando le stavi per raccontare un tuo segreto. Quando ti stavi per confidare con lei… hai detto no. Non potevi farlo. Non te la sentivi. Non era la persona giusta e come tale, non sarebbe mai venuta a conoscenza dei tuoi segreti.

Forse proprio per questo… Non ti saresti mai aspettata, che proprio in quell'anno dei tuoi diciassette anni- quando avevi pensato quelle cose, quando avevi espresso il desiderio di poter essere comunque felice, anche così… - avresti trovato ciò che tanto avevi desiderato.

Era arrivata, verso aprile. All'inizio del nuovo anno scolastico. Una ragazza dai lunghi capelli castani. Trattenuti in una treccia morbida, con un grande fiocco giallo a chiuderla. Gli occhi neri erano allegri e profondi. Anche se le labbra non sorridevano, quei due pozzi d'inchiostro si. Era n piacere anche solo guardarle il viso. Appena entrata in classe, dopo la presentazione, ti aveva rivolto uno sguardo fugace. Ma era stato rivolto a te. E questo, ti aveva smosso qualcosa dentro. Il fatto che quando si era guardata in giro… aveva guardato te.

Te. Una ragazza come tante. Con dei corti capelli neri, fino alle spalle. Con due fermagli azzurri a trattenerti una ciocca ribelle nel lato destro. Gli occhi scuri e grandi. Nonostante il colore, luminosi.

"Salve a tutti, mi chiamo Minami Saitou".

Aveva detto quella ragazza. E subito, nella tua mente, quel nome era stato registrato. Non eravate sedute vicino. Non ricordi neppure com'era successo che ti era venuta a parlare. Una scusa banale, quello si…

Come chiedere dov'era la biblioteca, se le potevi prestare una matita. Ma qualunque cosa fosse stato… che ti importava dopo tutto?

Avevi trovato lei. Avevi trovato quella che cercavi. E senza che te ne accorgessi… avevi trovato anche qualcos'altro.

Quando veniva a scuola. L'uniforme le stava benissimo e tu glielo facevi sapere. Abbracciandola. E lei che ti sorrideva e arrossiva ai tuoi complimenti.

Quando uscivate. Che non c'era un secondo in cui non la fissavi, in cui non la osservavi parlare. Ti piaceva tantissimo come parlava, ti piaceva tantissimo come si muoveva.

Quando ancora non te n'eri accorta di questa tua grande amicizia nei suoi confronti, ti piacevano anche i suoi commenti sui ragazzi che passavano. Ridevi, perché almeno lei rideva con te. E tu adoravi vederla ridere, ti faceva piacere, perché sapevi che eri stata tu. A renderla felice.


"Minami! Aaaahhh!!" avevi esclamato, prima di metterti a ridere. Eravate inciampate entrambe e finite una sopra l'altra.

"Scusa, scusa Mana…" ti aveva detto Minami, ridendo e togliendosi da sopra di te.

Tu avevi riso con lei, l'avevi guardata… e per una volta, non avevi visto la tua amica.

"Niente, niente… dai, torniamo a casa… " avevi detto. Perché, ormai, andavate a scuola insieme ed era anche normale vivere nella stessa casa. Dividere la stessa stanza, le spese… La vostra amicizia era veramente bella.

Ma tu non ti sentivi completa. Quando guardavi quegli occhi, quando fissavi quelle labbra muoversi e parlare, quando le facevi la treccia… erano tutti bellissimi momenti, ma non ti bastavano. Non ti bastava più. Volevi di più. Ma neanche tu sapevi cosa e perché.

Volevi che la sera, quando tornava dal suo lavoro part-time, non ti dicesse semplicemente 'ciao'.

Volevi che, quando la mattina vi svegliavate, non ti dicesse semplicemente 'buongiorno'.

Volevi che quando eravate a scuola, guardasse te e non i ragazzi carini.

Ma come potevi pretenderlo? Lei non sapeva nulla di questi tuoi desideri. E tu ti vergognavi a farglieli sapere.

Se anche solo ci pensavi di dirglielo, arrossivi e ricevevi un'occhiata strana da parte di Minami.

Glielo avresti detto un giorno. Di quello ne eri convinta, non saresti riuscita a continuare a tenerti tutto dentro. Ma per il momento… avresti sopportato questa cosa, e ti saresti imposta che ti bastava solo la sua amicizia.


"Cosa mangiamo stasera?" avevi domandato, guardandola cucinare. Adoravi la sua cucina. Ma d'altro canto… c'era qualcosa che non ti piaceva di Minami? Esisteva qualcosa di lei che saresti riuscita a commentare con un 'non mi piace'?

"Qualunque cosa va bene, basta che cucini tu."

No, non esiste. Le tue risposte la assecondano, la carezzano, la fanno ridere, la fanno sorridere contenta. Non se n'era accorta.

Doveva essere difficile per te nasconderle il forte affetto che provavi nei suoi confronti. Ma Minami, quella ragazza… come avrebbe potuto accorgersene?

Tra amiche sono normali gli abbracci, i baci sulla guancia, i complimenti… come poteva sapere che dietro questo per te, si nascondeva altro? Che le tue dimostrazioni d'affetto contavano così tanto da farti impazzire?

Non poteva… Non poteva… Fino a che non glielo hai detto.


Quel giorno, era stato come se le nuvole in cielo, grigie, avessero deciso di fermare la pioggia che stavano piangendo, quasi a farti una grazia. Un regalo per ciò che stavi per dire.

Quel giorno, era stato come se anche le automobili, i professori, il lavoro, avessero capito le tue intenzioni… e avessero fatto il meno possibile per disturbarti.

L'avevi trascinata nella vostra camera. Timorosa della sua reazione, della sua risposta.

Fissavi incentra la porta. Quasi riuscivi a vederla, la paura concretizzarsi. Vederla raccattare le sue cose e fuggire. Gridandoti in faccia 'Come ci speravi, idiota?!?' Non sarebbe stato da lei e tu lo sapevi, ma questa cosa ti perseguitava.

Se non ti avesse voluta come amante.

Che almeno ti accettasse come amica.

Questo avevi pensato e sperato fino a quel momento. E mentre vi trovavate lì, il coraggio di parlare, di aprire quelle labbra carnose e rosate, non lo avevi.

Minami ti guardava confusa. Cercando in ogni modo, di scorgere in quell'abisso nero, che erano i suoi occhi, cosa ti passasse per la testa in quel momento. Sorrideva, sorrideva stranita, quasi preoccupata. Per quello che le dovevi dire e che non ti decidevi a svelarle.

Poi lo hai fatto.

Le labbra si sono schiuse, e dopo qualche minuto anche la voce iniziava a farsi raggiungibile alle orecchie di quella che per il momento, era ancora tua amica.

Le hai detto tutto. Osservando il suo sguardo mutare. Talvolta triste, talvolta allegro, la maggior parte neutro. Ti lasciava parlare, ti ascoltava. Senza farti capire se quelle cose che tu le dicevi la toccavano in un qualche modo. Probabilmente, solo a fine discorso lo avresti saputo.

Poi… un'improvvisa rivelazione ti ha lasciato perplessa. E dopo quelle parole, ti eri chiesta davvero se quel discorso ne era veramente valso la pena farlo.


"Mana, tu sei e resterai sempre la mia migliore amica".

  
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