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Autore: Blue_moon    27/07/2012    3 recensioni
Primo libro della trilogia Similitudini.
Dal prologo:
"Nonostante fosse nato nell'oscurità di Jotunheim, Loki bramava la luce.
Il suo calore, la sua purezza e, soprattutto, la sua capacità intrinseca di creare ombre profonde e insondabili. Le stesse che sentiva di avere dentro, le stesse che l'accecante luce di Odino e Thor aveva creato nella sua vita.
Essere lasciato al freddo e al buio era una punizione peggiore di quanto lui stesso pensasse.
Ma c'era una cosa che, in parte, lo consolava.
Fino a che fosse stato sotto la protezione del Padre degli Dei e di Thor, non avrebbe potuto essere bersaglio dell'ira di Thanos, l'oscuro signore con cui si era alleato e di cui aveva disatteso le aspettative.
Loki era scaltro e realista, teneva alla propria vita.
Senza di essa non avrebbe potuto raggiungere i suoi obiettivi, né dimostrarsi degno dell'onore che sapeva di meritare.
Per ora, anche se impotente, si trovava in uno dei posti più sicuri all'interno dei nove regni, protetto dall'amore cieco e stupido di chi si credeva migliore di lui.
Almeno, così aveva sempre creduto."
Genere: Azione, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Similitudini'
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Buonasera a tutti!
Allora, premetto che sono nuova delle sezione, e che questo genere di trame non sono assolutamente il mio genere, ma qualcosa, un'esigenza letteraria, diciamo, mi ha spinto ad imbarcarmi in questa avventura.
Un altra cosa che ci tengo a precisare è che so già che la mia trama, almeno all'inizio, può apparire uguale a tante altre che già ci sono pubblicate nella sezione. Spero comunque che il mio modo di sviluppare i personaggi vi incuriosisca e vi spinga a leggere.
La storia non sarà molto lunga, e credo che riuscirò ad aggiornarla con una frequenza più o meno settimanale, anche se forse non durante questo periodo estivo.
Ok, la smetto e vi lascio al prologo.
Baci, Nicole

DISCLAMER: ovviamente non scrivo a scopo di lucro, i personaggi appartengono ai leggittimi proprietari e la mia è un interpretazione del tutto personale e basata unicamente sulla versione cinematografica e non dei fumetti originali della Marvel.










Su Asgard la luce era onnipresente.
Si rifletteva sui tetti di metallo lucido, splendeva sulle strade lastricate e rifulgeva sui volti perfetti dei suoi abitanti, rendendo tutto quanto ammantato da un'aura di perfezione irreale.
Eppure, dietro quella pace, quella bellezza, si nascondevano animi oscuri, opposti a quella luce.
Loki sapeva di essere uno di loro, ma era anche consapevole di non essere l'unico.
Era stata una sua scelta quella di abbracciare la causa della vendetta, ma non poteva dimenticare tutto quello che gli era stato fatto per spingerlo in quella direzione. E il fatto che lui fosse stato punito, e loro vagassero ancora in quella luce, lo riempiva di rabbia, all'interno dell'oscurità in cui era stato relegato.
Quella prigionia, piuttosto che farlo riflettere sui suoi peccati, stava alimentando sempre di più la sua ira, il senso di disprezzo per il popolo ipocrita di Asgard e la fame di potere.
Come un leone in gabbia, era stremato e umiliato, ma pronto a sbranare i propri aguzzini non appena ne avesse avuto l'opportunità. Più Asgard  lo spingeva verso il basso, più sarebbe stata fulminea la sua risalita, il suo ritorno allo splendente mondo che lo rifiutava.
Nonostante fosse nato nell'oscurità di Jotunheim, Loki bramava la luce.
Il suo calore, la sua purezza e, soprattutto, la sua capacità intrinseca di creare ombre profonde e insondabili. Le stesse che sentiva di avere dentro, le stesse che l'accecante luce di Odino e Thor aveva creato nella sua vita.
Essere lasciato al freddo e al buio era una punizione peggiore di quanto lui stesso pensasse.
Ma c'era una cosa che, in parte, lo consolava.
Fino a che fosse stato sotto la protezione del Padre degli Dei e di Thor, non avrebbe potuto essere bersaglio dell'ira di Thanos, l'oscuro signore con cui si era alleato e di cui aveva disatteso le aspettative.
Loki era scaltro e realista, teneva alla propria vita.
Senza di essa non avrebbe potuto raggiungere i suoi obiettivi, né dimostrarsi degno dell'onore che sapeva di meritare.
Per ora, anche se impotente, si trovava in uno dei posti più sicuri all'interno dei nove regni, protetto dall'amore cieco e stupido di chi si credeva migliore di lui.
Almeno, così aveva sempre creduto.

Periodicamente, Loki non sapeva ogni quanto esattamente, delle guardie lo prelevavano e lo portavano al cospetto di Odino, Thor e alcuni saggi, i quali avevano il compito di valutare il suo pentimento.
Loki non rispondeva mai alle loro domande.
Non vedeva come le sue parole potessero modificare il giudizio già emesso nei suoi confronti. D'altronde, nemmeno lui credeva sul serio di poter cambiare ciò che era la sua natura, o forse, più semplicemente, non ne vedeva la ragione e non ne aveva il desiderio.
Solo Thor, stupidamente, insisteva perché gli fosse data una “seconda occasione”, ma le sue suppliche cadeva sempre nel vuoto.
Loki non si sottraeva a quelle udienze per un semplice motivo: se voleva fuggire, doveva sfruttare quei momenti in cui le porte della sua prigione erano lasciate aperte.
Stava raccogliendo le forze e le idee, ripassando, viaggio dopo viaggio, il percorso lungo cui le guardie lo conducevano, per identificare con esattezza in che zona della città si trovava.
Il piano era quasi pronto, ma ugualmente Loki stava attendendo.
Ancora poco tempo, e l'arroganza degli asgardiani gli avrebbe facilitato le cose.
Proprio per questo suo essere così attento durante quei brevi tragitti, quel giorno Loki capì immediatamente che c'era qualcosa di strano. I corridoi non erano gli stessi e qualcosa nelle guardie l'aveva messo immediatamente in allarme, facendo scattare i sensi vigili. Solo quando un sottile raggio di luce illuminò i tratti immobili dei suoi accompagnatori, rivelando un sinistro luccichio azzurro intenso nelle pupille, Loki capì di essere stato uno sciocco a confidare in Asgard.
Lui per primo avrebbe dovuto sapere quanto fosse facile violare i sistemi di sicurezza della città, dato che era stato uno dei primi a farlo.
Thanos l'aveva trovato.
Cercando di mantenere il sangue freddo, Loki sbirciò le armi delle guardie.
Per potersene impadronire avrebbe dovuto prima impedire loro di ucciderlo o ferirlo.
Respirò a fondo, concentrandosi, e proiettò nelle menti dei soldati, già soggiogate e quindi deboli, un'immagine di sé stesso che si liberava e tentava di aggredirli.
Si appiattì contro la parete, sfuggendo dal combattimento che le due guardie aveva ingaggiato l'una contro l'altra osservando il risultato della sua illusione.
In pochi secondi, entrambe le guardie giacevano a terra, morte. Si erano trafitte a vicenda.
Loki si beò per un istante della sensazione di onnipotenza che gli donava tornare ad utilizzare le sue doti. L'unica cosa che lo elevava al di sopra di tutte le altre menti oscure di Asgard era il suo coraggio d'agire, di ammettere di fronte all'intero universo chi era senza nessuna paura.
Riordinando in fretta le idee, si liberò dalle manette di metallo utilizzando la lama affilata di una delle lance, poi l'afferrò, sentendosi più sicuro, ora che poteva difendersi.
Ma la sensazione durò solo il tempo di arrivare in fondo al corridoio.
Non ebbe nemmeno il tempo di accorgersi del soldato di Thanos, l'esplosione di luce azzurra accecò i suoi occhi e poi lo privò di nuovo della luce.
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A presto! ^-*

  
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