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Autore: mangagirlfan    27/07/2012    1 recensioni
[…]Amava il Natale, la nostra Orihime, perché le permetteva di dimostrare alle persone che aveva accanto quanto volesse loro del bene. Con semplici gesti e regali altrettanto semplici, certo, ma per i suoi amici - e questo lo sapeva - erano le cose più belle che potessero ricevere. Si sentiva un pochino come Babbo Natale, nonostante non ci fossero camini dove passare e renne da cui farsi trainare.
Molte volte si era chiesta, da bambina, come facesse quel vecchio signore a passare per dei posticini così angusti e ristretti quali erano i camini, pieni di fuliggine e bui come la notte. Poi, quando crescendo aveva scoperto che, ahimè, quell'uomo dal viso simpatico, la risata cristallina e sempre di buon umore non esisteva, le era crollato tutto un mondo, facendola desistere dal continuare a domandarsi certe cose oppure a cercare una spiegazione tra gli occhi di un fratello che continuava ad osservarla, sorridendo.[…]
Personaggi: Grimmjow jaggerjack, Orihime jaggerjack, [GrimmHime]
Note: AU, Oneshot, Commedia, Romantico, introspettivo
Ha partecipato all'iniziativa di natale: Gift Boxes Challenge!
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inoue Orihime, Jaggerjack Grimmjow
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Tu ed io... Più L'altra! '
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Titolo: La felicità scesa dal camino
Fandom: Bleach
Personaggio/Coppia: Grimmjow Jaggerjack, Orihime Inoue [GrimmHime]
Prompt: Pacco Giallo; Camino, "ma Babbo Natale non doveva essere un’uomo?"
Rating: Pg
Conteggio Parole: 2103
Riassunto: […]Amava il Natale, la nostra Orihime, perché le permetteva di dimostrare alle persone che aveva accanto quanto volesse loro del bene. Con semplici gesti e regali altrettanto semplici, certo, ma per i suoi amici - e questo lo sapeva - erano le cose più belle che potessero ricevere. Si sentiva un pochino come Babbo Natale, nonostante non ci fossero camini dove passare e renne da cui farsi trainare.
Molte volte si era chiesta, da bambina, come facesse quel vecchio signore a passare per dei posticini così angusti e ristretti quali erano i camini, pieni di fuliggine e bui come la notte. Poi, quando crescendo aveva scoperto che, ahimè, quell'uomo dal viso simpatico, la risata cristallina e sempre di buon umore non esisteva, le era crollato tutto un mondo, facendola desistere dal continuare a porsi tutte quelle domande oppure ed al cercare una spiegazione tra gli occhi di un fratello che continuava ad osservarla, sorridendo.[…]
Note: Oneshot, AU, Introspettivo, Commedia, Romantico

Ed ecco qui con la mia ennesima Oneshot dedicata a questa coppia che adoro alla follia. Fosse per me scriverei quintalate di fiction su Orihime, ma forse è il caso di lasciarvi vivere e non farvi morire a causa delle mie schifezze XD comunque, che dire, ultimamente non sono soddisfatta di tutte le storie che scrivo, ho sempre qualche problema, devo ammetterlo. E questo succede soprattutto quando non posso leggere libri considerati tali =_= ed escono degli obbrobri grammaticali che mi fanno venire il voltastomaco.
Ma devo ringraziare una persona e le sue storie se, finalmente, sono almeno un pochino soddisfatta di questa cosina qui che vi apprestate a leggere. La dedico alla ElderClaud (tu donna che mi hai messo la fissa su questi due!) che dopo mesi di assenza è ritornata sui lidi della scrittura ed è stata una vera fonte di ispirazione per me <3 ogni volta che leggo i suoi lavori mi infiammo di un fuoco sacro che mi spinge a scrivere cose lunghissime, io che di solito tendo sempre a scrivere delle flash invece che delle oneshot XD Beh, direi di lasciarvi alla lettura invece di rompervi le balle con questi miei sproloqui inutili u.u
Buona lettura a tutti <3


Orihime adorava il Natale. Il mondo era pieno di luci e tutti sorridevano felici perché ciò che li circondava sembrava migliore e le cose brutte venivano accantonate in un angolino, lasciate da parte, almeno per un po'. Amava il Natale, la nostra Orihime, perché le permetteva di dimostrare alle persone che aveva accanto quanto volesse loro del bene. Con semplici gesti e regali altrettanto semplici, certo, ma per i suoi amici - e questo lo sapeva - erano le cose più belle che potessero ricevere. Si sentiva un pochino come Babbo Natale, nonostante non ci fossero camini dove passare e renne da cui farsi trainare.
Molte volte si era chiesta, da bambina, come facesse quel vecchio signore a passare per dei posticini così angusti e ristretti quali erano i camini, pieni di fuliggine e bui come la notte. Poi, quando crescendo aveva scoperto che, ahimè, quell'uomo dal viso simpatico, la risata cristallina e sempre di buon umore non esisteva, le era crollato tutto un mondo, facendola desistere dal continuare
a porsi tutte quelle domande ed al cercare una spiegazione tra gli occhi di un fratello che continuava ad osservarla, sorridendo.
La ragazza puntò lo sguardo sul finto camino che si trovava nello sgangherato e fatiscente appartamento di Grimmjow, ripensando a tutti quei vecchi ricordi ed a tutti i quesiti che si era sempre fatta da bambina. Sorrise, un sorriso nostalgico, certo, ma comunque sereno e dolce. Si sedette sul pavimento, accanto all'albero di Natale che aveva appena finito di allestire lei stessa in casa di Grimmjow. Il suo ragazzo non era il tipo che festeggiava volentieri, per lui certe ricorrenze erano solo un brutto modo per ricordargli quanto fosse stato solo, in passato. Ma, quando quello stesso giorno - alle cinque di mattina, precisiamo - lei era entrata in casa sua mentre stava uscendo per andare al lavoro, l'aveva guardata stranito ed alquanto perplesso. E la ragazza dai lunghi capelli castani continuava a sorridere, il capo leggermente reclinato ed i grandi occhi nocciola lucidi per un sonno che non accennava ad allontanarsi da lei, nonostante la buona volontà che la pervadeva. Quando poi gli aveva spiegato che quel giorno avrebbe addobbato il piccolo appartamento, aspettandolo lì fino al suo ritorno, lui aveva mugugnato qualche protesta, cercando di convincerla che casa sua era bella così com'era, senza addobbi assurdi ed ingombranti. Ma lei era testarda ed insistente quando ci si metteva, di un'insistenza dolce e leggera, certo, ma riusciva sempre a fargli fare tante piccole cose che, anche se non l'avrebbe ammesso mai, gli riempivano il cuore di quel calore che da bambino gli era sempre stato negato. Le aveva persino chiesto se quella non fosse stata un'idea della sua sciocca coinquilina dai capelli verdi - per riuscire a farla desistere - ma lei aveva risposto che no, era sua, l'idea, e che quindi non avrebbe dovuto protestare. Così le aveva lasciato le chiavi di casa - le sue, perché la copia che le aveva dato per il Natale precedente era stata persa in non si sa quale cassetto - dandole un bacio veloce e fugace sulla fronte, tentando inutilmente di nascondere il profondo imbarazzo che quella ragazza con la sua dolcezza riusciva sempre a fargli provare, nonostante non fosse il tipo da romanticherie e cose simili.
Orihime si stiracchiò un poco, continuando a fissare quel finto camino che mai avrebbero potuto usare, ma che a suo parere era sicuramente perfetto per quell'atmosfera che per tutto il giorno aveva cercato di ricreare. Aveva persino appeso un paio di calze colorate sopra la trave portante, con i loro due nomi cuciti sopra a mano da lei stessa. Quante volte si era piantata quell'ago nei polpastrelli! Ormai aveva perso il conto delle punture ma non quello dei cerotti ancora presenti sulle dita.
"Sarebbe bello se fosse vero. Potrei accendere un bel fuoco e tutto sarebbe perfetto." mormorò, sorridendo ancora, intrecciando le dita le une nelle altre, le mani portate di fronte al suo viso in quel suo gesto abituale e fresco che il suo ragazzo tanto adorava.
Orihime voleva regalare a Grimmjow, quest'anno più che mai, un Natale meraviglioso, che potesse cancellare tutti quei tristi momenti passati in una catapecchia, privo di una madre ad abbracciarlo e coccolarlo, come ogni bambino piccolo desidera.
Si alzò, sgranchendosi le braccia e le gambe, andò a controllare il forno un po' sgangherato - ogni volta che ci metteva mano temeva che saltasse per aria - fiera del tacchino che era riuscita a cucinare. Neliel era diventata matta con lei un mese intero perché ogni tentativo di imparare la ricetta originale del tacchino ripieno era sempre un gran disastro e lei, Orihime, desiderava che tutto fosse pressoché meraviglioso.
Quella sera era la vigilia di Natale, mancava poco all'ora stabilita per la sorpresa che si era ripromessa di fargli e Grimmjow ancora non si vedeva. Un po' rossa in viso si diresse verso il finto camino, afferrando un sacchetto che si era apprestata a nascondere appena entrata in casa, controllando che il contenuto fosse al proprio posto. Così corse veloce in camera, tirando fuori per prima una grande barba bianca, folta e decisamente ingombrante. Chissà se le sarebbe stata su o se le sarebbe caduta sul collo mille volte.
Quell'assurda idea le era venuta un giorno di qualche mese prima, quando Grimmjow, di fronte al grande magazzino in centro, aveva visto la lunghissima fila di bambini pronti a vedere Babbo Natale.
"Mio padre non mi ha mai detto che Babbo Natale esisteva. Per lui era solo una gran sciocchezza." aveva esclamato lui, guardandosi distrattamente in giro mentre lei fissava ancora quello spettacolo con gli occhi pieni di una dolcissima nostalgia.
E così, dopo quell'occhiata indifferente che lei riusciva sempre ad interpretare, nonostante il ragazzo tentasse sempre di nascondere tutto dietro una facciata dura e seria, aveva deciso che sarebbe stata lei il suo Babbo Natale, almeno per quell'anno. Non sarebbe scesa da un camino - anche se avrebbe tanto voluto - ma i regali - perché erano più di uno - sarebbero arrivati comunque. E lo avrebbero reso felice. Almeno, così sperava.
Quando finalmente il vestito - che le stava tremendamente largo - fu finalmente indossato, Orihime corse nel salottino, tanti pacchetti in mano, pronti per essere messi sotto l'albero. Quando la mezzanotte scattò, la ragazza si accucciò dentro al camino, facendo finta di uscirne fuori, ridacchiando un "OH-OH-OH" degno di quelli che suo fratello le faceva sempre ogni Natale. Appoggiò accanto alle proprie ginocchia un paio di regali, mentre i restanti venivano semi-nascosti con perizia sotto i rami dell'albero, posizionandoli in modo che, se Grimmjow fosse arrivato troppo presto, non li avrebbe notati fino all'indomani mattina. Aveva quasi finito la sua operazione quando sentì scattare la serratura della porta d'entrata. Sobbalzò, il cuore che accelerava sempre di più, mentre cercava un posto dove nascondersi e nascondere i restanti regali di Natale. Si sentiva un po' ridicola conciata in quel modo e, nonostante avesse voluto fare come suo fratello Sora quando lei era ancora una bambina, non voleva farsi vedere vestita così da Grimmjow, anche se l’idea iniziale era stata quella. Quando i suoi occhi si posarono dentro al camino pensò che quello era l'unico posto fattibile dove rifugiarsi in quel momento, nascosto com'era dal grande albero fittizio che aveva fatto trascinare fino a lì da un paio di suoi colleghi di lavoro che le dovevano un paio di favori. Ed anche un paio di turni liberi in panetteria.
Quando il ragazzo dai capelli azzurri entrò non notò niente di diverso dal solito. Era troppo stanco per guardarsi in giro e l'unica luce accesa era quella che si trovava in cucina. L'avevano tenuto tutto il giorno occupato con la scusa che da Natale fino al primo dell'anno lui se ne sarebbe restato in vacanza ed ora, esausto com'era, voleva solamente buttarsi sul divano, mangiare un boccone, ed andarsene a dormire. Peccato che non avesse fatto i conti con la sua ragazza. Inutile dire che si era dimenticato di lei e della sua assurda idea, con tutto quello che aveva dovuto sopportare fino a poco prima. Solo quando cappello, giubbotto e la sua giacca da guardia notturna furono lanciati sull'attaccapanni in malo modo, il ragazzo notò che c'era qualcosa di diverso nel suo povero appartamento. Per prima cosa aveva sentito suonare dei campanelli e fino a prova contraria in casa sua non ce n'erano. Quando poi accese finalmente la luce poté notare una serie infinita di addobbi natalizi posizionati in maniera alquanto strategica per gran parte delle stanze. Tra festoni, lucine colorate e l'enorme albero di Natale in salotto, casa sua sembrava decisamente quella di un'altro. Solo quando vide in lontananza le due calze colorate appese sulla trave portante del camino si ricordò di Orihime e di quella sua assurda promessa che, sicuramente, non credeva avrebbe mantenuto in maniera così impeccabile. Eppure doveva saperlo che la sua ragazza, quando ci si metteva, sapeva cavarsela sempre, in qualunque situazione. Soprattutto in quelle più strane.
"Orihime" la chiamò, quasi fosse un ordine perentorio, facendo passare alla ragazza la voglia di uscire dal suo nascondiglio.
"Orihime?" chiese ancora, quando notò uno strano movimento dentro a quel camino fatiscente che già più di una volta gli aveva solo creato parecchi problemi.
Solo dopo un paio di secondi sentì una stranissima risata – un po’ stridula, forse per l’imbarazzo – e vide un’enorme macchia rossa e bianca uscire fuori da dentro il camino, un paio di pacchetti ancora tra le braccia esili.
Non rise , Grimmjow. Almeno, non fu così stupido da riderle in faccia ma la voglia fu davvero tanta. Vedere la sua Orihime conciata in quel modo, la barba messa male, il vestito grosso tre volte lei, aveva reso almeno un pochino più divertente il suo ritorno a casa dopo una giornataccia del genere.
“Orihime!” esclamò, la faccia tirata come se fosse appena stato dal chirurgo plastico.
“Ti sbagli!” le aveva risposto alla fine lei, continuando a sorridere gioviale “Io non mi chiamo Orihime! Io sono Babbo Natale!” continuò, la sua vocina fattasi voce roca e profonda per entrare meglio nella parte.
L’espressione alquanto scettica di Grimmjow non la fece desistere dalla sua recita, così continuò imperterrita in quella sua assurda idea.
“La tua amica mi ha detto che non hai mai creduto in me, così sono venuto di persona dal Polo Nord solamente per farti visita! Vedi che sono sceso fin giù dal camino?” indicò.
Il ragazzo le si avvicinò lentamente, il suo solito sorriso ferino stampato in faccia, afferrando la barba con l’indice e tirando giù con delicatezza, mentre i grandi occhi grigi della ragazza diventavano lucidi per l’imbarazzo crescente.
Ma Babbo Natale non doveva essere un uomo?” chiese poi, osservandola per benino, la mancina che scendeva lungo il suo corpo, dalla spalla fino alla vita.
La ragazza si mise a ridere, avvicinandosi a lui per dargli un bacio sul naso, mentre continuava a sfilarle la barba, facendole il solletico.
“Volevo regalarti il sogno di Babbo Natale che ti è sempre stato negato. Volevo fare come mio fratello Sora fece con me. Regalarti un vero Natale. Scendendo anche dal camino, se necessario!” gli aveva risposto, glissando quell’assurda domanda che l’aveva solamente messa in imbarazzo.
Lo sguardo davvero sorpreso di Grimmjow sembrò trapassare Orihime per un breve istante. Continuava a fissarla e lei non sapeva come interpretare la cosa perché era la prima volta che la fissava in quella maniera, non gli era mai successo. Solo quando la strinse forte a sé, donandole un bacio passionale dei suoi, che la ragazza cominciò a comprendere lo stato d’animo del suo fidanzato.
Per Grimmjow certi gesti valevano più di un paio di parole. Lui, che nella vita aveva sempre e solo avuto rifiuti e problemi, sapere che lei aveva tentato il tutto e per tutto per regalargli un bel Natale – un vero Natale con la “N” maiuscola – aveva smosso in quel suo animo una serie di molle, che lo portavano ad adorare sempre di più quella ragazzina un po’ troppo accondiscendente ma piena di riguardi verso di lui.
“Lo sai che odio questo genere di feste.” Esclamò dopo essersi staccato da lei, le sue braccia ancora attorno alle sue spalle ed i suoi grandi occhi grigi che lo fissavano imperterriti.
“Lo so.” Esclamò la ragazza, continuando a sorridere, mentre lui l’afferrava meglio per la vita e la trascinava fino al divano per poterla stringere a sé in una posa decisamente più comoda.
E quando la castana cominciò a fare l’elenco di tutte le cose che aveva ancora in serbo per lui, il suo sorriso si allargò, pensando che un Babbo Natale più bello di quello non sarebbe mai sceso dal camino. Ed era felice di tenerselo tutto per sé.






   
 
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