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Autore: EmptyEyes    28/07/2012    0 recensioni
Non voglio presentare le mie storie, chi mi ha seguita dall'inizio sa com'è il mio stile. Chi ha letto solo una mia storia non può giudicarmi, perché io scrivo in base all'umore. Comunque ho deciso di avventurarmi nella foresta delle storie vere e proprie (?). Ebbene sì, cari lettori, ecco a voi la mia seconda storia. *ta dààà*
Spero mi farete leggere le vostre opinioni...
A presto,
Fra-
Genere: Demenziale, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1.

Per l’ennesima volta in quei giorni, Jasmine, si ritrovò a pensare a Marcelo. La sua voce, con quelle parole dolci che uscivano dalla sua bocca quando stavano insieme, rimbombava nella sua testa. Ad un certo punto però, sentendo il proprio nome pronunciato dall’insegnante, Jasmine ritornò al presente. Era in classe, con i compagni che la fissavano attendendo una risposta alla domanda postale dal professore.

“Scusi può ripetere la domanda per favore?” Pronunciò testuali parole con una nota di apparente, e direi falso, rammarico per non aver seguito la lezione.

“Signorina Montreal, si può sapere a cosa stava pensando, invece di partecipare alla lezione come i suoi compagni?” Il professore di italiano si esprimeva sempre con quel linguaggio che lasciava fantasticare gli studenti sulla sua reale età.

Jasmine scrutò i compagni, che Mr. Croms aveva appena elogiato, notando quanto fossero partecipi alla lezione. La maggior parte si reggeva a malapena seduta, erano quasi tutti curvi in avanti con le spalle e facevano appello a tutte le loro forze per tenere gli occhi aperti.

La ragazza dai capelli biondi non accennò a dare spiegazioni, né informò l’insegnante delle reali condizioni della classe. Non era una spia, e voleva mantenere la propria reputazione nell’Istituto.

Il professore lasciò perdere Jasmine e si rivolse direttamente a tutti gli studenti presenti, tirando fuori dalla sua immensa scatola cranica un discorso riguardante  l’importanza di mantenere l’attenzione a ciò che viene spiegato durante la lezione.

Così, la riccia ripiombò nei pensieri di poc’anzi. Il suo ragazzo era al centro di quel vortice di voci, ragionamenti e dubbi che le frullava in testa, rischiando di farla scoppiare.

Le settimane precedenti l’avevano scossa in maniera rilevante. Aveva compiuto un passo troppo azzardato per una ragazza appena quindicenne. E come se non bastasse, era stata tanto imprudente da farsi scoprire dalla madre, la quale aveva riferito l’accaduto alla nonna della povera Jasmine, che quindi si è trovata sommersa di domande e con l’agenda colma di visite ginecologiche.

L’esito di queste non era stato altro che la cruda verità. Aveva fatto le sue scelte, e ora c’erano le conseguenze.

 In quel momento sentiva solo la voce del ginecologo ripetere all’infinito “Qui non siamo più vergini, fanciulla” con quel sorrisetto malizioso che lei avrebbe voluto strappargli via a causa di tutta la rabbia che aveva in corpo.

Rabbia, non per quello che aveva detto, perché lo sapeva già di non essere più vergine, e in fondo non ce l’aveva neanche con il ginecologo stesso, ma era adirata con la madre che l’aveva trascinata lì e che non la mollava un secondo.  

Tuttavia, la povera Lisa si stava comportando come qualsiasi altra donna che ha dovuto crescere una bimba da sola. E poi, a ben guardare, il suo sconvolgimento non era causato tanto dal gesto, per così dire, immaturo, della figlia, quanto dal fatto che non l’avesse resa partecipe fin dal principio dei suoi piani. Loro avevano sempre avuto un fantastico rapporto, che andava oltre la classica intesa tra mamma e figlia; Jasmine si confidava regolarmente con Lisa, insieme facevano tante attività che le impegnavano nei giorni di festa e le facevano divertire un mondo, aumentando l’affinità tra loro.

Però quella volta, Jasmine Montreal, non le aveva detto cos’aveva combinato.

Lisa Esperancia, l’aveva scoperto da sola leggendo un messaggio arrivato alla sua bambina.

La sua bambina. La sua piccola biondina era diventata una signorina. E il suo comportamento ne era la prova. Ma in fondo, non poteva prendersela per il fatto in sé, perché lei stessa era rimasta incinta di Jasmine quando era molto giovane e lo stesso era successo con sua madre.

Fare l’amore da ragazzi è normale, pensò Lisa. Però finché non si ha l’età consona ad avere figli, per non correre rischi è bene prendere delle precauzioni.

Jasmine, aveva affermato più volte di aver usato una protezione durante il rapporto, ma la madre non poteva esserne sicura. Ecco perché l’aveva costretta a farsi visitare da uno specialista. Come si poteva prevedere il medico appoggiò la donna mora nella decisione di somministrare alla ragazza un’ assicurazione, per così dire, extra.

Ed era proprio a quello che Jasmine rimuginava durante le lezioni scolastiche. Chiusa in quell’aula si sentiva mancare, voleva avere più libertà, voleva aria da poter respirare. E i muri di quell’aula, come sua madre e sua nonna, la soffocavano, impedendole di vivere serenamente.
   
 
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