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Autore: giglio_lockart    11/02/2007    0 recensioni
Giglio l'ha presa con sè quando era solo una bambina e benchè non fosse sua figlia l'ha cresciuta e amata come tale. E Gwerian, purtroppo, lo ha ricambiato. Settimo racconto su Giglio.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come aveva previsto, Giglio l’aveva ricoperta di doni preziosi, per farsi perdonare della lunga assenza, ma il suo tempo, le sue attenzioni, non erano più solo per lei. Shaytan era sempre con loro e, anche se non spesso come i primi giorni, era Gwerian ad essere trascurata, non il demone. Pure, la ragazza aveva mantenuto la calma. Se il suo primo istinto era stato di fare a pezzi Shaytan per riprendersi suo padre, il secondo pensiero era stato diverso. “Aspetta. Studialo. Distruggilo agli occhi di suo padre”. Le era tornato a mente un vecchio adagio dei demoni: perché uccidere se puoi causare sofferenza? Non voleva causare sofferenza a Giglio, naturalmente. Ed in fondo, anche se lo odiava, non voleva nemmeno fare del male a Shaytan: voleva solo che suo padre lo allontanasse da sé. Che lo dimenticasse. E aveva intenzione di utilizzare quell’intelligenza che lui aveva coltivato per riuscire nei propri scopi. Avrebbe preso esempio dalle imprese che lo avevano reso terribile persino agli occhi dei Lord dei demoni.
Cominciò a curarsi molto di più, dedicando un’attenzione maniacale ai minimi particolari, studiandosi di essere il più possibile aggraziata e cortese, di mostrare garbo e spirito ad ogni occasione. Giglio la ammirava e la lodava ed era compiaciuto di quello che lei era. Ma poi si volgeva a Shaytan.
- Facciamo due passi? Vorrei che andassimo tutti insieme al torrente.
Gwerian accettò con grazia e si appoggiò al braccio che il padre le offriva, Shaytan li seguì a passo lento, apparentemente guardandosi intorno, studiando quei luoghi che in qualche modo gli erano diventati familiari. Era strano come padre e figlio si comportassero l’uno nei confronti dell’altro, Giglio sembrava non vedere altro che il  demone, gli parlava per ore e tutte le sue attenzioni erano per lui. Shaytan ascoltava e qualche volta discuteva con lui, Gwerian  aveva più volte avuto la sensazione che in realtà non sapesse ancora come comportarsi col padre e cosa pensare di lui, anche se forse, nell’ultimo periodo, era meno sulla difensiva nei suoi confronti. Gwerian rifletté che ormai vivevano insieme da quasi sei mesi ed in quei sei mesi erano cambiate diverse cose, non solo il suo rapporto con Giglio. Adesso era Heros ad occuparsi delle faccende per cui il Principe Oscuro era solito allontanarsi mentre era Alistar a sbrigare ogni faccenda politica, era lui a ricevere e mandare messi e spie, era lui che ormai decideva di ogni cosa dovesse avvenire nei regni del suo signore e se di quando in quando Giglio gli chiedeva notizie, il modo in cui lui si era condotto lo lasciava sempre pienamente soddisfatto. In pochi mesi il potere di Alistar era diventato pari a quello dello stesso Principe Oscuro ma il  demone pareva non curarsene nemmeno, teso com’era a far si che il suo signore fosse soddisfatto di lui ad ogni istante. Gwerian aveva scoperto di innervosirsi in presenza di Alistar e Giglio, non le piaceva affatto come il servo guardasse il padrone ed era convinta che il  demone fosse sempre più innamorato del Principe Oscuro. Si chiedeva cosa avesse dovuto fare se Alistar avesse cercato di diventare amante di suo padre, non avrebbe potuto ucciderlo e farlo sparire come era avvenuto per gli altri, la sua sparizione non sarebbe certo potuta passare inosservata. E, forse, il suo assassino impunito.
- Attenta Gwerian.
La voce di Giglio la riportò alla realtà, si appoggiò al suo braccio con un sorriso di scusa, poi si fermarono insieme sulla riva del torrente, contemplandone le acque chiare.
All’istante, gli occhi del Principe Oscuro si colorarono di sofferenza e quell’ametista luminosa divenne cupa di dolore. Pure, lui sorrise divertito.
- Lo direste mai? Un luogo così umile è stato testimone della mia più grande gioia.- la sua voce tremò e si spense nelle ombre della sera, sospirò addolorato e si volse a scrutarli con affetto.- Però ho ancora tanto.
- La tua più grande gioia?-chiese Gwerian, sorpresa, voltandosi a scrutarlo.
- Si. Qui è dove Amergin mi condusse e dove… seppi che mi amava e quanto mi amava.
Amergin! Sapeva chi era naturalmente, era stato l’amante di Giglio prima che lui la prendesse con sé, quando era molto piccola lo aveva anche intravisto da lontano, al seguito di Giglio, era un debole essere umano, importante solo perché era la puttana ufficiale del loro signore. L’Imperatrice Nera l’aveva ammazzato con le sue mani e sinceramente Gwerian non poteva immaginare per lui fine migliore. Ma perché suo padre sembrava soffrire immensamente a quel ricordo?
- Spero che ciascuno di voi possa incontrare qualcuno che sia per lui quello che Amergin è stato per me. Non solo per quanto riguarda il rapporto affettivo… ma anche per quello che un’altra persona può darvi del mondo. Lui era un semplice essere umano ma mi ha insegnato tante di quelle cose da mutarmi completamente. Mi ha insegnato a guardare le cose per quelle che sono e a non aver paura, a seguire solo il mio volere.
- Eri libero anche prima.-obiettò Shaytan- Eri il Principe Oscuro e non c’era nulla che ti potesse essere impedito.
- Io sono Giglio. Sono molto di più che l’Erede dell’Imperatrice Nera. E quando parlo delle limitazioni al mio volere, parlo della mia cecità nei confronti delle cose. Chi porta la morte e la distruzione non desidera nulla e non ha nulla.
I due demoni si volsero a fissarlo, sorpresi, Gwerian non riusciva a capacitarsi di quanto lui stesse affermando ma Shaytan sembrava solamente colpito, come se non avesse mai pensato ad una cosa simile e stesse assimilando quel nuovo concetto.
-  Lui mi disse che non prestava fede alla mia malvagità. Che avevo dei millenni davanti a me e che avevo soltanto la malizia della mia infanzia, anche se essa era più savia di qualsiasi saggezza dell’universo. Mi disse che sarei giunto ad altre cose perché durante la loro vita tutti gli alberi devono crescere. Mi disse… che avrei potuto provare a vivere per me stesso, invece che per la distruzione altrui. L’ho fatto. Almeno, ci provo ad ogni istante
- Vivere per se stessi…-ripetè Shaytan, come esitando- Ma… tu… sei il Principe Oscuro… ed io un  demone.
- E dove sta scritto che tutta la nostra eternità si deve ridurre ad un assurdo gioco di morte? Quando mi sono fermato a guardare le cose e le persone che mi circondavano, ho scoperto quanto può essere affascinante anche l’essere umano che avevo giudicato più insignificante. E quanto fosse infinitamente meglio decidere da me cosa fare. Cosa pensare. Come meglio agire. Ed ecco perché non ubbidisco più all’Imperatrice Nera e vivo a modo mio.
- Lei è la nostra signora.-sussurrò Gwerian, sperando di ricondurlo alla ragione senza discutere con lui davanti a Shaytan.
- Lei è la mia peggiore nemica e mi odia di un odio feroce ed implacabile. Ecco perché ha ucciso la persona che più amavo… e che mi aveva allontanato da Lei. Ecco perché cerca di privarmi di tutto ciò che per me è importante… Aveva mandato tua madre a distruggere questo regno, ricordi? Per privarmi di quel poco che avevo condiviso con Amergin…
- Papà…-gli occhi di Shaytan brillavano nelle ombre della sera, padre e figlio si guardarono a lungo, infine il  demone tese una mano, stringendo la spalla del padre tra le dita sottili.
Gwerian seppe che da quel momento in poi entrambi si appartenevano completamente.
“Non ho un attimo da perdere” pensò fissandoli accigliata e sconvolta.

- Buongiorno, Shaytan.
Lui si voltò, leggermente sorpreso. Era uscito a cavallo abbastanza presto, non si era accorto che lei lo aveva seguito di nascosto nel folto della foresta.
- Gwerian!-riconobbe sorpreso- Che ci fai qui?
Lei rise, fingendo allegria.
- Faccio anch’io una cavalcata. Gli scudieri mi avevano detto che eri uscito prima di me e ho pensato di raggiungerti. Ma se preferisci rimanere solo…
- Ma no, figurati. Cavalchiamo insieme. Mi rendo conto che la mia attenzione è stata monopolizzata da mio padre e che ho avuto poco tempo da passare con te. E in fondo tu sei mia sorella.
Gwerian lo fissò interdetta, incapace di comprendere quell’affetto che le veniva offerto in maniera così quieta e spontanea.
- Ah… bhe, Giglio non è davvero mio padre…
- Lo so. Ma potresti negare che lui è tuo padre come tu sei sua figlia?
- No, non lo nego. Io lo amo.
- E lui ama te. E sei stata molto paziente con noi due, hai capito quanto bisogno avevamo di stabilire un contatto e hai rispettato i nostri desideri. Io sarei impazzito di gelosia.
- Giglio è tutto per me.-mormorò lei con voce fioca.- Ma anche tu sei importante. Non immagini nemmeno quanto.
Lui si volse, incuriosito dalla sua voce esitante, ma lei nascose i propri occhi e spronò il cavallo fino alla radura dove conduceva i suoi amanti.
Li discese da cavallo e si appoggiò ad un albero, attendendo che Shaytan la raggiungesse.
- Da quanto stai con mio padre?
- Oh, mi prese con sé che ero una bambina. Avevo undici anni e lui divenne il centro dell’universo.
- A volte penso che sia tremendamente buffo. Per lui è importante che ognuno di noi scelga da solo cosa è giusto e cosa no, che pensi da sé… non si rende conto di quanto per chi lo circonda è naturale conformarsi al suo comportamento, cercare la sua approvazione.
- È vero: ho sempre cercato di compiacerlo. Non potrei vivere senza che lui mi sorrida perché è contento di me.
Gli aveva poggiato una mano sul braccio e si era protesa verso di lui, sapeva che lui si stava perdendo nell’argento dei suoi occhi e gli sorrise invitante, affascinante.
- Lui è stato tanto buono con me. E adesso con noi ci sei tu… non mi ero resa conto di ciò che mi mancava fino a che non sei arrivato tu…
Erano vicinissimi, i loro fiati si mescolavano, gli occhi del demone non si staccavano dai suoi, le loro labbra quasi si sfioravano…
Lui si ritrasse, di un solo passo, ma si ritrasse. E la fissò con gli occhi sgranati, senza capire.
- Gwerian io…
Lei gli voltò le spalle, furiosa, balzò a cavallo e si voltò a fissarlo, gli occhi di nebbia che mandavano lampi di odio e furia.
- Lui mi appartiene!-gridò spronando il cavallo e lasciando al galoppo la radura.
Quel piccolo impudente! Come osava rifiutarla?! Aveva mandato a monte il suo piano! Se l’avesse assecondata, sarebbe potuta correre in lacrime da Giglio, sostenendo che lui l’aveva violentata, facendo sì che il padre allontanasse sdegnato il figlio. Ma quello sciocco l’aveva rifiutata! Cosa doveva fare?
- Come posso riaverti mio?-gridò disperata, spronando ancora di più il cavallo, umiliata e ferita.
Arrivò al galoppo al castello, frenò tanto bruscamente che il cavallo si impennò al centro del cortile ma lei smontò senza far caso a nulla, corse per i corridoi ed entrò come una furia nello studio di suo padre.
- Non eravamo felici insieme? Che bisogno abbiamo di lui? Nessuno! Mandalo via, allontanalo da noi, non posso dividerti con nessuno, tu devi essere mio e di nessun altro!-gridò gettandosi ai piedi del padre, pregandolo in lacrime- Io impazzisco di rabbia, non sopporto che qualcuno ti distolga da me! Ho fatto qualunque cosa perché tu mi amassi, non puoi scartarmi come un oggetto!
- Gwerian! Tesoro mio ma che succede? Di cosa stai parlando?-sbottò Giglio sorpreso, prendendola per le braccia e facendola rialzare, conducendola a sedere su un divano.
- Manda via Shaytan! Ti prego, mandalo via e riprendiamo la nostra vita com’era prima!
- Gwerian. Non ti rendi conto di quello che stai dicendo: Shaytan è mio figlio!
Lei lo guardò. In un attimo, un gelo mortale le aveva attanagliato il cuore, rendendola di nuovo lucida. Ma terribilmente fredda. Sentì che qualcosa in lei moriva, che una porta si chiudeva inesorabilmente e che nulla sarebbe mai potuto tornare come prima.
- Ed io non lo sono.-commentò con voce fredda, alzandosi in piedi e fronteggiandolo con calma- Molto bene. Hai fatto la tua scelta. E anch’io farò le mie.
- Gwerian, per l’amor del cielo, ma cosa…
- Addio Giglio.
E lasciò il castello che era stata la sua casa e l’uomo che aveva amato come non dovrebbe essere concesso amare.

- Gelosia, papà. Pura e semplice. Essendo un demone, i sentimenti di Gwerian erano solo un riflesso distorto di quelli di un essere umano e il suo amore era soffocante e terribile quanto il suo odio.
Giglio sospirò, nascondendo al figlio il proprio sguardo sofferente.
- Non mi ero mai accorto di nulla… non pensavo che lei potesse soffrirne tanto.
- Mi hanno detto che è tornata alla corte di sua madre.-sussurrò Heros in un soffio per rassicurare il suo principe.
Giglio temeva per Shaytan, addolorato si era scoperto spaventato dalla gelosia di quella creatura demoniaca. Non si faceva illusioni, aveva visto negli occhi di Gwerian l’amore farsi odio e finché l’oggetto del suo odio era lui le cose potevano anche andare, ma temeva che Gwerian potesse fare del male a suo figlio…
- Sono stato crudele con lei… forse, se tentassi di parlarle… di farle capire che lei è la mia bambina…
- Gwerian non è più una bambina. E sarà una Lady dei demoni, smettila di considerarla come se fosse un essere umano!-sbottò Shaytan- Smettila di colpevolizzarti! È lei che è stata irragionevole e crudele a chiederti di scegliere tra noi! Questo non è amore, è qualcosa di distorto e sbagliato!
- Sono certo che lei non volesse lasciarmi. Sono certo che…
Ma non sapeva più neppure lui di cosa essere certo, aveva visto una demone che nulla aveva a che spartire con sua figlia e non riusciva a capacitarsi di come lei potesse averlo abbandonato, preda di sentimenti egoisti e crudeli. Era certo ancora dell’amore che Gwerian gli portava. Ma si chiedeva di che amore poteva trattarsi, di come lui poteva ricambiare sentimenti simili, coltivarli… non sapeva davvero cosa fare, cosa credere. Rivoleva indietro la sua bambina ma non era certo che quella bambina esistesse, che fosse mai esistita. L’aveva avuta accanto ogni istante e non era riuscito a farle capire che l’amava incondizionatamente, perché era sua figlia…
- In lei c’era grazia e delicatezza di sentimenti. Non posso credere che…
- Giglio! Che diavolo sta succedendo?
Si voltarono tutti e quattro, stupiti dall’improvviso arrivo di Mina, la demone li raggiunse in un attimo.
- Gwerian ha assassinato la Lady Vendetta tre giorni or sono, in un complotto di palazzo, e come nuova Lady ha giurato fedeltà all’Imperatrice Nera. Che è successo?
- Gwerian non avrebbe mai fatto nulla del genere! Lei sa che l’Imperatrice Nera è mia nemica!-esclamò Giglio accoratamente, fissando la sua amica con occhi supplicanti.
- In tutti i regni dei demoni non si parla d’altro, ero con Fibrizio stamattina quando ci hanno riferito del giuramento. E l’Imperatrice Nera le ha anche affidato una prima missione, contro uno dei tuoi regni naturalmente. Gwerian marcerà contro Mirtan non più tardi di domani.
- Mirtan! Ma lì non c’è nulla che Lei possa volere!
- Se non levare a te quel regno e massacrare chi ti ha aiutato in passato contro di Lei. Ma Giglio, che è successo tra te e Gwerian?
Giglio la fissò perdutamente.
- Mi ha abbandonato… mi ha abbandonato anche lei… e ha tradito tutto quello che sono.

In sella al suo cavallo nero, Gwerian guardava il castello dove Giglio l’aveva cresciuta. Non provava niente, nemmeno la gelida soddisfazione che le aveva dato uccidere sua madre per ereditare quel potere che le era necessario per vendicarsi. Sorrise: in fondo, lei era la Lady Vendetta e non stava forse esercitando il suo ruolo?
La rabbia che provava era pari solo all’odio che il suo cuore nutriva. Non avrebbe mai potuto perdonare Giglio di averle preferito Shaytan, non poteva perdonargli di non averla amata abbastanza.
Così, aveva ordito il suo piano. Aveva fatto si che Giglio si allontanasse da quel luogo che era stato suo e di Amergin.
E che lei si apprestava a distruggere.
Alzò la mano candida al cielo, silenziosi come ombre i demoni della sua armata si lanciarono all’attacco del villaggio dormiente e ben presto la notte fu violentata da grida e fiamme. Ma a lei, tutto questo, come poteva bastare?
Lei galoppò sino alla valle con il grande albero morto e la devastò completamente, poi raggiunse il torrente, sostando su quelle rocce come tante volte aveva fatto nel corso di quegli anni felici.
Le acque mormoravano dolcemente alla notte, le grida del massacro arrivavano attutite fino a lì, un sottofondo rassicurante per la sua mente, essere feroce era una cosa che riusciva a rasserenarla. A non farle sentire il vuoto di ciò che aveva perso. Perché lei era sicura di aver perso l’amore di Giglio. Respirò l’aria profumata, fissò la corrente chiara e lasciò che il vento carezzasse i suoi boccoli dorati, la sua pelle innaturalmente chiara.
- Perché? Perché non potevi amarmi? Hai amato un insignificante essere umano, perché non puoi amare me? Il sangue di Shaytan è così importante? Ebbene, non mi lasci altra scelta che versarlo davanti a te…
Sorrise al pensiero e con animo lieto distrusse il luogo che Giglio amava più di ogni altro.
  
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