Giglio l'ha presa con sè quando era solo una bambina e benchè non fosse sua figlia l'ha cresciuta e amata come tale. E Gwerian, purtroppo, lo ha ricambiato. Settimo racconto su Giglio.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Come aveva previsto, Giglio l’aveva ricoperta di doni
preziosi, per farsi perdonare della lunga assenza, ma il suo tempo, le
sue attenzioni, non erano più solo per lei. Shaytan era
sempre con loro e, anche se non spesso come i primi giorni, era Gwerian
ad essere trascurata, non il demone. Pure, la ragazza aveva mantenuto
la calma. Se il suo primo istinto era stato di fare a pezzi Shaytan per
riprendersi suo padre, il secondo pensiero era stato diverso.
“Aspetta. Studialo. Distruggilo agli occhi di suo
padre”. Le era tornato a mente un vecchio adagio dei demoni:
perché uccidere se puoi causare sofferenza? Non voleva
causare sofferenza a Giglio, naturalmente. Ed in fondo, anche se lo
odiava, non voleva nemmeno fare del male a Shaytan: voleva solo che suo
padre lo allontanasse da sé. Che lo dimenticasse. E aveva
intenzione di utilizzare quell’intelligenza che lui aveva
coltivato per riuscire nei propri scopi. Avrebbe preso esempio dalle
imprese che lo avevano reso terribile persino agli occhi dei Lord dei
demoni.
Cominciò a curarsi molto di più, dedicando
un’attenzione maniacale ai minimi particolari, studiandosi di
essere il più possibile aggraziata e cortese, di mostrare
garbo e spirito ad ogni occasione. Giglio la ammirava e la lodava ed
era compiaciuto di quello che lei era. Ma poi si volgeva a Shaytan.
- Facciamo due passi? Vorrei che andassimo tutti insieme al torrente.
Gwerian accettò con grazia e si appoggiò al
braccio che il padre le offriva, Shaytan li seguì a passo
lento, apparentemente guardandosi intorno, studiando quei luoghi che in
qualche modo gli erano diventati familiari. Era strano come padre e
figlio si comportassero l’uno nei confronti
dell’altro, Giglio sembrava non vedere altro che il
demone, gli parlava per ore e tutte le sue attenzioni erano per lui.
Shaytan ascoltava e qualche volta discuteva con lui, Gwerian
aveva più volte avuto la sensazione che in realtà
non sapesse ancora come comportarsi col padre e cosa pensare di lui,
anche se forse, nell’ultimo periodo, era meno sulla difensiva
nei suoi confronti. Gwerian rifletté che ormai vivevano
insieme da quasi sei mesi ed in quei sei mesi erano cambiate diverse
cose, non solo il suo rapporto con Giglio. Adesso era Heros ad
occuparsi delle faccende per cui il Principe Oscuro era solito
allontanarsi mentre era Alistar a sbrigare ogni faccenda politica, era
lui a ricevere e mandare messi e spie, era lui che ormai decideva di
ogni cosa dovesse avvenire nei regni del suo signore e se di quando in
quando Giglio gli chiedeva notizie, il modo in cui lui si era condotto
lo lasciava sempre pienamente soddisfatto. In pochi mesi il potere di
Alistar era diventato pari a quello dello stesso Principe Oscuro ma
il demone pareva non curarsene nemmeno, teso
com’era a far si che il suo signore fosse soddisfatto di lui
ad ogni istante. Gwerian aveva scoperto di innervosirsi in presenza di
Alistar e Giglio, non le piaceva affatto come il servo guardasse il
padrone ed era convinta che il demone fosse sempre
più innamorato del Principe Oscuro. Si chiedeva cosa avesse
dovuto fare se Alistar avesse cercato di diventare amante di suo padre,
non avrebbe potuto ucciderlo e farlo sparire come era avvenuto per gli
altri, la sua sparizione non sarebbe certo potuta passare inosservata.
E, forse, il suo assassino impunito.
- Attenta Gwerian.
La voce di Giglio la riportò alla realtà, si
appoggiò al suo braccio con un sorriso di scusa, poi si
fermarono insieme sulla riva del torrente, contemplandone le acque
chiare.
All’istante, gli occhi del Principe Oscuro si colorarono di
sofferenza e quell’ametista luminosa divenne cupa di dolore.
Pure, lui sorrise divertito.
- Lo direste mai? Un luogo così umile è stato
testimone della mia più grande gioia.- la sua voce
tremò e si spense nelle ombre della sera, sospirò
addolorato e si volse a scrutarli con affetto.- Però ho
ancora tanto.
- La tua più grande gioia?-chiese Gwerian, sorpresa,
voltandosi a scrutarlo.
- Si. Qui è dove Amergin mi condusse e dove…
seppi che mi amava e quanto mi amava.
Amergin! Sapeva chi era naturalmente, era stato l’amante di
Giglio prima che lui la prendesse con sé, quando era molto
piccola lo aveva anche intravisto da lontano, al seguito di Giglio, era
un debole essere umano, importante solo perché era la
puttana ufficiale del loro signore. L’Imperatrice Nera
l’aveva ammazzato con le sue mani e sinceramente Gwerian non
poteva immaginare per lui fine migliore. Ma perché suo padre
sembrava soffrire immensamente a quel ricordo?
- Spero che ciascuno di voi possa incontrare qualcuno che sia per lui
quello che Amergin è stato per me. Non solo per quanto
riguarda il rapporto affettivo… ma anche per quello che
un’altra persona può darvi del mondo. Lui era un
semplice essere umano ma mi ha insegnato tante di quelle cose da
mutarmi completamente. Mi ha insegnato a guardare le cose per quelle
che sono e a non aver paura, a seguire solo il mio volere.
- Eri libero anche prima.-obiettò Shaytan- Eri il Principe
Oscuro e non c’era nulla che ti potesse essere impedito.
- Io sono Giglio. Sono molto di più che l’Erede
dell’Imperatrice Nera. E quando parlo delle limitazioni al
mio volere, parlo della mia cecità nei confronti delle cose.
Chi porta la morte e la distruzione non desidera nulla e non ha nulla.
I due demoni si volsero a fissarlo, sorpresi, Gwerian non riusciva a
capacitarsi di quanto lui stesse affermando ma Shaytan sembrava
solamente colpito, come se non avesse mai pensato ad una cosa simile e
stesse assimilando quel nuovo concetto.
- Lui mi disse che non prestava fede alla mia
malvagità. Che avevo dei millenni davanti a me e che avevo
soltanto la malizia della mia infanzia, anche se essa era
più savia di qualsiasi saggezza dell’universo. Mi
disse che sarei giunto ad altre cose perché durante la loro
vita tutti gli alberi devono crescere. Mi disse… che avrei
potuto provare a vivere per me stesso, invece che per la distruzione
altrui. L’ho fatto. Almeno, ci provo ad ogni istante
- Vivere per se stessi…-ripetè Shaytan, come
esitando- Ma… tu… sei il Principe
Oscuro… ed io un demone.
- E dove sta scritto che tutta la nostra eternità si deve
ridurre ad un assurdo gioco di morte? Quando mi sono fermato a guardare
le cose e le persone che mi circondavano, ho scoperto quanto
può essere affascinante anche l’essere umano che
avevo giudicato più insignificante. E quanto fosse
infinitamente meglio decidere da me cosa fare. Cosa pensare. Come
meglio agire. Ed ecco perché non ubbidisco più
all’Imperatrice Nera e vivo a modo mio.
- Lei è la nostra signora.-sussurrò Gwerian,
sperando di ricondurlo alla ragione senza discutere con lui davanti a
Shaytan.
- Lei è la mia peggiore nemica e mi odia di un odio feroce
ed implacabile. Ecco perché ha ucciso la persona che
più amavo… e che mi aveva allontanato da Lei.
Ecco perché cerca di privarmi di tutto ciò che
per me è importante… Aveva mandato tua madre a
distruggere questo regno, ricordi? Per privarmi di quel poco che avevo
condiviso con Amergin…
- Papà…-gli occhi di Shaytan brillavano nelle
ombre della sera, padre e figlio si guardarono a lungo, infine
il demone tese una mano, stringendo la spalla del padre tra
le dita sottili.
Gwerian seppe che da quel momento in poi entrambi si appartenevano
completamente.
“Non ho un attimo da perdere” pensò
fissandoli accigliata e sconvolta.
- Buongiorno, Shaytan.
Lui si voltò, leggermente sorpreso. Era uscito a cavallo
abbastanza presto, non si era accorto che lei lo aveva seguito di
nascosto nel folto della foresta.
- Gwerian!-riconobbe sorpreso- Che ci fai qui?
Lei rise, fingendo allegria.
- Faccio anch’io una cavalcata. Gli scudieri mi avevano detto
che eri uscito prima di me e ho pensato di raggiungerti. Ma se
preferisci rimanere solo…
- Ma no, figurati. Cavalchiamo insieme. Mi rendo conto che la mia
attenzione è stata monopolizzata da mio padre e che ho avuto
poco tempo da passare con te. E in fondo tu sei mia sorella.
Gwerian lo fissò interdetta, incapace di comprendere
quell’affetto che le veniva offerto in maniera
così quieta e spontanea.
- Ah… bhe, Giglio non è davvero mio
padre…
- Lo so. Ma potresti negare che lui è tuo padre come tu sei
sua figlia?
- No, non lo nego. Io lo amo.
- E lui ama te. E sei stata molto paziente con noi due, hai capito
quanto bisogno avevamo di stabilire un contatto e hai rispettato i
nostri desideri. Io sarei impazzito di gelosia.
- Giglio è tutto per me.-mormorò lei con voce
fioca.- Ma anche tu sei importante. Non immagini nemmeno quanto.
Lui si volse, incuriosito dalla sua voce esitante, ma lei nascose i
propri occhi e spronò il cavallo fino alla radura dove
conduceva i suoi amanti.
Li discese da cavallo e si appoggiò ad un albero, attendendo
che Shaytan la raggiungesse.
- Da quanto stai con mio padre?
- Oh, mi prese con sé che ero una bambina. Avevo undici anni
e lui divenne il centro dell’universo.
- A volte penso che sia tremendamente buffo. Per lui è
importante che ognuno di noi scelga da solo cosa è giusto e
cosa no, che pensi da sé… non si rende conto di
quanto per chi lo circonda è naturale conformarsi al suo
comportamento, cercare la sua approvazione.
- È vero: ho sempre cercato di compiacerlo. Non potrei
vivere senza che lui mi sorrida perché è contento
di me.
Gli aveva poggiato una mano sul braccio e si era protesa verso di lui,
sapeva che lui si stava perdendo nell’argento dei suoi occhi
e gli sorrise invitante, affascinante.
- Lui è stato tanto buono con me. E adesso con noi ci sei
tu… non mi ero resa conto di ciò che mi mancava
fino a che non sei arrivato tu…
Erano vicinissimi, i loro fiati si mescolavano, gli occhi del demone
non si staccavano dai suoi, le loro labbra quasi si
sfioravano…
Lui si ritrasse, di un solo passo, ma si ritrasse. E la
fissò con gli occhi sgranati, senza capire.
- Gwerian io…
Lei gli voltò le spalle, furiosa, balzò a cavallo
e si voltò a fissarlo, gli occhi di nebbia che mandavano
lampi di odio e furia.
- Lui mi appartiene!-gridò spronando il cavallo e lasciando
al galoppo la radura.
Quel piccolo impudente! Come osava rifiutarla?! Aveva mandato a monte
il suo piano! Se l’avesse assecondata, sarebbe potuta correre
in lacrime da Giglio, sostenendo che lui l’aveva violentata,
facendo sì che il padre allontanasse sdegnato il figlio. Ma
quello sciocco l’aveva rifiutata! Cosa doveva fare?
- Come posso riaverti mio?-gridò disperata, spronando ancora
di più il cavallo, umiliata e ferita.
Arrivò al galoppo al castello, frenò tanto
bruscamente che il cavallo si impennò al centro del cortile
ma lei smontò senza far caso a nulla, corse per i corridoi
ed entrò come una furia nello studio di suo padre.
- Non eravamo felici insieme? Che bisogno abbiamo di lui? Nessuno!
Mandalo via, allontanalo da noi, non posso dividerti con nessuno, tu
devi essere mio e di nessun altro!-gridò gettandosi ai piedi
del padre, pregandolo in lacrime- Io impazzisco di rabbia, non sopporto
che qualcuno ti distolga da me! Ho fatto qualunque cosa
perché tu mi amassi, non puoi scartarmi come un oggetto!
- Gwerian! Tesoro mio ma che succede? Di cosa stai
parlando?-sbottò Giglio sorpreso, prendendola per le braccia
e facendola rialzare, conducendola a sedere su un divano.
- Manda via Shaytan! Ti prego, mandalo via e riprendiamo la nostra vita
com’era prima!
- Gwerian. Non ti rendi conto di quello che stai dicendo: Shaytan
è mio figlio!
Lei lo guardò. In un attimo, un gelo mortale le aveva
attanagliato il cuore, rendendola di nuovo lucida. Ma terribilmente
fredda. Sentì che qualcosa in lei moriva, che una porta si
chiudeva inesorabilmente e che nulla sarebbe mai potuto tornare come
prima.
- Ed io non lo sono.-commentò con voce fredda, alzandosi in
piedi e fronteggiandolo con calma- Molto bene. Hai fatto la tua scelta.
E anch’io farò le mie.
- Gwerian, per l’amor del cielo, ma cosa…
- Addio Giglio.
E lasciò il castello che era stata la sua casa e
l’uomo che aveva amato come non dovrebbe essere concesso
amare.
- Gelosia, papà. Pura e semplice. Essendo un demone, i
sentimenti di Gwerian erano solo un riflesso distorto di quelli di un
essere umano e il suo amore era soffocante e terribile quanto il suo
odio.
Giglio sospirò, nascondendo al figlio il proprio sguardo
sofferente.
- Non mi ero mai accorto di nulla… non pensavo che lei
potesse soffrirne tanto.
- Mi hanno detto che è tornata alla corte di sua
madre.-sussurrò Heros in un soffio per rassicurare il suo
principe.
Giglio temeva per Shaytan, addolorato si era scoperto spaventato dalla
gelosia di quella creatura demoniaca. Non si faceva illusioni, aveva
visto negli occhi di Gwerian l’amore farsi odio e
finché l’oggetto del suo odio era lui le cose
potevano anche andare, ma temeva che Gwerian potesse fare del male a
suo figlio…
- Sono stato crudele con lei… forse, se tentassi di
parlarle… di farle capire che lei è la mia
bambina…
- Gwerian non è più una bambina. E
sarà una Lady dei demoni, smettila di considerarla come se
fosse un essere umano!-sbottò Shaytan- Smettila di
colpevolizzarti! È lei che è stata irragionevole
e crudele a chiederti di scegliere tra noi! Questo non è
amore, è qualcosa di distorto e sbagliato!
- Sono certo che lei non volesse lasciarmi. Sono certo che…
Ma non sapeva più neppure lui di cosa essere certo, aveva
visto una demone che nulla aveva a che spartire con sua figlia e non
riusciva a capacitarsi di come lei potesse averlo abbandonato, preda di
sentimenti egoisti e crudeli. Era certo ancora dell’amore che
Gwerian gli portava. Ma si chiedeva di che amore poteva trattarsi, di
come lui poteva ricambiare sentimenti simili, coltivarli…
non sapeva davvero cosa fare, cosa credere. Rivoleva indietro la sua
bambina ma non era certo che quella bambina esistesse, che fosse mai
esistita. L’aveva avuta accanto ogni istante e non era
riuscito a farle capire che l’amava incondizionatamente,
perché era sua figlia…
- In lei c’era grazia e delicatezza di sentimenti. Non posso
credere che…
- Giglio! Che diavolo sta succedendo?
Si voltarono tutti e quattro, stupiti dall’improvviso arrivo
di Mina, la demone li raggiunse in un attimo.
- Gwerian ha assassinato la Lady Vendetta tre giorni or sono, in un
complotto di palazzo, e come nuova Lady ha giurato fedeltà
all’Imperatrice Nera. Che è successo?
- Gwerian non avrebbe mai fatto nulla del genere! Lei sa che
l’Imperatrice Nera è mia
nemica!-esclamò Giglio accoratamente, fissando la sua amica
con occhi supplicanti.
- In tutti i regni dei demoni non si parla d’altro, ero con
Fibrizio stamattina quando ci hanno riferito del giuramento. E
l’Imperatrice Nera le ha anche affidato una prima missione,
contro uno dei tuoi regni naturalmente. Gwerian marcerà
contro Mirtan non più tardi di domani.
- Mirtan! Ma lì non c’è nulla che Lei
possa volere!
- Se non levare a te quel regno e massacrare chi ti ha aiutato in
passato contro di Lei. Ma Giglio, che è successo tra te e
Gwerian?
Giglio la fissò perdutamente.
- Mi ha abbandonato… mi ha abbandonato anche lei…
e ha tradito tutto quello che sono.
In sella al suo cavallo nero, Gwerian guardava il castello dove Giglio
l’aveva cresciuta. Non provava niente, nemmeno la gelida
soddisfazione che le aveva dato uccidere sua madre per ereditare quel
potere che le era necessario per vendicarsi. Sorrise: in fondo, lei era
la Lady Vendetta e non stava forse esercitando il suo ruolo?
La rabbia che provava era pari solo all’odio che il suo cuore
nutriva. Non avrebbe mai potuto perdonare Giglio di averle preferito
Shaytan, non poteva perdonargli di non averla amata abbastanza.
Così, aveva ordito il suo piano. Aveva fatto si che Giglio
si allontanasse da quel luogo che era stato suo e di Amergin.
E che lei si apprestava a distruggere.
Alzò la mano candida al cielo, silenziosi come ombre i
demoni della sua armata si lanciarono all’attacco del
villaggio dormiente e ben presto la notte fu violentata da grida e
fiamme. Ma a lei, tutto questo, come poteva bastare?
Lei galoppò sino alla valle con il grande albero morto e la
devastò completamente, poi raggiunse il torrente, sostando
su quelle rocce come tante volte aveva fatto nel corso di quegli anni
felici.
Le acque mormoravano dolcemente alla notte, le grida del massacro
arrivavano attutite fino a lì, un sottofondo rassicurante
per la sua mente, essere feroce era una cosa che riusciva a
rasserenarla. A non farle sentire il vuoto di ciò che aveva
perso. Perché lei era sicura di aver perso l’amore
di Giglio. Respirò l’aria profumata,
fissò la corrente chiara e lasciò che il vento
carezzasse i suoi boccoli dorati, la sua pelle innaturalmente chiara.
- Perché? Perché non potevi amarmi? Hai amato un
insignificante essere umano, perché non puoi amare me? Il
sangue di Shaytan è così importante? Ebbene, non
mi lasci altra scelta che versarlo davanti a te…
Sorrise al pensiero e con animo lieto distrusse il luogo che Giglio
amava più di ogni altro.