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Autore: Cali F Jones    28/07/2012    3 recensioni
Eccomi qui a cimentarmi con la traduzione di questa -a mio parere- stupenda fanfiction di Butterfish.
La traduzione che farò sarà più libera e non letterale per rendere la storia più fluente e godibile, tuttavia mi atterrò ovviamente il più possibile alla storia originale.
Buona lettura!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Mi era sempre piaciuto andare a scuola, specialmente quando c'era lezione di storia con Miss Madeleine. Era la donna più gentile del mondo e il modo in cui ci raccontava le storie del passato faceva sempre ridacchiare tutti noi per l'eccitazione e la trepidazione di sentire il finale di quella storia. Aveva un modo di parlare davvero coinvolgente: sussurrava i miti e le leggende greche e ruggiva di rabbia parlando di guerre, mentre si dilettava a fare piccole danze attorno alla cattedra. Avevo sognato di avere lei come insegnante da quando avevo finito le scuole elementari e non potevo pensare a nulla che potesse mai e poi mai smorzare il mio desiderio di sapere di più sul mondo.

Ma poi comparve Alfred.

In teoria, non avremmo dovuto essere nella stessa classe, ma lui richiese di cambiare sezione dopo solo una settimana che aveva cominciato a frequentare la scuola. Non perché le insegnanti non lo volessero. Ma perché lo volevano tutte le ragazze! Nè Laura e nè tantomeno Emma riuscivano a concentrarsi durante le lezioni di matematica quando Alfred si passava una mano nei ciuffi biondi, oppure le guardava con quei grandi occhi azzurri, oppure biascicava qualche parola nel suo classico accento americano solo per la gioia delle loro orecchie.
Nella mia classe c'erano solo due ragazze, di quelle convinte che i ragazzi fossero disgustosi, perciò il preside e le insegnanti pensarono, giustamente, che potesse essere il posto perfetto per Alfred. Sfortunatamente, il posto perfetto per Alfred si rivelò essere il posto peggiore per me.
Quella mattina stavamo parlando della Seconda Guerra Mondiale, quando Alfred spalancò di colpo la porta e fece il suo ingresso in aula, indossando un vecchio bomber che, evidentemente, lui trovava adatto per andare a scuola. Miss Madeleine sorrise e lo invitò a presentarsi alla classe.
-Io sono Alfred F. Jones,- disse e infilò entrambe le mani nelle tasche della giacca, fece una pausa e poi continuò con un palpabile orgoglio nella sua voce, -e sono americano.-
Qualcuno rimase senza fiato, qualcuno ridacchiò e io sbattei la testa contro il banco.
-Siediti composto, Arthur!-
I miei compagni risero sotto i baffi, mentre, prontamente, mi rimettevo a sedere dritto e composto. Mi fermai ad osservare Alfred; mi stava fissando e, nel momento in cui i nostri occhi si incrociarono, lui sorrise ed esclamò: -Ma io ti conosco! Sei quello che mi abita accanto!-
Sentii il viso infiammarsi dalla vergogna, mentre gli occhi di tutti si puntavano su di me.
-Oh, vi conoscete?- domandò Miss Madeleine, schiarendosi la gola.
-No!- esclamai.
-Sì!- esultò lui, e si precipitò in mezzo ai banchi, facendo per venire a sedersi accanto a me. O, perlomeno, lo avrebbe fatto se non avessi avuto già un compagno di banco. Kiku era un mio buon amico, ci conoscevamo sin dalla prima elementare. Veniva dal Giappone, ma, ai miei occhi, appariva come il perfetto gentiluomo inglese ed era un'altra delle ragioni per cui mi piaceva andare a scuola.
Non gli avevo detto nulla di Alfred. Non so bene il perché, ma, nonostante non potessi sopportare il fatto di avere un vicino di casa come Alfred, mi rendevo perfettamente conto che era un mio problema e non di altri.

Passai gli ultimi giorni delle vacanze estive tenendo d'occhio quel ragazzino per la sicurezza del nostro villaggio. E notai diverse cose.
Prima di tutto, gli piaceva dormire fino a tardi e stare alzato fino a notte fonda. Più di una volta mi era capitato di essere svegliato dalla sua dannata musica a tutto volume o dall'odore di hamburger che si insinuava attraverso la mia finestra. Avevo capito che gli piacevano i fast-food. Di tanto in tanto, correva fuori in giardino quando mi vedeva uscire di casa e mi chiedeva di andare con lui a prendere delle patatine fritte (o french fries, come le chiamava lui col suo stupido accento americano!)
-Le patatine fritte sono il top!- diceva sempre.
E tutte le volte finiva con me che rifiutavo il suo invito perché ancora si ostinava a chiamarle french fries invece di chips.
Seconda cosa che notai: era convinto di essere un vero eroe. Possedeva un costume di Superman che indossava anche nelle giornate più afose, andando in giro ad affermare di essere stato lui a far dissolvere l'Unione Sovietica. Mi piacevano i supereroi, sebbene non conoscessi nulla dei loro poteri e delle loro personalità. Semplicemente, mi piaceva appendere in camera mia posters di uomini muscolosi in costume e passare ore ad ammirarli. Mio padre diceva che solo i finocchi fanno una cosa del genere, così mi ritrovai costretto a nascondere tutte le mie immagini dei supereroi dentro il mio armadio, ma, quando vedeva Alfred attraversare la strada con un mantello rosso che sventolava sulle sue spalle, mi gridava di andare a fare amicizia perché quello era un vero uomo.
-Una persona che non se ne sta solo lì a guardare, ma agisce, deve valere un milione!- diceva.
Personalmente, non credevo che Alfred valesse neanche quanto le scarpe che indossava, ma, dovevo ammetterlo, mi piaceva il suo costume, così provai ad avvicinarmi e farmelo amico...solo per sentirmi dire che avrei potuto giocare con lui solo se fingevo di essere Stalin, cosicché lui potesse spararmi con la sua pistola ad acqua. Io non volevo essere Stalin e non volevo che mi sparasse, così rientrai in casa, sotto lo sguardo deluso di mio padre. Ma perché gli avevo chiesto di giocare?

E ora lui se ne stava lì impalato, con gli occhi che gli brillavano e un sorriso stampato in faccia. Non volevo che si sedesse vicino a me, così afferrai Kiku per un braccio e lo tirai verso di me.
-Non puoi sederti qui,- grugnii -questo è il posto di Kiku e lo sarà sempre!-
-Ma ci si può stare in tre su quella panchina- disse ed iniziò a farsi spazio tra Kiku e me. Fortunatamente, Miss Madeleine diede ancora prova di essere una donna intelligente quando disse ad Alfred che no, non potevamo stare seduti in tre su una panchina e che doveva andare a sedersi accanto a Ivan.
Pessima scelta. Cinque minuti dopo, mentre discutevamo sui leader internazionali durante la Seconda Guerra Mondiale, Ivan fece un commento su Stalin, dicendo che era un uomo incredibilmente saggio. Alfred scattò immediatamente in piedi sul banco, affermando che Stalin non era affatto saggio!
-Ha combattuto per l'uguaglianza!- gridò Ivan, balzando in piedi.
-Anche Roosevelt, solo che lui non era una checca!-
-Stalin non era una checca!- ruggì Ivan, in preda alla rabbia, mentre afferrava entrambe le gambe di Alfred. L'americano traballò un momento, ma non cadde.
-Tu sei una checca!-
-Non sai nemmeno cosa voglia dire "checca"!-
-Uh-huh, vuol dire...non lo sai nemmeno tu, scommetto!- Alfred puntò il dito contro Ivan che esitò.
Miss Madeleine, come il resto della classe d'altronde, era sconvolta, non sapeva cosa fare anche perché di situazioni simili non ne erano mai capitate in classe nostra. Ivan schioccò le dita.
-Vuol dire "essere grasso"!- decise Ivan e Alfred annuì.
-Lo sapevo!-
-No, non è vero!-
-Sì, invece!-
-Calmatevi, voi due!- Miss Madeleine finalmente intervenne per separarli, liberando le gambe di Alfred dalle braccia di Ivan. O forse il contrario.
Alfred balzò giù dal banco e si diresse verso la lavagna.
-Volete sapere della Seconda Guerra Mondiale? Allora, vi dirò io della Seconda Guerra Mondiale e di come l'America vi ha salvati!-
-È oltraggioso!- urlai, alzandomi in piedi.
-E allora chi ha aiutato l'Europa a rimettersi in sesto?- Alfred incrociò le braccia sul petto, da bravo moccioso viziato qual era. Miss Madeleine era ancora occupata a calmare Ivan che, nel frattempo, blaterava scemenze sul fatto che aveva armi nucleari nello zainetto e così via, cosicché non si avvide della disputa tra me e Alfred. Kiku mormorò qualcosa circa il fatto che dovevamo tutti darci una calmata, ma questa volta decisi di non ascoltarlo.
-Se voi ci avete aiutato, lo avete fatto solo per il vostro interesse!-
-Ma vi abbiamo comunque aiutati!-
-Noi...beh, noi abbiamo dato vita ad un sistema sanitario, per conto nostro!-
-Ma non c'entra niente!-
-Sì che c'entra!- gridai. Ora ci trovavamo faccia a faccia, urlandoci contro alla distanza di uno sputo. -Mia mamma dice che noi europei siamo migliori di voi americani perché abbiamo un sistema sanitario che funziona!-
-Noi siamo migliori di voi perché abbiamo le armi!-
-E noi abbiamo...il fish and chips!-
-Noi abbiamo il McDonald's!-
-McDonald's fa schifo!-
-Tu fai schifo!-
E lì scoppiò il finimondo. Io saltai addosso ad Alfred e lui saltò addosso a me. Non avevo mai lottato con qualcuno prima di allora, ma, a giudicare da come Alfred sferrava pugni nel mio stomaco, lui doveva averlo fatto. Così, tutto ciò che mi limitai a fare era prendere a pugni il suo petto e cercare di ripararmi dai suoi colpi, mentre lui si dimenava a destra e a manca, agitando braccia e gambe e, qualche volta, colpendosi da solo. Miss Madeleine ci gridò di fermarci, le ragazze cominciarono a piagnucolare e Ivan ci minacciava con le sue penne che, a detta sua, avevano poteri nucleari. E poi, improvvisamente, nemmeno io ricordo come, mi trovavo seduto accanto ad Alfred, fuori, nel cortile della scuola, per un time-out.
Io mi ritrovavo con un occhio nero e diversi graffi, mentre lui era ferito soprattutto alle ginocchia; affermò persino di avere una costola rotta, ma probabilmente si trattava solamente di un ematoma da qualche parte sotto la maglietta.
-Che schifo- mormorò, rompendo quel minuto di silenzio che si era creato. Eravamo seduti su una panchina, davanti al campo da calcio che, puntualmente, il giardiniere si accingeva a falciare. Potevo sentire l'odore di erba appena tagliata misto a sangue, quel sangue che scivolava lungo il mio mento.
-Beh, almeno mio padre non mi chiamerà più un finocchio.-
-Cos'è un finocchio?-
-Non lo so.-
Alfred si sospinse all'indietro, andando ad appoggiare la schiena contro il muro.
-Probabilmente è qualcuno che ha a che fare con la verdura...sai, il finocchio...-
-E cosa c'entra con il lottare?-
-Non lo so! Sei tu che l'hai detto per primo!- esclamò.
Non soggiunsi nulla, mi limitai ad annuire; forse la sua spiegazione non era proprio campata in aria. Ma subito mi pentii di aver annuito, non volevo essere gentile con Alfred.
-Perché ti sei trasferito qui?- domandai, guardandolo con la coda dell'occhio. Stava col mento alzato a fissare il cielo; la sua pelle abbronzata sembrava come cioccolata che si scioglieva al sole.
-Mio fratello abita qui.-
-Tuo fratello? Perché non vive con voi?-
-Fratellastro. Mio papà aveva avuto una storia con una ragazza inglese quando era nell'esercito.-
-Oh...-
Capii che forse era meglio non indagare oltre; anzi, probabilmente, nemmeno lui sapeva molto di più di quanto non mi avesse già detto. Così abbassai lo sguardo, puntandolo sulle mie scarpe. Una di queste aveva ancora il buco di quella volta in cui Alfred vi conficcò la sua bandiera.
-Perché non ti piaccio?- chiese all'improvviso ed io, immediatamente, scrollai le spalle.
-Non lo so.-
-Non possiamo provare ad essere amici?- domandò. -Tanto stai passando il tempo con me in ogni caso.-
-Non è vero!-
-Beh, io sì!-
Ci fissammo negli occhi. Il suo naso sgocciolava e lo pulì passandoci passandoci il braccio.
-Mi hai fissato da quando sono entrato in classe.-
-Beh...forse un pochino...-
-E allora? Perché non possiamo essere amici?-
All'inizio non dissi nulla. Diventare amico di Alfred avrebbe sicuramente reso felice mio padre e avrebbe fatto smettere mia madre di preoccuparsi che fossi un idiota. Dato che non avevo mai avuto molti amici, una volta arrivò a pensare che dovevo essere mentalmente instabile. Avevo dovuto andare dallo psicologo per tre mesi solo per sentirmi dire che non c'era niente che non andasse in me.
-Hmm...- mormorai, giusto per rispondere qualcosa. Alfred si rimise a sedere dritto.
-Ti lascerò giocare con le mie pistole.-
-Non voglio le tue pistole.-
-Allora col mio cavallo.-
Mi voltai di scatto verso di lui, fissandolo con gli occhi che mi brillavano.
-Hai un cavallo?-
Sorrise divertito.
-Beh, è in un ranch a qualche miglia da qui, ma ci vado più o meno due volte al mese.-
-E tuo padre? Non dice che i cavalli sono per le ragazze?-
-Cosa?! No!- Alfred aggrotò le sopracciglia. -I cowboys andavano a cavallo. Quando divento grande voglio essere un cowboy, così sto imparando fin da subito come cavalcare e prendermi cura di un cavallo. È molto virile, sai?-
Il ragazzino annuì, socchiudendo gli occhi, come se volesse assicurarmi quanto virile fosse.
Mi morsi il labbro inferiore.
-Okay, se posso giocare col tuo cavallo, allora possiamo essere amici.-
-Fantastico!-
Sorrise radiosamente, afferrò la mia mano e la scosse con veemenza. Io sorrisi un po' imbarazzo e distolsi lo sguardo.
A quel tempo, pensavo solo di stargli accanto e fingermi suo amico finché non avessi avuto finalmente il mio cavallo personale. Come potevo sapere che sarebbe venuto un momento in cui gli sarei stato accanto, con o senza un cavallo, e sarei stato persino fiero di essere lì, accanto a lui?


*Note dell'autrice*
Bene, credo che stasera il mio cervello si sia completamente fuso. Ciao ciao, cervello! Torna domani che voglio tradurre il secondo capitolo!
Perché mi sono cimentata in questa cosa? Perché sono masochista, ovvio xD No, scherzo. In realtà, mi piace esercitare così il mio inglese e, allo stesso tempo, la scrittura. Pensavo che molti fan italiani dell'UsUk vorrebbero leggere le fanfiction di quella sacra dea usukkatrice della Butterfish, però, forse, non tutti ne sono in grado. Perciò ho pensato di tradurre questa sua fic più famosa per voi. Spero la mia traduzione vi piaccia, nonostante in alcuni punti abbia avuto un po' di difficoltà (perdonate se non sono stata pertinente al dialogo nella spiegazione di Alfred della parola "finocchio", ma i giochi di parole inglesi sono difficili da rendere >.<). Ecco, recensite, fatemi sapere che ne pensate e se volete che continui.
Spero vi possiate divertire a leggere questa storia, come io mi sono divertita a tradurla per voi (:
Bye bye ~
  
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