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Autore: _zia cla_    29/07/2012    1 recensioni
Sebastian!Sunday (non in concorso)
Quando nella vita prendi decisioni completamente discordanti da quello che sei, dovrai fare i conti non solo con te stesso ma anche con chi ti sta intorno. Un Sebastian intento a spiegare il suo cambiamento ad una persona per lui speciale...
--dal testo--
-Pronto?
-Est-ce que je t'ai jamais dit combien ta voix soit excitante quand tu réponds au téléphone? [Ti ho mai detto quanto sia eccitante la tua voce quando rispondi al telefono?]
-Qualche volta e ti ho sempre risposto che stavi affermando l’ovvio…
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Sebastian Smythe
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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(FUORI CONCORSO)

 

- Adieu mon belle bâtarde-
 
 
 

Pronto? 
 
 
Est-ce que je t'ai jamais dit combien ta voix soit excitante quand tu réponds au téléphone?  [Ti ho mai detto quanto sia eccitante la tua voce quando rispondi al telefono?]
 
 
Qualche volta  e ti ho sempre risposto che stavi affermando l’ovvio…
 
 
Pour ne pas parler de ta langue, elle coule ainsi fluide...mmm ... Savais-tuque je n'ai jamais essayé une langue américaine? [Per non parlare della tua lingua, scorre così fluida … mmm… Lo sai che non ho mai provato una lingua americana?]
 
 
A me pare di ricordare il contrario,  quel tuo fidanzato che ti ho fottuto (o mi sono fottuto) un paio di anni fa, non era americano?
 
 
Italo-américain pour être exact. Et allez-y doucement, je ne t'ai pas encore pardonné pour cette histoire. [Italo-americano per l’esattezza. E vacci piano, non ti ho ancora perdonato per quella storia.]
 
 
Non lagnarti, ti ho fatto un favore. Quel ‘micropenico-faccia da checca’ non sarebbe stato degno di farti da lustrascarpe.  E per favore parla la mia lingua, sembriamo due posseduti.
 
 
D’accordo. Ma sbaglio o mi hai fatto un complimento, Sebastian?
 
 
Non ti stupire, sei un’eletta.  L’unico essere umano di sesso femminile al quale sono legato. Non hai idea di quanto mia madre ti invidi; nonostante si ami terribilmente, sono sicuro che ha desiderato più volte essere te, Evelyne.
 
 
Questo è inquietante dal momento che, ai loro occhi, io sono la tua fidanzata.
 
 
Solo agli occhi di mio padre, lei sa che sei una copertura…Mi sei indispensabile per assicurarmi il mantenimento del paparino, anche per questo tengo a te … … Ma aspetta un attimo, tu mi hai telefonato… a casa?
 
 
Oui.
 
 
Cara mia Madame de Pompadour, per quanto tu possa essere schifosamente ricca, non penso che alla tua madre divorziata faccia piacere sapere che dal tuo attico a Parigi fai lunghe telefonate in America…
 
 
Non sei l’unico che si fa mantenere dal paparino, mon chèr… …E comunque chi ti ha detto che sono in Francia?! …
 
 
Cos… …  Sei qui!?
 
 

*

 
 
Era esattamente un anno che non si vedevano, da quando Sebastian era stato costretto dal padre a trasferirsi con lui in Ohio.
Ed ora Evelyne Alfieri, figlia dell’ambasciatore italiano a Parigi nonché sua ex vicina di casa e ragazza-copertura era seduta proprio davanti a lui in un bar americano, nel suo abito verde di originale sartoria francese, che lo guardava con uno sguardo tra il confuso e il disgustato; quest’ultimo sentimento provocato più che altro dal sapore del terribile caffè che stava bevendo.
‘’Ancora non capisco come tu abbia resistito un intero anno in questa posto insulso! Anche se devo ammettere che questo bar, a parte il caffè, non è poi così male, se vivessi qui potrei anche decidere di frequentarlo stabilmente.’’. Sebastian rise di sottecchi a quella frase, notando che la sua amica nel pronunciarla aveva praticamente stuprato con gli occhi il giovane cameriere che gli era passato di fianco. Quella era Ev, un Sebastian al femminile! Per quello si erano piaciuti fin da subito, avevano visto se stessi nell’altro ed, essendo due egocentrici narcisisti di dimensioni stratosferiche, si erano ‘amati’ alla follia.
‘’Già, è una buona area di caccia, e il caffè allungato con un po’ di cognac diventa più facile da mandare giù.’’
‘’Buono a sapersi! Ma veniamo a noi. Avrai capito che sono qui per un motivo,verrò subito al sodo… Cosa diavolo stai pensando di fare Sèbastien?!’’.
Sebastian rimase un attimo interdetto da quella domanda, aveva capito che era arrabbiata, lo chiamava in quel modo solo se era incazzata nera. Socchiuse leggermente gli occhi  nel guardare il viso di Evelyne, interrogativo. Poi si ridestò all’improvviso, gli era tutto chiaro.
‘’Mio padre. Accidenti. Cosa ti avrebbe detto il caro paparino?! E da quando voi due vi sentite per parlare di me?’’
‘’Da quando sta pianificando il nostro futuro matrimonio da almeno due anni!’’ disse lei impassibile, continuando a sorseggiare il suo caffè.
‘’C-cosa starebbe facendo?!’’ Sebastian cercò di controllarsi, ma non riuscì comunque a bloccare il tremolio del suo sopracciglio destro, segno distintivo di un suo imminente attacco isterico.
‘’Sta tranquillo, non gli ho mai dato corda! Sposare un gay, per quanto sexy, non è la mia massima ambizione, sai … Il-il punto ora però non è questo, cos’è questa storia che vuoi lasciare l’Accademia Dalton e trasferirti in una scuola pubblica?’’
Sebastian non rispose subito, si limitò a guardare Ev con la mascella serrata e una velata mortificazione negli occhi. Evelyne notò con stupore che in tutti gli anni che aveva passato con Sebastian non aveva mai visto quello sguardo, era come se si stesse scusando e lui non chiedeva mai scusa, a nessuno. Per un attimo non lo riconobbe per il ragazzo con il quale era cresciuta. 
Passarono tre minuti buoni senza che Sebastian proferisse parola.
‘’ALLORA?!’’
‘’Mantieni la calma, mon trèsor’’ Sebastian ora aveva ripreso il completo controllo di se stesso, fortificato anche dall’esasperazione crescente della sua amica. Stuzzicare le persone lo rinvigoriva. Gli ultimi eventi della sua vita avevano potuto anche addolcirlo ma rimaneva pur sempre uno stronzo di prima classe.
Poi cercò lo sguardo della ragazza e incontrò le sue iridi castane; quegli occhi erano stati sempre così stranamente simili ai suoi, non nel colore certo, ma nelle mille sfaccettature dello sguardo. Poteva leggere ogni risposta, ogni sentimento all’interno di essi.
 
Improvvisamente ritornò con la mente al loro primo incontro, ormai erano passati anni. Si erano conosciuti in un locale dove entrambi si stavano contendendo lo stesso ragazzo. Invece di distruggersi a vicenda a suon di battute taglienti però, come avrebbero fatto con chiunque altro, loro si limitarono a guardarsi negli occhi. Quello che videro li convinse che due come loro avrebbero fatto meglio a diventare amici e alleati, piuttosto che rivali. 
Col tempo aveva imparato a volerle bene, nonostante fosse l’esatta copia di se stesso, e voleva davvero che capisse.
 ‘’Hai mai provato un’attrazione così intensa per qualcuno da fare qualcosa di assolutamente insensato per lui?’’
‘’Non puoi rispondere ad una domanda con un’altra domanda.’’
‘’Si, se la domanda conduce alla risposta. Rispondimi.’’ ribattè il ragazzo in tono piuttosto seccato.
‘’Certo, mi conosci non sono quella che si dice una brava ragazza ‘’ affermò maliziosa.
‘’Ti sei mai innamorata?’’
‘’… No.’’
‘’Sicura?’’
‘’Arriva al punto Bas!’’
‘’Il punto è che, quando sono arrivato qui un anno fa ero lo stesso ragazzo che hai conosciuto in Francia. La mia massima ambizione era quella di fottermi tutti i ragazzi gay dell’Ohio e, perché no, anche gli etero.’’
Evelyne lo guardava confusa, cercando di capire dove stesse andando a parare con quel discorso.
‘’Ed è andata avanti così, per qualche mese, fino a quando non ho incontrato delle persone…’’ sorrise nel notare il tempo sbagliato, ‘’…una persona, che ha messo in dubbio tutto.’’
‘’Hai incontrato un ragazzo?!’’ chiese Evelyne con sufficienza. ‘’Si.’’ fu la semplice risposta di Sebastian.
‘’E tu staresti mandando il tuo intero futuro a puttane perché vuoi farti un culetto di un qualsiasi ragazzo di un liceo pubblico?!’’ La ragazza era davvero stupita, dove era finito il Sebastian che non aveva mai considerato qualcuno più di un bel trastullo passeggero, il bastardo megalomane che se fosse entrato per sbaglio in una scuola pubblica, si sarebbe fatto immergere in una vasca di acido solo per eliminare l’odore?!
‘’Prima cosa: quello non è un semplice culetto, è IL CULETTO. Un sedere talmente perfetto che sembra glielo abbia scolpito François Bosioin persona! Seconda cosa… Non si tratta solo di una bella scopata, lui è diverso dagli altri. E’…speciale.’’
Ok, dopo quella affermazione la mascella di Evelyne aveva decisamente raggiunto il ripiano del tavolino sottostante.
‘’Tu-tu non sei un tipo da relazioni.’’
‘’E’ vero.’’
‘’Non lo sei mai stato! Hai sempre detto che le relazioni logorano la libertà di un individuo; non avresti augurato a nessuno una sorte del genere, neanche al tuo peggior nemico. Lo hai detto TU!’’
‘’Lo so…’’ Sebastian era deciso a spiegarsi, ma la ragazza non aveva finito.
‘’Ricordo ancora quello che mi son dovuta sorbire quando ho cercato di instaurare quella sorta di ‘pseudo-fidanzamento’ con il micropenico italo-americano! Una volta mi dissi che, se la nostra relazione sentimentale era interessante e appagante come i nostri rapporti sessuali, avrei presto deciso di dare un po’ di brio alla mia vita andandomi a rinchiudere nel monastero delle ‘Suore Vittime del Sacro Cuore’, dove le consorelle avrebbero volentieri ignorato i miei burrascosi trascorsi dopo aver appreso del mio fallimentare tentativo di relazione stabile!!!’’.
Prima di riprendere la parola, Sebastian si assicurò che Evelyne si fosse calmata e che soprattutto il resto degli avventori del locale fossero tornati tutti ad occuparsi dei fatti propri.
 
‘’So quello che ho detto, lo penso ancora in realtà. L’idea di avere una relazione con qualcuno mi terrorizza, soprattutto perché, bè, sono io! Ho sempre preso tutto come un gioco, ma da quando ho incontrato quel ragazzo ho deciso che i giochi dovevano finire. Soprattutto dopo che è riuscito a perdonarmi quando l’ho quasi accecato. Si, non guardarmi così, gli ho tirato una granita in faccia… Un giorno ti racconterò. Comunque, quando l’ha fatto, ho capito che anch’io avevo una speranza di essere felice. Io?! Meritare una persona del genere?! Mi è sembrato un sogno. Invece è reale, lui lo è. Farei qualsiasi cosa per non farlo fuggire, anche cambiare scuola, anche sopportare le pene dell’inferno. Lui le vale tutte. E sai una cosa?! Questa volta ho intenzione di lottare con tutte le mie forze contro me stesso. Non mi permetterò di rovinare tutto.’’
 
Fu allora che Evelyne capì, lo lesse nei suoi occhi che ora erano di una tonalità di verde indefinito e brillavano di luce propria… Dio, non erano mai stati così belli… No, non era possibile. Però era l’unica spiegazione: Sebastian si stava innamorando.
 
‘’O-ok,..’’ disse lei dopo un indefinito lasso di tempo. Infine, continuando a guardarlo, sorrise ironica:
‘’E’ come guardarsi allo specchio, vero?’’
Sebastian rispose al sorriso.
‘’E’ un vero peccato che il diretto interessato non verrà mai a sapere tutto questo, ti conosco, non glielo confesserai mai… Tzk! Che fottutissimo bastardo che sei Sebastian Smythe‘’
Abbassò lo sguardo sul tavolino a guardare il bicchiere di caffè ormai vuoto:
‘’Beh, allora…Cosa hai intenzione di fare con tuo padre?’’
‘’Cosa intendi?’’ chiese lui confuso.
‘’Sicuramente continuerà a mantenerti anche se vai in una scuola pubblica, ma come la mettiamo con il fatto che stai per cominciare una relazione seria con un ragazzo?’’ A Ev scoppiò inavvertitamente un risolino incredulo nel pronunciare quelle due parole, non poteva ancora crederci.
‘’Volevo dirti anche questo, ho preso un’altra decisione. Non volevo dirtelo al telefono e aspettavo il momento giusto. A quanto pare è arrivato…’’ Evelyne non lo fece neanche finire:
‘’…Farai coming out con Smythe senior?!’’ avrebbe dovuto ingurgitare un bel po’ di cognac per assorbire tutte le novità di quella giornata!
‘’Lo faccio per lui, per noi…’’
‘’…Beh, fa parte anche questa delle tue pene, no?!’’ La ragazza sorrise amaramente, doveva fargli un’ultima domanda.
‘’Dunque è finita?! La nostra relazione-copertura, intendo, non ha più ragione di esistere…’’
Sebastian fece spallucce, inarcò le sopracciglia e arricciò le labbra in un’espressione che voleva significare che era scontato.
‘’Puoi sempre chiamarmi tutte le volte che vuoi da Parigi e far pagare a tuo padre bollette mostruose!’’
La ragazza scoppiò a ridere : ‘’Beh, c’est évident! Non ti vedrò più molto spesso ma non ti libererai facilmente di me. D’ora in poi il mio compito sarà quello di darti uno scossone ogni qualvolta cadrai nel patetico!’’
Sebastian rise felice, poi le sue labbra si richiusero in un sorriso carico di affetto, cercò nuovamente i suoi occhi...
A quel punto la ragazza si alzò in piedi e si avvicinò a lui ancora seduto, lo guardò in quegli straordinari occhi verdi già velati di nostalgia e gli carezzò una guancia. Lo sfiorò leggermente, con il solo dorso delle dita, come se avesse paura di infrangerlo. Si cullò di quello sguardo ancora un po’ e poi gli sussurrò semplicemente: ‘’Adieu, mon chèr.’’
Si voltò di scatto, raccolse la borsa e uscì dal locale quasi di corsa, giusto in tempo per evitare a Sebastian di vedere quella piccola lacrima che, chissà perché, ora le scendeva sul viso.
 
 

*
 

 
‘’Allora?! Come ha reagito?’’ chiese Blaine mentre cingeva con un braccio la vita di Sebastian.
‘’E’ stata comprensiva. Sono sicuro che la mia decisione ancora non le vada molto a genio, la conosco, ma col tempo se ne farà una ragione…’’
Blaine non volle controbattere, dopotutto non conosceva quella Evelyne, l’aveva sentita nominare qualche volta nei racconti di Sebastian su Parigi, ma nulla di più. Sapeva però con certezza che per lui era una persona importante.
‘’Le hai parlato di me?’’ chiese curioso dopo un po’.
‘’No’’
‘’Perché?’’ Blaine rimase un po’ deluso dalla risposta del suo ragazzo.
‘’Cosa avrei dovuto dirle, sentiamo?’’ chiese Sebastian con un sorriso sornione.
‘’B-beh… n-non so, che tieni a me…’’ era imbarazzato, dopotutto Sebastian non glielo aveva mai detto chiaramente.
Sebastian si voltò completamente verso di lui, gli cinse i fianchi con entrambe le braccia e gli sorrise mellifluo ‘’Ah, si…?!’’ Poi fece congiungere le loro labbra in un languido bacio.
 
No. Non gli avrebbe mai e poi mai confessato la verità su quello che le aveva realmente detto.
 
 

 
*
 
 
 
 
Respira piano Evelyne, mentre seduta nel suo sedile attende ad occhi chiusi che l’aereo decolli. L’attendono sette ore di viaggio fino a Parigi, sette lunghe ore durante le quali non riuscirà a dormire, nonostante sia esausta.
Pensa Evelyne, ripensa ad una moltitudine di cose, tra le quali quella domanda:
 
‘’Ti sei mai innamorata, Ev?’’
 
… e rimugina sulla reale risposta:
 
‘’Si, Bas. Mi sono innamorata, una volta. Ho dovuto dirgli addio, però. Proprio oggi, ho detto addio al mio fottutissimo, adorabile bastardo…’’
 
 
 
                                                          

                                             Fin 
 

  
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