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Autore: RobTwili    30/07/2012    10 recensioni
Missing moment con protagonisti Sick e Claire ambientato dopo il capitolo 17 della long story You saved me .
Dal testo: Una bugia che ancora una volta serviva per non far soffrire; entrambi sapevano però che non serviva fingere, perché i loro cuori avevano la risposta a tutto. Quella risposta che si trovava nei loro respiri accelerati, nei brividi che avevano e nei battiti dei loro cuori che sembravano parlarsi. Lì, in quella stanza d’albergo esattamente come più di dieci anni prima, in quel piccolo ripostiglio per scope.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Eagles don't gain honestly'
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Missing moment ambientato alla fine del “Capitolo 17” della long story “You saved me
 


A Claire e a Sick, che sanno essere dolci, amari e idioti.

 
L’amore colpisce all’improvviso ed è un gran bastardo. Perché innamorarsi della vicina di casa dopo averle visto spuntare le tette all’improvviso, il primo anno di liceo, non era una cosa positiva, soprattutto per Sick che l’aveva sempre chiamata “Sorriso d’argento”.
A quattordici anni Claire si era tolta l’apparecchio mostrando un sorriso perfetto, e i suoi grandi occhi marroni da cerbiatta erano passati in secondo piano quando, qualcosa di più grande, era spuntato appena sotto al suo mento, tra le sue braccia. Era stato quel tre febbraio, durante la solita sbirciatina con i ragazzi nello spogliatoio femminile dopo la lezione di educazione fisica, che Sick le aveva notate e aveva deciso che le avrebbe conquistate per tenerle sempre con sé. Ma per arrivare a loro aveva prima dovuto conquistare Sorriso d’argento, che si era dimostrata prima titubante, poi sorpresa e alla fine soddisfatta, in tutti i sensi.
Nessuno dei due avrebbe mai potuto dimenticare le lezioni di Storia Americana perse per chiudersi in quel ripostiglio delle scope stretto e umido; lo stesso stanzino che aveva visto e sentito i loro sguardi perdersi e i sospiri mozzati per non essere scoperti.
Sick scese dalla moto, togliendosi il casco e scuotendo il capo per scrollarsi la pioggia di dosso; ancora non capiva perché Claire l’avesse chiamato così sconvolta, perché volesse vederlo, ma soprattutto non riusciva a capacitarsi della sua presenza lì, a Hunts Point.
«Cazzo» sbottò, facendo schioccare le nocche della mano sinistra in quel suo tic che proprio Claire aveva scoperto. Era tutto un casino, sapeva di essere debole, forse non sarebbe nemmeno riuscito a resisterle e, nonostante tutto, non poteva permettersi una simile caduta: Claire era sposata con quell’idiota che le aveva assicurato uno stile di vita sano, o così l’aveva chiamato lei.
Sapevano entrambi però che il motivo per cui lei si era allontanata era diverso: aveva paura. Paura di perderlo e di non vederlo tornare; Claire era troppo debole per rimanere lì. Claire non poteva aspettare Sick ogni sera, senza sapere se sarebbe tornato. Perché non era come Aria o come Irene; Claire si commuoveva guardando un film romantico e piangeva quando lo vedeva tornare a casa con uno zigomo rotto. Per questo si era allontanata, per non soffrire. E a niente erano valse le suppliche di Sick per farla rimanere. Quello stupido italiano l’aveva conquistata e lui si era chiuso in se stesso, sfogando i propri istinti con qualsiasi ragazza l’avesse lontanamente trovato attraente.
Arrivato davanti alla porta della camera d’albergo bussò, tamburellando con le dita sul legno, in attesa. Qualche istante dopo Claire aprì la porta accogliendolo con un sorriso; sorriso che subito riportò la memoria di Sick all’ultima volta che l’aveva visto, quasi cinque anni prima. Claire aveva deciso di fare l’amore con lui l’ultima volta, giocando come sempre, poi se ne era andata senza una parola e senza un biglietto. Non l’aveva chiamato, non aveva nemmeno risposto alle telefonate di Sick; semplicemente aveva tagliato tutti i ponti con il Bronx. Per questo Sick non riusciva a capire come avesse scoperto della morte di Aria e Dollar. Chi poteva averla informata? Di sicuro nessuno dei ragazzi.
«Grazie per essere venuto, Michael» mormorò, spostandosi di un passo perché lui potesse entrare nella camera. Forse non voleva dare spettacolo, in fin dei conti era una donna sposata, anche se il marito non era lì. Forse non sapeva nemmeno dove fosse Claire. Cosa le aveva raccontato? Come si era scusata per quell’improvviso viaggio nella sua città natale?
«Non sono venuto. Non ancora almeno». Quel loro gioco di parole che ogni volta la faceva sorridere, provocandole quella mezza fossetta sulla guancia destra. Era sicuro che lei avesse usato quelle parole per provocarlo, per ricordargli quanto fossero stati complici, in passato.
«Sai che cosa voglio dire» spiegò, chiudendo la porta non appena lo vide appoggiarsi con la schiena al muro dietro di lei. «Michael, voglio riuscire a parlare con te. Non mi pento di essere scappata, ma sono stata una codarda, dovevo dirtelo e lasciarti il tempo di capire quello che sarebbe successo. Voglio rimanere tua amica, ti voglio bene, tengo a te». Ci teneva davvero; per quei cinque lunghi anni aveva pensato a come se ne era andata, senza farsi sentire. Però aveva sempre la situazione sotto controllo, da chi li osservava da vicino –Aria –o da lontano –Irene. Perché quelle due ragazze speciali avevano capito che non era fuggita per paura, ma solo per proteggere il suo cuore.
«Voi donne avete sempre questa fottuta idea dell’uomo che deve rimanervi amico che non riesco a capire. O ci scopi o non ha senso parlare». Sick non voleva essere amico di Claire. Sapeva che il suo cuore se l’era portato via lei, cinque anni prima. Era quasi sicuro che qualsiasi cosa gli avesse chiesto l’avrebbe fatta. Per questo mascherava il suo cuore spezzato facendo battute stupide e trombando con la prima donna a disposizione; sapeva che il suo cuore si sarebbe sanato solo con quella ragazza che l’aveva preso dentro a quello sgabuzzino del liceo.
«Michael per favore, non sto dicendo questo. Voglio ritornare a sentirti, una chiamata ogni tanto, per sapere che stai bene». Tentare non avrebbe ferito nessuno –non avrebbe ferito nessuno più di quanto fossero già feriti. Perché Claire era sempre stata brava a mascherare la tristezza, abbandonandosi alle lacrime solo dopo essere esplosa da sola. Sick lo sapeva, lo sapevano entrambi.
«Vuoi tornare a sentirmi e poi scopi con lui. Grazie per il pensiero, sarebbe stato peggio sapere che mi avresti chiamato mentre lo scopavi». Ironia spicciola. Ironia volgare. Perché sapeva quanto lei la odiasse; sapeva che non sopportava quelle battute sempre rivolte al sesso. Eppure non riusciva a farne a meno, perché stuzzicarla gli ricordava i vecchi tempi, quando lei era solo sua, sempre e comunque.
«Perché devi sempre pensare al sesso? Non sei cambiato Michael». L’accusa arrivò esattamente dove Claire voleva: lì, al centro del petto di Sick, che accusò il colpo con un breve silenzio, prima di alzare gli occhi al cielo esasperato. Fece un passo verso di lei che si trovò imprigionata tra lui e il letto, senza via di scampo. Si trattava di fare una scelta, lo sapevano entrambi.
«Perché tu sei cambiata? Non godi più come facevi con me? O è semplicemente lui che non sa farlo?» sibilò, portando una mano sui fianchi di lei in modo possessivo. Claire mugolò involontariamente, socchiudendo gli occhi per rimanere lucida –cosa difficile, quando Sick usava tutte le armi a sua disposizione. Stavano cedendo, e lo sapevano entrambi.
«Non offenderlo. È mio marito e lo amo, l’ho sposato per questo». Una piccola bugia bianca che serviva solamente per lenire la sofferenza di entrambi. Lo sapeva Claire, che aveva pronunciato quella frase a voce bassa –quasi come se si vergognasse –e lo sapeva Sick, che aveva mascherato la delusione per quella frase dietro a una risata sarcastica.
«Lo ami, l’hai sposato per questo o perché semplicemente aveva una villa e non usciva ogni sera con una pistola nei pantaloni? Una vera, con i proiettili di ferro». Perché nonostante tutto non poteva smettere di punzecchiarla nemmeno mentre litigavano, nemmeno quando vedeva il baratro della loro storia avvicinarsi inesorabilmente.
«Sei cattivo Michael. Non dovresti dire queste cose». La voce le tremò appena ed entrambi sentirono il suo guscio tremare, come se potesse scoppiare da un momento all’altro. Per questo si allontanò da lui, andando ad appoggiare le mani su un mobile dall’altra parte della piccola stanza di quello squallido albergo. Non voleva guardarlo, non voleva più immergersi in quegli occhi color cioccolato. Gli stessi occhi che aveva visto brillare di gioia e di tristezza.
«Vuoi punirmi? Usi ancora i vecchi metodi anche con lui? Chi ha le redini del gioco? Non dirmi che ti sei fatta sottomettere perché non ci credo» sogghignò, schernendola. Era un modo malato per sapere qualcosa in più su di lei, per capire se fosse rimasta la stessa ragazza di sempre, quella che lo legava al letto, impedendogli di sfiorarla solo perché sapeva che lui sarebbe impazzito. Era un continuo rincorrersi fino all’arrivo. Quel ricordo –i loro corpi sudati che sfregavano l’uno contro l’altro su un letto –li colpì entrambi nello stesso momento, facendo incrinare di nuovo la sicurezza di lei e rendendo più forte lui. «Godi ancora come facevi una volta? Mordi ancora e stringi la mano destra a pugno?» soffiò sul collo di Claire, facendo aderire il suo petto contro la schiena di lei che sussultò per quel contatto improvviso. Non si era nemmeno accorta di quanto si fosse avvicinato.
«Michael, smettila. Sono sposata». Claire si finse indignata. Una bugia che ancora una volta serviva per non far soffrire; entrambi sapevano però che non serviva fingere, perché i loro cuori avevano la risposta a tutto. Quella risposta che si trovava nei loro respiri accelerati, nei brividi che avevano e nei battiti dei loro cuori che sembravano parlarsi. Lì, in quella stanza d’albergo esattamente come più di dieci anni prima, in quel piccolo ripostiglio per scope.
«Potresti guardarmi. Tutti questi chilometri per un funerale e nemmeno mi guardi» soffiò di nuovo, sfiorandole il collo con la punta del naso. Un piccolo passo verso di lei e un nuovo colpo contro al suo guscio protettivo. Stava cedendo, lo sapevano entrambi.
E poi, all’improvviso, Claire fece un gesto che riuscì a stupire entrambi. Un gesto dettato da quel cuore ferito che voleva avvicinarsi all’altro, solo per guarirsi, momentaneamente. Quando i loro sguardi si incontrarono, si udì un tonfo sordo; il rumore delle barriere di entrambi che cadeva. Il rumore di due sguardi che si conoscono e si amano che si rincontra. Il rumore dell’amore.
«Michael io… non posso. Sono sposata, lo amo e non è giusto, anche se non verrà mai a saperlo. Non posso fare l’amore con te…». Quelle parole erano sufficienti per ricordargli quanto lo amasse. Nonostante la lontananza, nonostante fossero passati più di cinque anni. Perché non poteva fare l’amore con lui. Forse però…
Allungò la mano fino ad accarezzarle la guancia, per sentire di nuovo la sua pelle a contatto con i polpastrelli; il pollice si fermò su quella fossetta che amava e ricercava in ogni ragazza, senza mai trovarla. Arrivò a sfiorarle la nuca, stringendo lievemente i capelli tra le dita e tirando appena. Sentì il respiro di Claire fermarsi e avvicinò il viso a quello di lei; occhi negli occhi, come se aspettasse un solo gesto per fermarsi. Un solo gesto per smettere di sfiorarle il naso con il suo, perché lei era sposata.
Una tortura per entrambi che stava facendo sanguinare i loro cuori feriti, ma che allo stesso tempo permetteva ai loro polmoni di respirare di nuovo, sentendo il profumo di casa in quella fragranza di pelle, sale, sole e pesca, in quella miscela di vestiti impregnati di fumo, sudore e sesso. Un centimetro in meno tra le loro labbra e l’attesa che rischiava di ucciderli entrambi; Sick la sentiva, sentiva l’elettricità diventare sempre più potente, l’elettricità del bacio che si aspetta e che quando arriva sai non ti deluderà.
Riuscì a percepire anche la scintilla che si scatenò quando, dopo aver sfiorato le labbra di Claire con le sue in un gesto quasi pudico quanto erotico, il cellulare suonò, interrompendo la magia di quel momento.
Il suono di uno strappo definitivo, come se entrambi sapessero che non avrebbero più parlato; perché quella situazione non era destinata a trovare una soluzione. Succedeva sempre così quando due persone si amavano, dando però un significato diverso a quella parola.
«Che c’è?» sibilò contro il ricevitore, chiedendosi perché cazzo fosse proprio Brandon a chiamarlo e non Ryan. Vide Claire indietreggiare confusa, portandosi le mani tra i capelli. La conosceva a sufficienza da sapere che in quel momento si stava maledicendo perché aveva quasi tradito suo marito. Ma tutto passò in secondo piano, una volta udite le parole di Brandon. «Arrivo». Chiuse così la chiamata, nascondendo il cellulare in tasca della giacca di pelle e dimenticando tutto quello che era successo, come se sul suo corpo non ci fossero ancora i segni. «Devo andare. Ryan sta combinando un casino». Non si voltò nemmeno a salutarla, perché quel saluto avrebbe fatto male a entrambi.
Claire lo sapeva e non riuscì a nascondere un sorriso amaro che le incurvò le labbra in una strana smorfia. Sick la amava, ma gli Eagles erano il suo vero amore. Non se l’era sentita di rimanergli di fianco, sapendo che non sarebbe mai stata la prima scelta. Ne aveva la prova anche in quel momento, mentre lui si chiudeva la porta alle spalle. «Ti amo». Un respiro che si perse in quella piccola camera d’albergo, un segreto che quelle quattro mura avrebbero custodito. Una verità condivisa tra loro e il suo cuore
.
 
 
 
 
Lo so, non ha senso.
Però Sick urlava nella mia testa perché voleva rimediare un po’ questa situazione e io l’ho incasinata. È triste, vero? Eppure non sono riuscita a renderla in modo diverso e ammetto che questa OS dolceamaraidiota ha un qualcosa che mi fa amare questo pazzo personaggio ancora di più.
Il titolo deriva dal nome americano dello stanzino delle scope e i volti del banner sono volutamente “liceali” per ricordare quei Sick e Claire, quelli che si intrufolavano negli sgabuzzini per limonare e non solo. Non è betata e mi scuso per gli errori e orrori, ma volevo pubblicarla ORA per un preciso motivo.
Niente, i personaggi sono tutti presenti in YSM e questa OS si colloca più o meno alla fine del capitolo 17, quindi è altamente spoiler per chi non ha letto la storia.
Come sempre se qualcuno fosse interessato NERDS’ CORNER è il mio gruppo spoiler.
Se qualcuno riuscirà a rimanere vivo dopo questa cosa… lo ringrazio anticipatamente e mi scuso davvero per quello che ne è uscito.
Rob.
   
 
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