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Autore: lince92    30/07/2012    1 recensioni
è la mia prima storia, siate clementi!
Un grido.
Specifichiamo meglio, era un gridolino, non un vero e proprio grido, ma sufficiente a metterlo in allarme ed a ridestarlo dai pensieri.
Si precipitò nel lato della strada da cui aveva sentito arrivare il suono, e si sorprese del fatto che il grido era arrivato esattamente da dietro la sua pattuglia.
Quale tipo di uomo importunerebbe una donna vicino una volante della polizia con ancora tutti i lampeggianti accesi?
ovviamente un Tony Stark completamente ubriaco fuori da una discoteca.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Anche i poliziotti sono eroi

poco super-, ma pur sempre eroi

Seduto nella sua automobile di pattuglia, l'agente Rogers si stava godendo la pace, quella pace vigile di una persona che è consapevole di dover essere pronto per ogni evenienza, ma non per questo meno rilassato. Quella era una serata tranquilla. La radio, ora silenziosa, aveva annunciato giusto un paio di segnalazioni per furti con scasso in altri quartieri. Da serate come quella non sapeva mai cosa aspettarsi. Sarebbe potuto andare tutto bene, sarebbe potuta essere una serata strana, ma magari in senso positivo, magari quei due sarebbero stati gli unici avvisi che la radio di servizio passava, oppure la radio si sarebbe potuta destare d'improvviso per annunciare un incidente mortale con minorenni, uno stupro fuori una discoteca, una strage in un pub: si trovavano pur sempre a new york. A New York difficilmente le serate procedevano tranquille per una volante della polizia.

Fu assorto in questi pensieri che la radio lo sorprese, con voce metallica, annunciando che a pochi vicoli da lui erano giunte molte segnalazioni da signore che si erano sentite “importunate” da un ubriaco fuori dalla discoteca, ed era richiesto intervento immediato per evitare complicazioni.

Dopo aver armeggiato un po' con quella cassa di metallo, insicuro sull'utilizzo della stessa, ed essere riuscito a rispondere con un Ricevuto, accese la volante e le luci, tenendo però le sirene spente a causa dell'ora.

Dopo poche svolte si ritrovò accecato dalle luci della discoteca, luminose e cangianti, tanto che sentì il bisogno di ripararsi gli occhi con la manica. Ovviamente non l'avrebbe mai fatto.

Accostò il tempo materiale per riprendere piene facoltà visive. Parcheggiò il più possibile vicino alla discoteca e scese dalla macchina.

La prima cosa che lo colpì furono la quantità immaginabile di persone brille, risate e bottiglie di birra abbandonate sul marciappiede. Poi notò la quantità di ragazze, decisamente molto più numerose dei ragazzi, chiuse in gruppetti con sottane svolazzanti (qualora erano presenti, perchè in diversi casi era difficile distinguere la gonna dall'intimo).

Sapeva, per sentito dire, che quella discoteca faceva spesso sconti alle ragazze, e che di conseguenza tutti i morti di f... i maniaci della città pagavano un biglietto molto caro pur di poter entrare in quella discoteca, di conseguenza avvisi di casi simili giungevano spesso, e per la maggior parte delle volte bastava semplicemente la presenza della volante della polizia, in aggiunta alla sua stazza, per tenere buoni anche i più irrequieti.

Poi ovviamente per i casi più sfacciati si ricorreva alle manette ed a un bel giro in questura, ma normalmente la persona doveva proprio essere fuori di senno.

Si voltò un po' in giro con fare minaccioso, intimidendo chiunque incrociasse in suo sguardo, e si mise alla ricerca dell'uomo in questione.

Più girava per l'immenso piazzale dinanzi alla discoteca e più notava che i sorrisi di giovani donne venivano rivolti a lui. Le ignorava palesemente.

Stava facendo una fatica del diavolo. Stava facendo una fatica del diavolo a non arrossire come una scolaretta innamorata.

Steve Rogers, alto 1.87, peso 108 kili, tutti di muscoli per altro, stava facendo una fatica bestiale per non diventare bordeaux e non cedere al senso di sconforto che lo portava a voler miseramente sprofondare.

Tutte le ragazze lo stavano fissando. Tutte le ragazze stavano fissando LUI.oddioddioddioddioddio.

Dopo che si era lasciato con la sua ultima ragazza, della quale era follemente innamorato, ma che l'ha liquidato con un misero “sei un bravo ragazzo, ma non sei ciò che cerco”, non ne aveva volute altre, sia perché doveva ancora ricucire la ferita che gli ha procurato, sia perché aveva una paura fottuta di sentirsi dire ancora un volta “sei un bravo ragazzo, ma...”.

Quella era la frase che l'aveva perseguitato tutta la vita.

La madre gli aveva detto così prima di scappare con il nuovo fidanzato. Il primo amore con questa frase l'aveva rifiutato. Il padre con questa frase l'aveva cacciato fuori di casa. Con questa frase era stato licenziato più e più volte (prima di entrare nelle forze dell'ordine). Ed ora veniva anche lasciato dalla ragazza.

Dopo questa separazione si era sentito morire, ed aveva vissuto così, come se fosse un vegetale finchè non si è risvegliato, una mattina, con tanta voglia di sfogare la sua rabbia.

Si iscrisse a tutti i corsi di arti marziali, autodifesa, box, e tutto quello che gli avrebbe potuto dare una mano a sfogarsi. In metà anno, da ragazzo gracile, sfigato e incazzato nero qual'era, si era trasformato in un uomo possente, con mille ragazze che gli morivano ai piedi, e finalmente senza più rabbia in corpo.

L'unico problema è che il carattere era tornato esattamente quello di prima.

Steva Rogers 29 anni, era tornato il verginello timido che era fino alla separazione.

Le ragazze tornarono ad imbarazzarlo tantissimo, sia perché a volte si era ritrovato a fare pensieri poco casti su di loro, e questo per lui era imperdonabile, sia perché in alcuni casi le aveva trovate a fissarlo con sguardi lussuriosi, cosa che per lui era impensabile. Di conseguenza più volte era stato costretto a dover scappare prima che le interessate si accorgessero del rossore che gli colorava le gote.

Un grido.

Specifichiamo meglio, era un gridolino, non un vero e proprio grido, ma sufficiente a metterlo in allarme ed a ridestarlo dai pensieri.

Si precipitò nel lato della strada da cui aveva sentito arrivare il suono, e si sorprese del fatto che il grido era arrivato esattamente da dietro la sua pattuglia.
Quale tipo di uomo importunerebbe una donna vicino una volante della polizia con ancora tutti i lampeggianti accesi?

Appena fu a vista il suo dubbio si chiarì.

L'uomo, di qualche anno in più di lui e chiaramente con molta lucidità in meno, stava parlando con un gruppo di ragazze infastidito, a tratti anche lievemente spaventato. Fissò meglio la scena, mentre si avvicinava, e notò che l'uomo, di carnaggione olivastra ma chiara, i capelli mori e ricci e una barba piuttosto curata, ne aveva afferrata una per le mani e la cercava di tenere più vicina a se, oppure cercava di tenersi per non crollare a terra, non era ben chiaro.

«Belle, venite da me, vi faccio vedere la mia collezione di ville, o se preferite, ho un po' di così, di... come s-ich- chiamano? Dai, quei cosi che volano, quelli, er-icotteri? qualcosa di s-ich-mile.»

«Ehi! Cosa stai facendo?» l'uomo, di cui solo ora riusciva a vedere il volto coperto da un paio di occhiali da sole, chiaramente in contrasto con l'orara tarda, alzò lo sguardo su di lui «ag-ggente, buonasera, mi permetta di presetarm-ich, sono -»

non gli lasciò terminare la frase e lo interruppe.

«in un mare di guai.»

«ispettore, lei è molto divertente, vuole venire a vedere la mia collezione di ville?»

gote arrossate. Ancora.

Dannazione, non con un uomo.

«No.»

si rivolse poi alle ragazze, sperando che il rosso delle luci dell'autovettura avesse coperto la colorazione che aveva in faccia.

«ragazze, potete andare. grazie.»

accennò un sorriso e si voltò nell'altra direzione.

«voltati e metti le mani sopra la testa.»

l'uomo sorrise sornione, facendo come gli aveva detto Steve. Allargò le gambe e si mise le mani dietro la testa, piegandosi in avanti e poggiandosi all'autovettura in modo provocatorio.

«ispettore, ci siamo appena conosciuti e già mi fai voltare? Ma come siamo intraprendenti!»

No, aspetta, COSA? Voltar- ma non intendeva in quel modo, aspetta, ma ci stava provando con lui? Un uomo? Ma quanto aveva bevuto?

Si costrinse a fare un respiro profondo.

«sono solo un agente. E tu proprio non sei il mio tipo.»

si mise di fianco a lui e gli infilò le manette ai polsi.

Il moro non si scompose particolarmente, come se non fosse particolarmante preoccupato della situazione. Era la prima volta che Steve incontrava un uomo che non si allarmava per le manette.

Quando gli afferrò le manette e gli aprì la portiera, per farlo entrare nella macchina che l'avrebbe portato dritto in centrale, l'uomo si voltò di scatto e gli sfiorò lelabbra con le sue.

Era stato un tocco leggero, un leggerissimo sfregersi di labbra. Steve dovette sbattere gli occhi per essere sicuro di ciò che era appena successo. E poi li vide. Un paio di occhi castani, spuntati da sopra le lenti scure, belli e terribilmente profondi. Sembrava gli stessero sondando l'anima. E la cosa più sorprendente fu che non gli dispiaceva per nulla, voleva guardare ancora quegl'occhi, voleva farsi guardare da loro, voleva prendere quelle labbra, ora dischiuse in un sorriso malizioso, e baciarle finché non fossero diventate rosse, voleva...

Cazzo

cazzocazzocazzocazzocazzo.

Lui non era gay.

Ne era sicuro.

Era arcisicuro di non essere gay.

Ed era sicuro che la parola “arcisicuro” fosse piuttosto gay.

E lui non era gay.

E allora perché, per quale assurdo motivo, l'unica cosa che voleva era guardare ancora negli occhi quell'uomo?

Ma sopratutto, perchè gli apparecchi di bassa manovalanza, lì in mezzo alle gambe, si erano ridestati di colpo, come non succedeva da anni?

Per quello che ore dopo avrebbe definito come “istinto di sopravvivenza” spalancò la portiera della macchina, rimasta semiaperta, e fiondò dentro il moro. Ignorandolo quando si lamentò del dolore per il salto che l'aveva costretto a fare. Chiuse la portiera e rimase un attimo a godersi il fresco di una sera di primavera, con mille pensieri che gli vorticavano nella testa ed un unico punto fermo: due occhi castani.

Si ritrovò costretto a doversi dare una calmata, sennò qualcuno, arrivati in centrale, se ne sarebbe potuto accorgere. Entrò in macchina, al posto del guidatore, con un unico pensiero, obbligato, nella testa.

Pensa alla nonna.

Pensa alla nonnina.

Pensa a tua nonna,quella cara vecchina.

Non pensare che due occhi, QUEI due occhi, ti stanno fissando la nuca.

Pensa a tua nonna!!

 

 

Angolo della Lince.

ciao a tutte! vi presento questo sgorbio nato dalla mia mente malata: è la prima storia che pubblico e la seconda che scrivo!

Vorrei sapere le vostre impressioni, se vi piace, se ho fatto errori di ortografia o orrori di altro genere.

Questa storia in realtà era nata come long, ma dato che è la mia prima storia ho fatto in modo che si potesse adattare anche come one-shot!

commenti? lanci di pomodori? consigli di darmi all'ittica (dato che con l'ippica non mi è andata tanto bene)?

 

ah sì, nota d'obbligo: il "pensa alla nonna" è stato preso spudoratamente da Avarat, qui è usato da Steve per (provare a) contenere la propria eccitazione.

 


  
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