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Autore: Payton_    30/07/2012    3 recensioni
Invece di rinunciare Teddy si ficcò una mano in tasca, estraendo un piccolo orsetto gommoso alla fragola. James non adorava nulla come quelle caramelle Babbane, erano state la sua unica gioia in anni di obbligate visite ai cugini Dursley. «Non mi comprerai così facilmente. Non ho più otto anni» fu la sdegnata risposta che fece sogghignare Teddy, pronto ad estrarre altri orsetti dalla tasca dei jeans. «Tanto sono già miei, li hai presi dal mio vaso» precisò James, incrociando le braccia come volevano da copione quei maledetti geni Weasley. Teddy inarcò un sopracciglio con aria supponente: «Potrei sempre mangiali io» lo sfidò, chiudendo il palmo e ritraendo la mano per evitare che James li rubasse. «Non lo faresti mai» James Sirius/Teddy suddivisa in tre parti.
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Sirius Potter, Teddy Lupin | Coppie: James Sirius/ Teddy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Tutta colpa di Oliver Baston

-Parte III-

 

 

«Adescio brindiamo a… al tuo ritorno!» esclamò Freddy, perdendo l’equilibrio e rischiando di cadere dalla sedia. «O abbiamo shià brindato per queshto?» chiese, cercando di trovare l’equilibrio e rovesciare la minor quantità di Burrobirra possibile.

«N-non credo prroprio che abbiamo shià brindato a questo» sbiascicò James, alzando il proprio boccale verso quello del cugino.

Albus sospirò, pensando che probabilmente quello era il ventesimo brindisi in onore del ritorno di James. Bevve un po’ del proprio Succo di Zucca (qualcuno doveva pur restare lucido) pentendosi d’aver acconsentito ad uscire con il fratello ed il cugino.

Non gli era mai piaciuta la ‘Taverna Infiammata’, puzzava di birra ed era piena di dubbie personalità, ma sembrava che a James fosse mancata tanto.

Fred e James avevano appena iniziato l’ennesima sfida a chi riesce a bere tutto il boccale d’un fiato, quando Albus vide Teddy entrare nel bar accompagnato da alcuni amici che non aveva mai visto.

«Jamie» cercò di chiamare il fratello, che però stava ridendo a squarciagola per qualcosa che aveva detto o fatto Fred. Non aveva visto Teddy ed i suoi amici, ma lui aveva visto loro.  Lo vide bisbigliare qualcosa a quei ragazzi, che gli diedero qualche pacca sulla spalla prima di andare a sedersi ad un tavolo dall’altra parte del locale. In un attimo, Teddy gli fu addosso. O almeno, Albus si sentì come se li avesse braccati.

«Sono parecchio ubriachi» osservò sogghignando, facendo cenno al barista di venire al loro tavolo. «James mi aveva detto che sareste venuti qui» disse ad Albus, che si sforzò di sorridere e di nascondere il panico.

«Jamie, Freddy, c’è posto per un altro brindisi?» chiese Teddy, spostandosi tra loro e poggiando le mani sulle loro spalle.

«Teddy!» esclamò James, illuminandosi. «C’è Teddy!» trillò, indicando l’amico al cameriere, che era appena arrivato.

«E cosa vuole Teddy?» chiese allora il ragazzo, estraendo la bacchetta.

«Sangue di drago per tutti: offro io» rispose Teddy, ignorando le proteste di Albus e le acclamazioni di James e Fred.

«Non posso, davvero. Chi riporterà a casa James?»

«Non ti preoccupare, Al. Sarò il vostro babysitter anche per stasera.»

Quando tutti ebbero il drink tra le mani, Teddy levò il bicchierino e propose un brindisi.

«Ai cambiamenti!» esclamò, seguito dagli altri tre ragazzi.

Parecchi bicchierini di sangue di drago dopo, nemmeno Al era più tanto lucido. S’erano spostati al tavolo degli amici di Teddy, e James e Fred erano diventati l’attrazione della serata.

James Sirius Potter, quando era ubriaco, era perfino più egocentrico del solito.

Al aveva la sensazione che un amico di Teddy ci stesse provando con lui, ma era invece certo che Josh, un altro amico, ci stesse provando spudoratamente con suo fratello. Che non disdegnava.

Fred sembrava non accorgersi di nulla di ciò che gli accadeva intorno, mentre Ted continuava a lanciare occhiate furtive a James. Sembrava che lo stesse vedendo per la prima volta. Nuovamente.

«James, ti va di prendere una boccata d’aria?» propose Josh, mentre già prendeva la giacca.

«Certo!» trillò James, seguendolo fuori senza troppi preamboli.

Immediatamente, Teddy afferrò per un braccio Albus, avvicinandolo a sé.

«Che cosa sta facendo tuo fratello? Josh è gay!» disse, visibilmente scosso. Albus però  non riuscì a rispondere, perché Fred piombò tra loro.

«Credo si voglia scopare il tuo amico, Ted» sputò fuori ridendo, prima di proporre un altro giro di… qualsiasi cosa.

Albus si rese conto in quel momento che Fred sapeva la verità riguardo a James, ma che Teddy ne era allo scuro. E si rese anche conto di quanto Teddy fosse arrabbiato.

La serata aveva preso una piega maledettamente orribile, e Albus non poté faro altro che dirsi ‘te l’avevo detto’.

 

*


Josh Bennet era stato una grande, grandissima scopata. O forse era stato l’alcool a renderlo tale, James non avrebbe saputo dirlo. La sua unica certezza, oltre che sola consolazione, era che quel terribile post sbornia non era stato vano.

«Stupido coglione!»

Rimase interdetto qualche istante, prima di muoversi. Forse era ancora troppo ubriaco, perché gli era sembrato di sentire la voce di Teddy imprecargli contro. Ma era impossibile, perché era nel suo letto, al caldo, a fare i conti con i postumi della notte precedente.

«Alzati!» urlò ancora la voce di Teddy, e in un istante James si ritrovò con il culo sul pavimento.

«Teddy?» 

«Cento punti a Grifondoro!» ribatté quello che sì, era davvero era Teddy Lupin.

«Che c’è?» pigolò, il cervello ancora incriccato dall’alcool e dall’intorpidimento del sonno.

«Josh Bennet» fu la secca risposta. «Sarebbe stato carino, da parte tua, dirmi che anche tu sei gay, sai? Sarebbe stato carino evitare di farmi impazzire per trovare il modo dimostrati che ero sempre io, nonostante la novità. Mi sarebbe piaciuto che tu ti fossi confidato con me. Tu di me sapevi, Jamie. Era mio diritto sapere di te!» sbraitò Teddy, i capelli che variavano minacciosamente colore dal nero al rosso all’arancio, facendolo sembrare una fiammella.

«Tu… Tu sei gay?» chiese James, sgranando gli occhi. Sembrava proprio un pulcino, seduto a terra, mezzo avvolto nelle coperte e con i capelli sparpagliati.

«Ma che domanda è questa, Jamie? Sei stato tu a dirmi che Vic ti aveva detto tutto, ricordi?»

«Be’, tutto ma non questo!» si difese James, alzandosi in piedi. Temeva che la testa stesse per scoppiargli. Un ritmo martellante minacciava di sfondargli il cranio. Gay. Gay. Gay. Come aveva fatto a non capirlo? A non accorgersene prima?

«Quindi tu sei gay» scandì, fissando Teddy come se avesse visto un fantasma.

«Già. Anche tu, l’hai dimostrato rimorchiandoti il mio amico» lo ammonì Teddy, incrociando le braccia al petto. Strano, lui non aveva geni Weasley.

«Ero ubriaco» precisò James, lasciandosi cadere sul letto. «Lo sono ancora.»

«Dovevi dirmelo» insistette Teddy, avvicinandosi al quasi-cadavere James.

«Come hai fatto tu?»

«Io ci ho provato, ma tu mi hai detto che sapevi già tutto.»

«Be’, credevo di sapere tutto, ma mi sono sbagliato» ribatté James, lanciando la coperta sul pavimento con fare stizzito.

«Oh, allora nessun problema, ti sei solo sbagliato» ironizzò Teddy, i capelli ancora pieni di varie sfumature di colore. Iniziò a camminare avanti e indietro e a torturarsi le unghie.

«Perché farmelo sapere così, James? Perché tramite Josh?» chiese, ora più addolorato che arrabbiato.

«Non sapevo come dirtelo» si giustificò James, evitando il suo sguardo.

«Potevi almeno tentare, io volevo parlartene il giorno in cui sei tornato» disse Teddy, il rammarico evidente sul suo viso. «Mi hai deluso.»

«Merlino, facevo meglio a restarci in Germania!» sbottò James, decisamente in vena di perdere la pazienza. La testa minacciava di scoppiargli in senso letterale.

«Ecco lo spirito Grifondoro del figlio del grande Harry Potter» lo derise Teddy, facendo davvero perdere le staffe a James.

«Io sono andato in Germania per noi, Teddy» sputò, balzando in piedi. «Ci sono andato per non rovinare la nostra amicizia, stronzo ingrato!» si lasciò sfuggire, battendo l’indice della mano destra sul petto dell’amico. Si pentì subito d’averlo detto, ma oramai il danno era fatto.

«Che cazzo vuol dire?» sbraitò Teddy. E Teddy non diceva quasi mai parolacce, a differenza di Jamie, quindi doveva essere proprio sconvolto.

«Bene, vuoi la maledettisima verità, Teddy?» chiese James, poggiando le mani sui fianchi esattamente come faceva Lily quando voleva che il messaggio venisse recepito perfettamente. «Me ne sono andato perché ero innamorato di te. Mi hai chiesto come è la Germania ed io ti ho risposto che è lontana. Non era una risposta a vuoto. È lontana da te! Da te e Vic, per la precisione, l’ho scelta per smettere di vedervi ogni giorno abbracciati e felici. Stavo male, Teddy. Sono andato via per accettare il mio essere gay e per dimenticarti.»

Oh. Cazzo. James l’aveva detto d’essere ancora ubriaco, in sua difesa.

Teddy, dal canto suo, era immobile come una statua. Lo sguardo fisso su James, le mani lungo i fianchi e gli occhi sgranati. Sembrava aver perso il dono della parola.

«Altri cento punti a Grifondoro» disse James, la voce più fredda della mano di un Dissennatore. «Sono riuscito a stupirti» aggiunse, facendosi un applauso e mostrando un sorrisetto amaro e deluso.

«Addio» sussurrò mentre superva Teddy, per uscire da quella camera improvvisamente stretta. E sarebbe stato davvero un addio, se Ted non si fosse riscosso appena in tempo.

«E ci sei riuscito?» chiese, voltando leggermente il capo verso la spalla, James praticamente in procinto di aprire la porta.

«A fare, Ted?» domandò, troppo scosso per capire il significato delle parole dell’altro.

«A dimenticarmi» precisò Teddy, voltandosi verso di lui.

James aveva una mano sulla maniglia e le spalle ricurve di chi sta portando un grande peso. Si voltò lentamente, mostrando uno sguardo terribilmente serio. «No, Teddy. Sono ancora innamorato di te, se è questo che vuoi che ammetta» rispose, chiudendo poi gli occhi e sospirando pesantemente. Quello che accadde nei successivi dieci secondi, James non lo vide. E Teddy non seppe mai spiegarlo. Corse d’impulso verso James, afferrandolo per le spalle e sbattendolo contro la porta della stanza. Lo baciò con irruenza, come se dovesse appiccicare per sempre i propri baci sulle labbra di James, che rispose senza la minima esitazione. E finalmente, diciamocelo!

«Non… Non so se sono innamorato di te, c’è un casino assurdo nella mia testa. L’unica cosa che so è che da quando sei tornato non ti vorrei in altro posto se non accanto a me» sussurrò Teddy all’orecchio di James, mentre ancora lo schiacciava contro la porta della stanza.

«È più di quanto mi aspettassi, Teddy.»

Sfoderando più di due anni d’addestramento in un solo colpo, James afferrò Teddy per la vita e se lo caricò in spalla. Lo lanciò senza troppi preamboli sul letto, raggiungendolo in un batter d’occhio.

«Una volta non saresti mai riuscito a scaraventarmi su un letto» si sentì in dovere di puntualizzare Teddy; era comunque più vecchio di sette anni.

«Non che non fosse stato nei miei piani» ammise James, mentre già si sfilava la maglietta. Ero stufo marcio di aspettare Teddy. «Ed è colpa tua se sono più forte di te: io ho passato gli ultimi due anni a spaccarmi la schiena, tu in un laboratorio, cervellone.»

«Vorrà dire che inventerò un siero che mi renda più forte» si difese Teddy, ma era un altro l’attacco che cercava di parare davvero. Le mani di James erano impegnate nel tentativo di strappare - letteralmente - i suoi vestiti.

«Attento a non fare la fine di Bruce Banner.»

«E chi sarebbe?»

«Il protagonista di un fumetto Babbano che leggeva mio cugino Dursley» spiegò James, mentre Teddy gli sfuggiva in tutti i modi dalle mani. «Ma vuoi stare fermo?»

«No! Ci sono i tuoi di sotto.»

E dopo questa frase, puntuale come qualsiasi copione avrebbe voluto, Albus spalancò la porta della camera. La scena che gli si palesò d’avanti fu James con indosso solo i pantaloni del pigiama, seduto sopra Teddy - almeno lui vestito - e intento a bloccargli i polsi sul cuscino.

«Okay, questa è una scena che non avrei mai voluto vedere» biascicò, divenendo paonazzo. «Mamma mi manda a dirvi che la colazione è pronta» aggiunse, fuggendo poi giù per le scale, non prima d’aver intelligentemente richiuso la porta.

James e Teddy scoppiarono a ridere come due ragazzini. «Te l’avevo detto» disse Teddy, mentre James si infilava la maglietta. Ignorando il commento, quest’ultimo strinse Ted per la vita, dandogli un piccolo bacio vicino all’orecchio destro. «Sono felice» sussurrò, fiondandosi poi fuori dalla stanza. Il richiamo della colazione anti post sbornia.

Teddy rimase da solo nella camera di James, impalato accanto al letto. Ripensò a come erano passati dal litigare al baciarsi, senza trovare un senso logico alla scena. Non era importante che avesse senso, però. Sfiorò con le dita il punto in cui James gli aveva dato l’ultimo bacio e sorrise. Sono felice anch’io, pensò.


*


Era un momento importante, per James. Per sentirsi davvero a casa, c’era qualcosa che doveva assolutamente sistemare. Non era stato per nulla facile recuperare quell’oggetto, ma la fatica ne sarebbe valsa la pena.

Srotolò il nuovo poster di Oliver Baston, identico a quello che aveva stracciato più tre anni prima, e lo attaccò esattamente nello stesso posto. Era lì che doveva stare.

Sorrise compiaciuto al suo Capitano ed andò a sedersi sul letto, ripensando a quante cose erano cambiante dall’ultima volta che l’aveva visto.

Teddy non stava più con Vic. Teddy gli aveva detto d’amarlo. Di averlo sempre amato, forse. E lui ricambiava con tutta la gioia del mondo.

Era bello avere il controllo della propria vita, almeno in parte. Aveva fatto outing, ma Al a parte nessuno sapeva di lui e Teddy. Una cosa per volta.

Come se il solo pensarlo potesse farlo apparire, Teddy si materializzò in camera.

«Alzati!» ordinò, più agitato che un bambino che vede per la prima volta Hogwarts.

«Ciao anche a te.»

«Vieni qui.»

«Oh, ma ti amo anch’io.»

Ignorando il monologo di James, Teddy lo placcò all’improvviso e se lo caricò in spalle con un solo braccio. Con l’altro fece due rapidi incantesimi per insonorizzare la camera e sigillarla.

 «Mettimi giù!» strillava nel frattempo James, battendo i pugni contro la schiena del proprio ragazzo.

«Ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta!» cantilenava Teddy, mentre depositava James con poca grazia sul letto. «Sono più forte di te» trillò, bloccando i polsi di James sopra la sua testa.

«Ma come ci sei riuscito?!» piagnucolò quest’ultimo, provando a liberarsi.

«Una pozione ben riuscita, anche se l’effetto durerà poco» spiegò rapidamente Teddy, mentre le sue labbra saggiavano avide il collo del proprio ragazzo.

«Ti amo, Jamie» disse improvvisamente, pienamente convinto di quelle parole. Non avrebbe permesso a niente e nessuno di separarli. Non più.

«Io ti amerei se liberassi i miei polsi.»

«Okay, per oggi non amarmi» scherzò Teddy, allentando leggermente la presa. Non poteva dargliela pienamente vinta.

«Sono felice, Teddy» sussurrò James, sfoggiando il suo miglior sorriso malandrino.

«Sono felice anch’io, Jamie» disse Teddy, baciando subito quelle labbra sottili che oramai desiderava troppo.

«Sai, se tu mi liberassi potrei…»

«Oh, adesso sta zitto, James!» lo liquidò mordendogli il labbro inferiore. Non era il momento per le chiacchere.

C’era voluto del tempo perché potessero stare insieme; non era stato per nulla facile e la loro battaglia non era ancora finita, ma adesso potevano affrontare qualsiasi cosa insieme invece che da soli.

Ed il merito, in fondo, era tutto di Oliver Baston, Capitano dei Plammered United e vecchio amico di Harry Potter che molti anni prima, quando James aveva meno di un anno, gli aveva augurato con tutto il cuore di poter essere davvero felice. Solo che questo lui non poteva saperlo.

 


 

Ed ecco la conclusione, che spero non abbia deluso nessuno.

Grazie a tutti quelli che hanno seguito e commentato la storia.

Grazie d'essere arrivati fin qui. ♥

Payton

   
 
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