Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Jessy87g    13/02/2007    3 recensioni


''La stirpe dei Ravenswood si estinguerà,
quando l'ultimo erede una morta in moglie chiederà''


Sciocchezze,superstizioni..ecco cosa era quella profezia per Sesshomaru.
Ma quella cantilena,che non smetteva di ripetersi nella sua mente, cominciava ad assumere sempre di più i tristi rintocchi di un requiem.

Liberamente tratta dall'omonimo romanzo di Walter Scott.
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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''Sciagurati! Il mio furore
Già su voi tremendo rugge.''




Il sole faceva timidamente capolino tra una spessa coltre di nubi in un grigio pomeriggio scozzese del 1689.
Un piccolo sentiero, coperto di fango a causa della forte pioggia che aveva flagellato sino a poc’anzi la cupa contea di Lammermoor, era battuto dai rapidi zoccoli di un cavallo dal manto bruno: il corpo era coperto di sudore e la bocca schiumava a causa della lunga corsa.
Il cavaliere padroneggiando con autorevolezza il destriero lo condusse attraverso una fitta foresta: al suo arrivo animali di ogni specie fuggivano spaventati: come se la Morte stessa, uscita dall’avello, avesse deciso di calcare quei luoghi solitari.
Gli alberi che innalzavano i loro rami spogli verso il cielo plumbeo, divenuti ormai sempre più radi, lasciavano intravedere un’estesa pianura che terminava in una scogliera a picco su un mare dal colore cupo dove le onde, perennemente sospinte dai venti, si infrangevano contro scogli appuntiti.
In questo luogo isolato si ergeva una grande torre in rovina, conosciuta da tutti con il nome di Wolf’s Crag, ultimo baluardo dell’umanità in quelle coste meridionali, battuta dai flutti che parevano non trovare requie nella loro eterna ira.
Giunto all’entrata dell’immenso maniero il cavaliere fermò la corsa del destriero con un rapido colpo di redini, dopodichè con un balzo inaspettatamente agile per la sua corporatura robusta e alta per uno scozzese scese di sella.
Rimase in piedi con gli occhi fissi sulla torre sistemandosi sulla spalla un lungo tartan cucito con fili di diverso colore che copriva in parte una veste da caccia di colore scuro di pregevole fattura e ricamato con ricchi ornamenti, indice dell’appartenenza a una nobile famiglia, ma oramai usurata e logora. Alla cintura pendeva da un lato una lunga spada dall’elsa finemente intarsiata e dall’altro un piccolo e maneggevole fucile a canne mozze.
A contrasto con il vestiario l’espressione del viso, dai lineamenti delicati e al tempo stesso decisi, lasciavano trasparire una fierezza indice di una nobile nascita. I lunghi capelli, raccolti in una coda, risplendevano di riflessi argentati a contatto con i timidi raggi del sole. Questo colore, insieme a una mezzaluna che troneggiava sulla fronte bianca e quasi sempre corrugata, rivelava l’appartenenza del giovane alla razza demoniaca.
Tuttavia il particolare più notevole erano sicuramente gli occhi: due pupille ambrate impreziosivano, come la perla nell’ostrica, lo sguardo fiero e fiammeggiante di rabbia, il quale a volte veniva oscurato da un lieve velo di tristezza che lasciava appena intuire quanto fossero gravose le sue sventure.
Questa figura era Sesshomaru, signore di Ravenswood: una delle più antichi e nobili stirpi scozzesi ormai caduta in rovina dopo che il potere del denaro aveva calpestato il potere del sangue.
Prima la patria era affidata nelle mani di poche e rinomate famiglie, adesso la tenevano sotto i loro lucidi stivali avvocati e ipocriti borghesi arricchiti, i quali conquistavano e preservavano i propri privilegi non più con la spada ma con scartoffie piene di retorica e frasi in latino che solo loro potevano comprendere.
Il giovane corrugò appena un sopracciglio: sì!Era per colpa di questi damerini senza onore che la sua famiglia aveva perso quasi tutti i possedimenti nella contea di Lammermoor, compreso il castello dove si erano succedute tutte la generazioni dei Ravenswood.
Sesshomaru alzò gli occhi verso la torre: ecco tutto ciò che gli era rimasto, un ammasso di pietre diroccate! Ecco cosa gli aveva lasciato quel pavido borghese di Mr. Asthon, un avvocato venuto dal nulla che aveva compiuto un’ascesa più rapida del tempo che aveva impiegato per baciare gli stivali dei nuovi politici rampanti!
Proprio lui, con abili manovre, aveva spogliato in pochi giorni la famiglia di tutto ciò che gli avi avevano conquistato in secoli!
Il vecchio signore di Ravenswood, non riuscendo a sopportare l’onta ricevuta, si era ammalato ed era morto così velocemente come era stato spogliato della sua dignità.
Fisso nella mente del giovane stava il ricordo del giorno delle esequie quando parenti, che non aveva mai visto prima, si erano prodigati con grande zelo nel porgere ipocrite condoglianze, stimando insanabile la ferita per la morte di un caro del quale già non ricordavano più il volto.
Proprio in quel giorno, sulle ceneri del caro genitore, aveva giurato eterna vendetta scuotendo con le sue parole gli antichi spettri sopiti nella cripta degli avi: oramai il destino era segnato, ed il suo era un destino di vendetta.


Riscossosi da questi ricordi iniziò a incamminarsi verso l’entrata di quella torre che aveva più l’aspetto di un enorme sepolcro di vivi.
  
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