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Autore: Stephanie86    30/07/2012    1 recensioni
[Marina/Esther] Double Shot.
Esther sta ancora con Aldo. Ma i suoi pensieri sono rivolti ad un'altra persona, la persona che ama veramente: Marina.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Sta cercando di riflettere.
Sta cercando di pensare lucidamente a tutto quello che le è successo.
Ma avverte le sue braccia intorno alla vita.
- Aldo, dai – mormora Esther, divincolandosi.
Lui sospira. Lo fa spesso, ultimamente. Perché non l’hai mai sentita così distante, così assente.
E lei, a sua volta, non si è mai sentita così distante dal suo uomo, così assente.
E’ accaduto tutto in fretta.
- Esther, che cos’hai? – le domanda.
- Non ho niente.
Ma qualcosa c’è. Ha cercato di nasconderlo a se stessa e agli altri, a lungo. Ha cercato di stare il più lontana possibile dalla fonte dei suoi turbamenti. E non ce l’ha fatta.
- Sei strana – commenta lui.
Sono innamorata.
Lo pensa, vorrebbe urlarlo, ma decide di rimanere in silenzio.
Ed è un silenzio che pesa. E’ un silenzio rotto dai suoi respiri, dal battito del suo cuore, dal ticchettio incessante di un orologio. E’ un silenzio fatto di parole che non riesce a pronunciare, che rimangono sospese nell’aria e che potrebbero fare molto male.
E Aldo non capisce. Non può capire.
Sta con lei da qualche anno, dovrebbe conoscerla abbastanza, ma non intuisce nemmeno ciò che la tormenta. Ciò che ha fatto.
- Ti va di parlarne? – le chiede lui.
E’ dolce. E’ tenero. Vorrebbe aiutarla. I suoi occhi la osservano, cercano i suoi. Il suo sorriso vuole essere rassicurante.
La ama. Percepisce l’amore che prova Aldo per lei.
- Non c’è niente – ripete Esther.
A sua volta sorride. Ma non è convincente.
- Problemi sul lavoro? – insiste Aldo.
- Nessun problema. Sono un po’ stanca.
Sono innamorata.
Che cos’è l’amore?
Ha sempre creduto di saperlo. Ha sempre pensato di averlo trovato.
Non ha mai capito nulla, invece.
L’amore è un sentimento che si insinua lentamente sotto la pelle. Striscia fino a raggiungere il cuore, fino a possederti l’anima.
L’amore è guardare un cielo pieno di nuvole e vederlo comunque blu e attraversato da una moltitudine di stelle cadenti, ognuna delle quali è un desiderio espresso che vuoi che si avveri.
L’amore è darsi ad un’altra persona, completamente, intensamente.
É dolce.
É travolgente.
É terribile.
É sconcertante.
É una sofferenza.
É una sofferenza che ti piace. Che sei tu a scegliere.
Sono stata io a sceglierla.
Lui la abbraccia ancora. Le dà un bacio. Poi si china per sfiorarle il collo con le labbra. La sua mano si appoggia sulla sua schiena. La accarezza.
Si sottrae. Di nuovo.
Non può farlo. Non vuole fare l’amore con lui.
Io voglio lei.
Le è occorso del tempo per capirlo. Settimane, mesi. Ma alla fine ha ceduto.
Marina non ha fatto pressioni. E’ cominciato tutto con una normale amicizia. L’amore comincia quasi sempre così, no?
Ma poi, pian piano, le cose sono cambiate. La cercava. La cercava anche fuori dall’orario di lavoro. Desiderava vederla, anche fuori dall’orario di lavoro. Aveva iniziato a guardare il cellulare, sperando di ricevere una sua telefonata. Aveva iniziato a volere contatti più ravvicinati. Bastava pochissimo. Bastava che le sfiorasse il dorso della mano con le dita, che le sistemasse una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Sì, un gesto casuale, innocente. Poi aveva cominciato a desiderare che l’abbracciasse, che la stringesse a sé, forte. Aveva...
Ho voglia di baciarla.
Sì, aveva desiderato baciarla. Toccarla.
Era scappata. Era tornata indietro. Era scappata di nuovo. Era tornata indietro.
E Marina se n’era accorta. Capisce tutto al volo. È sempre stata capace di leggerle dentro.
Ho voglia di baciarla.
L’aveva baciata. In quell’ascensore. Non era stato possibile resistere.
Nella foga, l’aveva spinta contro la parete.
Ed era stato intenso.
Era stato...
- Se c’è qualcosa che non va, però, me ne parli, okay? – dice Aldo. Così la scuote dai suoi pensieri.
- Sì, certo.
Dovrò. Prima o poi.
C’era stato quell’invito a cena. Un semplice invito. Niente di più. Un modo per parlare di quello che era successo. Un modo per... per conoscersi meglio. Sì.
L’aveva portata in un posto bellissimo.
E lei era bellissima.
Avevano parlato molto. Del loro lavoro. Dei loro sogni. Della loro vita. Marina, ovviamente, non aveva mai nascosto di essere omosessuale. Mai.
Avevano parlato di ciò che era accaduto in ascensore. All’inizio, aveva parlato solo Marina.
«Mi è piaciuto molto»
L’aveva detto senza imbarazzo. Guardandola. Immobilizzandola con quegli occhi magnetici.
Ed Esther non aveva saputo cosa rispondere. Il rossore sulle sue gote doveva essere stato evidente, perché Marina aveva sorriso. E le aveva fatto una carezza. Leggera.
Le era passata quasi del tutto la fame, ma aveva mangiato comunque. Avevano mangiato in silenzio, osservandosi.
...Osservandosi.
Osservandosi.
Osservandosi a lungo.
Ed erano sguardi carichi di desiderio quelli che filtravano attraverso i due bicchieri di vetro vuoti, quelli che scivolavano sulla tovaglia bianca che copriva le loro gambe così vicine da potersi sfiorare. Chissà se gli altri clienti avevano notato quella calda guerra che si consumava fra loro.

Forse sì.

Non aveva scampo. E lo sapeva.
Un cameriere le aveva interrotte.
«Desiderate altro?» aveva chiesto, portandosi via i piatti.
Se gli avesse detto cosa desiderava...
«No» Marina aveva risposto prima che potesse farlo lei «Ci porti il conto, per favore»
C’era molta fretta nelle sue parole e il cameriere ne era rimasto sconcertato.
«Naturalmente. Ve lo porto subito»
Così era stato. Era tornato dopo meno di due minuti. Marina aveva pagato tutto, anche se lei aveva protestato.
Fuori, l’aria primaverile era fresca e piacevole. Le aveva dato un po’ di sollievo... Un attimo di respiro. Ma era durato poco.
Prima di salire in auto, Marina le aveva stretto una mano.
«Vuoi che ti riporti a casa?» le aveva domandato, quasi ce ne fosse bisogno.
«No...» aveva detto Esther.

Marina l’aveva accompagnata nel suo appartamento. L’aveva presa per mano, mentre salivano le scale.
Esther sapeva che quello che stava facendo era sbagliato. Stava già con una persona. Stava con Aldo.
Chi ama non tradisce.
E voleva dirglielo. Voleva fermare quella follia.
Chi ama non tradisce.
Ma Marina, prima di aprire la porta di casa sua, si era voltata e l’aveva baciata. Un bacio dolce, leggero, a fior di labbra. Un bacio che aveva tutta l’aria di essere molto casto, ma che le aveva tolto comunque il respiro. Una carezza lieve, che l’aveva accesa ancora di più.
E non era riuscita a dirle nulla.
Appena entrate, Marina si era tolta la giacca, si era ravvivata i capelli neri.
«Vuoi qualcosa da bere?»
«Avrei... avrei bisogno di un bicchiere d’acqua, forse. Sì»

Marina glielo aveva dato. Esther era riuscita a berne due sorsi, poi aveva appoggiato il bicchiere sul tavolo. La sua mano tremava.
Poi Marina l’aveva attirata a sé, mettendole le mani sui fianchi.
Esther si era chinata su di lei e l’aveva baciata ancora. Aveva socchiuso le labbra per approfondire quel bacio e Marina ne aveva approfittato. La sua lingua le aveva invaso la bocca.
Impeto.
Passione.
Desiderio.
C’era tutto in quel bacio. Tutto. C’erano cose che lei non aveva mai provato.
Le labbra di Marina si erano spostate sul suo collo. E si era lasciata sfuggire un gemito. La lingua aveva sfiorato l’orecchio destro, i suoi denti l’avevano mordicchiato dolcemente.
«Ti voglio» le aveva sussurrato Marina.
«E allora prendimi»
E lo aveva fatto. Sul divano del salotto.
Si era sentita sua. Completamente.
E la mattina dopo, svegliandosi, trovandosi avvinghiata a Marina, trovando i suoi occhi aperti che la osservavano e il suo sorriso disteso, aveva pianto.
Si era preoccupata. Marina si era preoccupata, le aveva chiesto che cos’aveva. Aveva pensato di averle fatto male.
Ma lei le aveva risposto che non era per quello.
Piangeva perché si era accorta che nella sua vita non si era mai sentita così. Non aveva mai fatto l’amore in quel modo, vivendo ogni attimo come se fosse l’ultimo.
E tutto ciò era accaduto sabato. Due giorni prima. La domenica erano andate in ospedale. Avevano entrambe il turno pomeridiano.
Rocco, il suo migliore amico, aveva capito qualcosa. Le aveva fatto delle domande. Ed Esther aveva preferito restare sul vago. Non riusciva nemmeno a pensare ad una risposta coerente da dargli.
Terry non aveva capito nulla, invece. Normale. Lei vede solo ciò che può accettare, ciò che rientra nei suoi schemi.
Il resto no. E anche se lo vedesse, si getterebbe da sola del fumo negli occhi.
- Vuoi restare qui a dormire? – le chiede, ora, Aldo.
- No. E’ meglio che vada a casa.
- E’ meglio?
Sì.
É meglio, davvero.
- Perché ti comporti così, amore? – le chiede.
Amore.
Per Aldo, lei è il suo amore. Certo.
- Non sei più tu. Non ti riconosco.
Hai ragione. Non sono più la ragazza che hai conosciuto.
Non sono più quella ragazza che è uscita con te credendo che fossi tu l’uomo che stava aspettando.

- Sei diversa - continua lui.
Esther non l’ascolta più.
No, Aldo.
Ormai è tardi.
Non sono più lei.

   
 
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