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Autore: Rita_Kruczynski    31/07/2012    4 recensioni
[Se mi lasci ti cancello]
Una storia che va a stuzzicare i personaggi di "Se mi lasci ti cancello", il mio film preferito. Mi piace pensare che questa storia possa diventare un lungo flusso di coscienza: pensieri, parole, gesti, emozioni di Clementine e degli altri.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Clementine entrò in una orrenda sala da ballo decorata di tutto punto: c'erano i festoni penzolanti dal soffitto, i coriandoli sbriciolati sul pavimento, residui di felicità dappertutto.
”Disgustoso”, pensò.
Notò con stupore di essere la prima. A parte Mary, si intende.
Si appoggiò a uno degli enormi specchi appesi al muro senza neanche guardarli e inserì una mano nella borsa di pezza variopinta facendone uscire una bottiglietta di rum. Bevve un sorso liberatorio. ”Non è mica una riunione degli Alcolisti Anonimi!
Mary rise.
Quella degli Smemorati Anonimi non era un'associazione come tante: si occupava del recupero delle persone che si erano sottoposte invano al trattamento della Lacuna Inc, una clinica newyorkese per la cancellazione di ricordi particolarmente dolorosi. La clinica aveva una pubblicità in tv e copiosi finanziamenti statali: si diceva fosse una grande, grandissima innovazione.
Nessuno aveva mai preso in considerazione la portata emotiva che tutto ciò avrebbe potuto avere sul paziente: al termine della cura molti smettevano meccanicamente di ricordare, è vero, ma una o due settimane dopo avvertivano il peso di un vuoto, una tristezza agghiacciante, una debolezza snervante. Senza conoscerne il motivo.
Questo era successo agli Smemorati Anonimi.
Linda era una cuoca dell'Upper East Side, Jen aveva un negozio di dischi nella 97esima Strada, Richard aveva aveva perso una gamba in Vietnam, Mary, la fondatrice, era la ex assistente (e amante) del dr. Mierzwiak alla Lacuna Inc: dopo le sue dimissioni aveva informato tramite missiva tutti gli ex pazienti di quanto era accaduto, allegando alla lettera una musicassetta con le registrazioni del colloquio che ciascun paziente intratteneva col dottore, prima di intraprendere la “cura”. Per quanto potesse donare sollievo, ciò che accadeva in quel posto era ingiusto: è il passato a fare di una persona quello che è. E Clementine...beh, Clementine era una gran bella ragazza. Alta (ma non troppo), magra (ma non troppo), sexy (ma non troppo): il bello nell'equilibrio. I capelli, lunghi e mossi, venivano tinti anche due volte a settimana e con colori del tutto inusuali. Blu, verde , rosso, arancione. Aveva trovato mezzo flacone di “Minaccia Rossa” (c'era qualcuno che aveva ottenuto il lavoro più invidiabile del mondo quando era stato assunto in quella ditta di prodotti per capelli come “addetto ai nomi”), ma non riusciva a materializzarsi davanti agli occhi neanche una sola immagine di sé coi capelli di quel colore. Curioso! Non riusciva a mettere insieme i tasselli: aveva amato un certo Joel Barish (una fitta al cuore), aveva sofferto per un certo Joel Barish (fitta), aveva mezzo tubetto di tinta (fitta). Vivere era una figura retorica: avere nostalgia di un tempo mai vissuto, avvertire l'odore di un profumo mai odorato, sentire al tatto la consistenza di un liscio mai toccato.



NOTA DELL'AUTORE:

Ciao a tutti! Questo capitolo è molto corto, ma è solo un'anticipazione di quella che spero diventerà una bella storia. Che la lettura abbia inizio! Per ogni critica, lasciate pure una recensione. ^_^

   
 
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