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Autore: Beauty    31/07/2012    6 recensioni
Cosa è successo fra Rumpelstiltskin e Belle dopo il ritorno della magia a Storybrooke? Una piccola What if? su un amore respinto per paura e a lungo creduto perso che, forse, può tornare a donare un po' di felicità.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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E’ ora di chiudere. Mi avvicino alla porta e rivolto la faccia del cartello. Finalmente, è tutto il giorno che aspetto…ora potrò stare un po’ con Belle, abbiamo tante cose da dirci.

Ritorno dietro al bancone e mi volto, intento a sistemare le ultime cose prima di andarmene.

Sento il campanello suonare, quindi la porta aprirsi e il rumore di tacchi sul pavimento. M’infastidisco, ma non sanno leggere, chi è che scoccia a quest’ora?

- Siamo chiusi!- esclamo, voltandomi di scatto, ma quello che vedo mi lascia pietrificato.

Quello che è appena entrato non è un cliente normale.

E’ la Regina.

Non ha gli abiti di questo mondo, è vestita come una vera regina. Che sia impazzita del tutto?

- Buona sera, Rumpelstiltskin - dice, con quel suo sorriso degno di un serpente.- Disturbo?

- A dire il vero, Vostra Maestà, sì - rispondo, senza preoccuparmi di nascondere l’ira. - Non avete letto il cartello? Siamo chiusi!

Lei getta il capo indietro, in una risata sgangherata. Quanto odio quella donna!

- Andiamo, Rumpelstiltskin, per una volta puoi fare un favore ad una vecchia amica, no?

- Voi non siete mia amica!- ringhio.- E se non ve ne andate subito da qui sarò costretto a buttarvi fuori con la magia, mi avete capito?!

Non si scompone, inizia ad esaminarsi le mani e le unghie con apparente noncuranza, ma io la conosco troppo bene per non capire che sta tramando qualcosa.

- Capisco…- dice infine.- Sul serio, comprendo perfettamente. Non vedi l’ora di poter chiudere il negozio per stare con la tua amata Belle, dico bene?

Rimango ancora più interdetto. Allora ha saputo quel che è successo…maledetta! Maledetta! Ma se crede di potermi ancora prendere in giro allora si sbaglia di grosso. No, non mi ingannerà di nuovo, non mi porterà di nuovo via Belle!

- Statele lontano…!- sibilo, conficcando le unghie nel legno del bancone.- State lontano da lei, non vi azzardate a toccarla, altrimenti…

- Calmati, calmati! Non c’è bisogno di agitarsi tanto…- ghigna, muovendo qualche passo nella mia direzione e incrociando le braccia al petto.- Chi te la tocca, la tua Belle? Non ho alcuna intenzione di farle del male, Rumpelstiltskin, fidati di me…

Fidarmi di lei?! Sarebbe come fidarsi di un serpente velenoso! Questo suo tono distaccato non mi convince, che diavolo è venuta a fare qui, che cosa vuole?

- Sul serio, non le farò del male - continua, imperterrita.- Anzi, a dire il vero, sono felice che vi siate ritrovati. Dopotutto, tutti hanno il diritto di godere di un po’ di felicità, no?- ghigna di nuovo, quindi gira i tacchi e si avvia verso la porta.- La felicità è un bene così effimero…bisogna goderne finché si può, perché da un momento all’altro ci si può ritrovare soli…- apre la porta, voltandosi un’ultima volta a guardarmi con quel sorriso serpentino stampato sulle labbra.- Soli. Con la sola compagnia di un cuore vuoto…e di una tazza scheggiata.

Esce senza aggiungere altro.

Rimango immobile dove sono, all’improvviso sento una vampata di gelo. Comincio a sudare freddo, mentre il cuore mi batte furiosamente. Ho un presentimento orribile, sento che sta per succedere qualcosa di brutto.

Entro in casa di corsa, ispeziono la cucina e il salotto, ma non trovo nessuno.

- Belle!- chiamo, ma non ottengo risposta.

Salgo le scale di corsa, mentre il cuore continua a battere sempre più forte.

- Belle!

Non mi risponde. No, non può essere vero. Quello che sospetto non può essere veramente…

Il piano di sopra è deserto, le porte delle stanze sono spalancate, ma dentro non c’è nessuno.

No…

- Belle!

Entro nella sua stanza, ma mi fermo sulla soglia. Il letto è in ordine, tutta la camera sembra che non sia stata toccata. Non c’è traccia di Belle. Mi porto le mani al volto, scorgendo inorridito un oggetto abbandonato sulle coperte.

Una tazza bianca e blu dal bordo scheggiato.

 

***

 

Mi sveglio di soprassalto, emettendo senza volerlo un urlo soffocato. Mi guardo intorno, osservo la mia camera immersa nel buio. Sento un orologio suonare la mezzanotte. Ho la fronte imperlata di sudore, era un incubo orrendo, ed era così…reale.

Mi alzo di scatto dal letto, dirigendomi verso la camera di Belle.

Vedo la porta aperta, e subito sento il cuore farmi una capriola nel petto, ma m’impongo di rimanere calmo. Mi affaccio a sbirciare dentro, e subito scorgo la luce lunare che getta delle ombre sul letto sfatto di Belle. E’ vuoto, lei non c’è.

Inizio a respirare sempre più affannosamente, spero di svegliarmi. Perché questo è ancora un incubo…sì, deve esserlo per forza…

Non può essere vero…

- Belle!- chiamo con tutta la voce che ho, ma mi risponde solo il silenzio.

No…

Scendo le scale di corsa, mi trattengo a stento dal mettermi a piangere.

- Belle…ti prego…

Scorgo una luce accesa nella cucina, e subito faccio capolino sulla porta.

- Belle…

- Hai detto qualcosa?

Belle, con ancora addosso la camicia, si volta a guardarmi. E’ in piedi accanto al fornello, in mano tiene un pacchetto di biscotti che sta sgranocchiando con noncuranza.

La guardo per un attimo, assicurandomi di essere sveglio, che questo non sia un altro maledetto incubo e che lei sia reale. Alla fine, tiro un sospiro di sollievo.

- Belle…che…che ci fai qui?- chiedo, cercando di non suonare brusco.

- Avevo fame…- ammette lei, stringendosi nelle spalle. Si volta e apre uno sportello della cucina, iniziando a rovistarci dentro, riprendendo a chiacchierare come al suo solito.- Scusa, so che questo non è esattamente l’orario adatto per uno spuntino, è solo che ieri non ho mangiato niente, e sono anni che mi devo sorbire quella porcheria che ci propinavano in ospedale. Anche se non è che qui da te le cose vadano molto meglio. Non fraintendermi, sempre meglio di quella sbobba che avevano il coraggio di chiamare “cena”, ma in casa tua c’è poco o niente. Da quanto tempo non fai la spesa? Lo dicevo io che ti occorreva una domestica, si vede che non hai più mangiato come si deve da quando me ne sono andata, ho trovato solo questi orridi biscotti integrali, santo cielo, ma come fai a ingoiarli, non sanno di niente, sono disgustosi…

Si blocca, smettendo per un attimo di parlare a raffica quando si accorge della mia aria sconvolta. Mi passo una mano sulla fronte, ammetto di non essermi ancora ripreso dallo spavento.

- Ehi, ma che cos’hai? Ti senti bene?- mi chiede, aggrottando le sopracciglia e muovendo qualche passo verso di me.

- Sì, io…sto bene - rispondo, cercando di sembrare convincente, ma evidentemente non ho ancora imparato che, se le mie menzogne funzionano con tutti, ciò non vale anche per Belle. Lei, infatti, non è affatto convinta, e non si preoccupa di nasconderlo. Si avvicina ancora di più a me.

- E tu? Come mai sei in piedi a quest’ora?

- Io…nulla, un brutto sogno…- confesso.

- Oh…- mormora lei.- Ti va di raccontarmelo?

- Non è niente, davvero…- cerco di schernirmi.

- E non fare l’orso come al tuo solito, Rumpelstiltskin! Tutti abbiamo degli incubi, ogni tanto, lo sai? E se lo racconti non vuol dire che sei un bambino piagnucoloso, come immagino tu stia pensando. Quindi, forza, sputa il rospo!- incrocia le braccia al petto, in attesa che io mi decida ad aprire la bocca. A volte sa essere davvero determinata e testarda, ma forse è per questo che la amo. E’ sempre riuscita a cavarmi fuori qualunque cosa, e tentare di resisterle adesso sarebbe inutile, lo so fin troppo bene.

- Io…ho sognato che Regina…che lei ti…ti portava via da me…- ecco, l’ho detto.

Dannazione, Rumpelstiltskin, tu sei l’Oscuro! Che diamine ti è successo, una volta non avresti ammesso una cosa del genere neanche sotto tortura, ora perché hai confessato tutto quanto come un bambino in cerca della mamma?

Belle, comunque, non sembra pensarla così. Continua a guardarmi, e il suo sguardo mi fa vacillare. Cerco di guardare altrove per nascondere l’emozione, ma è tutto inutile.

- Ehi…- sussurra Belle, abbracciandomi e posando il capo nell’incavo fra la mia spalla e il collo.- Io sono qui, non preoccuparti…non vado da nessuna parte, non più…- ridacchia.

Ricambio l’abbraccio, anche se volessi non potrei farne a meno. Ho bisogno di sentire che lei è reale, che è qui vicino a me.

- Perdonami…- sussurro, stringendola a me.

- Perdonarti?- mi guarda, staccandosi un poco ma senza sciogliersi dal mio abbraccio.- Per che cosa?

- Per tutto quanto. Per averti fatta prigioniera, per averti costretta a lavorare come una serva, per averti trattata male e rifiutata in modo così ignobile quando tu stavi solo cercando di dimostrare che mi amavi e di salvarmi da me stesso. Per averti scossa, per averti urlato contro, per averti gettata in una cella e per averti scacciata. E per averti abbandonata per tutti questi anni.

Mi sembra quasi di essermi liberato di un peso. Sapevo che prima o poi avrei dovuto dire queste cose, cercavo solo il momento adatto. Forse su quest’ultimo punto ho sbagliato, lo ammetto, chiedere scusa a mezzanotte passata in cucina dopo un incubo non era esattamente quello che avevo in mente, ma ormai è fatta. E sono felice che sia così. Sapevo che non avrei potuto instaurare più niente con lei, che non saremmo mai tornati come eravamo prima che Regina si mettesse in mezzo, se non le avessi prima chiesto scusa.

Mi guarda senza dire nulla, probabilmente sta ancora mettendo a fuoco quello che ho detto.

- So di essermi comportato in modo orribile…- dico.- E non mi stupirebbe se tu non volessi perdonarmi, ma io ti giuro che sarò sempre…

- No!- m’interrompe, chiudendo gli occhi e posando il capo contro il mio petto.- Io non ho niente da perdonarti, Rumpelstiltskin. Per favore, dimentica questa storia come ho fatto io. Non parliamone più, va bene?

Mi apro nella mia solita smorfia, sentendomi immediatamente il cuore più leggero, e la stringo più forte a me. Volto leggermente il capo, e lo sguardo mi cade su un oggetto posato sulla tavola: una tazza scheggiata.

- Belle?- chiamo.- Hai portato tu, qui, quella?

Lei si scioglie dall’abbraccio e segue la direzione del mio sguardo, vedendo la tazza.

- Oh, sì!- esclama, allontanandosi di un passo e prendendola con entrambe le mani. - L’ho presa dal negozio, spero non ti dispiaccia…

- No. No, certo che no.

- Meno male. Non pensavo l’avessi conservata…- ridacchia.- Credevo che l’avessi gettata via.

- A dire il vero, è l’unica sopravvissuta di un intero servizio…- ammetto, rivedendo me stesso mentre scaglio le altre tazze contro una parete del castello.

- E le altre, che fine hanno fatto?

- Ehm…diciamo che hanno…avuto un incidente contro una parete…in una nottata orribile…- aggiungo a mezza voce.

Lei abbassa lo sguardo, rigirandosi la tazza fra le mani per poi riporla lentamente sul tavolo.

- Ti ho sentito, quella notte…- mormora.- Mi sono sentita malissimo, per te. Credevo che ce l’avessi con me, che mi odiassi per quello che avevo fatto…

- No!- mi affretto a dire.- No, Belle, io non ti odiavo affatto…io…non so neanch’io cosa provavo, con esattezza…- era vero; quella notte tutte le emozioni erano indistinte, ma non odiavo lei. Piuttosto, odiavo me stesso.- In realtà, sapevo di averti persa…e non potevo sopportarlo.

- Tu non mi hai persa!- esclama, con un sorriso.- Non mi hai mai persa.

Mi avvolge le braccia intorno alle spalle, avvicinando il suo volto al mio. La guardo, serio, indeciso sul da farsi. Lei sbuffa, vedendo la mia espressione.

- E sorridi, una volta tanto!- ride.

Io volto il capo di lato, poi però, d’un tratto, ricordo la nostra conversazione del giorno prima.

- Belle…- mormoro.- Cosa…cosa stavi dicendo, ieri?

- A che proposito?

- A proposito di…beh, di questa smorfia orribile che tu ti diverti a chiamare sorriso…- dico, accennando alle mie labbra.

- Non è una smorfia, Rumpelstiltskin. E’ un sorriso, il tuo sorriso. E io lo adoro, se proprio vuoi saperlo - ribatte lei, con fermezza.

In un’altra situazione non avrei obiettato, ma su questo argomento mi sento molto restio a crederle.

- Andiamo, Belle, è impossibile. Il mio sorriso è un ghigno malefico, ci sono addirittura delle persone che si sono spaventate a vederlo, e dico sul serio. Non può piacerti davvero…- aggiungo, a mezza voce.

- Beh, pensala come vuoi, ma io trovo che sia meraviglioso. Certo, non è un sorriso come gli altri, come quello di tutte le persone comuni, ma questo non vuol dire che sia bellissimo…e dolce - aggiunge, timidamente.

- Dolce?- faccio eco, sempre più incredulo.- Questa smorfia secondo te è dolce? Amore mio, non so che cosa ti abbiano fatto in quell’ospedale, ma sto cominciando a preoccuparmi…

- Parlo sul serio. E’ stato quello che ho pensato quando mi hai sorriso la prima volta…

- Intendi dire, quando ho esultato per averti fatta prigioniera?- chiedo, non senza una nota di rammarico nella voce.

- No, non quella. Per me, quando mi hai sorriso per la prima volta, è stato quel giorno delle tende…

- Le tende?

Belle annuisce, abbracciandomi ancora più stretto.

- Ti ricordi? Io ero in piedi sulla scala, mentre cercavo di aprire le tende che tu avevi cucito in modo che assecondassero la tua mania per l’oscurità. Volevo far entrare la luce del sole nel maniero, ma sono scivolata…e tu mi hai preso in braccio.

- Sì, mi ricordo…- ammetto, imbarazzato.- Ma mi sfugge ancora la storia del sorriso.

- Davvero? Beh, io invece me lo ricordo molto bene. Mentre mi tenevi in braccio, hai guardato un attimo fuori dalla finestra, e lì ho visto le tue labbra incresparsi leggermente per la prima volta. E poi, quando ti ho chiesto se dovevo rimettere a posto le tende, allora lì tu mi hai sorriso, sorriso per davvero, e mi hai detto che non faceva niente, che potevo lasciarle così…Da quel gesto, ho capito di averti fatto piacere, che vedere la luce ti aveva reso contento. E’ stato il primo momento in cui ho capito che in te c’era del buono, che non eri così cattivo come volevi dare ad intendere…

Solleva lo sguardo su di me.

- Era lo stesso sorriso che avrei voluto vedere dopo che ti ho baciato…ma, beh, ho fatto male i miei conti…- increspa un po’ le labbra, posandomi una lieve carezza sulla guancia. Intercetto la sua mano e la prendo fra le mie, intrecciando le mie dita con le sue.

- Si può sempre rimediare, non credi?- sussurrò, avvicinando le mie labbra alle sue.

- Non mi rinchiuderai di nuovo in una cella, vero?- ridacchia, e intanto si avvicina a me.

- Sai, amore, a dire il vero ci stavo pensando. Perché tu sei un tesoro che va custodito gelosamente. Sei colei che ha rubato la chiave del mio cuore.

Non aggiungo altro, e poso le mie labbra sulle sue.

Per un attimo, assaporo quel momento che avevo a lungo sognato di rivivere; mi dimentico dell’essere malvagio che sono stato, di Regina, della magia…Ora, ci siamo solo Belle ed io.

E questo è un sogno da cui non mi voglio svegliare.

 

FINE

 

Angolo Autrice: Ehm…okay, spero tanto di non aver deluso le aspettative di nessuno…

Per chi ha già letto qualcosa di mio (no, non sto facendo pubblicità occulta XD), si renderà conto che questa è una ff un po’ anomala, per certi versi, ma volevo buttarmi in qualcosa di nuovo…Niente cattivi (se escludiamo l’apparizione di Regina nel sogno di Rumpel), niente azione, solo fluff per mostrare due persone che si amano e che, dopo numerose vicissitudini, devono ritrovare la loro realtà e il loro amore…

Spero davvero di non aver combinato un mezzo disastro, fatemi sapere che ne pensate, mi raccomando J. Questa piccola ff è in attesa della seconda stagione di Once upon a time, che sarà sicuramente migliore di quello che ho scritto io…J.

Dunque, un grazie a tutti coloro che hanno letto, in particolare a ChibiRoby per aver aggiunto questa ff alle seguite, Dresda per averla aggiunta alle seguite e alle preferite, Nimel17 per averla aggiunta alle seguite e per aver recensito, ed Ellyra per averla aggiunta alle preferite e per la sua recensione!

Ciao a tutti, grazie per aver letto!

Bacio,

Dora93

  
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