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Autore: MadHatter96    01/08/2012    2 recensioni
"Non è facile per una sedicenne vivere da sola, soprattutto in un quartiere come Ikebukuro, ma in fondo a Yukiko non dispiace la sua vita; non può certo dire di avere tutto ciò che vuole, ma pian piano ce la farà, ne è certa."
Alcuni personaggi saranno leggermente OOC ma solamente in alcuni capitoli.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Celty Sturluson, Izaya Orihara, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 True Love? 

 Capitolo 1

 
“Te ne vai di già?”
“Scusami, ma il lavoro mi aspetta!” Una ragazza dai lunghi capelli castano scuro e gli occhi color cielo si precipita verso l’uscita della scuola lasciando di stucco l’amica che la segue con lo sguardo.
Non è facile per una sedicenne vivere da sola, soprattutto in un quartiere come Ikebukuro, ma in fondo a Yukiko non dispiace la sua vita; non può certo dire di avere tutto ciò che vuole, ma pian piano ce la farà, ne è certa.
Spinge la porta a vetri del cafè ed entra di corsa con la pronta per indossare la divisa.
“Ah, Yuki-chan! Sei arrivata!”
“Scusa Ayumi-senpai! Sono in ritardo!” 
La donna bionda scuote la chioma con non curanza: “Non importa, ma ora sbrigati!”
Yukiko annuisce correndo verso il bagno per indossare la divisa del locale.
Lavorare in un cafè a Ikebukuro non  le dispiace affatto, è un modo per essere a contatto con la gente e essere partecipe alla vita sociale anche svolgendo i propri compiti.
Beh, lei sinceramente di vita sociale ne ha eccome, e poi sa qualcosa che nessun’altro può immaginare. Già, lei è speciale, lei è stata salvata dalla Moto Nera.
Era inverno quando accade e il suo corpo era quasi sepolto dalla neve. Non ricorda il perché si trovasse lì in fin di vita e non ricorda nemmeno cosa accadde quando incontrò quella leggenda; ricorda solo il freddo del ghiaccio sulla pelle mentre faticava a tenere aperti gli occhi, le grida, il casco che cadeva rotolando fino a lei e infine quel caldo corpo rivestito d’ombra che la sollevava e la guardava… senz’occhi.
Aveva sempre avuto il terrore di incontrare esseri del genere finché non si era convinta che non esistevano, ma quando vide quella creatura circondata dal bianco invernale non poté fare a meno che definirla bellissima.
Sospira nel ricordare quel mito reale che non aveva mai più avuto modo di incontrare, la vede spesso sfrecciare per le strade ma tutto finisce presto: come un sogno che appare e scompare in pochi istanti che sembrano eterni, e poi non rimane altro che l’immagine sfuocata nella mente.
Lei la vorrebbe incontrare, parlarle, osservare tutta la sua strana bellezza. Ecco perché ora è lì, in quel meraviglioso quanto inquietante quartiere di Tokyo, ecco perché ha accettato di entrare a far parte della gang più famosa e misteriosa di Ikebukuro: i Dollars.
Ma a quanto pare questo non serve a nulla, anzi, per lei il fatto di far parte di una così potente gang non ha importanza, ormai ha quasi dimenticato di essere un suo membro, per lei è solo un gioco.
“Buongiorno, vuole ordinare?” Chiede Yukiko inchinandosi leggermente davanti ad un uomo di mezza età in giacca e cravatta seduto nel tavolo all’angolo che legge il giornale con aria di disinteresse. Ormai ha imparato come comportarsi e sa che non deve lasciar spazio alle opinioni personali e deve mostrarsi sempre gentile in qualunque circostanza.
“Un caffè nero.” Risponde l’uomo senza alzare il naso dal giornale, lei continua a sorridere ringraziando e dirigendosi verso il banco.
“Mamma mia che gente…” Mormora sovrappensiero.
“Già, tu li servi e loro neanche ti ringraziano.”
Un ragazzo dal viso angelico la osserva divertito dal commento della ragazza.
“Oh, Hiroshi! Avevo paura fosse un cliente!” Esclama lei sollevata dalla vista del collega intento a tenere in equilibrio tre vassoi assieme.
“Ce la fai? Vuoi una mano?”
“No, tranquilla. Invece è meglio che porti l’ordinazione di quel tipo che hai appena accolto… non ha l’aria di essere molto paziente.”
“Ai suoi ordino Hiroshi-senpai!” Esclama lei con un inchino teatrale e lui le sorride facendola leggermente arrossire.
 A lei Hiroshi piace, e anche tanto. Ma… che sia amore? Lei non è mai stata innamorata di qualcuno, ma se lo amasse davvero… lo sentirebbe, no?
Sospira lasciando che la sua mente si distolga dall’argomento e si avvia verso il bancone: “Un caffè nero per il tavol…”
SBAM!
“Ma che…”
Un rumore di copi proveniente dall’esterno del locale fa sobbalzare tutti i presenti.
“Che succede?” Chiede Yukiko ma ha già le ipotesi pronte e la più probabile…
“IIIIZAAAAYAAAA!”
Lo sapeva. Le era già capitato di vedere quei due litigare. Izaya e Shizuo sono come gatto e cane, o come topo e gatto; ogni volta che s’imbattono uno nell’altro devono sempre cercare di uccidersi a vicenda senza ottenere mai risultati.
La ragazza si avvicina lentamente alla vetrata per osservare la scena:
Izaya Orihara è accasciato a terra ma non ha perso quel sorrisetto che fa saltare i nervi. Non basta un cestino della spazzatura per ucciderlo come per Shizuo non basta un coltello.
Izaya è veloce e il 99% degli oggetti volanti li schiva, l’ 1% restante sono quelle cose lanciate quando si sta concentrando in altro e non se le aspetta.
Il moro si rialza e inizia a parlare, probabilmente sta provocando il suo avversario ma Yukiko non può sentirlo per via del vetro del locale.
Shizuo getta a terra la sigaretta e si prepara per lanciargli addosso qualunque altra cosa gli capiti a tiro.
Ovvio, tanto fumo e niente arrosto, come sempre. Oh, certo, lei non vuole che si facciano male… ma non vuole nemmeno che distruggano tutta Ikebukuro per i loro giochi infantili.
Sospira e si riavvicina al bancone dando le spalle alla scena mentre i suoi colleghi rimangono intenti a guardare quello stupido combattimento.
“Oh, ecco. C’è Simon.” Sussurra una ragazza mentre stringe il vassoio al petto.
A quelle parole ognuno torna agli affari propri come se fosse appena finita una partita di calcio o la puntata di un telefilm.
Ormai tutti si sono così abituati a queste violenze che nessuno ci bada più.
Yukiko sospira nuovamente e si concentra sul bancone dove il proprietario del locale sta preparando il caffè nero per l’uomo col giornale.
Improvvisamente il trillo del campanello avvisa l’entrata di un nuovo cliente nel locale; inizialmente Yukiko non ci fa caso e continua a fissare la tazza che si riempie ma quando tutte le colleghe della sua età si avvicinano lentamente al bancone dove lei sta aspettando decide di dare un’occhiata al nuovo arrivato e un brivido le percorre la schiena: Izaya Orihara.
La vista del ragazzo la spaventa e non poco: se è lì vuol dire che bisogna per forza avere un contatto diretto con lui e avere un contatto diretto con quel tipo è l’ultima cosa che desidera. Non si sa mai cosa passa per la mente di quel ragazzo che apparentemente sembra così normale.
Lei lo guarda mentre Yumi, la cameriera più giovane del locale nonché sua migliore amica si stringe vicino a lei: “Y-Yuki-chan… chi va?” Chiede sussurrandole all’orecchio.
Yukiko si pietrifica: no, lei no. Neanche se la pagano. No, assolutamente no.
Un conto è guardarlo mentre schiva una pioggia di oggetti volanti e agita una lama ben affilata contro il suo nemico e un conto è averlo lì davanti che fissa te e solo te; perché lui studia chiunque gli si pari davanti, osserva chiunque e se ti trova interessante… sei nei guai.
Un mormorio sale dal gruppo di cameriere che si è formato attorno al banco:
“No, non contate su di me.”
“Assolutamente no, scoratevelo.”
“Ma qualcuno deve andare!”
“Vacci te!”
“Ma che scherzi?”
Yukiko non dice nulla e continua ad osservare la figura rilassata del ragazzo su un tavolo non molto distante da loro e ora, solo ora, si accorge che le sta fissando sorridendo.
Ha capito che hanno paura di lui?
“Perché non va Hiroshi? È un uomo.”
“Uomo o donna qui conta poco. Quel tipo non è un maniaco come ce ne sono tanti, è la persona più pericolosa e imprevedibile di tutta Ikebukuro, anzi, tutta Tokyo.”
“Non esagerare…” mormora Yukiko a chiunque abbia parlato senza distogliere lo sguardo da Izaya. Lo ammette, lo ha detto solo per farsi coraggio.
“Va bene, vado io.” Dice sperando di sembrare convinta. In fondo… non la mangerà mica, no?
“Non importa Yukiko. Ci va una di noi che siamo più grandi.” Cerca di fermarla Ayumi ma non è per nulla sicura di quello che dice.
“E che differenza fa? Tanto… è un cliente come tutti no?” Mormora mentre afferra con poca convinzione il block-notes e si avvia verso il tavolo.
Sente lo stomaco attorcigliarsi: sa bene che il solo semplice gesto dell’avvicinamento con Izaya può voler dire un sacco di guai. Tutti quelli che lo conoscono lo sanno, e tutti lo conoscono.
Chiunque conosce almeno il suo nome, e lei si è sempre ritenuta fortunata a conoscere il suo aspetto in modo da potersi tenere alla larga.
Fisicamente non è niente male, tranne per il fatto che ha un po’ d’ anni in più di lei… ma se fosse per questo anche i suoi genitori hanno una buona differenza di età.
Ma quello sa trasformarsi in un mostro, può torturare chiunque voglia solamente fissandolo.
Yukiko scuote la testa: no, non deve agitarsi. Non deve lasciare spazio alle emozioni e alle opinioni personali. Quello che ha davanti a lei è un cliente, un semplice cliente.
Ed eccola lì. È arrivata. È arrivata da lui.
Gli occhi si lei si posano sui suoi  mentre lui li scruta con un mezzo sorriso in faccia; lei vorrebbe sostenere lo sguardo ma non ne è capace. Lo distoglie e poi si decide a parlare:
“Buongiorno e benvenuto. Desidera ordinare?”
Yukiko esegue il suo solito inchino di accoglienza.  Non deve avere paura. Non  succederà nulla.
“Hai degli occhi insoliti per essere giapponese.”
Alla ragazza si mozza il fiato: che cavolo di domanda è? E cosa dovrebbe rispondergli?
Non ha il coraggio di riportare lo sguardo su di lui e non vorrebbe nemmeno rispondergli; ma in fondo… è un essere umano anche lui, che cosa potrebbe fare se gli dice che sua madre è europea? Anzi, perché dirglielo? Basta rimanere vaghi.
“Ah… ecco, ho dei parenti europei, tutto qui.”
Ecco, così va bene.
“Mh, uno dei tuoi genitori immagino.”
No, non va bene.
Anzi… sì, va bene. Quello è solo un ragazzo di nome Izaya che dopo un momento di sforzo e fatica si va rilassare al locale più vicino; poco importa che lo sforzo fosse una lotta accanita contro l’uomo più forte di Ikebukuro.
“Sì, esatto. Allora, cosa le posso portare?” Chiede lei di nuovo, nella speranza di concludere in fretta la discussione.
“Prima mi devi garantire una cosa.”  Afferma lui deciso con un sorriso strafottente sulle labbra.
Lei stringe il block-notes al petto: “C-cosa?”
Il ragazzo passa un braccio dietro lo schienale della sedia e lancia un’occhiata al gruppo di cameriere alle spalle di Yukiko che nonostante alcune siano tornate al loro lavoro la maggior parte rimane raggruppata vicino al bancone.
Un leggero ghigno risuona quasi impercettibile dalla bocca di Izaya e poi i suoi occhi ritornano a posarsi sulla giovane davanti a lui: “Assicurami che sarai tu a portarmelo.”
“C-come scusi?”
“Beh, non mi sembra di aver chiesto molto no? E poi il cliente ha sempre ragione, giusto?”
Gli occhi celesti della ragazza si posano velocemente sui colleghi sparsi per il locale.
“Va bene.”
“Oh, andiamo. Sorridimi. Devi essere gentile con me, no? Sono un semplice cliente in cerca di ospitalità.”
Di nuovo gli occhi di Yukiko incontrano quelli castani lampeggiati di rosso: lui l’ha capito.
Ha capito che lei ha paura.
Ha capito i suoi pensieri… non  c’è dubbio, lui è l’incubo di Ikebukuro: Izaya Orihara.
E con questo? Lei allora è Yukiko Ishii. Può farcela.
Le labbra della cameriera si increspano in un sorriso: “Come desidera.”
Lui ridacchia soddisfatto.
Sì, può farcela. Deve uscire da quella situazione con i nervi apposto, e non deve avere paura.
“Bene dunque, cosa le porto?”
“Dimmi tu. Non sono mai venuto qui.”
“Mh… beh, intanto le garantisco che qui facciamo delle cheesecake ottime se le interessa.”
“Mh, ok. Mi fido. Ah… portami anche del tè.”
La ragazza si incina nuovamente per ringraziare per poi dargli le spalle e tornare al bancone.
Non è stato così male. Non è successo nulla, anzi, cosa avrebbe dovuto succedere?
Un leggero sorriso si dipinge sulle labbra della giovane mentre le altre ragazze la circondano.
“Allora? Che ha fatto?”
“Vuole una fetta di cheesekake e del tè.” Risponde semplicemente lei.
“Ehi! Non vogliamo sapere quello!”
“Ma non c’è altro da sapere. Non è così terribile, è un ragazzo normale.”
Yumi storce la bocca: “Bah… se è normale quello lì…”
Yukiko si limita a scuotere la testa mentre Hiroshi le poggia una mano sulla spalla: “Non importa, poi ci vado io da lui.”
“No, non serve.”
“Cosa?! Ci vuoi tornare?!” Esclama Yumi guardando l’amica spaventata.
“Sssh, abbassa la voce. Comunque sì, non è un leone. Non morde.”
“Ecco, Yukiko.” Sul bancone viene posato il vassoio con la fetta di torta e il tè.
E di nuovo si riavvia verso il tavolo dove siede uno dei personaggi più conosciuti di Ikebukuro.
“Ecco a lei.”
Riguardando gli occhi di Izaya Yukiko si rende conto di averceli avuti sempre addosso sino a quel momento.
“Scusi… posso sapere perché ha voluto che fossi io a servirla?”
Le labbra dell’informatore si increspano in un sorriso che poi lascia spazio a una breve risata divertita.
“Guarda là.” Le dice indicando  con un breve cenno del capo il bancone dove Yumi, Hiroshi e altre tre ragazze sono ancora fermi a bisbigliare sul conto di Izaya.
Lei li guarda e poi torna a fissare il cliente in attesa di una risposta più sensata.
“Hai visto?” Chiede lui con un espressione a dir poco divertita in volto.
“Sì, ma cos…?”
“Sembra quasi che io deva divorarli da un momento all’altro.” Gli occhi scuri di Izaya sono puntati sul gruppetto di ragazzi che ancora non sono tornati al lavoro. Effettivamente è palese che abbiano paura. Ma anche gli altri colleghi di Yukiko non si avvicinano al tavolo dove sta seduto l’informatore.
“Hanno paura, eh? Hanno paura di me. Anzi, hanno paura di quello che si è sentito dire di me.”
Lei lo guarda confusa. Che cavolo sta cercando di dirle?
Lui torna a guardarla senza perdere il sorriso e ridacchia nel vedere che Yukiko non capisce. A lui piace tutto questo.
“Io non ho mai fatto nulla di male a nessuno di loro eppure hanno paura. Chi di loro può confermare che quello che si dice in giro sul mio conto è vero? Eppure loro sono sicuri che sia così.”
Beh… però in fondo litiga sempre con Shizuo e dimostra di saper maneggiare alla perfezione un pugnale a lama pieghevole… e questa per Yukiko è già una conferma, almeno crede.
“Con Shizuo è un altro discorso. Mi diverto… ma è tutta una questione che riguarda noi due.”
Ma perché sta dicendo tutte queste cose? Vuole discolparsi?
“Sta dicendo che tutto quello che si dice in giro su di lei è una bugia?”
Di nuovo la voce di Izaya si trasforma in una risata di puro divertimento: “Oh, io non ho mai detto questo.”
A Yukiko si gela il sangue nelle vene: ma cosa sta cercando di fare? Spaventarla con i suoi discorsi psicologici?
“Che c’è? Hai paura anche tu?” La sua voce provocante e i suoi occhi taglienti la pietrificano.
“Sì.”
Gli occhi di lui si distolgono da lei e si posano sulla fetta di torta: “Però! Sei coraggiosa ad ammetterlo.”
Coraggiosa. No, lei non è affatto coraggiosa.
“Le conviene iniziare, o il tè si fredderà.”
“Impaurita eppure gentile.”
Se potesse gli tirerebbe una sedia in testa pur di farlo stare zitto.
All’improvviso una voce la fa sussultare ma allo stesso tempo sollevare: “Ehi, Yukiko! Dei clienti ti vogliono.”
Lei si inchina di scatto verso Izaya in cenno di saluto, e senza parlare si gira dirigendosi a passo svelto verso la direzione da cui veniva la voce.
“Ehi Yuki-chan! Hai visto che il tuo Kida è venuto a trovarti?”
Appena la voce allegra del ragazzo le giunge alle orecchie Yukiko non può fare a meno di sorridere.
Kida Masaomi è un  suo compagno di classe che a lei sta decisamente simpatico.
“Ehi, ciao Kida!”
Il ragazzo biondo le circonda le spalle con il braccio, lei lo asseconda amichevolmente per poi notare un altro ragazzo dai capelli scuri e molto più contenuto del suo compagno di classe.
Lei gli sorride: “Ciao Mikado, sei venuto anche tu?”
“Ciao Yuki-chan.”
“Ahm… senti…” la voce di Kida le fa riportare l’attenzione su di lui: “Che ci facevi con Izaya?”
Mikado si avvicina interessato all’argomento.
Lei sospira e poi sorride: “Che dovrei farci? Un semplice cliente.”
Adesso che ci pensa, chissà se Orihara-san… sa qualcosa in più… sulla Moto Nera.
 
  
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