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Autore: Gaggiolina92    01/08/2012    0 recensioni
Questa è una storia d'amore. Un amore più forte del destino, un amore capace di spezzare una maledizione potente, un sortilegio chiamato fato.
Questa è la storia di un malato terminale che ricorse alla vita artificiale per salvarsi.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pioveva, pioveva molto e da lungo tempo ormai.

Boston non mi era mai sembrata così grigia, l'acqua schizzava furiosa sui vetri della clinica mentre guardavo i lampi che si stagliavano all'orizzonte, disegnando strisce bianche nel manto blu che ricopriva la città addormentata.
Stavo pensando a quanto era stata strana la mia vita: figlio di un importante uomo d'affari e di una severa donna in carriera, avevo sempre avuto tutto quello che potevo desiderare, tutto quello che ogni ragazzo potesse desiderare tranne l'amore.

I miei genitori mi compravano capi pregiati, alta moda italiana che mi faceva sembrare appena uscito da una delle platinate riviste di moda di mia madre, passavo le giornate con la tata, un'austera signora sulla sessantina che mi accompagnava in una delle più prestigiose scuole della città la cui retta superava lo stipendio medio di un operaio.
I miei pomeriggi erano tutti uguali, passati tra le lezioni di pianoforte e l'atletica leggera Mens sana in corpore sano mi ripeteva continuamente mio padre.
Non avevo amici, ma francamente non me ne importava, i soli amici che trattavo con riguardo erano i libri, i libri che amavo leggere in modo appassionato; non mi importava nemmeno dell'assenza dei miei genitori, la maggior parte degli eroi di cui leggevo erano cresciuti senza famiglia come Oliver Twist che tanto mi aveva affascinato!

Finiti gli studi avevo cominciato a lavorare per la ditta di mio padre, assumendo il prestigioso ruolo di direttore marketing, in pratica mi occupavo di pubblicizzare i prodotti e renderli competitivi sul mercato, guadagnavo molto e non mi curavo delle relazioni sociali, c'erano troppe donne e troppi falsi amici interessati solamente a quello che il mio portafoglio poteva offrire.

Poi un giorno svenni durante un allenamento e la mia vita sembrò accelerare di colpo!

Mi ritrovai sballottato da un ospedale all'altro e la diagnosi fu drammatica: cancro ai polmoni con metastasi che avevano già cominciato a raggiungere il cuore e lo stomaco, in conclusione mi rimanevano tre mesi di vita.
Così ero entrato in questa clinica privata molto prestigiosa dov....
«Signor Montgomery»
un'infermiera sulla trentina dall'aspetto elegante si affacciò alla porta, la vidi riflessa nel vetro opaco proprio mentre un tuono mi scosse. Mi voltai verso di lei, era una ragazza molto alta con i lunghi capelli biondi che le ricadevano dolci lungo i fianchi delineando la sua figura composta ed aggraziata.
«Volevo pregarla di seguirmi, l'esemplare CZ24 si è svegliata qualche istante fa, il dottore sta effettuando ancora qualche controllo ma dovrebbe essere pronta a momenti»
concluse sorridendomi benevola.
Mi avvicinai all'infermiera ricambiando il suo sorriso, ma potevo vedere i miei occhi vuoti riflessi in quelli azzurri di lei.
Si voltò di scatto facendomi cenno di seguirla, mi avrebbe condotto nella stanza dove la creatura mi stava attendendo.

La seguii camminando senza pensare, CZ24 era un regalo che mi avevano concesso i miei genitori quando avevano scoperto che non mi restava più molto tempo da passare su questa terra, subito ero stato contrario alla loro idea malsana, lo trovavo solo uno stupido modo per rimediare ai loro errori, per lenire il loro senso di cola ma alla fine avevo tristemente accettato.

Giunsi davanti ad una stanza dalla porta bianca, l'infermiera la aprì e mi fece accomodare.
Le pareti erano di un bel rosa chiaro, un colore molto tenue che non stancava gli occhi, era una stanzetta spoglia ma confortevole, sotto la grande finestra che dava sul cortile c'era un piccolo letto dalle lenzuola candide e sotto le coperte qualcosa cominciò a muoversi...
Aveva i capelli lunghi, neri come la pece che contrastavano con la sua carnagione diafana e facevano risaltare in modo impressionate i suoi grandi occhi color smeraldo, mi colpirono molto le sue guance paffute imporporate nel sentirsi così inerme, nuda davanti a due sconosciuti, eppure non doveva temermi, lei era stata programmata per appartenermi, era la mia cyborg.

Ebbene si, ai malati terminali viene consigliato di vivere al meglio possibile la vita restante, senza perdersi in cure inutili, la cura migliore è l'accettazione del proprio destino e avere qualcuno al proprio fianco con cui condividerlo. Così, dato che non avevo una moglie od una fidanzata, i mio medico curante mi aveva consigliato l'acquisto di una ragazza programmata per amarmi, era stata creata secondo i miei gusti estetici, canoni che erano stati rivelati al dottore dai miei genitori che tanto avevano insistito per donarmela.
Alla fine cedetti ed in quel momento mi trovai davanti ad una ragazzina intimidita che stringeva un lembo del lenzuolo bianco sopra il seno per coprire la sua nudità.

L'infermiera mi rivolse un sorriso di incoraggiamento e mi invitò ad uscire mentre preparava la mia nuova amica, annuii lentamente ed uscii dalla stanza accomodandomi su una delle poltroncine rosse della sala d'aspetto.
Avevo molte preoccupazioni, ero sempre stato solo nella mia grande casa, dovevo badare solamente a me stesso e agli affari dell'azienda di famiglia, ora avevo un'altra persona di cui occuparmi, una ragazza che avrebbe vissuto con me per il resto della mia vita senza nessun altra possibilità per lei, una volta che io fossi morto lei sarebbe tornata all'ospedale e sarebbe stata riprogrammata, pronta per soddisfare i desideri di un altro uomo con i miei stessi canoni estetici.
La cosa mi faceva rabbrividire ma i brutti pensieri vennero scacciati quando la giovane irruppe nella sala d'aspetto seguita dall'infermiera.
La donna le aveva acconciato i capelli corvini in una lunga treccia, indossava un vestitino azzurro con le maniche a sbuffo, stretto in vita per risaltare i fianchi e una gonna ampia, era molto elegante vestita come una sorta di principessina e con le sue scarpette di vernice bianca. Mi sorrise arrossendo ed io mi avvicinai a lei tendendole la mano.

«Piacere CZ24 io sono il Signor Montgomery, spero che tu possa trovare piacevole il tempo che trascorreremo insieme, come scoprirai sono un uomo noioso e di poche parole ma spero che tu possa perdonarmi.»
Non credo che comprese a pieno le mie parole, o forse non le importò nemmeno, era stata programmata per me quindi qualsiasi cosa io dicessi o facessi per lei era oro colato.
Presi una borsa che conteneva abiti femminili che erano in dotazione con l'esemplare e salutai l'infermiera poi presi per mano la ragazza, un po' impacciata, ed uscimmo nella notte cittadina venendo investiti dalla pioggia battente.
  
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