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Autore: ZAITU    15/02/2007    16 recensioni
Seguito della one-shot “ Venga tu dal cielo o dall’inferno cosa importa?”. Draco Malfoy è scampato al Bacio dei Dissennatori grazie ad Hermione ma quello che è successo dopo la sua fuga è ancora tutto un mistero. Hermione è andata avanti con la sua vita e Draco pure. Cosa li porterà ad incontrarsi di nuovo dopo tre anni? E cosa c’entra un locale babbano all’ultimo grido nel centro di Londra? Tra ispezioni a sorpresa, ritorni in società e qualche grande sporco segreto, cosa accadrà?
Genere: Azione, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Pansy Parkinson, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Era umido quel giorno di novembre

Ciao a tutte!!! Come vi avevo promesso, visto che i commenti per “ Venga tu dal cielo o dall’inferno, cosa importa?” sono stati veramente tanti e pure stupendi, ecco a voi il suo seguito. Sarà che ogni volta che comincio una nuova fic mi sento euforica come non mai, ma non vi nascondo che sono veramente soddisfatta delle idee che mi sono venute in mente per questa nuova fanfiction. Tuttavia, visto che comunque rimango bastarda fino al midollo, vale la stessa storia di“ Venga tu dal cielo o dall’inferno, cosa importa?”, ovvero, sarà l’indice di gradimento che decreterà se questa fic continuerà o meno…non è  sadismo, ma visto che a rigor di logica si scrive affinché ci sia qualcuno che legga, se non c’è nessuno che lo fa e che apprezza o critica è inutile continuare, almeno secondo il mio modesto punto di vista. Quindi ora sta a voi…LEGGETE E COMMENTATE!

 

 

1- PERFECT LIFE

 

 

Era umido quel pomeriggio di novembre.

Tanto umido che il proprietario del sontuoso maniero immerso nella campagna inglese aveva ordinato che tutti i camini venissero accesi entro un minuto.

I piccoli elfi domestici, che servivano quella casa e quella famiglia da diverse generazioni ormai, erano schizzati da una parte e dall’altra come trottoline impazzite e, nel giro di poco più di quel minuto che era stato loro concesso, tutti i camini scoppiettavano allegri.

Qualche istante più tardi, mentre il giovane padrone si godeva un bicchierino di wishky incendiario strainvecchiato dell’annata migliore nel suo studio all’ultimo piano del maniero, una voce femminile, imperiosa e allo stesso tempo po’ infantile, ordinò sempre a quegli stessi elfi di portarle il tè in camera il più in fretta possibile.

Con i pasticcini al cioccolato, si affrettò ad aggiungere.

Il padrone chiuse immediatamente la porta del suo studio con un gesto seccato.

Quella voce lo infastidiva, soprattutto quando stava facendo qualcosa d’importante.

E, dovette amaramente ammettere, quegli stramaledetti conti lo stavano facendo impazzire.

Le scartoffie della Gringott ricoprivano interamente  la pregiata scrivania d’ebano intarsiata con arabeschi dorati ed il giovane guardava le carte con un misto di disperazione e confusione negli occhi chiari.

Lui non si era mai occupato di certe cose prima che i suoi morissero e non poteva negare che ora l’aiuto di suo padre gli sarebbe stato più che gradito.

Non che avesse poi così tanto bisogno di aggiustare i conti, certo.

Solo che quando si hanno così tanti soldi e proprietà ogni tanto è saggio controllare che ci siano ancora tutti, non si sa mai.

Senza contare che se al ministero avessero trovato sospetti spostamenti di capitali od operazioni poco trasparenti sarebbero ricominciati i guai.

“ Non ci voglio neanche pensare”

No di certo, non dopo tutto quello che aveva fatto per ricostruirsi un’immagine di fronte all’opinione pubblica.

Bella casa, bella moglie e, cosa più importante, neanche una voce screditante in più di due anni della sua nuova vita.

Aveva sempre lo stesso carattere, come gli aveva fatto notare più di una persona, ma questo dettaglio passava relativamente in secondo piano vista la sua brillante condotta, pubblicamente riconosciuta e apprezzata.

Ed ora stava anche per tornare in società.

Crogiolandosi in quei pensieri, il bel giovane si rimirò per un secondo i gemelli con smeraldi che brillavano sui polsini della sua camicia nera e che sua moglie gli aveva regalato per il suo compleanno.

Li avrebbe sicuramente indossati alla festa che aveva intenzione di organizzare a breve.

“ Faranno un’ottima figura”

Non poteva negare che  fossero un po’ troppo appariscenti per i suoi gusti, ma senza dubbio erano di qualità eccellente.

E poi il verde gli era sempre piaciuto.

Verde come le banconote, verde come simbolo della sua casa ad Hogwarts, verde come la speranza che il mondo là fuori sarebbe tornato ad accettarlo e a stimarlo per quello che era.

Il giovane si abbandonò sulla sedia dall’alto schienale e rilassò le ampie spalle.

C’era voluto tanto per arrivare fin lì, davvero tanto per rinunciare a quel tipo di vita che gli era entrata nel sangue come un veleno.

Ma adesso era pulito.

Draco Malfoy, agli occhi del mondo magico era diventato un uomo onesto.

 

***********

 

Pansy Parkinson era sempre stata bella.

Mora, voluttuosa, senza troppe inibizioni, come aveva pienamente dimostrato durante il suo soggiorno ad Hogwarts, e con ambizioni che non si era mai sforzata di nascondere.

Era ovviamente Purosangue fino al midollo, caratteristica che l’aveva sempre resa un ottimo partito.

Ma purtroppo per gli altri, lei era sold out.

Alla faccia del contratto matrimoniale, era stata promessa in sposa praticamente già da prima che nascesse.

Niente di inderogabile ovviamente, l’accordo tra le due famiglie poteva benissimo essere revocato ed il matrimonio tra i due pupilli sarebbe rimasto solo un sogno dei genitori. 

Per sua fortuna però, l’uomo che Pansy era stata “costretta” a sposare era anche l’uomo di cui era innamorata dall’età di tredici anni, cosa che aveva evidentemente facilitato le cose.

Aveva dovuto rinunciare a diverse cose per lui, per lui che voleva mantenere la sua immagine perfetta ed impeccabile dopo un passato a dir poco torbido, ma n’era valsa indubbiamente la pena.

Malfoy e Parkinson, due nomi una garanzia.

Garanzia di ricchezza, di prestigio e di una discendenza che non avrebbe avuto nulla da invidiare ai fondatori delle loro due casate.

In sintesi Pansy Parkinson poteva dirsi felice.

Amava suo marito quanto bastava per sopportarne i difetti, e amava ancora di più i vantaggi che le erano venuti nel diventare la signora Malfoy.

Non soldi, quelli ne aveva abbastanza anche lei, ma piuttosto quella dolce soddisfazione nel ritrovarsi la notte nel letto di quello che era stato il rampollo di una delle famiglie più illustri del mondo magico, nonché il braccio destro, anche se per brevissimo tempo, di Lord Voldemort.

Pansy era dunque felice ma purtroppo per lei, e per Draco, non abbastanza.

La sua, la loro, vecchia vita un po’ le mancava.

Le missioni, i combattimenti…il sangue.

Gioielli e abiti costosi erano un bel passatempo ma a lungo andare sarebbero finiti per diventare noiosi.

E Voldemort era ancora lì, nell’ombra, e non avrebbe di certo esitato a riaccoglierli, vista la scarsità degli adepti che si ritrovava ad avere nell’ultimo periodo.

“ Non dovrei neanche pensarle certe cose” si rimproverò tuttavia la giovane donna rimirandosi nell’enorme specchio della sua stanza matrimoniale con sguardo indagatore.

“ Non dovrei proprio pensarle”

Si lisciò su fianco, piacevolmente sinuoso, il vestito di seta lilla che creava un contrasto stupefacente con gli ormai  lunghi capelli d’ebano e gli occhi scurissimi.

Sorrise.

Contemplarsi allo specchio era sempre un’attività rilassante e contribuiva non poco a scacciarle via i cattivi pensieri, come quelli che ancora le frullavano in testa.

“ Sono solo sciocchezze, infondo adoro la mia vita…e Draco.”

Pansy  sorrise compiaciuta di sé, del sua aspetto meraviglioso e del suo invidiabile marito.

Il suono del campanello però infranse il sogno idilliaco della giovane donna, che sbuffò molto poco elegantemente prima di gettare un’occhiata al pendolo vicino alla porta.

Le cinque, ed era venerdì.

“ L’ispezione di controllo settimanale…me ne ero dimenticata”

Si sarebbe persa il suo abituale tè delle cinque.

Questa era decisamente una di quelle cose che avrebbero potuto rovinarle il pomeriggio.

 

***********

 

Un piccolo e rugoso elfo domestico, che sembrava insolitamente più vecchio degli altri, bussò timorosamente alla porta dello studio di Draco che del campanello non aveva sentito neppure l’eco.

- Avanti- ruggì il giovane Malfoy.

L’elfo aprì la porta quel tanto che bastava per permettergli di infilare la testa nello studio.

- Signore…?- farfugliò l’elfo.

- Si?- lo incitò Draco senza neanche alzare gli occhi dalle carte.

- Ci sarebbe l’Auror per l’ispezione…-

- E allora? C’è mia moglie per questo o no?- lo interruppe bruscamente Draco alzando finalmente lo sguardo.

- è questo il problema signore…la signora dice di non essere presentabile e chiede se possa andare lei ad accogliere l’Auror…-

Draco trattenne a stento un ringhio mentre sistemava, senza alcun risultato, le carte e i documenti.

-Scendo subito. Va’ pure-

L’elfo si dileguò.

Draco si alzò stancamente dalla scrivania e si diede un’ultima veloce occhiata sul vetro della finestra prima di scendere nell’ingresso.

Aveva appena ventiquattro anni e più soldi della regina d’Inghilterra ma in quel momento avrebbe rinunciato volentieri a metà del suo patrimonio per restarsene nel suo studio lontano da qualsiasi scocciatura.

Tuttavia dicono che la libertà abbia un prezzo.

Quello era il prezzo della libertà di Draco Malfoy.

 

 

Ogni settimana, sempre lo stesso giorno, sempre alla stessa ora, un Auror inviato dal Ministero arrivava a casa sua  per “l’ispezione”.

L’ispezione consisteva, a seconda dei casi, nel perquisire il maniero da capo a piedi o semplicemente nel servirsi di qualche incantesimo per trovare eventuali prove dei suoi possibili contatti con Voldemort e i Mangiamorte.

Contatti che lui non aveva più da diverso tempo, perciò Draco aveva accettato il compromesso di buon grado.

Tre anni prima, dopo essere scampato per poco al Bacio dei Dissennatori, era fuggito all’estero e quando le acque si erano calmate era tornato sotto mentite spoglie.

Era bastata qualche informazione sui Mangiamorte rivelata al ministero, un bel pentimento pubblico, e gli era stato concesso di vivere.

Qualche controllo ogni tanto quindi, lo poteva benissimo accettare.

Draco arrivò dopo qualche minuto nell’androne principale del maniero dove troneggiava un’imponente lampadario di vetro murano nero e argento,  fatto arrivare direttamente da Venezia.

Sorrise tra sé al ricordo di come si fosse infuriato quando gli era stato consegnato danneggiato.

Era talmente assorto che non si accorse subito dell’Auror girato di spalle che attendeva rigidamente il suo arrivo.

Draco si scosse e si lisciò sul petto la camicia di seta nera, stampandosi in faccia il suo bel sorriso di circostanza che però iniziò pericolosamente a vacillare non appena la figura di spalle cominciò ad apparirgli familiare.

Troppo familiare.

Sentì poche parole brontolate da lontano con un tono che conosceva bene.

- Ma quanto diavolo ci met…ah, sei arrivato finalmente!-

Hermione Granger si era appena voltata mostrando a Draco la sua snella figura bardata nella divisa da Auror.

Austera e autorevole, la ragazza lo guardava impassibile; nessuna traccia di passato, neanche una sbavatura di ricordo. Niente.

Era Hermione Granger perché richiamava vagamente alla memoria una ragazzina dai capelli cespugliosi e dall’aria da saputella, ma per il resto poteva essere benissimo un’altra persona.

Era cambiata, se in meglio o in peggio questo era tutto da vedere, ed il padrone di casa se ne accorse subito.

- Cosa ci fai qui?- la apostrofò Draco senza riuscire a controllare o tanto meno a nascondere l’agitazione che era divampata violentemente in lui, tanto che il candore delle sue guance aveva lasciato il posto ad un piacevole rosa pallido.

Un ghignò compiaciuto si distese sul viso di Hermione.

Aveva ventiquattro anni, era a capo di una delle squadre di Auror più efficienti in circolazione  ed ora, senza neanche nasconderlo troppo, stava godendo come non mai nel vedere Draco Malfoy in difficoltà.

-Tu sei Draco Malfoy ed io un Auror, giusto?-

La voce invece era sempre la sua. Inconfondibile.

Draco annuì senza capire dove volesse andare a parare.

-Bene, allora sono qui per l’ispezione-

Draco lasciò tranquillamente che lo stupore prendesse il posto dell’ansia.

Si  chiese se non fosse tutto uno scherzo. Di cattivissimo gusto, ovviamente.

- Ma tu non puoi…- quasi balbettò.

- Al bando i convenevoli, Malfoy- lo interruppe Hermione avanzando con noncuranza verso di lui.

– Voglio cominciare con i sotterranei, dove sono?-

- Sotto terra, mi pare ovvio- ribatté Draco sagace, il sopracciglio alzato ed il sorriso affabile, falso come una banconota da cento galeoni e graffiante come il pianto della mandragola.

Tutto sommato si era ripreso piuttosto bene dallo shock iniziale.

-Molto spiritoso, dove è l’ingresso?-

L’ostentata professionalità e la calma che Draco lesse negli occhi di Hermione gli fecero ribollire il sangue nelle vene.

Possibile che per lei fosse tutto così semplice? Veniva lì, a casa sua, e con tutta la calma del mondo gli chiedeva dove fossero i sotterranei.

Lui non era calmo. Non era neanche lontanamente vicino ad uno stato di quiete.

Scherzarci su e far finta che quel nervosismo fosse solo segno d’irritazione e sdegno era il massimo che potesse fare.

[Mostrarsi forte, sempre. Anche quando sai di non esserlo affatto.]

Dopo uno sguardo un po’ troppo lungo, Draco si decise a girare il viso indicandole l’ala destra del palazzo, felice soprattutto di avere una scusa per non guardarla in faccia.

-In fondo a quel corridoio, la porta a destra. Io me ne vado, te guarda pure dove vuoi…- Draco si voltò ritenendo il discorso finito, ma prima di imboccare le scale si girò di nuovo, come se si fosse dimenticato di dirle qualcosa di estremamente importante.

 -Se hai bisogno di me sono nel mio studio, chiedi agli elfi ti guideranno loro- Detto questo, Draco si avviò su per le scale, con un po’ troppa fretta in verità, le mani rigidamente infilate nelle tasche dei pantaloni eleganti.

Hermione all’inizio lo guardò andare via in più assoluto silenzio.

Non aveva nulla da dirgli. Non più.

Ma, si disse, infondo un occasione del genere non poteva proprio perdersela. Anche a costo di esporsi troppo.

-Non preoccuparti, non avrò alcun bisogno di te- il tono di Hermione rasentava il beffardo con una punta di rancore piuttosto esplicita.

Draco ghignò senza essere visto.

Era quello che il bel padrone di casa si aspettava da lei.

Una sfida. Quel gioco sottile di frasi e parole di cui erano sempre stati entrambi ottimi artefici.

Se lo aspettava, vero, ma non per questo era disposto a tollerarlo.

Il ghigno infatti si esaurì subito.

Non aveva alcuna voglia di giocare.

Draco fece per girarsi e risponderle secco che quel tono ironico e quei giochetti squallidi poteva anche risparmiarseli.

“ Non è il momento e non sono assolutamente dell’umore adatto per sopportarli”

Tuttavia, con molta nonchalance ed assoluta indifferenza, come se non avesse sentito le parole di Hermione, o meglio, come se non avesse capito il significato che c’era nascosto dietro, non interruppe la sua camminata quasi marziale e finché non sentì i passi di Hermione che si allontanavano, non tentennò neanche per un istante.

Solo poco dopo, quando fu sicuro di non essere visto, si azzardò a guardare.

E non appena fissò i suoi occhi cerulei sulla figura girata di spalle di Hermione capì che probabilmente né il momento né l’umore adatto sarebbero mai bastati per affrontarla di nuovo.

 

 

“Teso,

ero a pezzi ma un sorriso in superficie

nascondeva i segni di ogni cicatrice,

nessun dettaglio che nel rivederti

potesse svelare quanto c’ero stato male”

 

- Infinito, Raf-

 

 

Spazio autrice: Eccomi di nuovo qui belle fanciulle! Spero di avervi incuriosito con questo primo capitolo e ancora di più spero di riuscire ad appassionarvi come è stato con la one-shot che lo ha ispirato.

A questo proposito ringrazio di cuore: SweetChocolate, ka_chan91, anfimissi ( avere un tuo commento, così bello poi, è un grande onore! Cmq anche la fic con cui hai partecipato te non era niente male!), VaniaLoVe, Cobwy23( tesoro mi raccomando voglio sapere che ne pensi, anche i difetti!), white_tifa, Aysha, marygenoana, julietta, Joe, costy black, B,  Rossellaura ( grazie millissime per averla inserita tra i preferiti!), gemellina, camyxpink, nebula91, Erin, e Jane Gallagher( è veramente gratificante sapere che una non appassionata delle draco/ hermione abbia apprezzato la mia fic, spero che continuerai a seguire! Cmq ti piacciono gli Oasis, vero?), Angelmorgana, sweet-inside, betta90, dakrin92 ed isabelblack. È  soltanto grazie a voi se esiste un seguito di “ Venga tu dal cielo o dall’inferno, cosa importa?”. Grazie ancora ragazze!

A prestissimo!

 

  
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