Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: yuki013    02/08/2012    6 recensioni
Uno spagnolo ad Amsterdam, una fredda notte di ottobre e il De Wallen che brilla delle sua luce di rossa libidine, accogliendo i passanti in una calda e primordiale lussuria: è quel che accade ad Antonio quando i suoi occhi si posano su una delle tante, anonime vetrine del quartiere a luci rosse.
"«Ce li hai i soldi, vero?», dice non appena hanno finito, cercando di alzarsi.
Antonio lo sostiene per un braccio, ma questo viene malamente scostato e ricambiato da uno sguardo truce.
«Certo, mi querido. Ma davvero non vuoi dirmi qual è il tuo nome?».
«No, bastardo di uno spagnolo»."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Incompiuta
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La prima Spamano che scrivo, e finisco per far fare a Lovino la prostituta. E qui la pioggia di pomodori ci sta.
Forse perché ne ho lette tante in inglese -troppe, e visto anche più fanart che mi hanno inculcato nel cervello che Lovi sia una specie di ninfomane (o satirico, si potrà dire?) che fa tanto l'odioso con Antonio, ma in realtà lo ama alla follia (ma dove?), e quindi non potevo che farli finire ad Amsterdam in una AU senza senso nata principalmente per una challenge che sarà la mia rovina, tra Kuroko, Allen e Kiku. E questa è un bonus, giusto perché la coppia mi piace da impazzire e volevo tentare di dar loro un senso senza far diventare Romano il povero uketto indifeso che personalmente mal sopporto.
Credo sia tutto, ancora una volta. È la terza volta che mi butto su Hetalia...potrei anche affezionarmi a questa sezione.
Mata ne!
-Yu


-Storia scritta con il prompt "003. Prostitution is the wolrd's oldest profession - Cobra Starship - Prostitution" per questa tabella di Kinks&Pervs
-Il De Wallen è il quartiere a luci rosse di Amsterdam, conosciuto in tutto il mondo per le sue "vetrine".
-Il Bad Friends Trio è quanto di più esilarante potrò mai trovare nella mia vita -e l'unico che non mi sa di OT3. Sono amici culopesi, e li adoro così come sono ♥


Ninguna perra, sólo mi Lovino 

Come ci sia finito Antonio a vagabondare in quel posto che puzza di piscio e vodka, un po’ alticcio e con la testa che gira, proprio non sa spiegarselo.

È una di quelle notti olandesi in cui gli manca la sua calda Spagna, gli manca la sensazione della pelle che viene logorata dolcemente dal sole e dalla salsedine di Barcelona e il profumo della sangria che si perde lungo la Ramblas. Si è perso Francis e Gil da qualche parte nella calca del De Wallen, tra bordelli e locali per gay al limite della decenza nei quali si saranno certamente imboscati, e il freddo pungente della serata ottobrina lo fa stringere di più nella propria sciarpa e desiderare d’essere seduto al tavolo del giardino, a gustare paella e insalata di pomodori, quelli rossi e succosi che ha lasciato al sole di casa sua. Espira una nuvoletta bianca di fumo, le narici che pizzicano per l’aria fredda e il forte odore di carne alla brace che gli riempie i polmoni. Ha fame, ma la roba del nord non lo attira: desidera solo che quello scambio culturale si concluda, nonostante gli dispiacerà lasciare le nuove amicizie. Ma Francis tornerà a barattare puzzolenti formaggi francesi in cambio di qualche sveltina, e Gilbert riprenderà la contemplazione egocentrica di sé e del suo uccello – …Gilbird, ovviamente.
E magari si sentiranno per mail, ma addio Amsterdam. Bellissima, ma troppo gelida per i suoi gusti.
Avrebbe dovuto divertirsi lui, gli spagnoli sono l’anima delle feste multiculturali. Però Antonio pensa troppo nella sua stupidità, pensa troppo al passato. Ed è un tempo che è andato, sì, ma fa ancora male, che gli sa di solitudine e non gli fa apprezzare appieno quegli attimi di gioventù che rimarranno unici e irripetibili nella sua vita. Antonio lo sa, ma non può farci nulla e – e poi lo vede. E ogni filmino mentale non ha più importanza.
Oltre la folla che lo supera sfilando lungo la strada come su una passerella e dietro un travestito un po’ attempato, lo vede. Tiene le mani dietro la nuca come se vi stesse allacciando qualcosa e ha gli occhi chiusi, riparati da una tenda di capelli castano ramato perfettamente lisci, un solo ricciolo a tendersi all’insù. Più che vederlo lo guarda da oltre la vetrina, osserva la curva morbida delle gambe scure perdersi oltre il tessuto di pelle dei pantaloncini che gli arrivano sotto l’inguine, il ventre piatto solcato da due fossette all’altezza del bacino e il petto magro coperto da una maglia distrutta di Sid Vicious che gli sta un po’ larga. Gli occhi di Antonio si spostano sull’espressione adorabilmente infastidita del ragazzo, sul piccolo broncio che si domanda già che sapore abbia tra i suoi denti, sugli occhi infine aperti che gli sembrano d’ambra dorata alla luce del neon. E avviene tutto troppo in fretta perché Antonio possa soltanto capire com’è arrivato ad incollare in proprio naso contro il vetro ghiacciato, sotto gli occhi interessati del ragazzo all’interno.
Si domanda se non senta freddo, scoperto com’è. Si chiede come quel ragazzo meraviglioso possa essere lì, sotto lo sguardo di tutti, e nessuno se ne curi comunque. Una mano va a posarsi sulla lastra trasparente, subito seguita da quella simile ma più piccola dall’altro lato. Antonio sta per aprirsi in uno dei suoi enormi sorrisi, quando la voce del ragazzo gli arriva dritta alle orecchie assiderate.
«Fifty for sucking», gli dice con accento molto meridionale, mostrando le cinque dita. «One hundred for a full service».
Antonio resta un attimo lì, senza sapere cosa rispondere. Sarebbe giusto sorridergli e andar via, dire che lui non fa sesso per soldi, oppure prendere quel meraviglioso ragazzo e portarlo a mangiare un gulasch caldo e farlo dormire sotto una coperta di lana – magari nel suo letto, e non fargli nulla che lui non voglia. Roba molto da romantici – molto da Antonio, quello attuale, non quello del prima. Quel Carriedo non ci avrebbe pensato due volte a buttarlo dentro la prima toilette pubblica e Diòs solo sa cosa avrebbe potuto fargli.
«E ti pareva che non beccavo l’ennesimo idiota», lo sente mormorare abbastanza forte. E quando realizza con un grido d’euforia tra sé che quello dall’altro lato del vetro è un comune, bellissimo italiano riesce solo a mettere su quel famoso sorriso da ebete tanto decantato dagli amici suoi.
«Ma io ti capisco!», gioisce nel suo italiano migliore.
«Cazzo, pure uno spagnolo ora. Senti, se mi hai capito paga o levati di torno».
«Come ti chiami?».
«Cazzo te frega? Vuoi scopare o presentarmi la mammina?».
Ah, se è volgare. Ad Antonio sembra quasi che ad uno con una bocca piccola e morbida come la sua si possa perdonare qualunque cosa, persino quello sfoggio di volgarità gratuita e il cipiglio serio che mette su, incrociando le braccia.
«Scusa, scusa. E se volessi qualcosa di… insomma, reciproco?».
«Sono una puttana, Casanova, non la ragazzina della porta accanto».
Antonio cava fuori il portafogli dalla tasca, contando rapidamente quante banconote gli sono rimaste. «Sessanta bastano?».
«Non faccio lo sconto per farmelo mettere nel culo, bastardo».
Deve trattenersi dal mordersi le labbra. Gli dà l’impressione di essere tanto dolce e sensibile quanto apparentemente sboccato e privo di pudore – e  Antonio decide su due piedi che per una notte lo comprerà, e lo conquisterà, e lo avrà per sé nel corpo prima di far sua l’anima e il cuore di quel ragazzo. Da puttana ne farà un re, da povero un nobile, da zero lo renderà il suo tutto. Antonio è un inguaribile romantico, uno di quelli che si scordano i compleanni e gli anniversari e arrivano a mani vuote ma con un sorriso da schiaffi in faccia, uno di quelli che canterebbe serenate d’amore e ballerebbe il flamenco e il tango per infiammare il cuore del proprio partner, uno spagnolo vecchio stile che riempirebbe il giardino di orti di pomodori.
Ed è risaputo che agli italiani i pomodori piacciano, e anche parecchio.
«E se non arriviamo al “clue”, bastano?».
«Perché non fai il giro e lo scopri da te, idiota?».



Ora che lo vede da vicino, gli sembra un minorenne. Sarà minorenne di sicuro, pensa con terrore in un momento di incoerente lucidità – ma è un pensiero labile, si perde nella nebbia dei loro membri che si sfregano con forza nel privè del locale, tra il forte odore di qualche alcolico indefinito e quello stagnante di sesso e tabacco che impregna la carta da parati e la moquette rossa.
Si sente in sottofondo il vociare del quartiere, ma c’è quel ragazzo sulle orecchie di Antonio a regalargli ogni singolo gemito che fugge da quelle labbra così difficili da prendere, così poco collaborative eppure buone e piene come pomodori in estate, tutte da cogliere con la lingua come gocce di rugiada mattutina. Gli stringe i fianchi piano, avvicinandolo di più a sé, e una delle sue mani scivola oltre le sue natiche stuzzicando leggere l’apertura dell’italiano.
«Non ci provare», lo minaccia seriamente, nonostante il fiato corto.
«Ho detto che non te lo avrei messo, ma non abbiamo pattuito nulla sul semplice toccare».
«Bastardo spagnolo».
Un dito scivola morbido nel suo corpo, le erezioni ancora una nelle mani dell’altro e i versi deliziosi del ragazzo affogati nelle labbra di Antonio – ed è tutto troppo asfissiante, dalle sue cosce che profumano di mare ed erba tagliata agli occhi ancora intrepidamente orgogliosi ma velati di piacere liquido a quell’ “Antonio” che gli ha quasi inculcato con la forza. E gli dispiace venire sul suo pancino piatto senza poter nemmeno urlare il suo nome, mentre riesce a portare l’italiano all’orgasmo stimolandogli la prostata e lo sente urlare invece il suo con finto imbarazzo e troppa, troppa enfasi per averlo appena conosciuto.
«Ce li hai i soldi, vero?», dice non appena hanno finito, cercando di alzarsi.
Antonio lo sostiene per un braccio, ma questo viene malamente scostato e ricambiato da uno sguardo truce.
«Certo, mi querido. Ma davvero non vuoi dirmi qual è il tuo nome?».
«No, bastardo spagnolo».






Antonio capisce che è mattina perché sente l’odore dei pancakes caldi di Alfred, il vicino di casa, entrare dalla finestra. Passa una mano sugli occhi, trovandoli appiccicosi e stanchi come e più di prima.
«Voglio un caffè. Amaro».
Nemmeno si volta, sfortunatamente la sua voce fastidiosa è inconfondibile.
«Un’altra sbronza, Gilbert?».
«Sta zitto. A differenza di Carriedo la checca mi sono fatto un austriaco stanotte – ah, avresti dovuto vedere che occhi, amico! E un culo delle meraviglie, garantito».
«Sì, certo. Ora alza il tuo di culo dal mio letto, però».
«Parlare di derrière appena svegli… siete due maniaci», li rimprovera Francis dall’uscio della stanza. Non che uno come lui abbia il diritto di fare discorsi sulla depravazione, poi. «Lascialo stare, Gil. Mon ami Antonio deve aver avuto una nottata spossante».
Gilbert si alza a sedere, sconvolto. Persino Gilbird si appollaia sulla testata del letto.
«Antonio Fernandez Carriedo, chi ti sei scopato?».
«Nessuno, fatela finita», si lamenta tornando sotto le coperte.
«Quindi “Lovino” sarebbe nessuno, mh? C’è un numero di telefono».
Ma Antonio è già in piedi, e sta letteralmente strappando il biglietto dalle mani di Francis per leggerne il contenuto: dieci cifre, un numero di cellulare e un nome scritto con una calligrafia da bambino. Lovino.
Lovino.
Se lo ripete un paio di volte, per memorizzarlo. Non è un nome da puttana, è un nome da ragazzo che raccoglie pomodori con le dita sporche di terra e il sole tra i capelli, un nome che al solo pronunciarlo a fior di labbra gli fa venire in mente picnic e pomeriggi passati al mare a far l’amore sulla spiaggia, e sorrisi e battute di pesca improvvisate. È un nome che lo fa sorridere.
Lovino.
«Sarà mica una puttana», spara lì Gilbert.
«No, non lo è. È soltanto… »
È soltanto Lovino.
« …un italiano sboccato».




Il telefono squilla un paio di volte, prima che dall’altro lato la signora Fernandez risponda.
«Ciao mamma, sono Antonio. Sì, certo, sto bene. Mah, un po’ freddo ma si va avanti – non è la Spagna sai. Ehm, mamma, dovrei dirti una cosa. No, non ho messo incinta nessuna americana e non sono morto, visto che ti sto parlando.
Hai presente quel ragazzo al quale avete affittato la mia camera, che doveva andarsene tra una settimana? Beh, ditegli di prendersela comoda».



   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: yuki013