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Autore: Gaggiolina92    02/08/2012    0 recensioni
Questa è una storia d'amore. Un amore più forte del destino, un amore capace di spezzare una maledizione potente, un sortilegio chiamato fato.
Questa è la storia di un malato terminale che ricorse alla vita artificiale per salvarsi.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Estrassi l'ombrello pieghevole dalla mia ventiquattrore, lo aprii e delicatamente presi la ragazza sotto braccio, lei mi guardò timorosa ma alla fine cedette camminando lentamente accanto a me.
C'era molta tensione tra di noi, non sapevo cosa dire e come comportarmi ed evidentemente nemmeno lei, finché ad un tratto si fermò guardandomi.
«D..dove stiamo andando?»
bisbigliò preoccupata.
Il suono della sua voce mi fece trasalire, era melodiosa e candida, non aveva assolutamente nulla di inumano anzi, sembrava una ragazza come tante altre, una ragazza normale. Cercai di sorriderle per rassicurarla, non volevo metterla a disagio, se la questione era difficile da accettare per me sicuramente lo era anche per lei.
«Vedi CZ24 stiamo andando a casa mia, non è molto lontana da qui! Vedrai che ti piacerà, ho fatto arredare una delle camere degli ospiti appositamente per te!»
esclamai sempre sorridendole
«sai, non sono un grande arredatore e non ho mai vissuto con una donna, ma sono certo che tu saprai costruirti un habitat adatto alle tue esigenze, non ti devi preoccupare, sarò felice di soddisfare le tue richieste.»
Lei contraccambiò il mio sorriso, aveva uno sguardo limpido e sincero che mi fece molta tenerezza, continuammo a camminare sotto la pioggia.
Io mi bagnai parecchio cercando di farla rimanere asciutta nonostante il tempo non me lo permettesse.
Provavo una strana sensazione nell'averla accanto, una sensazione che non avrei mai pensato di poter provare prima di allora.
Mi sentivo terribilmente impacciato, avrei voluto metterla a suo agio, cercare parole rassicuranti invece continuavo a camminare lentamente accanto a lei in silenzio, con gli occhi bassi a guardare le piccole gocce di pioggia che tintinnavano sulle pozzanghere fangose.
«Sai da camera tua si può anche accedere ad un grande balcone! Da li puoi vedere la città e la notte sarai ammagliata dalle numerose stelle che brillano in cielo!»
Mi voltai per osservarla.
Vedevo dalla sua espressione che stava pesando con cura le mie parole, le sopracciglia e la fronte aggrottate mi dicevano con chiarezza che era molto confusa, dopotutto come darle torto?
Era nuova alla vita.
«Cosa è il cielo?»
La sua voce titubante mi riportò alla realtà, sorrisi lievemente per la sua domanda, noi diamo tutto così scontato a questo mondo e mi stupii di come invece per me fosse praticamente impossibile dare una risposta chiara e sicura alla sua domanda.
Cos'è il cielo?
Chi può saperlo con chiarezza?
Per alcuni è semplicemente la parte di atmosfera che circonda la Terra permettendoci di vivere per altri è un fenomeno del tutto inspiegabile che va al di la della scienza.
« Domanda davvero interessante CZ24, sai non so con esattezza cosa sia...ora è quel manto grigio sopra alle nostre teste, lo vedi brutto e triste perché piange in questo momento, ma spesso è lucente e azzurro mentre la sera si colora di blu e piccole sfere lucenti lo macchiano»
Osservai la sua espressione estasiata dal mio racconto, sgranava gli occhi soddisfatta guardandomi con ammirazione.
Improvvisamente si strinse forte a me e sollevò lo sguardo portandolo sui miei occhi, spalancò i suoi grandi occhi verdi ed ingenui.
«Vuoi guardare il cielo con me?»
mi chiese con entusiasmo.
Rimasi colpito dalla sua capacità di esprimere i sentimenti senza alcun timore, noi esseri umani spesso cerchiamo di frenarli senza alcun motivo, mentre lei sembrava così a suo agio con se stessa, senza alcun timore, senza alcuna paura.
«Ne sarei felice, anzi se non pioverà domani faremo colazione sul balcone della tua camera!»
Mi strinse ancora più forte.
«Grazie»
mi disse dolcemente abbassando lo sguardo.
«ma tu..come ti chiami?»
Mi chiese. Effettivamente mi ero presentato brutalmente come “ il Signor Montgomery” ma non era così che volevo essere chiamato in realtà, speravo che lei si sentisse a mio agio con me, dopotutto era solo colpa mia se era finita in questa brutta situazione.
«Io sono..Mark»
Mi sorrise e continuammo la nostra strada in silenzio finché non mi venne in mente una cosa!
Era davvero triste che lei mantenesse il suo nome, anzi un nome che in realtà era solamente un codice di produzione in serie, era davvero ingiusto.
«Non vorrei offenderti CZ24 ma questo non è un vero nome...»
tornò a guardarmi con perplessità.
«davvero?»
mi chiese un po' esitante.
Io annuii con semplicità.
«si, vedi da noi non usano nomi del genere! Le ragazze hanno nomi dolci come Christine, Cherryn, Jennifer, Moira, Wendy! Il tuo è un numero di produzione!»
«E allora...come mi devo chiamare?»
Le sorrisi, avevo già un nome per lei, lei che sarebbe diventata la mia migliore amica per l'ultimo periodo della mia vita, la mia coinquilina, la mia confidente...
«Angel! Sai Angel significa “angelo”! In molti dicono che gli angeli siano creature benevole che vivono in cielo, dotati di grande bontà e gentilezza, esseri bellissimi! E dato che tu sei rimasta così affascinata dal cielo ho pensato che fosse il nome più adatto per te!»
Mi strinse fortissimo alla vita e alzò il viso verso di me sorridendo felice.
«Angel...è bellissimo!»
esclamò mentre continuavamo ad avanzare nella pioggia.
  
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