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Autore: Juliefer    03/08/2012    30 recensioni
Immersa nei miei pensieri, le lacrime avevano iniziato a rigarmi il volto, a scavarlo. Seguivano imperterrite il loro percorso: nascevano dagli occhi, salate e sfacciate, scendevano giù pian piano, attraversavano la guancia, correvano lungo i segni della vecchiaia, incuranti di tutto il resto, e finivano la loro corsa gettandosi tra le labbra morbide e carnose. Trovando riposo nel loro calore.
Hope mi tirò la manica del cappotto.
-Nonna, nonna, stai bene?
Mi asciugai in fretta e furia il volto.
-Oh si, tesoro. Sto bene.
Le rivolsi un tenero sorriso e con la mano ripercorsi il profilo della lastra di marmo bianco.
-Sai, Hope, mi mancano così tanto…
Inaspettatamente, mi prese la mano e la strinse forte.
-Non essere triste, nonna. Un giorno li rivedrai…
Nei suoi occhi da bambina leggevo una saggezza non comune.
-Si, amore mio. Hai ragione. Li rivedrò e sarà come la prima volta.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Noi. Il coraggio di sognare.
Juliefer

 

 

A LORO,
che mi hanno rubato il cuore
con un semplice sorriso.




 


 



 
Varcammo il cancello d’ingresso e la vidi trasalire.
Afferrai la sua piccola manina e la strinsi nella mia.
La accarezzai delicatamente disegnando con il pollice piccole circonferenze sul suo dorso.
Assaporai la morbidezza della sua pelle. Così viva, così liscia, così giovane.
Ricordi della mia infanzia mi attraversarono la mente. Li scacciai via. Non era il momento di piangere. Non davanti a Hope.
Mi puntò addosso due occhi color del ghiaccio, esattamente uguali ai miei, e un sorriso di incoraggiamento si disegnò sulle mie labbra.
Le sistemai una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio. Erano color del grano.
Era domenica pomeriggio. Il sole si nascondeva dietro le nuvole e un venticello freddo ci colse di sorpresa, scompigliandoci i capelli.
Mi strinsi nel lungo cappotto nero e continuai a camminare.
-Nonna, quanto manca?
-Siamo quasi arrivati, tesoro.
Guardava affascinata le statue ai bordi del sentiero. Per anni, avevo percorso quella strada. Per anni, avevo raccolto fiori e li avevo portati in quel luogo. Su quella superficie.
-Ti piacciono?
-Alcune si, altre no.
Lasciò la mia mano ruvida e si fermò ad osservare la statua di un angelo sopra una lastra di pietra nera.
Mi avvicinai e la presi in braccio. Le mie braccia erano stanche e deboli, tormentate dalla vecchiaia.
-Nonna, questa mi fa paura.
Puntai lo sguardo negli occhi vuoti del bambino alato. Una scarica elettrica mi attraversò il corpo.
-Vieni, Hope. Andiamo.
Lo sapevo che non era una buona idea portare una bambina così piccola in un luogo del genere ma era lei che aveva insistito.
Tornai indietro nel tempo. Al giorno del suo sesto compleanno.
 
Fece capolino dalla porta della cucina con il vestitino che le avevo ricamato io stessa. Rosa pallido con un fiocco in bella vista che le cingeva la vita.
In mano aveva una vecchia fotografia.
-Nonna, chi sono?
Afferrai la carta e vidi davanti ai miei occhi i volti di cinque ragazzi bellissimi. Quei cinque ragazzi che mi avevano cresciuta. Avevano cambiato la mia vita. Erano la mia famiglia.
Una lacrima mi rigò il volto. L’asciugai prima che Hope la potesse vedere.
-Sono dei miei cari e vecchi amici, tesoro.
La mia voce tremava. Dalla loro scomparsa non passava giorno in cui il mio pensiero non andava a loro.
-E adesso dove sono?
Sospirai. Presi coraggio.
-Non ci sono più, amore. Adesso ci sorvegliano dall’alto.
Un’espressione confusa si dipinse sul suo volto.
Era ancora troppo piccola per capire.
-Un giorno me li farai conoscere, nonna? Sembrano simpatici.
La presi in braccio e appoggiai la testa sulla sua fragile schiena.
-Certo. Saranno felici di conoscere una bella bimba come te.
Si voltò e mi regalò un sorriso. Un sorriso infantile, sdentato, con due tenere fossette sulle guancie.
 
Avanzammo mano nella mano tra le foglie secche. Hope si divertiva a sentire il rumore che producevano mentre le schiacciava.
Allungai lo sguardo. La vidi. Elegante e curata come sempre. Di pregiato marmo bianco.
Era vuota. Solo una piccola incisione sopra.
“Noi. Il coraggio di sognare.”
Quella frase che aveva mille significati ma, allo stesso tempo, uno solo. Quella frase che qualunque persona avrebbe potuto leggere ma solo chi sapeva poteva comprenderne la vera essenza.
Hope posò la rosa bianca che aveva in mano sulla superficie liscia della lastra.
Tirò fuori la linguetta sforzandosi di leggere i nomi incisi alla base della tomba.
Più la guardavo più mi rendevo conto quanto, incredibilmente, somigliava a me. Una ciocca bianca sfuggì dalla mia pettinatura e mi offuscò la vista. Con delicatezza la riposi nel fermaglio.
Non volevo. Non avevo il coraggio di farlo. Ogni domenica la stessa storia. Ma questa volta era diverso. Questa volta avevo portato mia nipote.
Lessi i loro nomi sfiorando le lettere con le dita.
Tanti piccoli brividi percorsero il mio corpo, persi il controllo per un istante e i ricordi ebbero la meglio.
 
Ero nella vasca del bagno. L’acqua era troppo alta per i miei gusti. Giocavo con le paperelle. Continuavano a fissarmi con quello sguardo serio. Avrei dovuto aver paura ma sapevo che non c’era motivo per il quale averla. Mi sentivo sicura. Battei una manina sulla superficie dell’acqua e una risata mi distrasse.
Alzai lo sguardo ed incontrai due occhi sfacciatamente verdi ricoperti da una massa di ricci ingovernabili.
La sua voce roca era dolce e le sue mani erano morbide. Mi schizzava delicatamente e io rispondevo mostrando quel sorrisetto sdentato. Quello stesso sorriso che aveva ereditato mia nipote.
 
-Harold Edward Styles…- mormorai con gli occhi lucidi.
A reazione la mia mente portò avanti altri ricordi. Momenti felici della mia prima infanzia passati insieme a quei cinque ragazzi dal cuore d’oro.
L’incredibile sensazione di sentirmi protetta tra le braccia forti di un ragazzo con gli occhi color cioccolato; i gridolini di gioia che mi rubava il ragazzo con quel buffo naso a patata e quegli occhi dello stesso colore del mare; il sorriso imperfetto di un biondino con la risata contagiosa; le passeggiate e i libri che mi leggeva quel ragazzo con la pelle ambrata.
Mi divertivo a giocare con le sue catenine ed i suoi capelli e lui mi lasciava fare, nonostante fosse la cosa a cui teneva di più.
-Liam James Payne, Louis William Tomlinson, Niall James Horan e Zayn Jawaad Malik…
Immersa nei miei pensieri, le lacrime avevano iniziato a rigarmi il volto, a scavarlo. Seguivano imperterrite il loro percorso: nascevano dagli occhi, salate e sfacciate, scendevano giù pian piano, attraversavano la guancia, correvano lungo i segni della vecchiaia, incuranti di tutto il resto, e finivano la loro corsa gettandosi tra le labbra morbide e carnose. Trovando riposo nel loro calore.
Hope mi tirò la manica del cappotto.
-Nonna, nonna, stai bene?
Mi asciugai in fretta e furia il volto.
-Oh si, tesoro. Sto bene.
Le rivolsi un tenero sorriso e con la mano ripercorsi il profilo della lastra di marmo bianco.
-Sai, Hope, mi mancano così tanto…
Inaspettatamente, mi prese la mano e la strinse forte.
-Non essere triste, nonna. Un giorno li rivedrai…
Nei suoi occhi da bambina leggevo una saggezza fuori dal comune.
-Si, amore mio. Hai ragione. Li rivedrò e sarà come la prima volta.
Ci sedemmo su una panchina lì vicino. Ci abbracciammo per proteggerci dal freddo.
-Nonna, mi racconti la loro storia?
Rimasi spiazzata da quella richiesta. La loro storia. Partire da zero e arrivare al capolinea. Avrei dovuto raccontare tante di quelle cose che non sarebbe bastato un giorno intero.
La loro storia. La storia di quei cinque ragazzi che avevano rubato il cuore a milioni di fan. Quei cinque ragazzi che non avevano segreti tra di loro. Quei cinque ragazzi che hanno creduto in un sogno e l’hanno inseguito fino alla fine. Quei cinque ragazzi che resero la loro vita migliore semplicemente credendoci e migliorarono quella di molti altri. Anche quella di Lux Atkin. La mia.
Così, presi fiato, e con le lacrime che mi sferzavano il viso iniziai a raccontare.
 









 

 
Trullallero!
Si è capito chi è la donna anziana?
Spero di si, comunque il suo nome è scritto nell'ultimo paragrafo.
La mia prima OS e sono emozionata come una bambina kjhglpdfrghtknm.
Anyway, io stasera, come già detto, partirò
quindi sarei davvero molto felice se al mio ritorno trovassi qualche,
un  po', bè un po' tante, insomma, fate voi, di recensioni.
Scatenatevi e non abbiate peli sulla lingua! uu.
Grazie mille, meraviglie! 
(ormai lo saprete benissimo) Love ya,
 
//g.
   
 
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