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Autore: Olimpia_Winchester    03/08/2012    1 recensioni
Questa non è la solita storia rosa … Diciamo piuttosto che è una storia azzurro cielo.
Perché azzurro cielo? Perché proprio questa tonalità?
Nel cielo si nascondono delle creature divine chiamate Angeli. O almeno per qualcuno.
In questa storia azzurro cielo, un Angelo deluso cerca di proteggere a costo della vita una ragazza non proprio umana che potrebbe distruggere il mondo.
In questa storia, il cielo non sarà sempre azzurro. A volte il suo colore varierà.
L’inizio è piuttosto azzurro, ma più si prosegue più il cielo diventa nero.
Finché arriva la fine, dove il cielo è bianco.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Non lo posso fare, Don.” Phelps era incredulo: in tutti gli anni in cui aveva servito Don si era sempre trovato bene, ma quello che gli stava chiedendo ora gli faceva gelare il sangue.

“Non è una domanda, è un ordine. Rischio grosso a tenerti nascosto dagli altri angeli che vorrebbero ucciderti e tu devi eseguire quello che ti chiedo, o ti butto nelle fauci di Michele.”
Quella era la cosa peggiore che potesse accadere a un angelo, caduto o no. Significava aver compiuto un peccato enorme, qualcosa che neanche gli altri angeli potevano punire, e di certo Phelps ne aveva commessi di peccati gravi.
“Va bene, lo farò.” acconsentì, anche se riluttante. Aveva bisogno della protezione di Don, o gli altri angeli lo avrebbero trovato e l’avrebbero spedito da Michele, che gli avrebbe strappato le ali: e lui di certo non voleva perderle, neanche se si stavano “spiumando” per via della sua caduta.
Phelps non voleva cadere, solo che non aveva altra soluzione.

Era stato un demone a fermarlo e a dirgli di seguirlo e di cadere per liberare Lucifero; lui aveva detto di no, ma gli angeli che avevano acconsentito gli si rivoltarono contro, e per sparire aveva deciso di lasciarsi cadere.
In cuor suo sapeva di non aver sbagliato: aveva dovuto scegliere tra quello o la morte, ma vivere nella paura non era molto piacevole.

*

La culla della bambina scivolò lungo la spiaggia e si fermò a pochi passi dalla riva. I suoi genitori volevano che vedesse il tramonto e l’avevano portata in spiaggia, dove c’era una bella vista e dove il cielo era più rosa. Le nuvole bianco latte volteggiavano nell’aria e il cielo cominciava ad avere una leggera sfumatura rossa.

“È bellissimo.” disse la madre di Luna, stendendosi su uno stuoino.
La bimba di tre mesi sorrise, ma d’un tratto il suo sorriso si spense.
Puntò il dito contro un albero, ma i suoi genitori la ignorarono, (pensando che fosse normale a quell’età indicare ogni cosa).

Ma Luna non stava additando l’albero, ma la persona che c’era dietro ad esso. Un uomo sulla trentina dai corti capelli castani la stava fissando, poi allungò un braccio e la culla della piccola andò a finire in mezzo all’acqua salata del mare.

I genitori di Luna corsero in mezzo all’acqua per riprendere la bambina, ma una forza sconosciuta li fece cadere e le loro teste affondarono nell’acqua.
Poi accadde l’inevitabile: la forza trascinò sott’acqua anche Luna, (che a soli tre mesi) cadde e sbatté la testa sulla sabbia, per poi svenire, (perché si sa che i neonati sono ancora fragili).

La madre della piccola cercò di rialzarsi, utilizzando tutte le sue forze, ma non ci riuscì.

Tutto sembrava finito per sua figlia, quando ad un tratto apparve lui.

Phelps, da dietro l’albero, ebbe un fremito alla sua vista. Avrebbe subito fiutato la sua presenza e l’avrebbe imprigionato e portato da Michele, questo era sicuro. Ma gli ordini di Don erano di non andarsene via senza aver finito il lavoro, perciò continuò ad annegare i genitori e la piccola bambina di cui aveva tanta paura il suo capo, per qualche strano motivo.

“Phelps, fermati.” La voce profonda dell’angelo lo deconcentrò e gli fece mollare la presa sulla bambina. Non cercò di concentrarsi di nuovo, non ci sarebbe riuscito con un angelo vicino, perciò continuò il suo lavoro solo con i genitori della piccola.

Richard corse a salvare Luna e la rimise nella culla, poi cominciò a spingerla per andare via.

Phelps si chiese perché non salvava anche i genitori. Non era stupido, capì che la piccola aveva un qualche potere speciale, però far morire i genitori in quel modo…

Luna continuava a piangere, ma Richard non poteva aiutare i suoi genitori. In realtà avrebbe potuto farlo, ma lui doveva proteggere solo la bambina, mentre loro erano destinati alla morte; e se avesse voluto non avrebbe avuto il tempo: il suo contenitore si stava rompendo e lui non aveva l’autorizzazione di stare sulla Terra e di possedere un corpo in quel periodo dell’anno.
Avrebbe potuto anche prendere Phelps e portarlo da Michele, ma era una missione secondaria in confronto a quella di salvare la bambina. Di certo sarebbe tornato a prenderlo, aveva memorizzato il suo odore e ora lo poteva trovare ovunque andasse, ma quel giorno era destino che l’angelo caduto uccidesse i genitori di Luna.

Si chiese perché lo chiamava Phelps, dato che il suo vero nome era un altro. Quando gli angeli scendono sulla Terra si danno nomi terrestri che tutti i loro fratelli sanno per tutta la durata del loro soggiorno. Nemmeno Richard era il suo vero nome, il suo era un altro, ma per ora non ci interessa saperlo.

L’angelo poggiò la culla con la bambina, che si era nel frattempo addormentata, davanti alla soglia della casa della discendente di una sua conoscente affidabile. Suonò il campanello e volò via, mentre una donna apriva la porta.
 
   
 
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