Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |       
Autore: Jane P Noire    04/08/2012    1 recensioni
Andromeda Black/Ted Tonks. | Introspettivo, Romantico, Sentimentale. | MiniLong.
"« Rifletti un momento su quello che mi stai chiedendo ».
Lui la costringe a guardarlo, voltandola con una forte presa sul suo braccio.
« Ti sto chiedendo di amarmi. Non mi sembra un sacrificio tanto grande... »
Lei scuote la testa, piangendo.
« No, mi stai chiedendo di abbandonare e rinnegare la mia famiglia. Pensaci: cosa ne sarà di Narcissa, se me ne vado di casa? Quanto sarà facile plasmare Regulus e Sirius, senza di me a proteggerli? » Si divincola dalla sua presa e lo guarda con occhi determinati. « Io sono felice quando stiamo insieme, ma ho capito che è una cosa da egoisti. Devo pensare alla mia famiglia, adesso ».
« Andromeda, ti prego. Dimenticali tutti e resta con me » la implorò. Gli occhi gonfi di lacrime e colmi di una sofferenza che lei non avrebbe mai voluto provocargli."
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Black, Ted Tonks | Coppie: Ted/Andromeda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Paint it Black'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Felicità sbagliata

Parte Prima
Pregiudizi

Ottobre 1964 (primo anno)


Le lezioni di Storia della Magia terminano sempre con un sospiro di sollievo da parte degli studenti, che già da molto piccoli hanno iniziato a capire quanto il professor Ruf annoi con le sue spiegazioni atone.
Andromeda Black, una volta udito il suono acuto della campanella che la riporta alla realtà con un balzo, si affretta a raccogliere tutti i suoi libri e quaderni che ha sparpagliato sul banco e poi a raggiungere l’uscita della classe. Con la borsa sulla spalla, la divisa della scuola perfettamente in ordine e l’alta coda di cavallo che le solletica il collo, si dirige verso i sotterranei dove si terrà la sua prossima lezione: Pozioni, con il professor Slughorn.
Constata, agitandosi, che sta facendo tardi e questa è una cosa che detesta. Così inizia ad affrettare il suo passo e stringe con più forza il grosso libro che tiene stretto al petto. Girando l’angolo, però, va a sbattere contro qualcosa – o meglio, qualcuno – che la fa cadere in terra con un tonfo.
«Stai un po’ attento, accidenti!» esclama la piccola strega, aggrottando le sopracciglia in un
espressione imbronciata e affrettandosi a ritornare in posizione verticale. Si sistema la gonna della divisa e controlla che dalla coda non sia uscita nessuna ciocca ribelle.
Il bimbo dalle guance paffute e i capelli biondi abbassa gli occhi sul pavimento in terra e, dopo aver raccolto il libro che le ha fatto cadere dalle mani, glielo porge.
«Scusa. Mi dispiace molto» dice con tono sincero e rammaricato.
«Be’, non me ne faccio molto delle tue scuse» ribatte lei, con tono tagliente e sprezzante.
Il ragazzino annuisce e tende la mano destra, piegando gli angoli delle labbra in un sorriso cordiale e molto dolce.
«Io sono Ted, comunque. Ted Tonks, primo anno».
«Andromeda» risponde lei. La sua voce continua ad essere graffiante e dura, come la proprietaria.
Ted, notando che non da la minima impressione di volergliela stringe, nasconde prontamente la mano nella tasca dei pantaloni. Continua a sorriderle, ma – adombrandosi un po’ – si chiede perché si ostini ad essere così maleducata e fredda nei suoi confronti. Dopotutto, è solo stato un piccolo incidente: non l
ha di certo fatta cadere di proposito!
«Senti, ho detto che mi dispiace. Potresti anche farlo un sorriso, Andromeda».
E quelle parole toccano il cuore della ragazzina, con la delicatezza di una farfalla che si posa su un fiore. Nessuno si è mai interessato affinché sorridesse, o che sia felice. Invece, senza nemmeno conoscerla, il bambino che ha davanti vuole farle tornare il sorriso sulla bocca. Per questo motivo, le labbra della piccola strega si stanno piegando verso l’alto; ma, all’improvviso, nel corridoio compare Bellatrix – la sorella maggiore di Andromeda.
La nuova arrivata – un sacco di capelli neri e lo sguardo spiritato – lancia un’occhiata sprezzante in direzione di Ted e, senza dire una sola parola, afferra con forza il braccio della sorellina per trascinarla via.
Andromeda, che inizia a sentire dolore nei punti in cui la sorella le stringe la pelle, tenta di divincolarsi dalla sua presa; riesce nel suo intento solamente dopo parecchi istanti di camminata.
Si ferma ed osserva con preoccupazione l’espressione irata di Bellatrix.
«Cosa ho fatto di male, Bella?» domanda, con il labbro inferiore tremante e timorosa di averla delusa.
Bellatrix, dall’alto dei suoi tredici anni, posa le mani sui fianchi e quando parla scandisce bene ogni parola: «Non voglio mai più vederti parlare con quello lì, chiaro?»
Andromeda annuisce immediatamente.
«Certo, Bella, lo farò. Ma... perché?»
«Sai chi è?»
Ancora una volta, fa su e giù con la testa.
«Ha detto di chiamarsi Ted Tonks».
«Esattamente» sbotta la sorella. «È un Sanguesporco, Meda. Nient’altro che feccia! Non è degno di parlare con te. È un disonore, per te e per la nostra famiglia, farti vedere in sua compagnia!»
La piccola abbassa gli occhi color cioccolato verso il pavimento in pietra e mormora con voce rammaricata: «Mi dispiace, Bella. Io… io n-non lo sapevo. Non lo farò più, promesso».
Bellatrix sospira rumorosamente, prima di posare una mano sulla spalla della sorellina.
«Va bene, per questa volta non succede niente. Ma in futuro, Meda, fa’ più attenzione con chi parli. Non tutti sono abbastanza degni da poter anche solo rivolgere la parola ad un Black».

Gennaio 1968 (quarto anno)


Yvone, banalmente bella con quei suoi luminosi occhi azzurri e i lucenti capelli biondi, le sta raccontando per l’ennesima volta di quanto si sia divertita durante le vacanze di Natale in compagnia del cugino. Salem.
Ma Andromeda non ne può più! Se uscisse
un’altra parola frivola o stupida dalla bocca dell’amica, la torturerebbe nel bel mezzo del corridoio, incurante degli altri studenti e di insegnante; non le importa che ciò potrebbe comportare severe conseguenze: vuole solo che stia zitta una volta tanto.
Eppure, nonostante la sua parlantina instancabile e il quoziente intellettivo pari a zero dei suoi monologhi, Yvone e Andromeda sono buone amiche – anche se ci sono molte occasioni in cui si chiede il perché.
In questo momento, si stanno recando verso la serra per la lezione di Erbologia.
Andromeda, ormai completamente fuori dal discorso dell’amica, guarda fisso davanti a sé, con il naso rivolto verso l’alto come a dimostrare – con quel piccolissimo gesto – che è superiore a molti, poiché membro di una delle più antiche e nobile casate dell’Inghilterra. Sebbene trovi molte idee della sua famiglia stupide e ridicole, è molto orgogliosa del suo stato di sangue e della sua superiorità. Così le è stato insegnato, dal padre e dalla sorella maggiore.

Insieme al suo compagno di casa, Amos Diggory, Ted cammina nella direzione opposta alla giovane strega – diretto verso l’aula di Trasfigurazione – e quando i quattro si trovano gli uni di fronte alle altre, non impedisce al solito sorriso arrogante di fare capolino sul suo volto raggiante. La ragazza ha sempre le sopracciglia aggrottate, il che le dona un’aria perennemente arrabbiata e corrucciata e, unito al quel cipiglio severo che non si addice alla sua spensierata età, è forse uno dei motivi per cui lui non riesce proprio a smettere di starle addosso. Ha preso la faccenda come una sfida personale: riuscire a far sciogliere l’algida e severa Andromeda Black in un sorriso, anche uno solamente accennato.
Un cenno del capo di lui, lo sguardo indifferente di lei.
«Black».
«Tonks».
E fine dei giochi.
Lei si allontana con la sua solita camminata fiera e lui si volta ad osservare divertito le sue natiche sode muoversi sensualmente al di sopra di quelle alte e magre gambe chilometriche.
Non ascolta nemmeno il consiglio ragionevole di Amos: «Ti farai male, Ted. Lascia perdere».
Mentre dalla parte opposta del corridoio, Yvone, con espressione disgustava commenta: «Che schifo! Ted Sanguesporco Tonks!»
Andromeda si passa una mano fra i capelli scuri e annuisce stancamente.
«Lo so. Continua a darmi il tormento da anni, ormai»
.
«
Forse dovresti parlarne con Bella...»

Novembre 1968 (quinto anno)


La discussione sta rapidamente degenerando e il parco della Scuola si sta popolando di spettatori poco graditi.
Bellatrix, con i suoi indomabili ricci corvini che le solleticano il volto contorto dalla rabbia, quegli occhi malvagi e irati, la sua espressione dura e al limite tra la pazzia e la ragione, ha spaventato gran parte dei ragazzi lì presenti. Ma lei, incurate dell’attenzione che ha catturato, non si muove di un centimetro, inchiodando Ted Tonks sul posto puntandogli contro con l’indice e uno sguardo fiammante di ira.
Dal canto suo, invece, il ragazzo trasuda spigliatezza e indifferenza da tutte le parti: tiene le mani nelle tasche dei pantaloni della divisa, le spalle sono ruotate indietro e il mento è rivolto verso l’alto, gli occhi sono calmi e coraggiosi, sebbene sappia bene che una tempesta è pronta ad abbattersi su di lui.
Andromeda, immobile al fianco di Narcissa, ha uno sguardo indecifrabile: non sa se essere spaventata per quello che la sorella potrebbe fare, o prendere parte alla lite e proteggere un innocente. Perché Ted è questo: innocente, dal momento che non ha fatto nulla per provocare la rabbia della sorella maggiore.
«Questa è
l’ultima volta che te lo ripeto, schifoso Sanguesporco. Sta’ lontano da mia sorella! Non sei degno di lei» grida Bella, puntando la bacchetta verso la gola di lui.
Narcissa trattiene il fiato e, con lei, anche il numeroso gruppo di persone che è lì ad assistere senza dire una sola parola. Andromeda non riesce a fare altro che guardare il giovane, che non si scompone affatto. Amos Diggory, con la sua lucente spilla di Prefetto, è lunico a farsi avanti.
«Black, metti già la bacchetta».
Ted, stranamente audace, fa un cenno in direzione dell’amico e poi un passo in avanti per avvicinarsi alle tre sorelle Black.
«Voglio sentirmelo dire da lei» annuncia. I suoi occhi chiari saettano da Bellatrix a Andromeda, per poi restare fissi su quelli di quest’ultima. «Se sarà lei a chiedermelo – te lo giuro – io sparirò».
Bellatrix storce le labbra rosse come il sangue in un sorriso soddisfatto e anche un poco sadico. Sa di aver vinto: Andromeda – com’è giusto che sia – non vorrebbe mai la compagnia di quell’inutile feccia. Posa le affusolate mani sui fianchi appena accennati e guarda la sorella.
«Coraggio, diglielo e facciamola finita».
Lei deglutisce a vuoto, sentendo improvvisamente la gola farsi secca e arida come il deserto. Non si sa spiegare, in quel momento, perché le riesce così arduo pronunciare quelle parole arcigne, fredde e taglienti che tutta la sua famiglia usa con leggerezza e familiarità. Poi si fa coraggio: preferisce essere lei a ferire Ted con le parole, piuttosto che sia Bella con la sua bacchetta e il suo repertorio di Arti Oscure.
«Sta’ alla larga da me, Sanguesporco!» grida, prima di girare i tacchi e andarsene.
Gli occhi di Ted si sbarrano di colpo e sembra quasi che delle lacrime minaccino di fuoriuscirne.
La guarda allontanarsi, con il cuore a pezzi e l’orgoglio rotto e schiacciato dal suo insulto pesante. Pensava che lei fosse diversa dalla sorella, dal resto dei Black, dal resto dei maghi e delle streghe Purosangue che fanno parte di quel mondo di pregiudizi. Ma, forse, non lo è mai stata... semplicemente, lui le ha dato troppo credito.
Ma poi la vede voltarsi, mentre si dirige verso il Castello tra le due sorelle e pensa che ormai tutti i suoi lati migliori che ha visto in lei – quella allegria che minaccia di uscire nei momenti meno opportuni, che quella sua risata simile al grugnito di un maiale, che quel suo sguardo felice che mostra raramente e a pochi eletti – rimarranno sepolti e nascosti per sempre dalla maschera di ghiaccio dell’immagine di sé che deve dare agli altri, quella della perfetta e algida Andromeda Black.
«Io ci ho provato sul serio» confessa, ritornando a sedersi al fianco di Amos. «Volevo solo che... lei è diversa. Volevo che lo dimostrasse anche agli altri».
Lui batte una mano sulla sua schiena.
«Magari non è pronta. Dalle tempo...»

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Jane P Noire