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Autore: dreamkath    04/08/2012    1 recensioni
Cosa ci può essere dietro una chiave? Una storia? L'amicizia? Un mondo? Un percorso verso un nuovo se stesso? Tutto questo. Lidia, Gaia e Sara sono tre sorelle con caratteri totalmente differenti. Vanno a scuola, hanno degli amici... ma non sarebbe monotono se qualcosa non rompesse questo equilibrio? Grazie a una chiave e a un ragazzo turbolento vivranno la loro vita tra finzione e realtà.
Dal primo capitolo:
Lidia non riusciva a smettere: era letteralmente piegata in due dalle risate. Roberto, dato che Lidia era leggera e piccola di statura, riuscì a sollevarla e a caricarla sulla sua spalla a testa in giù. La ragazza, non molto contenta della situazione dato che soffriva di vertigini, protestava e dava dei piccoli pugni sulla schiena del ragazzo. Giulia guardò insieme a Gaia la scena ridendo, mentre Paolo approfittava della distrazione di Giulia per fornirsi anche lui di un cuscino e per iniziare la vera lotta.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il primo profumo che si sentiva, subito dopo aver varcato la soglia di casa Dono, era quello di fiori. Erano freschi e ben disposti in modo di ottenere un odore gradevole e non troppo intenso. A tutti piaceva quel profumo, in particolare a Lidia, la figlia di mezzo della famiglia Dono, dato che le infondeva sicurezza e le ricordava di appartenere a quel luogo. Il desiderio di trovarsi al sicuro nella propria casa era in contrasto con la vitalità di Gaia, la sorella maggiore, che alla ruotine preferiva scoprire cose nuove e visitare luoghi che non aveva mai visto. Le due sorelle andavano d'accordo e si volevano bene, ma, pur avendo amici comuni, i loro interessi e le loro reazioni a determinati eventi erano differenti. Lidia aiutava la madre a fare la spesa, a fare le pulizie e nel suo tempo libero, quando non usciva con gli amici, giocava al computer o in giardino con Nino, il loro cane bassotto. Gaia, invece, usciva spesso, talvolta si cacciava nei guai, e, per scappare dalla noia quotidiana, si lasciava trasportare dai suoi pensieri fantasticando su guerrieri immaginari, scalatori intrepidi e astronauti temerari. Quasi ogni sera Gaia raccontava le storie che la sua mente aveva plasmato a Lidia che rimaneva sempre affascinata dai suoi racconti, ma allo stesso tempo impaurita. Oltre allo sconfinato affetto tra le sorelle, ad unirle erano queste fantasie, nonostante i caratteri differenti.
Sara,la terza e ultima sorella, che andava ancora alle medie mentre le altre due erano alle superiori, era studiosa, un po' viziata e cinica. Non ascoltava più le storielle della maggiore da quando aveva otto anni e, motivo di lite con Gaia, ha sempre desiderato crescere sempre più in fretta.

La mattina dell'undici settembre era l'inizio di un nuovo anno scolastico per le tre sorelle e come al solito anche il vicino poteva sentire il trambusto che ogni mattina si ripeteva uguale a se stesso o quasi.

Sara, come al solito, era davanti all'armadio che chiamava disperatamente la madre perché non aveva ancora stirato la sua maglietta preferita. Lidia ignorava la confusione e, dato che era già pronta, aveva sistemato la valigia del computer della madre nella loro auto, una volvo xc60. E infine Gaia non perdeva occasione di rinfacciare alla sorella di essere viziata.

Tutto questo finì in meno di mezz'ora e in una decina di minuti arrivarono tutte e tre le sorelle a destinazione. Sara frequentava la seconda media che era l'edificio accanto al liceo linguistico di Gaia che ormai era all'ultimo anno e al liceo scientifico di Lidia.

All'entrata comune dei due licei una ragazza allegra e sorridente dai capelli castani insieme a un ragazzo dai capelli neri e occhi verdi aspettavano l'arrivo delle due sorelle.

“Ciao, come avete passato le vacanze?” chiese il ragazzo.

“Bene, siamo andati al mare.” Disse Lidia che fu interrotta dalla sorella per rimproverare il povero ragazzo.

“Abbiamo spedito le cartoline sia a te che a Giulia,ma tu non hai risposto! Potevi farti sentire, screanzato.”

“Scusa, lo sai che sono andato sempre in quell'isola dimenticata da tutti dove non prendono i cellulari.”

“Mi vuoi anche dire che non hai avuto il coraggio di dire ai tuoi che volevi restare qui per le vacanze? Sei proprio un caso perso...”

“Tu non sai quanto è spaventosa mia madre appena si critica il suo paese natale. Quindi sono da compatire... sai cosa vuol dire essere tagliato fuori da tutto e da tutti? L'estate più orrenda è stata la mia.”

“Questo succede perché sei un codardo.” Disse sospirando Giulia. “La prossima estate vi trascino tutti nella mia villa a mare e ci penso io a convincere i tuoi.”

“Grazie Giulia, sei la mia salvezza..”

“Stik” Fu il commento di Gaia.

“Dai Gaia, non essere dura con lui. In fondo non è un codardo... è solo sua madre a fargli questo effetto. È stato lui a toglierti dai guai un po' di volte.”

“E va bene per questa volta ti perdono.”

“Cos'è questo tono di superiorità?” Disse quasi ridendo il ragazzo.

“Roberto, io ti uccido!” disse mentre stava suonando la campanella che annunciava l'inizio delle lezioni.

“Come sua maestà ordina,ma la campana divina mi chiama.” Roberto scappò a tutta velocità verso la sua classe mentre Lidia e Giulia ridevano come matte e Gaia per rincorrerlo inciampò su un ragazzo per poi rassegnata andare anche lei in classe senza nemmeno chiedere scusa.

Lidia e Giulia che frequentavano la stessa classe occuparono due posti in seconda fila vicino alla finestra. I loro compagni erano sempre gli stessi dell'anno precedente e così anche l'aula che presto si era riempita. Sebbene Lidia fosse sicura che non mancasse nessuno dei suoi compagni di classe c'era ancora un banco vuoto in ultima fila che fu occupato da un nuovo studente dopo che la sua apparizione in classe aveva suscitato commenti civettuoli che lui aveva prontamente ignorato. Era alto e magro, aveva capelli castani così come i suoi occhi e sul suo viso non c'era alcuna ombra di un sorriso. Ma quello che colpiva prima di tutto non era il suo aspetto fisico, ma il suo abbigliamento. Indossava un paio di jeans stretti e un po' strappati con una catena che pendeva da un fianco, una maglietta con il nome di un famoso gruppo musicale e sull'orecchio sinistro portava un orecchino.

Di certo non era uno stile che si vedeva in una classe di un liceo, ma le ragazze non disprezzarono la sua immagine.

“È cool. Non trovi, Lidia?”

“ È serio, sembra quasi schivo...sembra quasi triste.”

“Ma, no...vorrà solo stare un po' da solo e poi è nuovo non ha nessuno con cui parlare.”

“Sarà...”

Il primo giorno di lezioni passò in fretta perché i professori chiesero delle vacanze, esposero il programma dell'anno che doveva iniziare e per far integrare il nuovo ragazzo lo costrinsero a parlare un po' di sé anche se lui in effetti non disse molto. Si chiamava Luca Torre, gli piaceva nuotare e giocare a tennis e alla domanda sul motivo del suo trasferimento rispose che erano motivi familiari con un tono che non ammetteva altre domande al riguardo. In meno di un ora tutti i compagni di classe avevano capito che era inavvicinabile a meno che lui non lo volesse.

Lidia non trovava nulla di strano in quel ragazzo né di così affascinate come aveva sentito dire da alcune compagne di classe. Pensava solamente che fosse un anima solitaria come un lupo dal pelo grigio che vive solitario in una fitta e buia foresta. Questa era ciò che secondo Lidia era la mente del ragazzo: fredda, fitta e oscura nella quale si ci può perdere perché non si riesce a capire il filo conduttore che lega i suoi pensieri. E tutto quest'ignoto un po' la spaventava e perciò non fremeva per saperne di più.

Giulia e Lidia uscirono dalla classe e si lasciarono dietro due ochette che stavano tentando di parlare con Luca, ma che furono respinte con perdita.

“Hai visto?” Disse Giulia a Lidia mentre uscivano dalla scuola per incontrarsi con Gaia, Roberto e forse anche con Paolo che era il migliore amico di Roberto.

“Che?”

“Daniela e Paola sono state appena respinte da Luca...”

“Chiunque sano di mente non socializza con loro... mi domando come sono arrivate in terza.”

“E dai, non fare così, in fondo la curiosità colpisce tutti...Devo chiedere a Roberto cosa ne pensa.”

“Lui è l'opposto di Luca!”

“Già...e Gaia?”

“Ma...” Fece una pausa,e indicando con l'indice i tre che dovevano incontrare disse: “Eccoli,andiamo. E non pensare più a quello nuovo.”

La prese per il braccio destro e la trascinò dai loro amici. Sembravano fusi nonostante fosse il primo giorno di scuola.

“Sembrate sconvolti.” Affermò Lidia

“Abbiamo solo iniziato oggi ad ascoltare le lezioni dei prof dato che siamo in quinta.” Disse Paolo che fu interrotto da Gaia per esprimere lo stesso pensiero dei futuri maturandi.

“E non è tutto! Ci hanno fatto una testa quanto un melone perché abbiamo gli esami quest'anno...che noia!”

“Che ne dite di venire a casa nostra per distrarci per due orette e poi siete liberi di studiare o di mandare tutto a quel bel paese?” Propose piena di felicità Gaia.

“Tanto la mamma non rientrerà prima di stasera dal lavoro e Sara si chiuderà nella sua stanza... il massimo che ci potrà dire è che sprechiamo il nostro tempo e e che siamo dei bambini....quindi direi che si può fare.” Confermò con entusiasmo la sorella.

Così gli amici accettarono di buon grado e tutti quanti entrarono in casa Dono e assaporarono il profumo delicato di fiori che si sentiva nell'ingresso.

“Siamo a casa con dei nostri amici.” Gridò Lidia all'unisono con la sorella per avvisare del loro rientro alla più piccola che rispose con due parole: “niente casino”.

Roberto rise e con un inchino copiato da un film del settecento disse:

“Come la principessa desidera...”

“Noooo, dovevi dire sua eccellenza.” Commentò Paolo

“Siete i soliti” disse Giulia. “Vuole solo la sua tranquillità”

Roberto e Paolo alzarono gli occhi al cielo e Gaia tossi teatralmente. L'unica che non commentò fu Lidia che li invitò nello studio al secondo piano.

C'era una libreria piena di libri e enciclopedie, una scrivania con un computer e una radio, e un divano sotto una finestra chiusa. I ragazzi invitati dalle due sorelle si sedettero sul divano mentre Gaia e Lidia su due sedie.

“E tu, Giulia, dove hai passato le vacanze?” Chiese Lidia

“Come ogni anno sono stata nella mia villa al mare e ho conosciuto in spiaggia alcuni ragazzi simpatici. Se volete la prossima estate ve li presento.”

“E di ragazze?” Chiese Roberto.

“Si, tranquillo...anche se non trovi la fidanzata non casca il mondo.”

“Per lui è di vitale importanza dato che non l'ha mai avuta.”

“Non è vero...c'è stata Luisa.”

“Quella che ti ha mollato dopo due settimane.” Disse Gaia.

“E Laura che ti ha lasciato dopo due giorni.” Concluse Giulia. “Credo che possa essere un record mondiale.”

“Non ci posso fare niente se mi innamoro sempre della persona sbagliata.”

“Compa', è meglio solo che male accompagnato soprattutto da certe lingue biforcute.” Disse Paolo guardando Gaia. “Fatti, nomi e persone sono puramente casuali. Ehm come Gaia, Giulia.”

“Credo di non aver sentito bene.” Cercò di ritrattare Gaia.

“Usa amplifon. La prova è gratuita dato che sei una spilorcia.” Disse Roberto andando in supporto a Paolo.

“Ti stavo proponendo di ritrattare la tua versione... e poi non sono spilorcia.” Lidia nel frattempo rideva come una matta e Giulia picchiava Paolo con un cuscino.

“Lidia potresti far qualcosa invece di ridere. Sta insultando la tua sorellona. Il signorino che non sa come comportarsi con una ragazza. Manca di tatto e delicatezza.”

“Senti da che pulpito viene la predica. La ragazza che non fa alcuna fatica per cacciarsi nei guai e che rischia di essere coinvolta in risse.” Replicò sorridendo Roberto.

“Se questo” Disse Paolo indicando Giulia che lo stava malmenando con un cuscino. “significa essere delicate è tutto dire.”

Gaia come risposta lanciò i due cuscini rimanenti in faccia a Roberto che ne rilanciò uno a Gaia e l'altro a Lidia dicendo:

“La smetti di ridere?”

Lidia non riusciva a smettere: era letteralmente piegata in due dalle risate. Roberto, dato che Lidia era leggera e piccola di statura, riuscì a sollevarla e la mise sulla sua spalla a testa in giù. La ragazza, non molto contenta della situazione dato che soffriva di vertigini, protestava e dava dei piccoli pugni sulla schiena del ragazzo. Giulia guardò insieme a Gaia la scena ridendo mentre Paolo approfittava della distrazione di Giulia per fornirsi anche lui di un cuscino e per iniziare la vera lotta. Ormai il chiasso poteva sentirlo anche il vicino che, come al solito, quando avrebbe avuto l'occasione, avrebbe rinfacciato alla famiglia Dono i rumori continui che doveva sopportare, ma nessuno ci faceva caso. Ormai l'allegria si era sparsa in tutta la stanza e non esistevano più il tempo e lo spazio perché per loro ciò che importava veramente era sentirsi parte di un gruppo che condivideva emozioni, passioni e vita.

A causa della confusione nessuno dei ragazzi si accorse del rumore della porta d'ingresso che si apriva e inaspettatamente si accorsero che qualcuno li aveva fotografati mentre erano impegnati nella lotta con i cuscini. Era un uomo di quarant'anni, anche se dimostrava di averne almeno cinque anni in meno, con capelli della stessa sfumatura castana di Lidia.

Tutti si erano fermati e guardavano il nuovo arrivato e Gaia insieme alla sorella di mezzo dissero:

“Papà!”

Lidia lasciò cadere il cuscino a terra e andò ad abbracciarlo mentre Gaia disse:

“Sei in anticipo di un giorno. Non dovevi fare delle fotografie per un documentario?”

“È stata spostata la programmazione. Non sei contenta di vedermi? Questa foto è da poster.”

Gaia alla domanda retorica del padre gonfiò le guance e non rispose, ma chiese di vedere la foto che aveva scattato.

“Si, eccola.” Disse porgendole la macchina fotografica. “Lidia non mi presenti i tuoi amici?”

“Lei è Giulia, dovresti ricordarla... l'hai vista lo scorso capodanno. Lui è Roberto e l'altro è Paolo.”

“Bene vi lascio soli. Dov'è Sara?”

“In camera sua.” Disse Lidia mentre Gaia borbottava qualcosa come: “come sempre”.

I ragazzi una volta soli proposero di uscire per fare una passeggiata al parco che non era molto distante da casa Dono. Lidia inizialmente oppose resistenza, ma fu convinta da Gaia che le suggerì di portare anche il cane con loro.

“Papà, noi usciamo rientreremo tra un'oretta.”

Disse Lidia prima di chiudere la porta d'ingresso alle sue spalle.

La casa era rimasta silenziosa e il signor Dono stava bussando alla camera della figlia minore per chiedere il permesso di entrare. Sara riconoscendo la sua voce spalancò la porta e saltò al collo del padre. La ragazza adorava suo padre e quando c'era lui il suo viso si illuminava in un sorriso. Era come se la scura e cinica Sara si trasformasse. Questo avveniva perché era solo lui che riusciva a capirla e lei per essere all'altezza delle sue aspettative si stava dando da fare così tanto nello studio. Sara riusciva a parlare del suo desiderio di diventare un astronoma e dei suoi sogni in generale solo con suo padre e questo era un problema. Suo padre stava spesso via per lavoro e la madre la vedeva solo la sera tardi e per pochi minuti la mattina perciò per voler ricevere un po' di attenzione si lamentava spesso e si comportava da viziata.

“Papà, guardiamo insieme il planetario?”

“Sì.” Il padre e Sara si sedettero sul tappeto e lui gli spiegò quello che sapeva e, come era solito, la ragazza si addormentò sulla spalla del padre.

Il fotografo prese la sua macchina fotografica e le scattò una foto prima di adagiarla sul letto per poi uscire dalla stanza chiudendo la porta. Ormai Lidia e Gaia erano  tornate. La sorella maggiore era andata di malavoglia a studiare mentre l'altra era entrata nella sua camera e stava fissando una piccola scatola. Lidia non ricordava che cosa ci fosse dentro e l'aprì. Era una piccola chiave d'argento che, se non ricordava male, le aveva comprato insieme a Gaia due anni fa perché ricordava la chiave porta fortuna di una protagonista di una delle storie della maggiore. La prese in mano e con questa si addormentò sprofondando in un bizzarro sogno del quale l'indomani non avrebbe avuto alcun ricordo.

  
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