Questions 

Il violino s'interruppe improvvisamente.

« Mi annoio. »

Sherlock, stravaccato sul divano, il violino nuovo fra le mani – regalo di Mycroft per il compleanno – gli lanciò un'occhiataccia come se il fatto che alcun serial-killer non avesse ancora ammazzato nessuno fosse interamente colpa sua.

« Sono passati solo due giorni dall'ultimo caso. » osservò John « Potresti prenderti una pausa. »

Seconda occhiataccia (sapeva già quale sarebbe stata la risposta, dopotutto).

Ormai incominciava a diventare un'abitudine.

« Mi annoio. » ripeté Sherlock, questa volta in un modo più petulante.

John sospirò – di nuovo. « Prova a leggere un libro. » azzardò alzando per un secondo lo sguardo dalla schermata del blog.

Sherlock lo ignorò. « Accendi il telegiornale, magari è successo qualcosa d'interessante. »

John pensò che probabilmente Sherlock doveva essere l'unica persona sulla faccia della Terra a sperare nei serial-killer. Sicuro.

Erano ormai da dieci minuti che Sherlock schioccava le dita ritmicamente contando i secondi senza un motivo preciso – non apparente, almeno.

« Potresti incominciare a giocare a tennis. » sbottò al culmine della sopportazione John « Esci a fare la spesa, suona il violino, fai quello che fai sempre in questi casi! »

« Te mi hai confiscato le pistole. » rispose Sherlock, improvvisamente impegnato in un origami di carta.

Vero. In quei casi Sherlock si metteva a bucherellare le pareti, certo. Prendere nota.

John era sempre più tentato dall'incominciare a prendere a testate la scrivania.

« Che ne dici? » azzardò speranzoso Sherlock nella sua direzione alzando in aria quello che avrebbe dovuto essere un cigno.

« Uh. Ehm. » Pausa. « Carino? »

« Anderson saprebbe mentire meglio di te. »

John non aveva idea se quello volesse essere un insulto o un complimento.

Non riusciva a capire come mai Sherlock improvvisamente gli sembrasse più vicino. Probabilmente era una tutta sua impressione.

« Tu cosa fai quando ti annoi? » domandò Sherlock, fissando il soffitto, le mani intrecciate dietro la testa, l'origami (se così si poteva chiamare) malamente abbandonato sul pavimento.

John roteò gli occhi. Ecco che ricominciava. « Sherlock, ti prego. »

« È una domanda serissima. » ribatté offeso il suo coinquilino.

E lui non poteva fare altro che sospirare.

« Aggiorno il blog, esco con Sarah, leggo il giornale... che vuoi che faccia? »

Sherlock sembrava quasi deluso.

John non sapeva da quando esattamente aveva incominciato a osservarlo di nascosto, se dagli ultimi giorni o se dalla prima settimana di convivenza.

Di tanto in tanto si scopriva a fissarlo – alle volte le labbra, altre volte le pieghe della fronte, altre ancora la nuca – e a fantasticare su come sarebbe stato baciarlo. Chissà se Sarah lo aveva intuito. Alcune volte se lo chiedeva.

Tu cosa fai quando ti annoi?

Rispondere che d'imbambolava a fissarlo sarebbe suonato quantomeno patetico.

« John? »

La voce di Sherlock lo colse alla sprovvista. Era convinto che si fosse finalmente addormentato.

Chissà come era finito per avere la testa sulle sue ginocchia e John – sempre per qualche strambo motivo – si era ritrovato a giocare distrattamente con le ciocche dei suoi capelli, con quella naturalezza che spesso stupiva persino loro.

« Sì? » sospirò, ritraendo con uno scatto la mano.

Sherlock sorrise assonnato. « Sei innamorato di me? »

John si chiede quanto lo sappia – forse anche da prima di lui.

(Forse dal primo giorno che si sono incontrati e invece di scappare a gambe levate l'unica cosa che aveva detto era stata “fantastico”)

Cos'aveva risposto Sherlock? Un lampo di stupore e poi “Sei il primo che me lo dice” con quello sguardo per un secondo gli era sembrato così terribilmente tenero e infantile.

(Pensare tenero associandolo a Sherlock era già indice di quanto fosse cotto)

O forse l'aveva intuito quando rientrando tardi l'aveva ritrovato addormentato con una delle sue maglie o forse quando aveva origliato (no, John non avrebbe mai creduto che sul serio si fosse ritrovato in quel bar per caso) la litigata con Sarah la settimana prima o forse, ancora, quando l'aveva sorpreso a fissarlo durante l'ultimo caso.

O forse quando anche la ragazza numero 3 l'aveva mollato perché passava troppo tempo con lui a rischiare la vita invece che uscire con lei.

John si ritrovò a ridacchiare, piano. « Forse un poco. »

« Idiota. » sussurrò Sherlock, sulla sua coscia, e John pensò che fosse un vero peccato che non riuscisse a vedere la sua espressione in quel momento.

Per qualche strano motivo aveva ancora quell'insensata voglia di accarezzargli i capelli.

« John? » lo chiamò piano Sherlock.

Sospirò. « Uh? »

Sherlock schioccò la lingua contro il palato. « Mi annoio. » si lagnò nuovamente con una smorfia adorabilmente capricciosa.

Prendere nota: le labbra di Sherlock sapevano di miele.

Note di Chiusura:

« (Forse dal primo giorno che si sono incontrati e invece di scappare a gambe levate l'unica cosa che aveva detto era stata “fantastico”)
Cos'aveva risposto Sherlock? Un lampo di stupore e poi “Sei il primo che me lo dice” con quello sguardo per un secondo gli era sembrato così terribilmente tenero e infantile. » questa parte fa riferimento al primo episodio della serie (il primo incontro *-*)

In teoria “Questions” sarebbe dovuta rimanere nascosta nel fondo del mio pc con cinque righe abbozzate ma quando tre giorni fa l'ho ritrovata non sono riuscita a trattenermi dal provare a finirla (ovviamente con una fine completamente diversa da quella prevista inizialmente, come mio solito .__.)
Per quanto vagamente nonsense mi ci sono affezionata, è la mia prima fanfiction sul fandom e non so quanto io sia riuscita a tenere i personaggi IC (sono sicura di aver fatto un pessimo lavoro con Sherlock, comunque ç.ç)

Oy___

♥