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Autore: NatsuVIII    05/08/2012    2 recensioni
Un gioco. Un gioco per incoronare nuovi dei in un nuovo mondo.
Ed a me sono toccati tutti i casi clinici! Tipico!
Sono Euterapia, e sono stata incaricata di narrare le gesta del gruppo 10.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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OLYMPOS GAME

Una giovane ragazza, avrà avuto appena diciassette anni, era chinata su un tomo dall’apparenza parecchio antica, i lunghi capelli corvini erano raccolti con una matita, in modo che non infastidissero i penetranti occhi grigi che divoravano letteralmente lo scritto.
Era parecchio alta per la sua età e questa la costringeva a stare chinata, quasi ingobbita sullo scritto, facendola assomigliare ad un’uccello appollaiato sul trespolo.
La sua calma però non era destinata durare.
- Lulu! Lulu!
Minerva” sospirò sconsolata mentre abbandonava il suo libro e si voltava verso la bambina che gli correva intorno.
- “Venere”, non mi devi chiamare Lulu, ne Luciénne o Lu. Il mio nome ora è “Minerva“.
La bimba, sì e no otto anni, sbuffò infastidita mettendo su un broncio semplicemente delizioso.
Aveva un visino a cuore, con le guanciotte rosse e gli occhioni azzurrissimi, il tutto incorniciato da una cascata di onde dorate che scendevano fino alla vita.
Abbracciava un coniglio bianco di peluche che era grande quasi quanto lei. Semplicemente adorabile.
- Ma non mi piace! Ce ne sono così tante! Perché non possiamo usare i nostri vecchi nomi? Sono molto più belli.
- Perché sono Le Regole, mon petite coeur.
- Mat … “Apollo”.
La bambina si era controllata all’ultimo, chiamando l’ultimo arrivato col suo nuovo nome, mentre gli si fiondava in braccio.
Questo avrà avuto al massimo quindici anni, e sarebbe potuto tranquillamente essere il fratello di "Venere”, se non fosse stato per li occhi, di un marrone chiarissimo, quasi dorato; aveva un modo di parlare pacato, quasi dolce, e sorrideva spesso.
Minerva” lo trovava irritante, almeno per la maggior parte delle tempo; non capiva il suo prende le cose con calma, il ‘vivere alla giornata’ era una cosa che la sconcertava e confondeva sempre.
Ma ancora … lui era l’unico che riusciva a controllare “Venere” e “Bacco” quando iniziavano a fare i capricci, e “Nettuno” era praticamente pazzo di lui, così alla ragazza non restava che controllare la sua indole ironica  e cercare d’andarci d’accordo.
- “Apollo”! Allora, cos’hanno detto le loro maestose eminenze?
La bambina si lasciò scappare un risolino a quella palese mancanza di rispetto per quelli che erano a conti fatti i capi della loro piccola famiglia, mentre “Apollo” gli lanciò un’occhiata ammonitrice.
Tsè, come se lei, “Minerva”, si facesse intimidire da quel ragazzino. Ma manco per sogno!
- Lo hanno trovato. Tu e “Mercurio” partirete immediatamente per andare a prelevarlo. Lui e già pronto, ti aspetta al portone. Faresti meglio a sbrigarti.
Ecco, se per via del carattere di “Apollo” questo e “Minerva” riuscivano ancora ad andare più o meno d’accordo, con “Mercurio” era una causa persa in partenza: erano scintille e frecciatine velenose tutte le volte.
In effetti “Giunone” non aveva tutti i torti quando diceva che avrebbe potuto comodamente essere “Marte”, visto che praticamente era in rotta con tutti, esclusa lei stessa e “Giove“.
E “Plutone”, ma lui era un caso speciale.
Bah, pazienza!
Minerva” dopotutto aveva aperti scontri - da leggersi come rissa - solo con “Mercurio”, e neanche troppo spesso.
Questo non significava però che mandarli insieme in missione fosse una buona idea., probabilmente era un altro dei machiavellici piani di “Plutone” per costringerli ad andare d’accordo. Illuso!
D eccolo là, appoggiato indolentemente allo stipite della porta:
Alto, quasi dieci centimetri più di lei, con tratti affilati, capelli castano ramati e degli occhi ambrati che sembravano sempre ridere del proprio interlocutore.
Aveva diciannove anni ed era stato lui, sette anni prima, a trovare “Minerva”; l’aveva beccata mentre tentava di scipparlo.
La ragazza non aveva ancora dimenticato e perdonato l’onta di essere stata scoperta.
- Finalmente principessa. Stavo iniziando a pensare che la repulsione per la mia persona fosse più forte della tua abnegazione al lavoro.
- Taci “Mercurio”! IO svolgo sempre il mio lavoro.
- Coff … soprattutto se viene da “Plutone” … coff coff …
- Detto qualcosa?
- Chi, io? Niente!
Certo, infatti l’occhiata inceneritrice di lei e quella sornione di lui ce la siamo immaginata.
**************************
- Chi siete e cosa volete?
Aziz osservò sospettoso ed aggressivo la sconosciuta coppia.
Erano stani. Ma parecchio!
Lei era molto bella, ma sembrava si trattenesse dal compiere una strage e lui … bé, chiunque potesse sorridere paccioso e divertito sotto un’occhiata del genere o era pazzo o parecchio pericoloso.
Chissà perché Aziz propendeva per la seconda.
- Stammi bene a sentire moccioso, non abbiamo tempo. Quindi poche domande e vieni con me!
- Su, su “Minerva”, così lo spaventi. Non facciamoci subito riconoscere per il tuo brutto caratteraccio!
- Brutto caratt … MA COME TI PERMETTI?!? Io almeno faccio qualcosa! Tu invece, a parte ghignare alle mie spalle, cos’hai combinato fin’ora?
Ecco, cos’aveva detto? Strani forte!
Avrebbe potuto far valere le sue ragioni, ricordando a quei due stronati che lui non era un moccioso, o osservare a bocca aperta quella che sembrava l’inizio di una rissa coi fiocchi; avrebbe addirittura potuto partecipare, guarda un po’!
E invece decise che se quei due si volevano ammazzare a vicenda non erano certo problemi suoi e che erano liberissimi di farsi vicendevolmente a pezzi - lui avrebbe puntato sulla ragazza, sembrava quella più motivata - senza di lui. Indi si diresse alla porta, con tutta l’intenzione di andare a pestare quello stordito di Mharuk che l’aveva messo in quel casino.
Peccato che la porta gli si chiuse sul naso. Di colpo. Da sola. Merda!
- Dove credi d‘andare?
- Visto? E’ tutta colpa tua! Ce lo stavi facendo scappare!
- Mia? Ma, mia ara, eri tu che stavi litigando, con un mio omonimo ovviamente invisibile, e l’hai perso di vista. IO gli ho impedito di darsela a gambe.
Ecco, ora che era bloccato con loro l’idea che si facessero a pezzi a vicenda aveva peso parecchio del suo fascino. Meglio intervenire.
- Scusate? Io non stavo scappando, vi stavo concedendo l’intimità di cui avevate chiaramente bisogno per finire di … ehm … chiarirvi. Sono una persona educata IO!
- E con questo cosa vorresti insinuare moccioso? Che no … IO non lo sono?
- Vi siete introdotti nella mia camera dalla finestra - tra l’altro mi piacerebbe sapere come avete fatto visto che siamo al terzo piano - siete coi piedi sul mio letto a discutere tranquillamente se rapirmi o meno, e inoltre state discutendo di me come se fossi un pacco postale. Secondo te?
La ragazza, Minerva l’aveva chiamata il compagno, sbuffò scocciata, ma Aziz giurò d’averla vista arrossire; il suo compare invece con qualcosa di drammaticamente simile ad una filastrocca per bambini bofonchiava  su punti, rimproveri e il suddetto caratteraccio della ragazza.
Un uomo che non sapeva quando tacere, visto il cartone che gli arrivò in testa.
- Hai ragione. Allora, il mio nome è “Minerva”, mentre il suo - sguardo schifato al tipo, che si stava massaggiando la testa - è “Mercurio”. Siamo venuti a prenderti. Ora spicciati!
Illuminante! Aziz la guardò con occhi vuoti per un po’. Poi si voltò verso Mercurio.
Forse così sarebbe riuscito a capirci qualcosa.
- Eh eh. Non preoccuparti, non è sempre così, è la mia vicinanza che la indispone!
Come potesse sembrare così compiaciuto dalla cosa era un mistero.
- Allora, devi sapere che noi facciamo parte di una squadra e partecipiamo tutti al Olympos game.
Altro sguardo vuoto.
Per fortuna la ragazza sembrava aver recuperato il sangue freddo, forse spronata dal discorso finalmente serio.
- Oh, così invece capirà tutto! Qual è il tuo nome moccioso?
- Aziz. E non sono un moccioso!
La ragazza sorrise, evidentemente compiaciuta, o divertita, dal suo scatto.
- Bene Aziz. Come ha detto l’idiota noi siamo disgraziatamente membri della stessa squadra in un gioco chiamato Olympos game. Ora, tu sai cos’è l’Olimpo?
- L’ho studiato a scuola, non è dove stavano gli dei … uhm … greci? Ehi, ma i vostri nomi sono …
- Bravissimo! Ma che bambino intelligente!
Aziz cominciò a trovare parecchio simpatica quella Minerva quando spedì, con un calcio alle caviglie davvero ben piazzato, Mercurio sedere a terra.
- Ignora l’idiota. Esatto, l’Olimpo era il luogo dove risiedevano gli dei greci, e come hai intuito è da lì che arrivano i nostri nomi. Ed è per questo che siamo qui, per te. Per “Marte”.
- Ma … Io … no, impossibile!
- Ed invece temo prorpio di sì, TU sei il nostro “Marte”.
Ok, si rimangiava tutto. Erano pazzi entrambi!
Poi “Mercurio” sorrise e si fece avanti.
- Ora, se permetti, vado avanti io. Ecco, con questo schema di dovrebbe essere più facile capire.
E così prese uno stilo ed iniziò a disegnare su una delle sue tavolette, che non si era fatto problemi a prendere dalla sua scrivania.

1

- Ecco, come vedi nel cerchio al centro ci sono le quattro maggiori divinità, che sono presenti in tutti i gruppi. Sono fissi e costituiscono il “cuore” del nuovo panteon. Poi ci sono altre tre divinità, sono le più vicine al cuore ed hanno compito di proteggerlo, sono le loro guardie, possiamo dire. Altro gruppo è quello dei messaggeri, questi altri tre sono il collegamento fra credenti e divinità, sono un po’ il ponte tra “Olimpo” e “Terra”.
Aziz non era convinto, proprio per niente, ma pensò che sembrava interessante e poi non gli costava niente ascoltarli, no?!
- Ma non sono solo se, sono dodici i nomi nei cerchi esterni. E perché qui i rettangoli sono divisi?
- Kufufu, hai ragione, ed ecco la risposta ai tuoi dubbi.
E con lo stesso bastoncino modificò il disegno, mentre Minerva andava avanti a spiegare.

2

Le Regole stabiliscono che ogni squadra debba essere composta da dieci elementi, perciò si effettua una scelta tra due divinità. La nostra, come puoi vedere è composta dai magnifici quattro, io, l’idiota, “Apollo”, “Venere”, “Bacco” e l‘ultimo mancante, “Marte”. Tu.
- Ma com’è possibile?
- “Giunone” ha la capacità di trovare i prescelti, è grazie a lei che ti abbiamo trovato.
- Avete detto che siamo una scura. Quindi ce ne sono altre? E tutti si chiamano allo stesso modo?
I due sorrisero, il ragazzino era decisamente sveglio.
- Esatto, non siamo l’unico team, e “Minerva” e “Mercurio” non sono i nostri nomi originali. Tuttavia accettando di partecipare al gioco abbandonerai la tua vita precedente, il tuo nome e la tua famiglia - che non si ricorderà più di te - e acquisterai l’identità di “Marte”.
Il bambino - sì, Aziz aveva solo undici anni - li guardò smarrito, evidentemente non proprio entusiasta della cosa. “Mercurio” decise che era il caso d’intervenire.
- Ti avviso fin da subito che non puoi rifiutare. Tu sei nato per questo, non hai scelta.
L’undicenne stava per partire con una filippica in cui spiegava per filo e per segno a quel damerino che nessuno, tanto meno un idiota che si faceva malmenare da una ragazza, potesse permettersi di dargli ordini, quando si bloccò.
Gli era ronzato in testa un pensiero evidentemente piacevole, almeno a giudicare dal ghigno appena apparso.
- Bisognerà combattere?
La ragazza, “Minerva”, sorrise complice, mentre si faceva sfuggire un gongolante oh sì, ci puoi giurare! e Aziz … no, anzi, “Marte” prese la sua decisione.
- Sono dei vostri, che devo fare?
Mercurio” sorrise soddisfatto, per poi schioccare le dita.
Minerva” si limitò ad uno sbuffo scocciato ed altezzoso, ma “Marte” quasi fece un salto quando di fianco a lui si aprì una specie di buco nero. Non era per niente invitante, tuttavia …
- Uhau, posso fare anch’io una cosa del genere?
- Naturalmente, poteri base. Appena arrivati alla Casa inizierai l’addestramento per sviluppare le tue capacità e talenti. Ed ora andiamo, abbiamo perso anche troppo tempo!
E così dicendo saltò nel buco, senza aspettare la replica pepata del ragazzino che si sentiva tirato in causa.
Prima di saltare anche lui, però, si rivolse a “Mercurio”.
- Cosa si vince? Voglio dire, se è un gioco ci devono essere anche dei premi, giusto?
- Oh sì, certo che ci sono.  E sono meglio di qualsiasi cosa tu abbia mai pensato. I primi tre avranno un nuovo mondo ciascuno.
- Ehhh?
Marte” avrebbe voluto chiedere spiegazioni per quella frase che non risolveva niente, ma uno spintone lo catapultò nel vuoto.
Vuoto che s’infranse quando si ritrovò faccia a terra su un pregiato pavimento di rovere.
Stava per iniziare una luuunga sequela di bestemmie ed improperi contro l’idiota, subitaneamente nominato tale ad honorem, quando una risatina lo distrasse.
Intorno a lui c’erano “Minerva”, una bambina più piccola di lui, un ragazzino che avrà avuto più o meno la sua età, un ragazzo poco più grande e tre giovani ed una ragazza che probabilmente avevano qualcosa come diciotto, diciannove anni e che dovevano essere i magnifici quattro.
Tutti che guardavano lui. Che meraviglia!
E poi arrivò anche l’ultimo componente di quello strano Team. L’idiota, per intenderci.
- Bhé “Marte”, benvenuto a Casa!



Adesso avrebbe ottenuto delle risposte.
Con le buone o con le cattive!



Mentre calciava negli stinchi “Mercurio” “Marte” pensò che anche solo le cattive andavano più che bene.
  
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