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Autore: Angel Selphie    19/02/2007    0 recensioni
Perdere una persona cara è sempre doloroso. Così è stato anche per Cain. Ma la morte della cugina Chouzette sarà l’occasione per iniziare una nuova vita….
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ohayo gozaimasu, gente! Da quanto tempo non mi facevo più viva con le mie schifezzuole perverse e tendenzialmente ebeti? Beh, purtroppo per voi sono tornata! Comunque mi dico che, se i miei scleri finiranno in mano a Kaori Yuki sensei, la somma maestra non si farà scrupoli a torturarmi e uccidermi senza pietà…come avrete capito, la storia qui di seguito è tratta da una serie della celeberrima mangaka, ma non da Angel Sanctuary, come alcuni potrebbero pensare, bensì dalla saga che vede protagonista Cain Hargreaves, giovane conte inglese collezionista di veleni. Non so quanti conosceranno i personaggi, perché è una serie meno nota, rispetto ad AS (anche se molto, ma molto bella)…vi prego comunque, se state leggendo queste righe pur non conoscendo il manga, di continuare fino alla fine della mia modesta narrazione.
Dediche: a tutte la mie amiche! Vi voglio bene!
Spoilers: beh…ho preso spunto dal volume “Juliet”, infatti “comparirà” (per modo di dire) anche Chouzette, comunque se non l’avete letto non fa niente!
Buona lettura!
Selphie, the Angel of Darkness

P.S= Quasi dimenticavo…Cain x Riff (credevate forse che non fosse shounen-ai?!?)


Andare avanti…

I fumi densi e profumati dell’incenso bruciato salivano al cielo in quella fredda giornata novembrina. Un cielo plumbeo, dove le nuvole avevano formato una spessa coltre che impediva al sole di infiltrarsi con i suoi raggi, per riscaldare almeno un pochino l’aria pungente. Gli alberi spogli e scheletrici contribuivano a dare un aspetto ancora più spettrale al piccolo cimitero di famiglia, dove si stava svolgendo il funerale della signorina Chouzette.
Perfino Cain, per il quale i funerali erano un avvenimento alla stregua di una festa di compleanno o di un matrimonio, non era riuscito a trattenere le lacrime. Era molto legato a sua cugina, tanto che per un periodo aveva creduto di esserne innamorato, ed ora pensare che fosse morta gli riusciva molto difficile.
Il sacerdote incaricato della funzione terminò di recitare le preghiere, dando inizio così al rituale dell’ultimo saluto. Ognuno dei presenti si avvicinò al feretro, e vi depose sopra chi un fiore, chi un mazzo intero, allontanandosi poi per lasciare il posto agli altri partecipanti alla celebrazione. Il giovane conte Hargreaves non poté certo esimersi dal compiere il rito, come tutti gli altri, così si portò presso la bara, e poggiò sul coperchio un intero mazzo di rose bianche, che a suo parere erano proprio il fiore che meglio si addiceva a Chouzette.
Fatto ciò, si apprestò a tornare nell’angolino solitario e silenzioso dal quale aveva assistito a tutto il funerale, ma qualcuno gli posò una mano sulla spalla, facendolo trasalire. Si girò si scatto, pronto a dirne quattro a quel gran burlone che aveva escogitato un scherzo tanto idiota, ma tutti i suoi piani di vendetta si dissolsero in un baleno, quando il suo sguardo incrociò quello dolce di Riff.
-Andiamo, signorino Hargreaves! È ora di rientrare. La piccola Maryweather sarà in pensiero.-
-Va bene…- acconsentì svogliatamente il giovane.
Una leggera pioggerellina iniziò a scendere dal cielo vestito a lutto, bagnando il soprabito del conte, che come suo solito aveva lasciato a casa l’ombrello.
“Anche gli angeli del cielo piangono la morte di Chouzette…ed in fondo la colpa dell’accaduto è solo mia. Avrei dovuto immaginare che avrebbe rubato l’Emerald Forest, ma non sono stato così accorto da nasconderlo in un posto segreto, dove lei non potesse arrivare…che sciocco…non ho saputo nemmeno proteggere la persona che credevo di amare…” pensava il ragazzo.
-Qualcosa non va?- gli domandò Riff, sempre molto gentilmente.
-No, va tutto bene…sono solo un po’ stanco, tutto qui.-
-Questa tragedia l’ha colpita duramente, vero signorino?-
-Ufuf…eppure dovrei essere abituato a vedere la morte falciare le vite dei miei famigliari…credevo di essere abbastanza forte…volevo essere forte…me lo sono ripromesso sei anni fa…non avrei mai più pianto per nulla…ma non sono stato in grado di mantenere un simile giuramento…-
-Non deve farsene una colpa. Siamo esseri umani, abbiamo dei sentimenti…Per quanto lei possa essere abituato alla morte, quando questa si porta via qualcuno a noi caro è sempre un brutto colpo. Mi creda, so cosa sta provando…mio padre è morto poco prima che io prendessi servizio presso di lei…è stato un bruttissimo momento, ma poi ho trovato un motivo per andare avanti, e così sono uscito da quella spirale di dolore che mi aveva intrappolato. Forse non sono la persona più adatta per darle consigli, ma se anche lei trovasse uno stimolo per continuare lungo quel cammino ripido e tortuoso che è la vita, riuscirebbe a superare questo shock…Comunque si ricordi che se cerca una spalla su cui piangere, io sarò sempre accanto a lei.-
Cain fu colpito dalla profondità e nel contempo dalla semplicità di quelle parole.
-Grazie Riff…grazie del consiglio! Cercherò di metterlo in pratica!-


Il conte Hargreaves entrò nella grande sala da pranzo illuminata da un grande lampadario di cristallo. Al centro della stanza troneggiava un grande tavolo di legno massiccio, circondato da una decina di sedie anch’esse di legno, ma con lo schienale decorato da un velluto rosso cupo.
Ora il tavolo era apparecchiato per due persone. Cain prese posto a capotavola, spiegò il tovagliolo immacolato e se lo pose sulle ginocchia con pochi, semplici ed eleganti gesti. Di fronte a lui sedeva Maryweather, vestita con un grazioso abito rosa pieno di trine e fiocchi, che la faceva somigliare ad una bambola, complici anche i lunghissimi capelli sciolti sulle spalle, e trattenuti appena da un gran fiocco rosa confetto.
-Ciao fratellone! Come è stato il funerale?- chiese la ragazzina, sorridendo.
-Normalmente noioso…- mentì Cain.
-Ah! Sai, oggi ho conosciuto una bambina. Era ospite dei nostri vicini. Mi ha insegnato a saltare la corda, e poi abbiamo giocato con le sue bambole in giardino!-
-Ah, sì? Beh, non dovresti uscire a giocare sotto la pioggia, rischi di prenderti un malanno.-
-Ah, io sono forte, sai? Sono quasi due anni cheeeeeeee…etciù!-
-Signorina Mary! Dovrebbe riguardarsi!- la ammonì Riff, appena emerso dalla cucina portando il vassoio con la cena.
-Ciao Riff! Sei stato anche tu al funerale, vero? È stato bello?-
-Ehm…signorina Mary…-
-Uffa, ho capito! Nessuno vuole raccontarmelo! Siete cattivi!-
-Perché tutte le donne devono essere così dannatamente capricciose?- sbuffò Cain.
La cena proseguì abbastanza allegramente, grazie al ciarlare continuo della piccola Maryweather, che aveva mille e più cose da raccontare. Il conte, invece, era assorto nei suoi pensieri. Continuava a lanciare furtive occhiatine a Riff, si perdeva a guardarlo mentre sfacchinava per mettere in tavola questo o quel cibo, ne osservava i lineamenti perfetti del volto, fantasticava su quanto sarebbe stato bello baciarlo…
“Ufuf…da quando mi sono reso conto che sono innamorato di lui, ogni giorno mi è più difficile nasconderlo. Però forse, stasera…potrei provarci…buttarmi. Probabilmente sto rischiando troppo, però…però io ho bisogno di lui, che per me è come l’aria. Voglio averlo accanto a me, soprattutto in questo momento difficile…basta tergiversare! Stasera, quando andrò in camera…sì, è deciso!”
Riff si era già diretto verso la camera del giovane conte Hargreaves, dove come ogni sera lo avrebbe aiutato a prepararsi per andare a letto. Cain, nel frattempo, finì in fretta di mangiare. Accompagnò poi la piccola Maryweather nella sua stanza e la mise a letto.
-Buonanotte, fratellone!-
-Buonanotte Mary! Ah, mi raccomando, non venirmi a disturbare per nessun motivo. Ho parecchio mal di testa e ho una gran voglia di dormire. Se dovessi avere bisogno di qualcosa, chiama Ann, la tua bambinaia, ok? Sogni d’oro, piccola!-
-Anche a te, Cain!-
Il ragazzo uscì, richiudendosi la pesante porta di legno chiaro dietro le spalle, e partì in direzione della sua camera da letto, cercando di prendere coraggio.
“Un motivo per andare avanti…è lui l’unico motivo che mi spinge a combattere il dolore…in tutti i momenti difficili era al mio fianco, silenzioso come un’ombra, ma la sua sola presenza bastava a riscaldarmi. Tuttavia non è detto che lui ricambi i miei sentimenti, e per quel che ne so potrebbe anche avere una ragazza. Ah, devo farmi coraggio! Se sono io il primo ad avere dei dubbi, non arriverò mai a capo di questa faccenda!”
Il giovane aveva appena finito di formulare quei pensieri che si trovò di fronte all’uscio della sua stanza. Vi entrò con circospezione, spostando il battente giusto il necessario per poter passare. Riff, come sempre, se ne stava in piedi di fianco al letto, pronto a servire il suo padrone. Quando il maggiordomo vide Cain che gli si avvicinava, prontamente gli chiese…
-Ha bisogno di qualcosa? Vuole che le prepari il pigiama per la notte?-
Il conte scosse piano la testa, e continuò la sua avanzata, mentre un’espressione felina gli si dipingeva sul volto. Quando giunse, infine, a pochi centimetri dalla sua “preda”, gli cinse il collo con le braccia, e gli diede un veloce bacio a fior di labbra. Poi un sussurro.
-Grazie, Riff…-
-E…e di cosa, signorino?- domandò quello, arrossendo violentemente.
-Di tutto…del fatto che da quando sei arrivato mi sei sempre stato vicino. Eri tu che mi curavi le ferite dopo che mio padre mi aveva frustato, eri tu che ascoltavi tutti i miei problemi senza fiatare, e sei tu che mi aiuti a risolvere tutti quegli strani casi di omicidio nei quali vengo sempre irrimediabilmente coinvolto. È stupido, l’ho capito troppo poco tempo fa per poter far chiarezza nel mare dei miei sentimenti…però ti amo…è strano ma ti amo.-
Riff, che già prima era arrossito come una ragazzetta, a sentirsi fare una simile dichiarazione, diventò ancora più bordeaux, tuttavia sostenne lo sguardo da predatore del conte. Certo, mai e poi mai avrebbe osato sperare che Cain si innamorasse di lui, però c’era una grande differenza di età, e inoltre l’omosessualità, lì in Inghilterra era considerata reato.
-Signorino Cain…lei è così giovane…tra noi c’è troppa differenza d’età. E poi noi…insomma, se mai si venisse a sapere che io e lei…-
-Capisco quello che vuoi dirmi. In fondo, anche a me piacerebbe vivere una storia alla luce del sole, ma visto che non è possibile, mi accontenterei anche di stare nell’ombra,e di essere costretto a nascondermi, pur di poterti amare.-
La forza di volontà di Riff stava lentamente ma inesorabilmente cedendo. Non riusciva a resistere a quel ragazzo, ai suoi occhi stupendi, al suo modo di fare così dannatamente intrigante…non riusciva o forse non voleva. Da quando aveva preso servizio presso la famiglia Hargreaves e da quando aveva conosciuto Cain, non aveva fatto che pensare a lui ogni notte, desiderandolo con tutto se stesso. E nonostante la profondità di questo sentimento si sentiva in colpa, perché era un’attrazione perversa. Aveva perso la testa per un bambino di dodici anni, era da considerare alla stregua di un pedofilo. Inoltre, col passare del tempo questo sentimento non era andato scemando, anzi: più trascorrevano i giorni e più si intensificava, così aveva imparato a dimostrarlo sottoforma di affetto paterno. Ma ora, dopo questa rivelazione, non era certo di riuscire a trattenere nel cuore quel groviglio di emozioni che da sei anni serbava con discrezione. Incerto sulla decisione da prendere, attirò a sé il corpo di Cain, stringendolo fra le braccia.
Non si era mai accorto di quanto fosse magro, ma allo stesso tempo forte. Tuttavia gli sembrava di abbracciare una bambola di porcellana finissima, che alla più minima disattenzione avrebbe potuto scheggiarsi. E in più si aggiungevano quelle dannate cicatrici sulla schiena, quelle deturpazioni che desiderava con tutto se stesso cancellare, perché forse cancellarle avrebbe significato cancellare anche l’umiliazione che stava dietro ad ognuna di esse. Quei segni di una violenza efferata e perfida, che veniva compiuta quasi ogni sera da quella persona di cui il conte avrebbe dovuto fidarsi, quell’uomo che nonostante tutto lui si ostinava a chiamare padre, quel verme che traeva gioia dalla sofferenza del figlio.
-A cosa pensi, Riff?- chiese Cain, interrompendo quel fiume di dolorose riflessioni.
-A lei…-
-A me?-
-A tutte le sue sofferenze, al suo bisogno disperato di tutto l’amore che non ha mai ricevuto…a lei ma anche a me, a quanto la amo e a quanto vorrei poterla amare liberamente…ma purtroppo una relazione tra il padrone e il suo maggiordomo non è ammessa, considerata la sua posizione sociale. E non voglio essere per lei causa di uno scandalo, perché la amo troppo…-
-Senti, lo so che è brutto, ma viste anche le leggi di questo paese di moralisti, non si può fare altrimenti: amiamoci lo stesso, di nascosto ma amiamoci, ti prego! Nessuno lo verrà a sapere, solo io e te…ti supplico, non negarmi il tuo amore, Riff!-
Dopo questo appello disperato, Riff non se la sentì di tirarsi indietro e di negare a lui e all’uomo che amava le gioie di un sentimento così bello e puro, e mandando al diavolo tutto, abbracciò Cain ancora più forte e lo baciò.
-Ti amo, Riff!-
-La amo anch’io, signorino Hargreaves!-
A sentire tutti quei cerimoniali, il conte scoppiò un una allegra risata.
-Senti Riff, solo due cose! Primo: non chiamarmi signorino Hargreaves, ma solo Cain, va bene? E seconda cosa: dammi del tu!-
-Come vuoi, Cain!-
Furono le ultime parole che si udirono in quella stanza.


La mattina seguente, un raggio di sole filtrato dalle tende andò a posarsi sugli occhi di Cain, che si svegliò. Riff, vicino a lui, era già sveglio, e lo osservava con un sorriso.
-Buongiorno Cain! Fatto bei sogni?-
-Io sì, e tu?-
-Bellissimi. Ti preparo la colazione?-
-No. Restiamo a letto un altro po’! In fondo tutto quello che mi serve è qui!-
-Cosa vuoi dire?-
-Il mio motivo per andare avanti è qui vicino a me…la colazione è solo di troppo!-
-Ma…-
-Non costringermi a diventare geloso dei fornelli, sai? Non è giusto! Passi molto più tempo con loro che con me! Guarda che mi sento trascurato…e quando un Hargreaves si sente trascurato diventa moooolto pericoloso…-
-Oh…mi piacerebbe proprio sapere di cosa è capace…-
-Siamo maliziosi stamattina, eh?-
E detto questo Cain saltò letteralmente addosso a Riff, baciandolo dappertutto, ridendo come un matto.
-Ti voglio bene, Riff! Vorrei restare per sempre così…-
-Anch’io, ma la piccola Mary è ancora a letto, e sarà il caso di andarla a svegliare!-
-Hai ragione!-
Il conte sorrise: quella mattina, per lui, era iniziata una nuova vita.


Fine

Selphie siede tranquilla su una bella poltroncina rivestita di velluto blu, indossando un abitino simile a quelli che porta Maryweather, mentre i capelli neri le scendono scompostamente sulle spalle, e sorseggia un Green Tea. Accomodati su un divanetto di fronte a lei stanno Cain e Riff, che tubando senza pudore!
SELPHIE: Oh, che gioia! Ho finito la mia fic su voi due! Non siete contenti?
RIFF: Certo, signorina Selphie!
CAIN: Mpfh!
SELPHIE: Cain, amore…perché sbuffi?
CAIN: Sono arrabbiato! Non hai inserito neanche mezza lemon!
SELPHIE: Ma Cain…lo sai che non sono capace di scriverle!
Cain si limita a sogghignare, guardando Selphie con un’espressione inquietante.
SELPHIE: Cain, tessssssoro…perché mi guardi così?
CAIN: Te ne stai lì tranquilla a bere il tè…
SELPHIE: Il tè? Aspetta…il tè…IL TÈ! Cosa ci hai messo? Lo hai avvelenato, vero? Ah, e ora che ne sarà di me? Come faranno tutti i miei affezionati lettori, privati della loro autrice di fic preferita (che modesta!)???
Riff tenta di trattenere uno scoppio di risa, cosa che non gli riesce troppo bene, mentre Cain si spancia dalle risate!
CAIN: Mwahahaaahhahaahahah! Ci sei cascata come un’allocca! Non c’è niente nel tuo tè!
SELPHIE: Ah, cattivooooooooooo! Mi hai fatta spaventare! Ti odio!
RIFF: Si calmi, signorina Selphie!
SELPHIE: Solo se mi spedite a casa in un pacco regalo quel gran figone di Mike Shinoda dei Linkin Park! Chiaro???
CAIN: Femmine! Sempre con gli ormoni in subbuglio!
Segue una vera e propria cacofonia: tonfi, imprecazioni ecc…Quando si ristabilisce l’ordine, ci troviamo di fronte Cain e Riff, che con un grazioso inchino, si apprestano a ringraziare i lettori.
CAIN: Grazie mille, coraggiosi lettori, per aver letto fino a qui!
RIFF: Certo! E mi raccomando, commentate!!!
SELPHIE: Già! Arrivederci a presto!

  
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