Boy. Friend.
Mentre
la buonanima di Ginny Weasley
riportava il fratello – o quello che ne era sopravvissuto a Fleur
Delacour – nella sala comune, attorno al tavolo
accanto al camino quattro teste bionde chiacchieravano fitto sopra i testi di
scuola; una di loro in particolare attirava sia sguardi d’ammirazione che di
puro odio. Barbara Millicent Roberts era tanto
perfetta da crederla finta: bella, simpatica, versatile, intelligente e sincera
attirava tante dichiarazioni d’amore quante di guerra, dentro e fuori la casa
di Grifondoro. I ragazzi la adoravano, le ragazze
l’avrebbero voluta morta.
Le
sorelle non erano da meno, ma la loro luce brillava con una intensità
lievemente inferiore a quella di Barbara: quell’ondata di amoreodio
rimbalzava su di loro come fossero state appendici della sorella, oppure non le
investiva per nulla. In ogni caso, erano tutte troppo buone, sicure ed educate
per dar peso a quello che la gente diceva di loro.
«Barbie!»
la secondogenita diede una gomitata alla sorella indicandole l’ingresso della
sala «Che è successo a Weasley?»
«Sembra
abbia visto il fantasma di se stesso!» commentò la terza.
«Saranno
stati i suoi fratelli, gli avranno fatto uno scherzo?» concluse la più piccola.
Entrò
dal buco del ritratto anche Harry Potter e Ginny
prese a spiegargli il motivo delle pietose condizioni di Ronald Weasley. Barbie captò le parole “invito” e “ballo” – cose a
cui non voleva pensare – così provò a deviare l’attenzione delle sorelle:
«Skipper, forza, finisci il tuo tema. Stacie, hai
capito tutto o devo rispiegarti? Shelly! Attenta alla
piuma, stai macchiando di inchiostro tutti i fogli!»
«Oh!»
Shelly, in ginocchio sulla sedia, si sollevò
constatando che anche le maniche della camicia bianca si erano sporcate di
nero. Cercò la bacchetta, ma Barbie fu più veloce e subito le macchie sul
tessuto sbiadirono. «Grazie… Barbie!» un pensiero
improvviso le aveva attraversato la mente. «Come ti vestirai per il Ballo del
Ceppo?»
Barbie
sembrò cadere dalle nuvole, ma Skipper intervenne prima che potesse parlare.
«Giusto,
da casa non hai portato nulla. Pensavo volessi comprare qualche ad Hogsmeade, ma non ti ho visto fare spese, no?»
«Lo
vuoi cucire tu?» chiese Stacie, con gli occhi che le
brillavano.
Barbie
non sapeva cosa rispondere, ma ormai le sorelle erano prese dai loro sogni a
occhi aperti, così non lo notarono.
«Tommy
Carson» - Barbie sobbalzò al cognome, ma nessuna di
loro se ne accorse – «ha detto che se non fosse al primo anno, mi porterebbe
lui al Ballo!» sospirò Shelly.
«Tanto
siete entrambi al primo, niente da fare!» la liquidò Stacie,
sfogliando con cura il libro di Difesa. Moody, il
professore di quell’anno, era particolarmente inquietante e Stacie
non aveva voglia di finire nei guai per dei compiti fatti male.
«Bè, tu sei al terzo. E poi sei solo invidiosa perché Todd a
te non ha detto nulla del genere!» rispose la sorellina con una malignità tutta
fraterna.
Stacie la ignorò piccata, guardando verso
le altre sorelle. «Ginny è stata invitata da Paciock» disse, con tono discorsivo.
«Che
culo…» Skipper alzò gli occhi al cielo, poi intinse
la penna nell’inchiostro e riprese a vergare i fogli con la sua calligrafia
tonda.
«Antipatica!
Intanto lei ci va.»
«Allora
lo sei, invidiosa!» disse di nuovo Shelly e di nuovo Stacie la ignorò, rivolendosi alla sorella maggiore.
«Skipper,
tu con chi ci vai?»
«Non
lo so,» disse senza smettere di scrivere «ho un sacco di inviti ma non so quale
accettare. Sono amica di tutti e quello che vorrei davvero è solo passare una
serata divertente con tutti quanti. Allora, Barbie? Il vestito?» Skipper alzò
la testa dal compito, ripescando l’argomento iniziale, che Barbie sperava morto
e sepolto.
Si
mostrò sorpresa, come se non avesse seguito il filo dei discorsi, troppo presa
dallo studio – invece aveva seguito attentamente sperando cambiassero in fretta
discorso. Alla fine si strinse nelle spalle e disse semplicemente: «Penso non
ci andrò.»
«Ma
come!?» la protesta delle sue sorelle si levò a una sola voce, facendo voltare
diversi ragazzi lì attorno.
«Oh… non avete ancora fatto pace?» chiese Skipper,
rattristandosi.
Barbie
non rispose, fingendo una concentrazione sui compiti che evidentemente non aveva.
«Midge ci va?»
«Bè, Alan le ha chiesto di sposarla dopo la fine di Hogwarts…»
Skipper
non aggiunse altro: non aveva risposto alla domanda, ma le aveva
involontariamente detto più di quanto Barbie stessa avrebbe voluto.
«Carson!» urlò in quel momento uno dei ragazzi.
«Sì?»
rispose una voce dall’altro lato della sala. Barbie si voltò di riflesso – era
più forte di lei.
«Kenneth,
la facciamo domani una partita a Quidditch? Tanto col
torneo in corso lo stadio è sempre libero.» urlò di nuovo il primo ragazzo.
«Ci
sto!» sorrise Ken Carson, bello, sportivo, simpatico
e oltremodo stupido. Agli occhi di Barbie.
«Scusate,
qui ho finito, salgo in camera». Barbie recuperò i suoi libri in fretta e furia
e scappò verso il dormitorio femminile senza dar tempo alle sorelle di dire
nulla.
Contemporaneamente
anche Hermione Granger
fuggiva dalla Sala, furibonda e ferita.
*
Ti aspetto alla
fine della scala della Sala d’Ingresso. E ho intenzione di aspettarti fino
all’alba.
*
Il
pomeriggio del giorno di Natale, quando il dormitorio era ancora deserto e i
ragazzi erano tutti fuori a godersi la neve prima dei preparativi per la sera,
Barbie stava attraversando il corridoio del dormitorio femminile in pigiama con
un romanzo sottobraccio, convinta di sedersi a leggere accanto al camino e di
passare lì tutta la serata. Svogliatamente buttò un occhio dentro una stanza
dalla porta stranamente spalancata: chi mai, oltre a lei, poteva passare il
giorno di Natale chiuso nella Torre? Era la camera del quarto anno ed Hermione Granger stava lottando
contro l’allacciatura di un vestito da sera.
Un
po’ per curiosità, un po’ per gentilezza, Barbie bussò sullo stipite della
porta: «Serve una mano?»
Hermione si voltò di
scatto, imbarazzata. «Barbara! Che ci fai… Non sei… Si grazie», si arrese sconsolata.
«Chiamami
Barbie» disse lei entrando nella stanza. Le chiuse l’allacciatura sulla schiena
commentando: «Che bel vestito. Una gran bella punta di…»
«Pervinca!»
concluse Hermione. «È il mio colore preferito»
sorrise.
«Davvero
bello. E ti sta molto bene. Come ti vuoi truccare?» il tono semplice di chi è
genuinamente interessato a qualcosa.
Imbarazzata,
Hermione indicò la superficie del suo letto: Lavanda
e Calì erano state tanto gentili da prestarle tutto
quello che avevano quanto a trucco e prodotti per capelli, ma non erano state
prodighe di istruzioni, forse malignamente, o forse immaginando che fosse
scontato per un a ragazza saperli usare alla perfezione.
Barbie
guardò l’equivalente dei prodotti di un’intera profumeria e prese subito con
decisione un fondotinta e un pennello. «Ti dispiace?» Hermione
scosse la testa, ancora imbarazzata «Allora siediti lì, e lasciami fare».
«Barbara…»
«Barbie»
la corresse mentre le spostava il viso sotto la luce, immaginando come
truccarla.
«Barbie,
non è il caso che tu perda tempo, davvero!»
«Amo
fare queste cose. E poi se mi fosse scocciato non te l’avrei proposto».
Hermione rimase zitta
mentre Barbie decideva silenziosamente che il fondotinta non serviva e tornava
al letto a cercare un fard adatto alla pelle della ragazza. Stava già tornando
da lei quando Hermione sospirò sconsolata,
lasciandosi scappare un: «Non so nemmeno cosa sto facendo! L’unico ragazzo che
avrei voluto mi invitasse, nemmeno mi ha considerata!»
«Vorrà
dire che andrai apposta per fargli vedere quanto sei bella stasera! Alza il
viso».
«Non
penso mi guarderebbe in ogni caso»
«Allora
vai per divertirti. Un cavaliere ce l’hai, no? Chiudi gli occhi».
«Sì,
ce l’ho… e sono contenta mi abbia invitata lui, però…»
Barbie
aveva ormai chiaro in mente che colori usare. Tornò dal letto con quattro o
cinque prodotti in mano.
«Ci
sono cose che devi fare solo per te stessa. Tira le labbra. E poi questa è il
tipo di serata in cui le ragazze si sentono finalmente principesse. Chiudi gli
occhi».
Hermione era troppo presa
da sé – e in ogni caso sarebbe stata troppo educata – per chiederle come mai
allora lei era in pigiama con sotto braccio l’unico libro di Celestina Warbeck della sua breve e scadente vita di scrittrice.
Barbie
si soffermò a guardare il risultato provvisorio ma non ne sembrò convinta.
Estrasse la bacchetta dalla tasca grande sul davanti della maglia del pigiama e
appellò tutti gli ombretti, lasciandoli sospesi nell’aria davanti a sé. Ancora
insoddisfatta, appellò tutti i rimmel.
«I
capelli come li vuoi?» le chiese mettendosi al lavoro con un rimmel nero.
«Lisci!»
rispose di getto Hermione. «Si può fare?» chiese poi.
«Certo!
Lo saprei fare con un fon, figurati con una bacchetta e con una lozione liscia
riccio!»
«Un
fon? Origini babbane? Anch’io!»
«Sì.
Sono del Wisconsin, ma i miei vennero a Edimburgo quando ero piccola. Le mie
sorelle sono nate tutte qui».
«E’
vero, siete in quattro! Quattro sorelle di origini babbane?»
«Cinque
sorelle. Shelly non è la più piccola. Cinque streghe
in casa. È un bel colpo per una famiglia babbana, no?
Socchiudi la bocca.» - era passata al lucidalabbra – «La maggior parte degli
amici che abbiamo qui a Hogwarts sono nostri vicini.
Vicini maghi, ovviamente. In particolare la famiglia di Ken Carson
si era trasferita da New York poco prima di noi» continuò senza pensare; quando
realizzò quello che aveva detto tacque all’improvviso. Con suo sollievo, Hermione sembrò non notare la cosa, però così continuò
nell’argomento, con suo dispiacere.
«Quindi
tu e Carson vi conoscete da una vita».
«Già… Accio spazzola». Barbie girò
attorno a Hermione per dedicarsi ai capelli.
«Non
so cosa voglia dire avere un amico per così tanto tempo,» riprese Hermione «ma immagino che dopo un’infanzia insieme e sette
anni a Hogwarts ci si conosca piuttosto bene, no?»
«Fin
troppo» dovette ammettere a se stessa.
«Sono
un po’ invidiosa».
«Perché?
Hai degli amici che ti vogliono molto bene, mi sembra.»
Hermione fece una smorfia.
«Amici che hanno capito solo un settimana fa che sono una ragazza…»
Barbie
ridacchiò. «Ma i maschi sono tonti! Ci ho messo tutto il terzo anno e tutte le
uscite a Hogsmeade per riuscire a farmi invitare
fuori da Ken. Per qualcosa che non fosse una partita a Quidditch,
intendo».
«Davvero?»
«Sì,
e anche quella volta fu qualcosa del genere “ti sto manovrando perché ti
conosco come le mie tasche per portarti a fare quello che voglio io”. Poi un
giorno del quarto anno, senza nessun tipo di segnale di preavviso, mi chiese
spontaneamente di uscire».
«Pensavo
che un’amicizia potesse essere d’aiuto in questi casi» commentò Hermione, tenendo ferma la testa, ma alzando gli occhi per
riuscire a intravedere Barbie.
Barbie
sospirò. «Non lo so. Penso che siano cose complicate e insieme anche semplici,
sia per i maschi che per le femmine, a qualsiasi età. Siamo tutte persone
diverse, quindi ogni storia è diversa». Fece una pausa. «Però hai ragione, dopo
una vita insieme ci si conosce piuttosto bene…»
Barbie
sembrò concentrarsi sull’acconciatura ed Hermione
tacque per non disturbarla. Quando si accorse di starle pettinando i capelli da
un po’ troppo tempo, si riscosse dai suoi pensieri e le disse «Hai detto lisci?
La pozione che ti hanno lasciato temo non sia adatta, vado a prenderne una in
camera mia! Torno subito, e non ti guardare ancora allo specchio!» le urlò
mentre già guadagnava la porta.
In
camera rovistò tra i prodotti e le pozioni di Midge,
finché non trovò quello che cercava. Uscendo l’occhio le cadde sulla parete
delle foto, esattamente su quella del loro – suo, di Midge,
di Alan, di Theresa e… di Ken – primo giorno a Hogwarts. Sbuffò, pensierosa, e tornò nella stanza del
quarto anno. Chiacchierare con Hermione le stava
facendo bene: involontariamente le stava facendo mettere sempre più ordine tra
i propri pensieri.
«Tricopozione Lisciariccio,
dovrebbe funzionare! È di Midge, ma non se la
prenderà» sorrise a Hermione. Tornò al lavoro per
lisciarle i capelli, e poi di nuovo con spazzola e forcine. «Dimmi se ti faccio
male».
Alla
fine Barbie la portò davanti a uno specchio, sorridendo soddisfatta del proprio
lavoro. Hermione invece sembrò dapprima stranita, poi
incredula.
«Ma
sono io?»
«Ovvio.
Non ti piace?»
«Hai
fatto un lavoro spettacolare! Non sembro davvero truccata, e i capelli… e… Oh, grazie Barbie!»
«Grazie
a te Hermione» le sorrise. «Davvero».
*
La
sera del ballo, quando il dormitorio era ormai deserto – salvo per gli studenti
immusoniti dei primi anni –, Barbie stava attraversando il corridoio del
dormitorio femminile fasciata in un abito da sera rosa antico piuttosto
appariscente ma elegante, adornato di pizzi e volant. Aveva salutato Hermione qualche ora addietro, prima che ragazzi e ragazze
rientrassero nella torre per prepararsi per il Ballo: era scappata via, dicendo
che doveva incontrare il suo cavaliere molto prima dell’apertura del portone
della Sala Grande. Barbie aveva così recuperato il modello incompleto del
vestito a cui stava lavorando e, chiusa dietro le cortine del suo letto, aveva
fatto lavorare ago e filo come non mai.
Quando
scese la scala di marmo trovò davvero Kenneth Carson in
vestito da sera blu scuro aspettarla nella Sala d’Ingresso, l’unico studente
autorizzato a partecipare al Ballo che ancora non vi aveva preso parte. Dalle
porte spalancate della Sala Grande si vedeva Silente che con un gesto della
bacchetta allontanava i tavoli verso le pareti: la cena era già finita.
«Sono
un’idiota», «Sono un idiota», si dissero non appena Barbie lo raggiunse. Risero
entrambi e Barbie aggiunse «Veramente speravo in un “sei bellissima sta sera”!»
«Lo
sei sempre, e sono felice che tu abbia accettato l’invito».
«Sapevi
l’avrei fatto».
«No.
Sapevo che ci avresti pensato, ma non sapevo cosa avresti deciso».
Barbie
ripensò alla chiacchierata con Hermione nel
pomeriggio, “Siamo tutte persone diverse, quindi ogni storia è diversa. Però
hai ragione, dopo una vita insieme ci si conosce piuttosto bene”. «Scusami per
quella litigata, io… Non so, credo di essermi
immedesimata in una vita che non era la mia».
«Perdonami
tu, sono cose a cui non avevo mai pensato e parlarne così all’improvviso mi ha
mandato nel panico».
«Siamo
due idioti».
«Vuoi
che ne parliamo?»
Barbie
scosse lentamente la testa. «No. Penso che per noi non sia ancora arrivato il
momento di parlare di matrimonio. E avrei dovuto saperlo».
«Per
quanto ci si conosca, si resta sempre persone diverse. Credo che il bello stia
proprio in questo». Ken le porse il braccio, invitandola a entrare con lui
nella Sala Grande.
La
bocca di Barbie si aprì in un sorriso felice, risentendo in quelle parole
quello che aveva detto lei stessa nel pomeriggio. «Non posso che condividere»
gli rispose, accettando il braccio e dirigendosi con lui nella Sala.
Era
il primo ballo e stavano ancora danzando solo i Quattro Campioni del Torneo;
studenti, insegnanti e ospiti attendevano attorno che fosse passato il giusto
tempo prima di unirsi a loro.
«Barbie!
Ma allora sei venuta! Sono felice di vederti qui! E che bel vestito…
Ecco cosa stavi facendo chiusa dietro le cortine!» le salutò Midge, in un abito verde smeraldo, accanto ad Alan, in un
completo nero. Lui le teneva una mano sul fianco, ma Barbie non vi badò.
«Ciao
Midge. Alan» rispose. Mentre anche Ken salutava gli
amici, Barbie intravide nella folla attorno Skipper circondata da tre o quattro
ragazzi. Indossava un vestito di satin argentato come la Delacour,
ma la sorella sapeva che Skipper non era tipo da preoccuparsene.
«Hai
visto che bella sta sera la Granger? E con chi
balla!» bisbigliò all’improvviso Midge a Barbie.
«Hai
ragione, è proprio bella» sospirò posando il capo sul braccio di Ken. «Spero
che sta sera per lei vada tutto bene…» mormorò poi
tra sé: le era grata per l’aiuto involontario che le aveva dato. Midge sembrò non capire cosa intendesse ma ormai la folla
stava cominciando a ballare, e anche Barbie volle seguire Ken sulla pista.
@@@@
BHA! BUBBOLE!
Life in plastic, it’s fantastic! Ma
anche no!
Donde
nasce cotanto scempio? Nel luminoso giorno del mio genetliaco – Tanti auguri a
me, tanti auguri a me!!! – mi decisi a scrivere questa one
shot per un concorsino su
una pagina di Facebook a tema Harry Potter: Ravenclaw - Wit Beyond Measure ϟ. Unica regola: un
crossover.
In
realtà all’inizio avevo iniziato a scrivere ben altro, solo che stava venendo
una multicapitolo, e non l’avrei MAI finita per la
scadenza! Così, grazie a slanci nostalgici che mi avevano portato sulla pagina Wikipedia di Barbie, ho finito con lo scrivere una storia
di questo genere! =)
Per
il fatto che Barbie ha davvero un nome per esteso, era un po’ che volevo
scrivere qualcosa su di lei, tanto per togliermi il gusto, forse nemmeno
l’avrei pubblicato. E invece è andata così. =D
Uhuhuh! Dimenticavo! Sono ALLERGICA alle Romione, quindi -
malgrado abbia scritto la fic con davanti il quarto
libro - c’è una remota parte del mio cervello che vede nei sogni di Hermione il desiderio di essere invitata da Harry. O Draco. O Ginny. O Ken Carson. O anche Gazza!!! XD
Non
ho specificato nulla, perché il cavaliere che desidererebbe Hermione
è il tema centrale, ma chi
effettivamente sia questo cavaliere è qualcosa di marginale per la one shot (eh?), quindi
immaginatevi chi preferite come oggetto dell’amore della fanciulla. *cuoricino*
Ora
ditemi voi! Vi è piaciuta? ;)
Il
contest chiedeva anche un’immagine da accompagnare alla storia (con le
partecipanti veniva poi fatto un album apposta per il concorso): eccola qui
sopra! Vi prego di prenderla con la stessa ironia con cui io l’ho fatta! ^^
Cliccandoci
sopra arriverete alla storia pubblicata sulla pagina, e sfogliando l’album
troverete anche le altre storie partecipanti.
Siccome
zia Jo nel quarto libro non ha ancora cambiato il secondo nome di Hermione, ho scritto Jane invece di Jean. =P