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Autore: Pepesale e Achamo    07/08/2012    6 recensioni
Tutti i bimbi, dacché mondo è mondo, devono affrontare la dentizione. Ma la piccola Marron avrà un altro problema...
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: 18, Bulma, Crilin, Marron, Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto per una pallonata


Era una calda e piacevole giornata – nel cielo c’era un sole dorato grande così – e la mamma, con la scusa di voler salutare Crilin, mi aveva portato con sé alla Kame House.

Quando arrivammo, rivolse appena mezza parola al suo amico e, prima che potessi rendermi conto di ciò che succedeva, si era già infilata il costume e aveva raggiunto C-18 tra le onde del mare.
Dato che a stento soffiava un alito di vento, la corrente non doveva essere forte, e sulla superficie increspata dell’acqua c’era poca schiuma.
Mia madre aveva in volto un’espressione a dir poco beata, mentre si bagnava i capelli ed emetteva un sospiro soddisfatto.
Così mi sedetti sulla sabbia e mi accigliai, capendo che la cosa sarebbe durata per le lunghe.
Quanto avrei voluto che Goten fosse stato con me! Di sicuro ci saremmo divertiti molto...
A distrarmi dai miei pensieri giunse Marron, che arrivò trotterellando con una palla rosa in mano.
«Vuoi giocare con me?» propose, con aria speranzosa.
Dato che le alternative non erano molte – o giocare con la bimba o sedere sulla sabbia – accettai sbuffando.
Il gioco non era complicato: io lanciavo la palla a Marron e lei la rilanciava a me. Naturalmente dovevo dosare la mia forza, poiché lei, a differenza di Goten, non aveva nelle vene nemmeno una goccia di sangue saiyan.
Annoiato dalla facilità del gioco, mi voltai verso la sdraio su cui sedeva il maestro Muten. Il vecchio fissava con particolare intensità le nostre mamme e un rivolo di sangue scendeva dal suo naso. Aveva la stessa espressione che lo zio Goku assumeva guardando una torta squisitamente appetitosa.
Incuriosito, mi avvicinai alla sua sdraio e gli chiesi: «Ma cosa c’è di così interessante nella mamma?»
Muten sussultò, accorgendosi di me solo in quel momento. Dopo alcuni istanti di riflessione scoppiò in una risata un po’ perversa e mi rispose con aria gongolante: «Oh, mio caro, capirai quando sarai più grande!»
Aprii la bocca per protestare, ma in quel momento Marron mi chiamò a gran voce, sovrastando senza difficoltà il monotono sciabordio delle onde. «Trunks, passa la palla!» gridò, in tono piagnucoloso.
Allora, senza pensarci, scagliai la palla verso di lei. Non feci caso al tonfo che ne seguì, ma non appena Marron cominciò a piangere e a strillare con tutto il fiato che aveva in gola, mi resi conto di non aver trattenuto la forza e di averle lanciato la palla in piena faccia.
Mentre mi chiedevo cosa fare, Marron prese a correre alla cieca, tenendosi una mano premuta sul viso.
Cercando di capire come calmarla, mossi qualche passo verso di lei, e a quel punto mi travolse con l’impeto di un dinosauro.
Riuscii a rimanere in piedi e la afferrai, sollevandola da terra. Lei continuò a scalciare nell’aria, senza smettere di piangere. «Voglio la mia mamma!» frignò rumorosamente.
Mi voltai verso il mare e vidi C-18 che cominciava ad uscire dall’acqua, mentre Crilin, attirato dalle urla, era uscito dalla casa ed era accorso accanto alla piccola.
«Mi fa male la faccia!» gridava Marron e suo padre, preoccupatissimo, si chinò su di lei.
«Non pensavo di aver lanciato la palla così forte» mi giustificai, stringendomi nelle spalle.
A quel punto, C-18 ci raggiunse chiedendo spiegazioni con aria accigliata, e la mamma mi guardò scuotendo la mano delle sculacciate.
Non mi picchiava praticamente mai, ma forse quella sarebbe stata la volta buona per una punizione corporale.
Crilin esclamò, in tono apprensivo: «Dobbiamo portarla subito da un medico!» e C-18 accarezzò i capelli biondi della piccola e piangente Marron, commentando con voce indifferente: «Non è necessario».
Tra un singhiozzo e l’altro, Marron si aggrappò alla mia mano e la mamma, dietro insistenza di Crilin, lanciò la capsula dalla quale comparve il nostro aereo.
Marron non smise un secondo di piangere durante il viaggio e quando giungemmo in ospedale stava ancora frignando.
Iniziavo a sentirmi un po’ in colpa, ma continuavo a pensare che stesse esagerando.
Dopo qualche tempo passato a fare su e giù per le scale e avanti e indietro per i corridoi, riuscimmo a trovare un medico, il quale si presentò come dottor Akainu. Aveva l’aspetto di un simpatico cane rosso con un voluminoso paio di baffi grigi.
Visto che Marron rifiutava di lasciarmi la mano, assistetti a tutta la visita.
La stanza in cui si svolse aveva i muri tutti bianchi. Sembrava che, in quell’ospedale, le pareti non potessero proprio avere un altro colore.
Per prima cosa, il medico diede a Marron una caramella alla fragola per farla smettere di piangere. Mentre la bambina la succhiava con le labbra tremanti, pensai: “Uffa! Ne volevo una anch’io!”, ma ricordando la mano minacciosa della mamma non dissi niente.
Tentando di ignorare il mio stomaco, guardai fisso il cartellino che pendeva dalla tasca del camice del dottore. La foto doveva risalire a qualche tempo prima, perché in quell’immagine il signor Akainu non aveva ancora i baffi così lunghi. Mi domandai quanto ci fosse voluto affinché divenissero tanto grossi.
Il medico, del tutto ignaro di ciò che mi passava per la testa, prese quella che sembrava essere una macchina fotografica e scattò una foto al volto della piccola Marron, ordinandole di chiudere gli occhi.
Dopo lo scatto, il dottore dovette notare le nostre espressioni interrogative, dato che c’informò: «Ti ho appena fatto una radiografia, così potrò vedere cosa non va».
Da queste parole, capii che non si trattava di una macchina fotografica, bensì di una macchina radiografica!
Il dottore osservò attentamente la lastra e dopo alcuni istanti di dubbio trattenne bruscamente il fiato e sul suo volto peloso apparve un’espressione incredula.
Iniziai a preoccuparmi, chiedendomi se una pallonata poteva arrecare gravi danni celebrali a una persona.
Guardai Marron che si stava leccando le labbra come se potesse ancora sentire il sapore della caramella. Percepii un vuoto allo stomaco e mi domandai se continuare a succhiare un dolce ormai finito potesse essere uno dei primi sintomi di un irreversibile danno al cervello.
Deglutii rumorosamente. Marron non era la mia migliore amica (io non ho amiche femmine!), però non volevo certo che morisse e soprattutto non per mano mia!
Il dottor Akainu prese Marron per il braccio e la trasse con sé, perciò venni trascinato fuori anch’io – dato che la bambina continuava imperterrita a stringermi la mano.
«Signor Crilin!» chiamò il medico con voce concitata.
La mamma giunse immediatamente insieme agli altri. Avevano tutti un’aria preoccupata.
Immaginai C-18 che mi sculacciava con la stessa forza che papà usava per allenarsi e sbiancai. Oh, quanto avrei voluto non essere mai andato alla Kame House!
«Signor Crilin» riprese il dottore, «ho una notizia sbalorditiva!» Si interruppe di colpo osservando il volto preoccupato del suo interlocutore e si corresse: «Cioè, forse non poi tanto…»
Il padre di Marron, agitatissimo, esclamò: «Avanti! Mi dica cos’ha mia figlia!»
«Sua figlia» lo informò il medico, «ha una cosa rarissima…»
Mi paralizzai con il cuore in gola.
«Le sta crescendo il naso!» concluse il medico con enfasi.
Impiegai alcuni secondi per ricordarmi di respirare, mentre il mio cervello registrava lentamente l’informazione.
…il naso? Allora non stava per morire!
Mi sentii incredibilmente sollevato, mentre gli adulti si chinavano su Marron.
«È un rarissimo caso di nasizione» sentenziò il medico, soddisfatto.
Crilin barcollò con aria stupefatta. «Na-nasizione?» balbettò. «Ma… ma ha ricevuto una pallonata in faccia! Sembrava le facesse molto male…»
Il dottor Akainu annuì saggiamente. «Può darsi che il dolore fosse dovuto, almeno in parte, al fatto che il naso sta iniziando a crescere».
“E in parte alla forza saiyan” pensai tra me e me, mentre Crilin finalmente sorrideva, evidentemente commosso dall’idea che sua figlia avrebbe potuto assaporare tutti i profumi che lui non aveva mai potuto conoscere.
A quel punto, capii una cosa a mio parere fondamentale ed esclamai: «Mamma, adesso anche Marron potrà avere il raffreddore!»








P. S. La faccia del maestro Muten era pressoché questa... Image and video hosting by TinyPic

Grazie per aver letto! ^-^
Achamo & 9Pepe4
  
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