Questa one-shot in
realtà era nata come primo capitolo di una long fic.
Tuttavia, non avendo il
tempo di continuarla ed avendo comunque un senso compiuto anche così ho deciso
di pubblicarla, per non lasciarla ancora lì senza un titolo sul mio
pc.
Avverto che è per gli
amanti della coppia Felio – Fuu.
La pubblico anche per
farmi in parte perdonare di aver lasciato senza aggiornamenti le altre mie due
fic.
Purtroppo è un
periodaccio, fra studio e lavoro, e vi chiedo ancora un po’ di pazienza a chi
sia interessato, perché non ho certo intenzione di lasciarle
incompiute.
Fantàsie
Ai confini del
sole.
“Fuu-chan, svegliati, o
farai tardi a scuola”
La voce di mia madre
corre lungo le scale e arriva fino al mio letto, scrollandomi da quello stato di
dormiveglia in cui mi trovo, fra la consapevolezza di dovermi alzare per non
arrivare tardi a lezione e il torpore che ho ancora addosso per la bella dormita
di stanotte…anzi bellissima.
E ciò perché so che
Sephiro ora è in pace, che l’armonia ritrovata spazzerà via ogni residuo dei
momenti angosciosi, e che i miei amici e gli abitanti del pianeta potranno
tornare a sorridere.
Ma soprattutto perché ho
ancora stampate in mente le parole di Felio, la dolcezza con cui le ha
pronunciate, la delicatezza delle sue mani sul mio viso.
“Fuu, torna presto… io resto qui ad
aspettarti”.
Non credevo potesse
esistere uno stato di felicità così puro e sublime come quello che ho provato in
quel momento, quando ho capito che non sarà la distanza e il fatto che viviamo
in due mondi diversi a separarci, né il tempo o le avversità… perché ne abbiamo
affrontate già tante insieme e perché i nostri sentimenti sono più forti di
tutti e di tutto.
A malincuore mi alzo,
anche se avrei preferito proseguire a rotolarmi nelle lenzuola, continuando a
sognare ad occhi aperti.
Anche la colazione mi
sembra più buona stamattina e credo che difficilmente possa accadere qualcosa
che mi tolga il buon umore, oggi… e se non fossi una persona molto razionale
penserei che nulla possa portarmi via la felicità per tutta la
vita.
“Fuu sembri più allegra
del solito … che ti è successo?”. Mia sorella mi guarda con occhio indagatore
perché si è accorta di qualcosa e io so che se scoprisse che le ho tenuto
nascosto che esiste una persona di sesso maschile nella mia vita e nel mio
cuore, non mi rivolgerebbe più la parola per il resto dei miei
giorni.
Proprio lei che di
continuo ha cercato di farmi interessare a qualche ragazzo, ad umanizzarmi come
ha sempre detto, a cercare di farmi smettere di agire come un computer, non
immagina neanche lontanamente che in questo momento il mio cervello sia stato
messo completamente in stand-by, perché altrimenti finirebbe con l’andare in
corto circuito nel tentativo di rielaborare e rimettere insieme tutte le
emozioni che ho provato su Sephiro e che hanno cambiato per sempre il mio modo
di essere.
“Kuu non trovi che
questi cereali siano più gustosi del solito!” le dico senza riuscire a
trattenere l’euforia.
“Sai Fuu, se non ti
conoscessi bene, penserei che sei
innamorata”
Quasi mi va tutto per
traverso e comincio a tossire, nascondendo la faccia dietro le mani per non
farle accorgere che sono diventata color peperone.
Certo è normale, sto per
morire soffocata, ma Kuu è troppo sveglia e potrebbe comprendere il motivo del mio rossore. Per fortuna in
quel momento mamma e papà entrano in cucina e io mi salvo in calcio d’angolo… o
almeno penso.
“Buongiorno ragazze”.
Mio padre passa con lo sguardo rapidamente su Kuu, poi su di me e si ferma.
“Fuu” mi dice pensieroso “stamattina sei strana… sembri più…
allegra”.
“Ah… me la detto anche
Kuu” farfuglio tutta imbarazzata “sarà che ho fatto una bella dormita…niente di
più”
Vedo che anche mia madre
mi sta ad osservare e sorride. Non lo so, ma nei suoi occhi c’è una strana
espressione come se riuscisse a leggermi dentro, anche se sono sicura che in
ogni caso resterà un segreto fra me e lei.
Prendo gli occhiali che
avevo poggiato sul tavolo, li rimetto in modo da celare meglio i miei stati
d’animo, visto che stamattina sono l’argomento preferito di tutti, e salgo su in
camera velocemente perchè fra una
cosa e l’altra sto rischiando di far tardi a scuola… e non è da me. Potrei
offrire così alla mia Sherlock Holmes qualche altro prezioso indizio di
“colpevolezza”.
“Fuu, guarda un po’ chi
c’è laggiù” mi fa Kuu mentre facciamo il nostro solito tratto di strada assieme.
“E’ Shijinn”.
Il mio vecchio amico
d’infanzia, come al solito, sta uscendo di casa per andare a scuola.
“Buongiorno
Fuu-chan”
“Ciao
Shijinn”
“Buongiorno” dice
sottolineando la parola Kuu come per fargli capire: “Qualche volta potresti
salutare un po’ più decentemente anche me”.
In effetti secondo mia
sorella, Shijin ha sempre avuto un debole per me, ma in realtà credo che lei non
riesca ad afferrare il tipo di rapporto che c’è fra di noi. La nostra complicità deriva
dal fatto che siamo cresciuti insieme, e quindi ci capiamo al volo, che abbiamo
tante amicizie in comune e che caratterialmente siamo molto simili.
Per un periodo aveva
anche parteggiato per lui, pur di farmi fidanzare, anche se ci teneva sempre a precisare che lo riteneva poco
adatto a me.
“Ciao Kuu… Buongiorno
anche a te… Senti Fuu, io oggi pomeriggio vado in centro a fare un po’ di spese…
non è che vuoi venire?” mi dice.
E intanto sento il
gomito di mia sorella che preme nel mio fianco: “Brava vai in centro e fai un
po’ di scorta di cioccolata, che la mamma con le sue diete salutiste, mi sta
facendo andare in calo ipoglicemico!” mi sussurra col suo sorriso malizioso a
voler intendere anche altro.
“Mi spiace Shijin, ma ho
già preso appuntamento con Hikaru e Umi.. magari un’altra
volta”
“Non ti preoccupare non
fa nulla… ci sentiamo telefonicamente…ho da raccontarti un paio di cosucce!”.
Dal tono che usa capisco che si tratta di novità su qualche nostro amico… di
qualche inaspettato fidanzamento.
“Beh io vado di qua….
buona lezione ragazze!” fa allontanandosi con la mano
alzata.
“Ah poverino!” sospira
Kuu e al mio sguardo interdetto aggiunge: “Da un lato mi dispiace perché è così
impacciato, mi fa tenerezza, però potrebbe anche darsi una mossa con te… non che
rischi molto nell’attesa, visto che tu pensi solo a studiare… però in amore non
si deve mai temporeggiare!”
“Ancora con questa
storia …Shijin è un amico, anche se ti sembra difficile da credere”. Anzi il mio
più caro amico, quello di cui sai poterti fidare: davvero spero di poter contare
sempre sulla sua amicizia.
Siamo arrivate al punto
in cui le nostre strade si dividono: “Ci vediamo oggi…mi raccomando non
accettare caramelle dagli sconosciuti… ciao sorellina” mi fa, incamminandosi
verso la sua scuola.
E’ una grande
rompiscatole a volte, ma le voglia davvero bene, perché al di là di tutto quando
vuole sa essere anche riflessiva e profonda e perché so che tutta quella
sicurezza nella vita che ostenta è solo un modo per proteggere il suo lato più
fragile.
Oggi la lezione sembra
non finire mai…sarà che ho la testa nelle nuvole, ma proprio non vedo l’ora che
suoni la campanella!
Che strano, essere
seduta in un banco, a sentire la professoressa di storia che chiacchiera sulla
prima guerra mondiale, quando fino a ieri ero su Sephiro a combattere col mio
managuerriero.
Ricalarsi nella realtà
di tutti i giorni è dura.
Soprattutto sapere che
in questa realtà, Felio non è con me.
Ma questa volta è
diverso… so che presto lo rivedrò… perché ormai i nostri pianeti non sono più
così lontani… perché Hikaru potrà portarmi lì… perché questa volta l’anello che
mi ha regalato non è ritornato da lui… è rimasto da me.
Guardo il mio anulare
sinistro dove splende più che mai il suo piccolo dono. Senza saperlo Felio mi ha
legata a sé con il più tradizionale dei modi terrestri.
Chissà che starà facendo
in questo momento. Certo che su Sephiro ci sarà da rimboccarsi le maniche per
riportare tutto alla normalità. E sono sicura che lui si starà dando molto da
fare, perché ama troppo il suo pianeta e senz’altro non vede l’ora che ritorni
agli splendori di un tempo.
Stamattina l’ho messo in
tasca per evitare che Kuu mi facesse qualche domanda… ma ho deciso che non mi
importa. Non voglio più togliermelo, perché con questo anello al dito mi sento
completamente sua e ogni volta che lo guardo, penso che lui stia toccando il suo
orecchino e stia pensando a me.
“Signorina
Hooji”.
Le parole
dell’insegnante mi fanno scattare in piedi: “Si professoressa?”. Ero
completamente assorta nei miei pensieri da non essermi neanche accorta che ormai
era a pochi passi da me.
“La vedo distratta… non
si sente bene?” mi chiede.
“Oh no… ho solo un po’
di mal di testa”. Non è vero, ma è la prima cosa che mi viene alla mente, e
comunque non potendo certo far partecipe tutta la classe dei miei pensieri, non ho
altra scelta.
Mi risiedo, mentre lei
intanto mi dice che se ho bisogno di uscire un poco dall’aula posso andare.
Essere un’alunna modello, studiosa ed educata ha i suoi vantaggi. In questo caso
avrei meritato una bella ramanzina per essere completamente disattenta… ma
sfrutto volentieri uno dei crediti che in questi anni ho
accumulato.
Cammino per le vie della
città.
L’autunno comincia a
spogliare gli alberi e a terra le foglie ormai ingiallite formano un manto
uniforme, scomposto solo dalle folate di vento che ogni tanto soffiano
impertinenti, sollevando la stoffa leggera delle divise di noi
liceali.
Io, Umi e Hikaru
dobbiamo incontrarci al parco per decidere la frequenza dei nostri rientri a
Sephiro: da un lato ora che Hikaru è la colonna portante ha comunque delle
responsabilità nei riguardi del pianeta, ma è pur vero che trasportare tutte e
tre su Sephiro è piuttosto faticoso e certo non potrà avvenire troppo
spesso.
Beh… se dovessi invece
guardare a me stessa, non potrei che sperare di andarci il più frequentemente
possibile!
Passando nel parco vedo
una coppia seduta su una panchina. Lui circonda la ragazza con un braccio e le
parla ad un orecchio, con fare direi… passionale, almeno è quanto sembra
considerando che lei con le mani tortura l’orlo della gonna, mentre le sue gote
sono rosse e sulle labbra ha una smorfia di imbarazzata
emozione.
E inevitabilmente penso
a Felio, a come sarà il nostro rapporto ora che avremo tutto il tempo per stare
assieme, parlare di noi e della nostra vita. E quasi mi viene un po’ paura a
pensare che forse
Cosa posso offrirgli di
interessante, il racconto delle mie mattine passate a scuola o dei pomeriggi a
studiare…Forse la mia vita potrebbe apparirgli noiosa… io potrei sembrargli
noiosa!
Scuoto la testa, come
per cacciare via questi brutti pensieri. L’ho promesso a me stessa oggi niente
mi rovinerà la giornata e non certo delle paranoie stupide e anche un po’
offensive per me stessa.
Da lontano scorgo Hikaru
seduta insieme ad Umi su una panchina e comincio a correre verso di loro.
Ci abbracciamo… strette
strette… come se non ci vedessimo da un secolo… e invece è solo ieri che eravamo
fianco a fianco su Sephiro.
E’ bello avvertire
l’allegria di Umi e Hikaru.
Anche loro come me sono
felici di sapere che le persone che amiamo su Sephiro non apparterranno soltanto
al passato, perse nelle maglie di un ricordo, ma saranno anche nel nostro futuro
e nelle nostre vite.
Decidiamo di comune
accordo di ritrovarci il sabato alla torre di Tokio.. in fondo non dobbiamo
scordare che abbiamo i nostri impegni quotidiani da portare avanti, e seppur il
tempo si ferma quando siamo nell’altra dimensione e nessuno ha dato segno di
accorgersi della nostra assenza, condurre due vite parallele è piuttosto
faticoso.
Beh Signore del Tempo,
fa passare questi giorni più velocemente possibile… perché voglio tornare dai
miei amici di Sephiro, voglio tornare dal mio Felio.
Cerco di appuntare il
braccialetto, ma sono così nervosa che il gancetto mi è scivolato da mano almeno
venti volte.
“Vuoi una
mano?”
La voce di mia sorella
mi fa sobbalzare, giunta alle mie spalle inaspettata.
“Oh si grazie,
altrimenti farò tardi..”
Mentre fa scivolare
l’anellino nel gancio mi fissa con aria interessata: “Fuu ma dove devi andare
che ti stai parando di tutto punto” mi fa inarcando un
sopracciglio.
“Vado alla torre con le
mie amiche” le rispondo cercando di non tradire emozioni.
“Ahh” sospira
profondamente “e io che pensavo avessi un appuntamento romantico” mi fa
inacamminandosi verso la porta; e soffermatasi sull’uscio “con un bel
principe…”
Per fortuna va via senza
voltarsi… non immagina neppure quanto ci sia andata vicina questa
volta.
Il principe c’è, anmche
se non è proprio un appuntamento, perché non saremo soli e perché non sa neanche
precisamente quando avremmo fatto ritorno su Sephiro.
“Fuuuuuu”.
Hikaru mi salta al
collo: “Fuu che bello torniamo su Sephiro”
“Già” le sussurro
emozionata al pari suo “sperando che Umi non si sia scordata
l’appuntamento!”
“Certo che non mi sono
scordata, malfidanti, dite la verità volevate andare senza di me!” ci fa
fintamente indispettita.
“Dai non perdiamo tempo
in chiacchiere” Hikaru afferra senza troppe ciance le nostre mani “ANDIAMOOOO”
mentre un bagliore ci avvolge facendoci perdere per qualche secondo la
cognizione del tempo e dello spazio.
Il castello di Clef è
bello come al solito, nelle sue torri svettanti
all’infinito.
Quasi corriamo per i
corridoi, ciarlando allegramente, e il mio cuore batte all’impazzata al pensiero
che sto cercando di tenere a freno per non svenire dall’emozione.. rivedere il
mio Felio.
Quasi buttiamo giù la
porta che dà nella sala principale.
“Eh quanta grazia, ma
chi è questo cafone che..”
Cardina si blocca di
improvviso, e quando capisce che siamo noi la mandria di bisonti che si fa largo
nella stanza, caccia un urlo che fa tremare le pareti.
“Ohhhh… ma sono le mie
terrestri preferite”.
Come se ne conoscesse
altre.
E mentre anche Lafarga,
Ascott e Clef ci si fanno incontro, io scruto attorno a me nella speranza di
scorgerlo in qualche angolo, poggiato al muro, con le braccia incrociate e il
suo sorriso beffardo.
Sento le voci dei nostri
amici che si accavallano e meccanicamente rispondo alle loro moine di
benvenuto.
Ad un tratto però mi
sento osservata e mi volto.
“Felio è nel villaggio
ai piedi del castello… sta aiutando a ricostruirlo” mi fa il vecchio saggio,
come se avesse letto nei miei pensieri, e stranamente non mi sento in imbarazzo
per questo, sarà per l’aura di saggezza e bontà che
sprigiona.
Manco finisce di parlare
che un braccio mi circonda il collo: “Fuu immagino che allora non ci degnerai
della tua compagnia..”
Ecco… Umi invece sa bene
come farmi diventare di tutti i colori.
Mi avvio verso il bosco
che circonda il castello.
L’aria è profumata e
fresca, sarà per il cielo così azzurro e terso, o forse per gli alberi in fiore,
sarà che non sono abituata vivendo in una metropoli inquinata dal progresso e
dalla tecnologia, ma qui è davvero tutto perfetto, tutto così incontaminato…
puro… vergineo.
Dopo un po’ di cammino,
vedo in lontananza un piccolo villaggio, dove troverò il mio principe… lo so…
sono sicura che è lì, perché il mio cuore sta già sussultando dall’emozione. In
questi giorni è come se fossi stata una barchetta in mezzo al mare, abbandonata,
spaurita, circondata solo dall’acqua, ma consapevole che prima o poi
nell’oscurità sarebbe comparso un fascio di luce ad indicarmi la via. E ora vedo
quella luce, è il mio faro, che brilla sempre più man mano che mi avvicino…che
mi fa strada verso un porto sicuro.
La gente è molto
indaffarata, rumori battenti di martello risuonano tutt’intorno come a creare un
strana melodia. Anche i bambini danno il loro aiuto, anzi sembra che per loro
sia quasi un gioco.
Mi avvicino ad un
signore che sta probabilmente riposando un po’ per riprendere le
forze.
“Mi scusi sa dove posso
trovare il principe Felio” gli chiedo.
Lui mi guarda un attimo,
poi mi sorride: “Si… prosegui sempre dritto, sta lavorando all’ultima casa,
prima che ricominci la foresta, non puoi sbagliare”
Lo ringrazio e lo saluto
cordialmente, perché la gente di Sephiro è sempre così solare e gentile, di un
calore che ti riscalda il cuore.
Proseguo per la via
indicatami, fa caldo e forse la mia maglietta a maniche lunghe è un po’ troppo
pesante… o forse sono io che oggi ho tutti i sensi particolarmente
acuiti.
E quando scorgo da
lontano un viso a me fin troppo familiare, mi sento completamente avvampare,
perché per quanto aspettassi con ansia questo momento, ho in realtà anche una
fifa tremenda, perché ora non ci sono mostri da sconfiggere e managuerrieri da
pilotare… ora ci siamo solo io e lui.
Ma la voglia di
incrociare i suoi occhi d’ambra, è più forte di qualsiasi timore e di qualsiasi
paura e così accelerò il passo, quasi fossimo distanti mille
miglia.
In questo momento mi
volge le spalle. E’ vestito semplicemente… anche di più di come l’ho conosciuto
la prima volta, ma anche così, meravigliosamente bello. Sta martellando un’asse
con accanto una bambina, tutta presa ad osservare il lavoro che sta
facendo.
Mi avvicino in silenzio,
ormai gli sono dietro a pochi passi. Non si accorge subito della mia presenza,
ma quando vede la bambina distratta ad osservarmi si volta di
scatto.
Ed è in quel momento che
io capisco che non posso fare a meno di lui, dei suoi occhi, del suo sguardo
dolce e avvolgente, della sicurezza che mi infonde quel viso, sorridente e
sereno, e più di tutto di quei sentimenti per me che gli colorano l’espressione
del volto e che mi infiammano il cuore.
Comincia a camminare
verso di me, senza distogliere mai i suoi occhi dai miei, fino a che non mi è a
pochi centimetri.
Vorrei dirgli qualcosa,
ma credo di aver perso l’uso della parola… ho la bocca talmente secca, che la
lingua mi si è appiccicata al palato.
“Fuu…”
E’ indescrivibile
l’effetto che mi fa sentir uscire il mio nome dalle sue labbra, ma soprattutto
in questo momento, perché avverto che è pieno di emozioni, delle stesse emozioni
che provo io.
“Ciao” riesco a
rispondergli. Spero che la mia voce non tremi troppo.
Certo che se Umi mi
vedesse adesso andrebbe avanti a ridere per un mese. Devo avere una faccia molto
buffa… per gli altri si intende… ma non per lui.
“Ma tu sei il cavaliere
magico dell’aria… ne sono sicura!”. La bambina mi prende per mano: “Ti ricordi
di me…ci siamo conosciute al castello del grande saggio”.
Effettivamente
guardandola bene mi ricordo di lei, era sempre fra quel gruppetto di bimbi che
mi chiedevano di cantare.. anzi lei era la mia fan più
accanita.
“Certo che sì … ti
chiami Mey vero?” le dico sperando di non aver preso una
cantonata.
Ma lei mi spalanca un
enorme sorriso e io capisco di aver indovinato già prima che me lo
confermi.
“Mi dispiace se avessi
saputo che arrivavi oggi, non mi sarei fatto trovare così!” mi dice Felio
allargando le braccia, evidentemente dispiaciuto di non potermi accogliere come
avrebbe voluto
Io gli vorrei rispondere
che è bellissimo anche in quel modo, ma è più probabile che in questo momento su
Sephiro scoppi un acquazzone, che io pronunci una frase del
genere.
“Perché che hai che non
va?” gli faccio “in fondo stai lavorando alla casa, è normale che tu sia vestito
così”
“Già” fa Mey “il
principe sta aiutando me e la mamma a ricostruire la nostra
abitazione!”
“Beh posso darvi una
mano anch’io allora”
Sento Felio che sta
cercando di protestare, ma la bambina è già tutta emozionata per la mia
offerta.
E davanti ai nostri
sguardi sorridenti e alle mie suppliche mielate, anche lui si convince:
“D’accordo però stai attenta a non farti male… e poi dovresti cambiarti,
altrimenti ti sporcherai tutti i vestiti!”
Effettivamente non sono
proprio in tenuta da lavoro, con questa gonnellina svolazzante non mi sarei
certo sentita a mio agio.
“Dai vieni ti do qualcosa della mamma”.
Sotto lo sguardo attento del mio principe, mi tira verso una piccola capanna di
paglia poco più in là. Deve essere il loro appoggio, in attesa che la casa sia
pronta, perché, per quanto sia essenziale, sembra non mancar nulla per
viverci.
Mi da un pantalone e una
maglia, che ricordano vagamente le tute che sulla Terra si portavano negli anni
ottanta, ma quando la infilo capisco che la madre deve essere più alta e più in carne di
me..
E’ vero io sono un po’
sottopeso, e non ho forme diciamo così rotonde, e quella tuta deve essere almeno
tre volte più grande della mia taglia.
Credo di sembrare un
pagliaccio in questo momento, con le maniche che mi arrivano fino alle estremità
delle dita e il pantalone che struscia per terra, ma Mey sembra non farci caso,
forse perchè troppo felice che il gruppo di lavoro abbia fatto un nuovo
acquisto.
Esco dalla capanna,
sapendo perfettamente che invece Felio non si lascerà scappare questa occasione
per prendermi in giro.
E infatti appena mi vede
si avvicina sorridendo e con una mano sul fianco mi dice, squadrandomi da capo a
piede: “Però…sei davvero seducente vestita così!”
Io faccio una finta
risata, un po’ indignata: “Ah Ah…Molto… molto divertente!”
Lui si avvicina, e il
mio cuore si mette a battere più che mai, mi prende la mano e comincia ad
arrotolarmi la manica mentre mi sussurra: “Guarda che dico sul serio”
Poi mi prende l’altra e
fa lo stesso mentre io, molto imbarazzata e con lo sguardo a terra, gli
rispondo: “Si come no… come se non ti conoscessi..”
Mi è così vicino in
questo momento…. spero non si accorga che le mani tremano mentre lui, con le
sue, risale lungo il mio braccio e che ogni volta che i suoi occhi si spostano
dalla manica al mio viso, le mie gote sembrano voler prendere
fuoco.
Poi si abbassa e
comincia a fare lo stesso con le gambe del pantalone.
“No Felio non ti
preoccupare lo posso fare anch’io!”
“Sta tranquilla!” Mi
dice con dolcezza. Sa che in fondo ho sempre la tendenza a non dimenticare che
lui è un principe, nonostante abbia sempre cercato di farmi capire che si sente
molto meglio ad essere considerato un comune abitante di
Sephiro.
Vedo che mentre è ancora
intento a sistemarmi i pantaloni, guarda il mio anulare sinistro, dove
ovviamente c’è l’anello che mi ha regalato.
“Hai visto, questa volta
è rimasto da me” gli faccio sfrgandolo con le dita.
Lui si rialza, mi prende
la mano delicatamente e me la bacia, all’altezza dell’anello, come già aveva
fatto quando me lo donò la prima volta: “Allora sono riuscito a legarti a me!” mi dice, penetrandomi con il suo
sguardo e lasciandomi col viso in fiamme e completamente incapace a
replicare.
Felio ha un poter su di
me che nessuno ha: quello di rendermi completamente inerme, disarmata, come se
potesse fare di me ciò che vuole. Ed è una sensazione dolcissima, che mi fa
venire la voglia di lasciarmi andare e di affidarmi completamente a lui, perché
so che sotto la sua ala protettiva sono al sicuro da qualsiasi
pericolo.
Io e Mey siamo l’una
accanto all’altra e Felio ci è di fronte, come il capo mastro che deve impartire
gli ordini ai suoi garzoni. Questa cosa mi diverte molto: è la prima volta che
posso passare del tempo insieme a lui senza dover temere per la mia o per la sua
vita. Mi sento allegra, spensierata… felice.
“Allora, la vedete
quest’asse” ci fa mostrandocela “là ce ne sono delle altre più lunghe, dovete
segarle in modo da renderle tutte di questa misura”.
Già ci stiamo dirigendo
verso le travi ammucchiate lì vicino, ma al suo ordine ci
blocchiamo
“Ferme… aspettate… non
mi sembra di avervi dato il permesso di andare”. Lo guardo, e capisco che questa
situazione in cui lui comanda e io eseguo, lo diverte da matti. Ma gli darò pan
per focaccia.
Ci porge un seghetto e
ci indica due tronchi affiancati dove posizionarci.
“State attente a non
tagliarvi!”
E mentre Mey,
saltellando, si è già avviata a prendere un’asse, io gli faccio provocatoria:
“Ora posso andare, padrone?”,.
Mi guarda malizioso:
“Si… se ho qualche altro desiderio che devi soddisfare te lo farò sapere!” mi
dice con voce suadente.
E’ il caso di dire che
me la sono cercata. Quanto a risposte argute e taglienti non posso competere con
lui e così raggiungo la bambina tentando di non fargli notare che sono arrossita
di nuovo.
Mettiamo l’asse, in modo
che sia retta dai due tronchi e ci sistemiamo perpendicolarmente ad essa. E’
piuttosto spessa, ma non dovrebbe essere un lavoro molto
complesso.
Dopo aver preso le
misure, impugniamo la sega, io da un lato e lei dall’altro, e cominciamo ad
incidere il legno.
Cavolo! Per quanto ci
sforziamo il seghetto sembra sempre allo stesso punto, sembra non voler in alcun
modo penetrare nel legno.
Mi accorgo che Felio ha
lasciato le sue incombenze ed è vicino a noi con le braccia incrociate: “Non
finirete neanche per sera se la usate così!”.
Si inginocchia e poggia
le mani sulle mie e su quelle di Mey: “Non dovete spingere solo l’una verso
l’altra, ma soprattutto verso il basso, affondando nel legno” ci dice,
mostrandoci come fare.
Sono contenta che abbia
i guanti, perché già così mi sento ben più che accaldata, figuriamoci se avessi
il contatto diretto con la sua pelle.
Effettivamente ora va
molto meglio.
Altro che lavoro poco complesso però,
dopo poco siamo sfinite e abbiano tagliato
si e no quattro o cinque assi.
“Già battete la fiacca”
ci fa, mentre io e Mey tacitamente avevamo deciso di riposarci un po’. Così
punte nell’orgoglio, riprendiamo e ci fermiamo solo quando ci dice che può
bastare.
“Va bene avete il
permesso di riprender fiato”.
Mey sembra orgogliosa di
stare agli ordini di Felio e la sua innocenza di bambina non le permette di
cogliere quelle frecciatine, negli sguardi e nelle parole, che il principe mi
scocca.
“Grazie padrone” gli
gridò dietro.
La bambina è andata alla
vicina fontana a prendere un po’ di acqua anche per me, mentre io resto seduta
con i gomiti sulle ginocchia e le mani a reggermi la
testa.
Uno degli abitanti del
villaggio sta parlando con Felio,
chiedendogli il suo parere in merito alle dimensioni di non so bene
cosa.
Noto che è molto
riguardoso nel dialogare con lui e lo chiama sempre principe; ma non è timore
reverenziale, è piuttosto un grande rispetto, forse perché è pur sempre il
fratello di Emeraude.
Lo osservo bene, come a
cercare qualche piccolo particolare del suo viso che non ho memorizzato… ma non
ce ne sono.
La maglia gli lascia
scoperte le braccia… due braccia asciutte e nerborute allo stesso tempo, e
mentre batte con il martello i muscoli si evidenziano ancor
più.
Si volta verso di me e
mi sorprende a guardarlo mentre sono assorta in questi pensieri. Fortunatamente
arriva Mey, che mi toglie senza saperlo da quella situazione imbarazzante…
dovevo avere proprio la faccia di quella che stava sbavando… e lui, perspicace
com’è, se n’è di sicuro accorto…che vergogna!
Mi accosto e mi rivolgo
a lui titubante: “Felio, posso farti una domanda?”
“Non c’è bisogno che mi
chiedi il permesso, va bene prima che scherzavamo…” mi dice continuando a
sistemare la finestra a cui sta lavorando.
“Beh ho notato che tutti
ti chiamano principe… solo io mi rivolgo a te per nome… non è che magari… è
sconveniente… nel senso che possa sembrare… che ti manchi di rispetto” pensando
anche al fatto che prima si era abbassato ad arrotolarmi i
pantaloni.
Smette di martellare e
si volta verso di me: “Fuu, mi sembra che l’abbiamo fatto già questo discorso
no… ho chiesto anche a questa gente
di chiamarmi semplicemente Felio, ma non c’è verso… per loro resto il fratello
di quella che è stata la loro principessa…. ma con te… spero sia
diverso!”
Quando vuole sa essere
la persona più dolce dell’universo e sarà per questo che non riesco ad ordinare
al mio corpo di trattenere l’impulso che sente. E mi ritrovo ad aggrapparmi con
le mani alla sua maglietta e ad affondare il viso nel suo petto : “Mi sento sola
senza di te sulla Terra!”
Sento le sue mani che
scivolano lungo la mia schiena, per poi circondarmi la vita e stringere il mio
corpo al suo: “Non sai quanto mi manchi anche tu” mi sussurra
all’orecchio.
E io vorrei restare lì
per sempre, a bearmi delle parole che ha appena pronunciato, a contare i battiti
del suo cuore, a respirare il profumo della sua pelle.
E non mi accorgo che Mey
sta venendo verso di noi, e probabilmente imbarazzata dalla scena le
scivolano le assi che ha in mano.
Mi stacco di netto da
lui e aiuto la bambina a raccogliere quanto le è caduto e solo adesso connetto
bene quello che ho appena fatto… e se prima mi era sembrata la cosa più naturale
del mondo, ora sento di aver fatto un qualcosa di tantino ardito per me e so che
almeno per un po’ cercherò di evitare il suo sguardo, per non arrossire per la
cinquantesima volta.
La casa sta venendo proprio bene, è ancora solo
uno scheletro, ma già la sua forma è ben delineata e sono sicura che quando sarà
terminata sarà luminosa ed accogliente.
“Fuu… potresti riempirmi
un secchio d’acqua per favore?”
E io che non desidero
altro che ronzargli attorno scattò subito in piedi e mi dirigo alla vicina
fontana non senza avergli detto prima, allegra: “Agli ordini mio principe!”
E lui sorride, perché sa
che è la mia maniera per fargli capire che in qualsiasi modo io possa chiamarlo,
è pur sempre la persona che mi ha cambiato la vita.
Cerco di aprire il
pomello, ma non sembra volerne sapere.
Forzo un po’ più la mano
e mi ritrovo praticamente inondata da un getto improvviso che mi infradicia da
capo a piedi, e solo con la forza della disperazione, non so bene come, riesco a
richiuderlo, prima che nemmeno un angolino del mio corpo resti
asciutto.
Mey accorre in mio
soccorso, quando ormai è troppo tardi e dispiaciuta mi dice: “Scusami Fuu, mi
ero scordata di dirti che era rotta!”
“Beh avrebbe dovuto
dirmelo qualcun altro” faccio con tono spazientito cercando di farmi sentire da
chi so io.
E alle mie spalle vengo
raggiunta da una voce che cerca di non sembrare divertita, ma con scarsi
risultati: “Mi… mi spiace… mi ero dimenticato di avvertirti…”
Mi giro e lui non riesce
più a trattenere la sua ilarità e scoppia a ridere: “Dai tanto fa caldo… ti sei
rinfrescata un po’”.
Mi volto con tutta calma
verso Mey, cercando di cacciare indietro i capelli che mi si sono incollati agli
occhiali, me li sfilo e a bassa voce le chiedo di aiutarmi a riempire il secchio
senza inzupparmi di nuovo, dopodichè le porgo le lenti affinché me le regga. Non
ha capito le mie intenzioni e forse non può nemmeno immaginarle perché ai suoi
occhi sarebbe inaudito fare una cosa del genere ad un principe, ma come ha detto
lui… con me è diverso.
Mi volto con sguardo
assassino verso Felio e comincio ad avvicinarmi, mentre lui, da vecchio volpone
si è già reso conto delle mie intenzioni.
Cerca di blaterare
qualche implorazione con le mani pronte al placcaggio, ancora col suo sorriso a
metà sulle labbra per la scena del mio bagno, e così prima che possa pensare ad
una fuga, lo centro in pieno con una bella secchiata d’acqua
fredda.
“Ecco rinfrescati anche
tu…” gli dico soddisfatta.
Si guarda i vestiti,
zuppi al pari dei miei, per poi rialzare gli occhi e io noto con disappunto che
non sono riuscita a cancellargli l’aria beffarda… anzi ad essa si è aggiunto uno
sguardo di sfida: “Se è la guerra che vuoi… ti
accontento…”
E prima che comprenda
cosa voglia intendere mi ritrovo sollevata da terra e con il seno che preme
sulla sua spalla, con il secchio che mi è volato da mano, mentre lui si dirige,
con me in braccio, verso la fontana.
Cerco disperatamente di
divincolarmi, ma so di non averne né la forza né il tempo, e provo così a
muoverlo a compassione: “Ahh…Ti prego Felio… no”
Ma di tutta risposta
vengo raggiunta da un’altra gittata di acqua che mi colpisce, non so bene
neanche più dove, tanto sono fradicia.
Mey sbigottita e
divertita allo stesso tempo assiste alla scena senza dir
nulla.
“Ti prego Felio… basta!”
gli grido e quando mi rendo conto che ha richiuso il pomello, mi ritrovo,
stretta a lui, con le braccia intorno al collo, le mie labbra a pochi centimetri
dalle sue, e i nostri corpi bagnati e appiccicati l’uno
all’altro.
Riesco a malapena con le
punte dei piedi a toccare il terreno, perché lui mi tiene ancora
sollevata.
E ora non leggo più sul
suo viso divertimento… è diventato serio e mi guarda così intensamente che io
non riesco a dire o a pensare nulla.
A stento sento Mey che
dice che va a prenderci dei teli per farci asciugare, forse perché ha capito che
la situazione sta assumendo risvolti imprevisti.
Con la mano mi accarezza
il viso, scostandomi i capelli che mi sono finiti davanti agli occhi, e poi con
un dito scende lungo la guancia, fino ad arrivare al mio mento, e vedo il suo
volto farsi pericolosamente vicino al mio.
Stringo le dita intorno
alla stoffa dei suoi vestiti, anche perché sento che le forze stanno venendo
meno, e i miei occhi istintivamente si chiudono, forse perché mi sembra tutto un
sogno… un sogno da cui non voglio svegliarmi.
“FUUU ….
FELIOOOOO”.
In lontananza la voce di
Umi, imbarazzante e inopportuna più che mai, ci risveglia di colpo da quello
stato di grazia, e ci riproietta nella realtà.
Felio mi rimette giù e
sospira: “Certo che le tue amiche
sono sempre tempestive… non c’è che dire!”
E io tutta intimidita mi
divincolo dal suo abbraccio, scostando i miei occhi dai
suoi.
Umi è con Ascot devono aver fatto una gran corsa per
raggiungerci perché sono piuttosto affaticati.
“Ma perché… siete tutti
bagnati?” ci chiede la mia amica ansimando e cercando di prender
fiato.
Io abbasso a terra lo
sguardo, il mio viso ormai sarà diventato paonazzo, per fortuna Felio non è il
tipo che si fa prendere alla sprovvista: “Voi piuttosto avete l’aria di quelli
che portano
notizie!”
“Già” ci dice Umi
“Fuu devi venire subito al castello… Clef ha da dirci una cosa molto importante.
Dobbiamo esserci tutt’e tre!”
“Ma cos’è successo?” le
chiedo un po’ preoccupata.
“Non lo so… ha solo
detto che è una questione di cui deve assolutamente
parlarci!”
Sento la mano di Felio
che si poggia sulla mia spalla: “Dai vai ad asciugarti e a cambiarti… ti
accompagno al castello!”
“Felio, ma tu qui hai da
fare e io…”
Ma mi interrompe: “Il
sole sta tramontando, avrei comunque smesso fra poco” e finisce di convincermi
con uno tenero sorriso.
Asciugatami alla buona e
rivestitami dei miei abiti, dopo aver salutato la piccola Mey ancora tutta
elettrica per quel “particolare” pomeriggio di lavoro, io, Felio, Umi e Ascot,
ci dirigiamo al castello, a passo svelto, visto che la cosa sembra essere
piuttosto urgente.
Stiamo così
ripercorrendo a ritroso il bosco.
Umi e Ascot ci precedono
parlottando fra di loro, mentre Felio è poco più avanti a me
.
Il lavoro alle assi e la
lotta con lui mi hanno stancata più di quanto potessi
immaginare.
E così, quasi come se
avessi trovato una giustificazione, allungo la mano e la infilo in quella di
Felio.
Lui si gira e senza fermarsi mi tira verso
di sé e mi circonda la spalla con il braccio: “Sai… devo dire che come aiutante
non sei male… potrei nominarti mia assistente personale!” mi dice
canzonatorio.
“Sono commossa, che
offerta generosa… ma è troppo per un’umile terrestre come me aspirare a tanto!”
gli rispondo con aria divertita mentre continuiamo a camminare
abbracciati.
“Mmh… e sei anche
simpatica… devo valutare bene la tua candidatura…” continua, guardandomi con
interesse.
“Noto che la pace su
Sephiro ti ha fatto tornare il tuo umorismo!”
“Veramente sei tu che mi
fai questo effetto” mi sussurra e mi stringe di più, per darmi un bacio sulla
fronte, slegandomi dal suo abbraccio un attimo dopo, per riafferrare la mia mano
e incrementare il ritmo dei suoi passi perché Umi e Ascot sono ormai molto più
avanti di noi.
Mentre io, mi lascio
trascinare, rossa, accaldata, emozionata, priva di forze, stordita e potrei
stare qui ad usare un altro milione di aggettivi, ma lo stesso non riuscirei a
rendere completamente l’idea di come mi sento quando Felio mi è accanto…. ma
forse perché ne basta uno solo…innamorata.
Arriviamo al
castello.
Clef sembra un po’
preoccupato. Credo che non siano riusciti ancora a trovare Hikaru, perché nel
salone non c’è.
“Va bene… comincerò a
dirlo a voi..” ci fa e io comincio a impensierirmi un po’ perché di certo non è
una bella notizia.
“Quando siete
giunte a Sephiro per la prima
volta, l’equilibrio del pianeta era alterato, perché mancava una colonna
portante. E come se il tempo sul pianeta si fosse fermato, quasi per proteggerlo
dai pericoli di autodistruzione che diventavano sempre più verosimili. Ora
invece, che la normalità o quasi è stata ripristinata, anche il tempo è tornato
a scorrere regolare. Così che, mentre in passato venivate ricatapultate sulla
Terra nello stesso momento in cui eravate state chiamate a Sephiro, adesso
invece il tempo sui due pianeti scorre parallelo. Vi dico questo ovviamente
perché credo che dobbiate giustificare la vostra assenza, non vorrei che vi
creasse problemi venire qui!”
Quasi tiro un sospiro di
sollievo a sapere che non ci sono pericoli… però un attimo dopo mi assale un
atroce dubbio: ciò significherà che potremo passare su Sephiro solo poche ore o
al massimo un giorno per non far sorgere sospetti alle nostre
famiglie.
Umi invece mi salta al
collo: “Fuu ma che ore saranno sulla Terra… noi siamo partite che erano più o
meno le cinque e mezza…”
“Beh… hai l’orologio,
che essendo un congegno meccanico dovrebbe funzionare bene anche qui” le dico
con calma.
Lei guarda da lontano il
suo polso… il quadrante è rivolto verso il basso… tira su la mano come se fosse
infetta e quando gira il bracciale per vedere le lancette, caccia un urlo che mi
fa sobbalzare nonostante avrei dovuto prevederlo.
“FUUUUU…. sono quasi le
nove e trenta”dice sbalordita.
Io porto le mani alle
labbra per il panico che mi fa venire il pensiero che probabilmente i nostri genitori
hanno già chiamato la polizia.
“Fuu che facciamo” mi
chiede implorante Umi con le mani sulle mie spalle, sballottandomi avanti e
dietro come se così uscisse fuori dal mio cervello la
soluzione.
Inizia a piangere:
“AHHHH… i miei genitori mi metteranno in punizione per il resto della
vita!”
Ascot al suo fianco non sa come fare per
consolarla.
“Umi calmati ti prego”
le faccio mantenendo la mia proverbiale calma “dobbiamo pensare a
qualcosa!”
Mi volto verso Felio,
che in tutto ciò rimasto in silenzio… poverino mi guarda con aria di chi è
dispiaciuto di non potermi in qualche modo aiutare.
Beh se non la trovo io
una scusa plausibile, come può lui che non conosce
Cerco di meditare ma le
urla di Umi bloccano i miei pensieri sul nascere.
Mi si ributta addosso:
“E se chiedessimo a Kuu di inventare una scusa… lei è molto meno sprovveduta di
noi!”
“Mia sorella” faccio io
stupita “mmh… non credo sia il caso… è vero che è una grande cantastorie… ma
rischierebbe di inventarsi un racconto che ci farebbe finire solo di più nei
guai… e poi dovrei inventare qualcosa per lei sul nostro ritardo… non si
accontenterebbe mica di coprirci senza sapere la verità…. e in questo periodo
già mi sta particolarmente addosso perché sa che le sto nascondendo qualche
cosa!” o meglio qualcuno, e mi viene d’istinto guardare Felio e arrossire, tanto
per cambiare.
“E se chiedessimo a
Shijin?”
Non capisco
assolutamente come le salta in mente proprio lui.
“…In fondo è l’unico che
collega almeno noi due… è uno che non fa troppe domande… è mio compagno di
scherma… i suoi genitori sono amici dei miei… ed è il tuo migliore amico…meglio
di così”
Non so perché… o forse
lo so… ma è l’ultimo nome che avrei voluto che fosse pronunciato avanti a Felio…
e invece Umi ha dovuto anche sottolineare che è il mio migliore
amico.
“Beh Fuu puoi chiedere
al tuo amichetto… magari lui ti trova la soluzione!” mi fa da dietro la mia
spalla, con voce sarcastica e un po’ fredda.
Umi è di nuovo nelle
braccia di un impotente e dispiaciuto Ascot, a piagnucolare e a maledire il
destino.
Io ho gli occhi rivolti
al pavimento… dovrei stare a pensare una scusa e invece penso alle parole che
Felio mi ha detto poco fa.
Mi dispiace che possa
pensare male di questa cosa… soprattutto perché Shijin per me è solo un
amico.
Inaspettatamente sento
la sua mano sul mio mento, e incontro il suo viso e capisco che deve avere
intuito che ci sono rimasta male del modo in cui mi ha parlato, perché ora ha
riassunto il suo tono gentile che ha avuto per tutto il pomeriggio: “Non ti
preoccupare vedrai che qualche cosa troverete”
E io mi sento
rassicurata, non del fatto che certamente ce la caveremo, ma che lui è sempre il
mio dolce Felio.
In quel momento entra
Hikaru. Umi si precipita come una furia da lei… travolgendola fra spiegazioni,
imprecazioni e lacrime.
“Comunque chi è questo
tipo?” mi fa con le braccia incrociate.
E io lo guardo perché
non afferro subito che è ritornato sul discorso di prima e quando capisco che è
una domanda venata di gelosia, sento il mio cuore impazzire nel petto, perché è
un lato di lui che non avevo mai saggiato e mai
immaginato.
“Shijin è solo … un
amico” gli dico allargando le braccia e pronunciando l’ultima parola nel modo
più incolore possibile.
“Beh.. come lo sono
io..”
Ma lo interrompo decisa:
“Per me è come se fosse un fratello…”dico sperando che comprenda la
differenza.
“Allora è anche più di
me…” capisco che sta cercando di provocare qualcosa in me…
“Fuu”grida Hikaru
“andiamo… una volta sulla Terra penseremo ad una scusa”.
Il mio viso si è voltato
verso lei, ma il mio corpo è restato immobile rivolto a
Felio.
Ho pochi secondi per non
andare via con l’amarezza di non avergli sciolto ogni
dubbio.
E faccio quei due passi
che mi separano da lui, gli circondo con un braccio il collo alzandomi sulle
punte, e con l’altra mano afferro la sua maglietta all’altezza del
petto.
Gli sussurro ad un
orecchio, in modo che solo lui possa sentirmi: “Tu sei unico per me!” e gli do un bacio
sulla guancia.
Poi mi sgancio da lui e
senza guardarlo negli occhi mi precipito da Umi e Hikaru, con lo sguardo rivolto
a terra, sperando che nessuno abbia fatto caso alla scena.
Afferro il polso di Umi
e la mano di Hikaru…
Ma non posso non
voltarmi ancora verso di lui per scambiare la promessa di rivederci molto
presto.
E così mi volto, per
incrociare i suoi occhi…
Quegli occhi che mi
hanno stregato il cuore..
Quegli occhi in cui
leggo un sentimento profondo… che seppur nato da poco mi promette
l’eternità.
E in quello sguardo mi
perdo, prima che un lampo luminoso ci avvolga nel suo
fulgore.
-
Fantàsie -
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