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Autore: fantasie    20/02/2007    3 recensioni
Mentre io, mi lascio trascinare, rossa, accaldata, emozionata, priva di forze, stordita e potrei stare qui ad usare un altro milione di aggettivi, ma lo stesso non riuscirei a rendere completamente l’idea di come mi sento quando mi è accanto…. ma forse perché ne basta uno solo…innamorata.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ferio, Fuu Hooji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa one-shot in realtà era nata come primo capitolo di una long fic.

Tuttavia, non avendo il tempo di continuarla ed avendo comunque un senso compiuto anche così ho deciso di pubblicarla, per non lasciarla ancora lì senza un titolo sul mio pc.

Avverto che è per gli amanti della coppia Felio – Fuu.

La pubblico anche per farmi in parte perdonare di aver lasciato senza aggiornamenti le altre mie due fic.

Purtroppo è un periodaccio, fra studio e lavoro, e vi chiedo ancora un po’ di pazienza a chi sia interessato, perché non ho certo intenzione di lasciarle incompiute.

 

Fantàsie

 

 

 

 

 

Ai confini del sole.

 

 

“Fuu-chan, svegliati, o farai tardi a scuola”

La voce di mia madre corre lungo le scale e arriva fino al mio letto, scrollandomi da quello stato di dormiveglia in cui mi trovo, fra la consapevolezza di dovermi alzare per non arrivare tardi a lezione e il torpore che ho ancora addosso per la bella dormita di stanotte…anzi bellissima.

E ciò perché so che Sephiro ora è in pace, che l’armonia ritrovata spazzerà via ogni residuo dei momenti angosciosi, e che i miei amici e gli abitanti del pianeta potranno tornare a sorridere.

Ma soprattutto perché ho ancora stampate in mente le parole di Felio, la dolcezza con cui le ha pronunciate, la delicatezza delle sue mani sul mio viso.

Fuu, torna presto… io resto qui ad aspettarti”.

Non credevo potesse esistere uno stato di felicità così puro e sublime come quello che ho provato in quel momento, quando ho capito che non sarà la distanza e il fatto che viviamo in due mondi diversi a separarci, né il tempo o le avversità… perché ne abbiamo affrontate già tante insieme e perché i nostri sentimenti sono più forti di tutti e di tutto.

A malincuore mi alzo, anche se avrei preferito proseguire a rotolarmi nelle lenzuola, continuando a sognare ad occhi aperti.

 

Anche la colazione mi sembra più buona stamattina e credo che difficilmente possa accadere qualcosa che mi tolga il buon umore, oggi… e se non fossi una persona molto razionale penserei che nulla possa portarmi via la felicità per tutta la vita.

“Fuu sembri più allegra del solito … che ti è successo?”. Mia sorella mi guarda con occhio indagatore perché si è accorta di qualcosa e io so che se scoprisse che le ho tenuto nascosto che esiste una persona di sesso maschile nella mia vita e nel mio cuore, non mi rivolgerebbe più la parola per il resto dei miei giorni.

Proprio lei che di continuo ha cercato di farmi interessare a qualche ragazzo, ad umanizzarmi come ha sempre detto, a cercare di farmi smettere di agire come un computer, non immagina neanche lontanamente che in questo momento il mio cervello sia stato messo completamente in stand-by, perché altrimenti finirebbe con l’andare in corto circuito nel tentativo di rielaborare e rimettere insieme tutte le emozioni che ho provato su Sephiro e che hanno cambiato per sempre il mio modo di essere.

“Kuu non trovi che questi cereali siano più gustosi del solito!” le dico senza riuscire a trattenere l’euforia.

“Sai Fuu, se non ti conoscessi bene,  penserei che sei innamorata”

Quasi mi va tutto per traverso e comincio a tossire, nascondendo la faccia dietro le mani per non farle accorgere che sono diventata color peperone.

Certo è normale, sto per morire soffocata, ma Kuu è troppo sveglia e potrebbe comprendere il  motivo del mio rossore. Per fortuna in quel momento mamma e papà entrano in cucina e io mi salvo in calcio d’angolo… o almeno penso.

“Buongiorno ragazze”. Mio padre passa con lo sguardo rapidamente su Kuu, poi su di me e si ferma. “Fuu” mi dice pensieroso “stamattina sei strana… sembri più… allegra”.

“Ah… me la detto anche Kuu” farfuglio tutta imbarazzata “sarà che ho fatto una bella dormita…niente di più”

Vedo che anche mia madre mi sta ad osservare e sorride. Non lo so, ma nei suoi occhi c’è una strana espressione come se riuscisse a leggermi dentro, anche se sono sicura che in ogni caso resterà un segreto fra me e lei.

Prendo gli occhiali che avevo poggiato sul tavolo, li rimetto in modo da celare meglio i miei stati d’animo, visto che stamattina sono l’argomento preferito di tutti, e salgo su in camera velocemente  perchè fra una cosa e l’altra sto rischiando di far tardi a scuola… e non è da me. Potrei offrire così alla mia Sherlock Holmes qualche altro prezioso indizio di “colpevolezza”.

 

“Fuu, guarda un po’ chi c’è laggiù” mi fa Kuu mentre facciamo il nostro solito tratto di strada assieme. “E’ Shijinn”.

Il mio vecchio amico d’infanzia, come al solito, sta uscendo di casa per andare a scuola.

“Buongiorno Fuu-chan”

“Ciao Shijinn”

“Buongiorno” dice sottolineando la parola Kuu come per fargli capire: “Qualche volta potresti salutare un po’ più decentemente anche me”.

In effetti secondo mia sorella, Shijin ha sempre avuto un debole per me, ma in realtà credo che lei non riesca ad afferrare il tipo di rapporto che c’è  fra di noi. La nostra complicità deriva dal fatto che siamo cresciuti insieme, e quindi ci capiamo al volo, che abbiamo tante amicizie in comune e che caratterialmente siamo molto simili.

Per un periodo aveva anche parteggiato per lui, pur di farmi fidanzare, anche se ci teneva  sempre a precisare che lo riteneva poco adatto a me.

“Ciao Kuu… Buongiorno anche a te… Senti Fuu, io oggi pomeriggio vado in centro a fare un po’ di spese… non è che vuoi venire?” mi dice.

E intanto sento il gomito di mia sorella che preme nel mio fianco: “Brava vai in centro e fai un po’ di scorta di cioccolata, che la mamma con le sue diete salutiste, mi sta facendo andare in calo ipoglicemico!” mi sussurra col suo sorriso malizioso a voler intendere anche altro.

“Mi spiace Shijin, ma ho già preso appuntamento con Hikaru e Umi.. magari un’altra volta”

“Non ti preoccupare non fa nulla… ci sentiamo telefonicamente…ho da raccontarti un paio di cosucce!”. Dal tono che usa capisco che si tratta di novità su qualche nostro amico… di qualche inaspettato fidanzamento.

“Beh io vado di qua…. buona lezione ragazze!” fa allontanandosi con la mano alzata.

“Ah poverino!” sospira Kuu e al mio sguardo interdetto aggiunge: “Da un lato mi dispiace perché è così impacciato, mi fa tenerezza, però potrebbe anche darsi una mossa con te… non che rischi molto nell’attesa, visto che tu pensi solo a studiare… però in amore non si deve mai temporeggiare!”

“Ancora con questa storia …Shijin è un amico, anche se ti sembra difficile da credere”. Anzi il mio più caro amico, quello di cui sai poterti fidare: davvero spero di poter contare sempre sulla sua amicizia.

Siamo arrivate al punto in cui le nostre strade si dividono: “Ci vediamo oggi…mi raccomando non accettare caramelle dagli sconosciuti… ciao sorellina” mi fa, incamminandosi verso la sua scuola.

E’ una grande rompiscatole a volte, ma le voglia davvero bene, perché al di là di tutto quando vuole sa essere anche riflessiva e profonda e perché so che tutta quella sicurezza nella vita che ostenta è solo un modo per proteggere il suo lato più fragile.

 

Oggi la lezione sembra non finire mai…sarà che ho la testa nelle nuvole, ma proprio non vedo l’ora che suoni la campanella!

Che strano, essere seduta in un banco, a sentire la professoressa di storia che chiacchiera sulla prima guerra mondiale, quando fino a ieri ero su Sephiro a combattere col mio managuerriero.

Ricalarsi nella realtà di tutti i giorni è dura.

Soprattutto sapere che in questa realtà, Felio non è con me.

Ma questa volta è diverso… so che presto lo rivedrò… perché ormai i nostri pianeti non sono più così lontani… perché Hikaru potrà portarmi lì… perché questa volta l’anello che mi ha regalato non è ritornato da lui… è rimasto da me.

Guardo il mio anulare sinistro dove splende più che mai il suo piccolo dono. Senza saperlo Felio mi ha legata a sé con il più tradizionale dei modi terrestri.

Chissà che starà facendo in questo momento. Certo che su Sephiro ci sarà da rimboccarsi le maniche per riportare tutto alla normalità. E sono sicura che lui si starà dando molto da fare, perché ama troppo il suo pianeta e senz’altro non vede l’ora che ritorni agli splendori di un tempo.

Stamattina l’ho messo in tasca per evitare che Kuu mi facesse qualche domanda… ma ho deciso che non mi importa. Non voglio più togliermelo, perché con questo anello al dito mi sento completamente sua e ogni volta che lo guardo, penso che lui stia toccando il suo orecchino e stia pensando a me.

“Signorina Hooji”.

Le parole dell’insegnante mi fanno scattare in piedi: “Si professoressa?”. Ero completamente assorta nei miei pensieri da non essermi neanche accorta che ormai era a pochi passi da me.

“La vedo distratta… non si sente bene?” mi chiede.

“Oh no… ho solo un po’ di mal di testa”. Non è vero, ma è la prima cosa che mi viene alla mente, e comunque non potendo certo far partecipe  tutta la classe dei miei pensieri, non ho altra scelta.

Mi risiedo, mentre lei intanto mi dice che se ho bisogno di uscire un poco dall’aula posso andare. Essere un’alunna modello, studiosa ed educata ha i suoi vantaggi. In questo caso avrei meritato una bella ramanzina per essere completamente disattenta… ma sfrutto volentieri uno dei crediti che in questi anni ho accumulato.

 

Cammino per le vie della città.

L’autunno comincia a spogliare gli alberi e a terra le foglie ormai ingiallite formano un manto uniforme, scomposto solo dalle folate di vento che ogni tanto soffiano impertinenti, sollevando la stoffa leggera delle divise di noi liceali.

Io, Umi e Hikaru dobbiamo incontrarci al parco per decidere la frequenza dei nostri rientri a Sephiro: da un lato ora che Hikaru è la colonna portante ha comunque delle responsabilità nei riguardi del pianeta, ma è pur vero che trasportare tutte e tre su Sephiro è piuttosto faticoso e certo non potrà avvenire troppo spesso.

Beh… se dovessi invece guardare a me stessa, non potrei che sperare di andarci il più frequentemente possibile!

Passando nel parco vedo una coppia seduta su una panchina. Lui circonda la ragazza con un braccio e le parla ad un orecchio, con fare direi… passionale, almeno è quanto sembra considerando che lei con le mani tortura l’orlo della gonna, mentre le sue gote sono rosse e sulle labbra ha una smorfia di imbarazzata emozione.

E inevitabilmente penso a Felio, a come sarà il nostro rapporto ora che avremo tutto il tempo per stare assieme, parlare di noi e della nostra vita. E quasi mi viene un po’ paura a pensare che forse la Fuu di tutti i giorni, potrebbe non piacergli!

Cosa posso offrirgli di interessante, il racconto delle mie mattine passate a scuola o dei pomeriggi a studiare…Forse la mia vita potrebbe apparirgli noiosa… io potrei sembrargli noiosa!

Scuoto la testa, come per cacciare via questi brutti pensieri. L’ho promesso a me stessa oggi niente mi rovinerà la giornata e non certo delle paranoie stupide e anche un po’ offensive per me stessa.

Da lontano scorgo Hikaru seduta insieme ad Umi su una panchina e comincio a correre verso di loro.

Ci abbracciamo… strette strette… come se non ci vedessimo da un secolo… e invece è solo ieri che eravamo fianco a fianco su Sephiro.

 

E’ bello avvertire l’allegria di Umi e Hikaru.

Anche loro come me sono felici di sapere che le persone che amiamo su Sephiro non apparterranno soltanto al passato, perse nelle maglie di un ricordo, ma saranno anche nel nostro futuro e nelle nostre vite.

Decidiamo di comune accordo di ritrovarci il sabato alla torre di Tokio.. in fondo non dobbiamo scordare che abbiamo i nostri impegni quotidiani da portare avanti, e seppur il tempo si ferma quando siamo nell’altra dimensione e nessuno ha dato segno di accorgersi della nostra assenza, condurre due vite parallele è piuttosto faticoso.

 

Beh Signore del Tempo, fa passare questi giorni più velocemente possibile… perché voglio tornare dai miei amici di Sephiro, voglio tornare dal mio Felio.

 

 

                                                                                         *******

 

 

Cerco di appuntare il braccialetto, ma sono così nervosa che il gancetto mi è scivolato da mano almeno venti volte.

“Vuoi una mano?”

La voce di mia sorella mi fa sobbalzare, giunta alle mie spalle inaspettata.

“Oh si grazie, altrimenti farò tardi..”

Mentre fa scivolare l’anellino nel gancio mi fissa con aria interessata: “Fuu ma dove devi andare che ti stai parando di tutto punto” mi fa inarcando un sopracciglio.

“Vado alla torre con le mie amiche” le rispondo cercando di non tradire emozioni.

“Ahh” sospira profondamente “e io che pensavo avessi un appuntamento romantico” mi fa inacamminandosi verso la porta; e soffermatasi sull’uscio “con un bel principe…”

Per fortuna va via senza voltarsi… non immagina neppure quanto ci sia andata vicina questa volta.

Il principe c’è, anmche se non è proprio un appuntamento, perché non saremo soli e perché non sa neanche precisamente quando avremmo fatto ritorno su Sephiro.

 

“Fuuuuuu”.

Hikaru mi salta al collo: “Fuu che bello torniamo su Sephiro”

“Già” le sussurro emozionata al pari suo “sperando che Umi non si sia scordata l’appuntamento!”

“Certo che non mi sono scordata, malfidanti, dite la verità volevate andare senza di me!” ci fa fintamente indispettita.

“Dai non perdiamo tempo in chiacchiere” Hikaru afferra senza troppe ciance le nostre mani “ANDIAMOOOO” mentre un bagliore ci avvolge facendoci perdere per qualche secondo la cognizione del tempo e dello spazio.

 

Il castello di Clef è bello come al solito, nelle sue torri svettanti all’infinito.

Quasi corriamo per i corridoi, ciarlando allegramente, e il mio cuore batte all’impazzata al pensiero che sto cercando di tenere a freno per non svenire dall’emozione.. rivedere il mio Felio.

Quasi buttiamo giù la porta che dà nella sala principale.

“Eh quanta grazia, ma chi è questo cafone che..”

Cardina si blocca di improvviso, e quando capisce che siamo noi la mandria di bisonti che si fa largo nella stanza, caccia un urlo che fa tremare le pareti.

“Ohhhh… ma sono le mie terrestri preferite”.

Come se ne conoscesse altre.

E mentre anche Lafarga, Ascott e Clef ci si fanno incontro, io scruto attorno a me nella speranza di scorgerlo in qualche angolo, poggiato al muro, con le braccia incrociate e il suo sorriso beffardo.

 

Sento le voci dei nostri amici che si accavallano e meccanicamente rispondo alle loro moine di benvenuto.

Ad un tratto però mi sento osservata e mi volto.

“Felio è nel villaggio ai piedi del castello… sta aiutando a ricostruirlo” mi fa il vecchio saggio, come se avesse letto nei miei pensieri, e stranamente non mi sento in imbarazzo per questo, sarà per l’aura di saggezza e bontà che sprigiona.

Manco finisce di parlare che un braccio mi circonda il collo: “Fuu immagino che allora non ci degnerai della tua compagnia..”

Ecco… Umi invece sa bene come farmi diventare di tutti i colori.

 

Mi avvio verso il bosco che circonda il castello.

L’aria è profumata e fresca, sarà per il cielo così azzurro e terso, o forse per gli alberi in fiore, sarà che non sono abituata vivendo in una metropoli inquinata dal progresso e dalla tecnologia, ma qui è davvero tutto perfetto, tutto così incontaminato… puro… vergineo.

Dopo un po’ di cammino, vedo in lontananza un piccolo villaggio, dove troverò il mio principe… lo so… sono sicura che è lì, perché il mio cuore sta già sussultando dall’emozione. In questi giorni è come se fossi stata una barchetta in mezzo al mare, abbandonata, spaurita, circondata solo dall’acqua, ma consapevole che prima o poi nell’oscurità sarebbe comparso un fascio di luce ad indicarmi la via. E ora vedo quella luce, è il mio faro, che brilla sempre più man mano che mi avvicino…che mi fa strada verso un porto sicuro.

La gente è molto indaffarata, rumori battenti di martello risuonano tutt’intorno come a creare un strana melodia. Anche i bambini danno il loro aiuto, anzi sembra che per loro sia quasi un gioco.

Mi avvicino ad un signore che sta probabilmente riposando un po’ per riprendere le forze.

“Mi scusi sa dove posso trovare il principe Felio” gli chiedo.

Lui mi guarda un attimo, poi mi sorride: “Si… prosegui sempre dritto, sta lavorando all’ultima casa, prima che ricominci la foresta, non puoi sbagliare”

Lo ringrazio e lo saluto cordialmente, perché la gente di Sephiro è sempre così solare e gentile, di un calore che ti riscalda il cuore.

Proseguo per la via indicatami, fa caldo e forse la mia maglietta a maniche lunghe è un po’ troppo pesante… o forse sono io che oggi ho tutti i sensi particolarmente acuiti.

E quando scorgo da lontano un viso a me fin troppo familiare, mi sento completamente avvampare, perché per quanto aspettassi con ansia questo momento, ho in realtà anche una fifa tremenda, perché ora non ci sono mostri da sconfiggere e managuerrieri da pilotare… ora ci siamo solo io e lui.

Ma la voglia di incrociare i suoi occhi d’ambra, è più forte di qualsiasi timore e di qualsiasi paura e così accelerò il passo, quasi fossimo distanti mille miglia.

In questo momento mi volge le spalle. E’ vestito semplicemente… anche di più di come l’ho conosciuto la prima volta, ma anche così, meravigliosamente bello. Sta martellando un’asse con accanto una bambina, tutta presa ad osservare il lavoro che sta facendo.

Mi avvicino in silenzio, ormai gli sono dietro a pochi passi. Non si accorge subito della mia presenza, ma quando vede la bambina distratta ad osservarmi si volta di scatto.

Ed è in quel momento che io capisco che non posso fare a meno di lui, dei suoi occhi, del suo sguardo dolce e avvolgente, della sicurezza che mi infonde quel viso, sorridente e sereno, e più di tutto di quei sentimenti per me che gli colorano l’espressione del volto e che mi infiammano il cuore.

Comincia a camminare verso di me, senza distogliere mai i suoi occhi dai miei, fino a che non mi è a pochi centimetri.

Vorrei dirgli qualcosa, ma credo di aver perso l’uso della parola… ho la bocca talmente secca, che la lingua mi si è appiccicata al palato.

“Fuu…”

E’ indescrivibile l’effetto che mi fa sentir uscire il mio nome dalle sue labbra, ma soprattutto in questo momento, perché avverto che è pieno di emozioni, delle stesse emozioni che provo io.

“Ciao” riesco a rispondergli. Spero che la mia voce non tremi troppo.

Certo che se Umi mi vedesse adesso andrebbe avanti a ridere per un mese. Devo avere una faccia molto buffa… per gli altri si intende… ma non per lui.

“Ma tu sei il cavaliere magico dell’aria… ne sono sicura!”. La bambina mi prende per mano: “Ti ricordi di me…ci siamo conosciute al castello del grande saggio”.

Effettivamente guardandola bene mi ricordo di lei, era sempre fra quel gruppetto di bimbi che mi chiedevano di cantare.. anzi lei era la mia fan più accanita.

“Certo che sì … ti chiami Mey vero?” le dico sperando di non aver preso una cantonata.

Ma lei mi spalanca un enorme sorriso e io capisco di aver indovinato già prima che me lo confermi.

“Mi dispiace se avessi saputo che arrivavi oggi, non mi sarei fatto trovare così!” mi dice Felio allargando le braccia, evidentemente dispiaciuto di non potermi accogliere come avrebbe voluto

Io gli vorrei rispondere che è bellissimo anche in quel modo, ma è più probabile che in questo momento su Sephiro scoppi un acquazzone, che io pronunci una frase del genere.

“Perché che hai che non va?” gli faccio “in fondo stai lavorando alla casa, è normale che tu sia vestito così”

“Già” fa Mey “il principe sta aiutando me e la mamma a ricostruire la nostra abitazione!”

“Beh posso darvi una mano anch’io allora”

Sento Felio che sta cercando di protestare, ma la bambina è già tutta emozionata per la mia offerta.

E davanti ai nostri sguardi sorridenti e alle mie suppliche mielate, anche lui si convince: “D’accordo però stai attenta a non farti male… e poi dovresti cambiarti, altrimenti ti sporcherai tutti i vestiti!”

Effettivamente non sono proprio in tenuta da lavoro, con questa gonnellina svolazzante non mi sarei certo sentita a mio agio.

 “Dai vieni ti do qualcosa della mamma”. Sotto lo sguardo attento del mio principe, mi tira verso una piccola capanna di paglia poco più in là. Deve essere il loro appoggio, in attesa che la casa sia pronta, perché, per quanto sia essenziale, sembra non mancar nulla per viverci.

Mi da un pantalone e una maglia, che ricordano vagamente le tute che sulla Terra si portavano negli anni ottanta, ma quando la infilo capisco che la madre deve essere più alta e  più in carne di me..

E’ vero io sono un po’ sottopeso, e non ho forme diciamo così rotonde, e quella tuta deve essere almeno tre volte più grande della mia taglia.

Credo di sembrare un pagliaccio in questo momento, con le maniche che mi arrivano fino alle estremità delle dita e il pantalone che struscia per terra, ma Mey sembra non farci caso, forse perchè troppo felice che il gruppo di lavoro abbia fatto un nuovo acquisto.

Esco dalla capanna, sapendo perfettamente che invece Felio non si lascerà scappare questa occasione per prendermi in giro.

E infatti appena mi vede si avvicina sorridendo e con una mano sul fianco mi dice, squadrandomi da capo a piede: “Però…sei davvero seducente vestita così!”

Io faccio una finta risata, un po’ indignata: “Ah Ah…Molto… molto divertente!”

Lui si avvicina, e il mio cuore si mette a battere più che mai, mi prende la mano e comincia ad arrotolarmi la manica mentre mi sussurra: “Guarda che dico sul serio”

Poi mi prende l’altra e fa lo stesso mentre io, molto imbarazzata e con lo sguardo a terra, gli rispondo: “Si come no… come se non ti conoscessi..”

Mi è così vicino in questo momento…. spero non si accorga che le mani tremano mentre lui, con le sue, risale lungo il mio braccio e che ogni volta che i suoi occhi si spostano dalla manica al mio viso, le mie gote sembrano voler prendere fuoco.

Poi si abbassa e comincia a fare lo stesso con le gambe del pantalone.

“No Felio non ti preoccupare lo posso fare anch’io!”

“Sta tranquilla!” Mi dice con dolcezza. Sa che in fondo ho sempre la tendenza a non dimenticare che lui è un principe, nonostante abbia sempre cercato di farmi capire che si sente molto meglio ad essere considerato un comune abitante di Sephiro.

Vedo che mentre è ancora intento a sistemarmi i pantaloni, guarda il mio anulare sinistro, dove ovviamente c’è l’anello che mi ha regalato.

“Hai visto, questa volta è rimasto da me” gli faccio sfrgandolo con le dita.

Lui si rialza, mi prende la mano delicatamente e me la bacia, all’altezza dell’anello, come già aveva fatto quando me lo donò la prima volta: “Allora sono riuscito a legarti a  me!” mi dice, penetrandomi con il suo sguardo e lasciandomi col viso in fiamme e completamente incapace a replicare.

Felio ha un poter su di me che nessuno ha: quello di rendermi completamente inerme, disarmata, come se potesse fare di me ciò che vuole. Ed è una sensazione dolcissima, che mi fa venire la voglia di lasciarmi andare e di affidarmi completamente a lui, perché so che sotto la sua ala protettiva sono al sicuro da qualsiasi pericolo.

 

Io e Mey siamo l’una accanto all’altra e Felio ci è di fronte, come il capo mastro che deve impartire gli ordini ai suoi garzoni. Questa cosa mi diverte molto: è la prima volta che posso passare del tempo insieme a lui senza dover temere per la mia o per la sua vita. Mi sento allegra, spensierata… felice.

“Allora, la vedete quest’asse” ci fa mostrandocela “là ce ne sono delle altre più lunghe, dovete segarle in modo da renderle tutte di questa misura”.

Già ci stiamo dirigendo verso le travi ammucchiate lì vicino, ma al suo ordine ci blocchiamo

“Ferme… aspettate… non mi sembra di avervi dato il permesso di andare”. Lo guardo, e capisco che questa situazione in cui lui comanda e io eseguo, lo diverte da matti. Ma gli darò pan per focaccia.

Ci porge un seghetto e ci indica due tronchi affiancati dove posizionarci.

“State attente a non tagliarvi!”

E mentre Mey, saltellando, si è già avviata a prendere un’asse, io gli faccio provocatoria: “Ora posso andare, padrone?”,.

Mi guarda malizioso: “Si… se ho qualche altro desiderio che devi soddisfare te lo farò sapere!” mi dice con voce suadente.

E’ il caso di dire che me la sono cercata. Quanto a risposte argute e taglienti non posso competere con lui e così raggiungo la bambina tentando di non fargli notare che sono arrossita di nuovo.

 

Mettiamo l’asse, in modo che sia retta dai due tronchi e ci sistemiamo perpendicolarmente ad essa. E’ piuttosto spessa, ma non dovrebbe essere un lavoro molto complesso.

Dopo aver preso le misure, impugniamo la sega, io da un lato e lei dall’altro, e cominciamo ad incidere il legno.

Cavolo! Per quanto ci sforziamo il seghetto sembra sempre allo stesso punto, sembra non voler in alcun modo penetrare nel legno.

Mi accorgo che Felio ha lasciato le sue incombenze ed è vicino a noi con le braccia incrociate: “Non finirete neanche per sera se la usate così!”.

Si inginocchia e poggia le mani sulle mie e su quelle di Mey: “Non dovete spingere solo l’una verso l’altra, ma soprattutto verso il basso, affondando nel legno” ci dice, mostrandoci come fare.

Sono contenta che abbia i guanti, perché già così mi sento ben più che accaldata, figuriamoci se avessi il contatto diretto con la sua pelle.

Effettivamente ora va molto meglio.

 Altro che lavoro poco complesso però, dopo poco siamo sfinite e abbiano tagliato  si e no quattro o cinque assi.

“Già battete la fiacca” ci fa, mentre io e Mey tacitamente avevamo deciso di riposarci un po’. Così punte nell’orgoglio, riprendiamo e ci fermiamo solo quando ci dice che può bastare.

“Va bene avete il permesso di riprender fiato”.

Mey sembra orgogliosa di stare agli ordini di Felio e la sua innocenza di bambina non le permette di cogliere quelle frecciatine, negli sguardi e nelle parole, che il principe mi scocca.

“Grazie padrone” gli gridò dietro.

 

La bambina è andata alla vicina fontana a prendere un po’ di acqua anche per me, mentre io resto seduta con i gomiti sulle ginocchia e le mani a reggermi la testa.

Uno degli abitanti del villaggio sta parlando con  Felio, chiedendogli il suo parere in merito alle dimensioni di non so bene cosa.

Noto che è molto riguardoso nel dialogare con lui e lo chiama sempre principe; ma non è timore reverenziale, è piuttosto un grande rispetto, forse perché è pur sempre il fratello di Emeraude.

Lo osservo bene, come a cercare qualche piccolo particolare del suo viso che non ho memorizzato… ma non ce ne sono.

La maglia gli lascia scoperte le braccia… due braccia asciutte e nerborute allo stesso tempo, e mentre batte con il martello i muscoli si evidenziano ancor più.

Si volta verso di me e mi sorprende a guardarlo mentre sono assorta in questi pensieri. Fortunatamente arriva Mey, che mi toglie senza saperlo da quella situazione imbarazzante… dovevo avere proprio la faccia di quella che stava sbavando… e lui, perspicace com’è, se n’è di sicuro accorto…che vergogna!

 

Mi accosto e mi rivolgo a lui titubante: “Felio, posso farti una domanda?”

“Non c’è bisogno che mi chiedi il permesso, va bene prima che scherzavamo…” mi dice continuando a sistemare la finestra a cui sta lavorando.

“Beh ho notato che tutti ti chiamano principe… solo io mi rivolgo a te per nome… non è che magari… è sconveniente… nel senso che possa sembrare… che ti manchi di rispetto” pensando anche al fatto che prima si era abbassato ad arrotolarmi i pantaloni.

Smette di martellare e si volta verso di me: “Fuu, mi sembra che l’abbiamo fatto già questo discorso no… ho chiesto anche a  questa gente di chiamarmi semplicemente Felio, ma non c’è verso… per loro resto il fratello di quella che è stata la loro principessa…. ma con te… spero sia diverso!”

Quando vuole sa essere la persona più dolce dell’universo e sarà per questo che non riesco ad ordinare al mio corpo di trattenere l’impulso che sente. E mi ritrovo ad aggrapparmi con le mani alla sua maglietta e ad affondare il viso nel suo petto : “Mi sento sola senza di te sulla Terra!”

Sento le sue mani che scivolano lungo la mia schiena, per poi circondarmi la vita e stringere il mio corpo al suo: “Non sai quanto mi manchi anche tu” mi sussurra all’orecchio.

E io vorrei restare lì per sempre, a bearmi delle parole che ha appena pronunciato, a contare i battiti del suo cuore, a respirare il profumo della sua pelle.

E non mi accorgo che Mey sta venendo verso di noi, e probabilmente imbarazzata dalla scena le scivolano  le assi che ha in mano.

Mi stacco di netto da lui e aiuto la bambina a raccogliere quanto le è caduto e solo adesso connetto bene quello che ho appena fatto… e se prima mi era sembrata la cosa più naturale del mondo, ora sento di aver fatto un qualcosa di tantino ardito per me e so che almeno per un po’ cercherò di evitare il suo sguardo, per non arrossire per la cinquantesima volta.

 

La casa  sta venendo proprio bene, è ancora solo uno scheletro, ma già la sua forma è ben delineata e sono sicura che quando sarà terminata sarà luminosa ed accogliente.

“Fuu… potresti riempirmi un secchio d’acqua per favore?”

E io che non desidero altro che ronzargli attorno scattò subito in piedi e mi dirigo alla vicina fontana non senza avergli detto prima, allegra: “Agli ordini mio principe!”

E lui sorride, perché sa che è la mia maniera per fargli capire che in qualsiasi modo io possa chiamarlo, è pur sempre la persona che mi ha cambiato la vita.

Cerco di aprire il pomello, ma non sembra volerne sapere.

Forzo un po’ più la mano e mi ritrovo praticamente inondata da un getto improvviso che mi infradicia da capo a piedi, e solo con la forza della disperazione, non so bene come, riesco a richiuderlo, prima che nemmeno un angolino del mio corpo resti asciutto.

Mey accorre in mio soccorso, quando ormai è troppo tardi e dispiaciuta mi dice: “Scusami Fuu, mi ero scordata di dirti che era rotta!”

“Beh avrebbe dovuto dirmelo qualcun altro” faccio con tono spazientito cercando di farmi sentire da chi so io.

E alle mie spalle vengo raggiunta da una voce che cerca di non sembrare divertita, ma con scarsi risultati: “Mi… mi spiace… mi ero dimenticato di  avvertirti…”

Mi giro e lui non riesce più a trattenere la sua ilarità e scoppia a ridere: “Dai tanto fa caldo… ti sei rinfrescata un po’”.

Mi volto con tutta calma verso Mey, cercando di cacciare indietro i capelli che mi si sono incollati agli occhiali, me li sfilo e a bassa voce le chiedo di aiutarmi a riempire il secchio senza inzupparmi di nuovo, dopodichè le porgo le lenti affinché me le regga. Non ha capito le mie intenzioni e forse non può nemmeno immaginarle perché ai suoi occhi sarebbe inaudito fare una cosa del genere ad un principe, ma come ha detto lui… con me è diverso.

Mi volto con sguardo assassino verso Felio e comincio ad avvicinarmi, mentre lui, da vecchio volpone si è già reso conto delle mie intenzioni.

Cerca di blaterare qualche implorazione con le mani pronte al placcaggio, ancora col suo sorriso a metà sulle labbra per la scena del mio bagno, e così prima che possa pensare ad una fuga, lo centro in pieno con una bella secchiata d’acqua fredda.

“Ecco rinfrescati anche tu…” gli dico soddisfatta.

Si guarda i vestiti, zuppi al pari dei miei, per poi rialzare gli occhi e io noto con disappunto che non sono riuscita a cancellargli l’aria beffarda… anzi ad essa si è aggiunto uno sguardo di sfida: “Se è la guerra che vuoi… ti accontento…”

E prima che comprenda cosa voglia intendere mi ritrovo sollevata da terra e con il seno che preme sulla sua spalla, con il secchio che mi è volato da mano, mentre lui si dirige, con me in braccio, verso la fontana.

Cerco disperatamente di divincolarmi, ma so di non averne né la forza né il tempo, e provo così a muoverlo a compassione: “Ahh…Ti prego Felio… no”

Ma di tutta risposta vengo raggiunta da un’altra gittata di acqua che mi colpisce, non so bene neanche più dove, tanto sono fradicia.

Mey sbigottita e divertita allo stesso tempo assiste alla scena senza dir nulla.

“Ti prego Felio… basta!” gli grido e quando mi rendo conto che ha richiuso il pomello, mi ritrovo, stretta a lui, con le braccia intorno al collo, le mie labbra a pochi centimetri dalle sue, e i nostri corpi bagnati e appiccicati l’uno all’altro.

Riesco a malapena con le punte dei piedi a toccare il terreno, perché lui mi tiene ancora sollevata.

E ora non leggo più sul suo viso divertimento… è diventato serio e mi guarda così intensamente che io non riesco a dire o a pensare nulla.

A stento sento Mey che dice che va a prenderci dei teli per farci asciugare, forse perché ha capito che la situazione sta assumendo risvolti imprevisti.

Con la mano mi accarezza il viso, scostandomi i capelli che mi sono finiti davanti agli occhi, e poi con un dito scende lungo la guancia, fino ad arrivare al mio mento, e vedo il suo volto farsi pericolosamente vicino al mio.

Stringo le dita intorno alla stoffa dei suoi vestiti, anche perché sento che le forze stanno venendo meno, e i miei occhi istintivamente si chiudono, forse perché mi sembra tutto un sogno… un sogno da cui non voglio svegliarmi.

“FUUU …. FELIOOOOO”.

In lontananza la voce di Umi, imbarazzante e inopportuna più che mai, ci risveglia di colpo da quello stato di grazia, e ci riproietta nella realtà.

Felio mi rimette giù e  sospira: “Certo che le tue amiche sono sempre tempestive… non c’è che dire!”

E io tutta intimidita mi divincolo dal suo abbraccio, scostando i miei occhi dai suoi.

Umi è con Ascot  devono aver fatto una gran corsa per raggiungerci perché sono piuttosto affaticati.

“Ma perché… siete tutti bagnati?” ci chiede la mia amica ansimando e cercando di prender fiato.

Io abbasso a terra lo sguardo, il mio viso ormai sarà diventato paonazzo, per fortuna Felio non è il tipo che si fa prendere alla sprovvista: “Voi piuttosto avete l’aria di quelli che  portano notizie!”

“Già” ci dice Umi “Fuu devi venire subito al castello… Clef ha da dirci una cosa molto importante. Dobbiamo esserci tutt’e tre!”

“Ma cos’è successo?” le chiedo un po’ preoccupata.

“Non lo so… ha solo detto che è una questione di cui deve assolutamente parlarci!”

Sento la mano di Felio che si poggia sulla mia spalla: “Dai vai ad asciugarti e a cambiarti… ti accompagno al castello!”

“Felio, ma tu qui hai da fare e io…”

Ma mi interrompe: “Il sole sta tramontando, avrei comunque smesso fra poco” e finisce di convincermi con uno tenero sorriso.

 

Asciugatami alla buona e rivestitami dei miei abiti, dopo aver salutato la piccola Mey ancora tutta elettrica per quel “particolare” pomeriggio di lavoro, io, Felio, Umi e Ascot, ci dirigiamo al castello, a passo svelto, visto che la cosa sembra essere piuttosto urgente.

Stiamo così ripercorrendo a ritroso il bosco.

Umi e Ascot ci precedono parlottando fra di loro, mentre Felio è poco più avanti a me .

Il lavoro alle assi e la lotta con lui mi hanno stancata più di quanto potessi immaginare.

E così, quasi come se avessi trovato una giustificazione, allungo la mano e la infilo in quella di Felio.

Lui  si gira e senza fermarsi mi tira verso di sé e mi circonda la spalla con il braccio: “Sai… devo dire che come aiutante non sei male… potrei nominarti mia assistente personale!” mi dice canzonatorio.

“Sono commossa, che offerta generosa… ma è troppo per un’umile terrestre come me aspirare a tanto!” gli rispondo con aria divertita mentre continuiamo a camminare abbracciati.

“Mmh… e sei anche simpatica… devo valutare bene la tua candidatura…” continua, guardandomi con interesse.

“Noto che la pace su Sephiro ti ha fatto tornare il tuo umorismo!”

“Veramente sei tu che mi fai questo effetto” mi sussurra e mi stringe di più, per darmi un bacio sulla fronte, slegandomi dal suo abbraccio un attimo dopo, per riafferrare la mia mano e incrementare il ritmo dei suoi passi perché Umi e Ascot sono ormai molto più avanti di noi.

Mentre io, mi lascio trascinare, rossa, accaldata, emozionata, priva di forze, stordita e potrei stare qui ad usare un altro milione di aggettivi, ma lo stesso non riuscirei a rendere completamente l’idea di come mi sento quando Felio mi è accanto…. ma forse perché ne basta uno solo…innamorata.

 

Arriviamo al castello.

Clef sembra un po’ preoccupato. Credo che non siano riusciti ancora a trovare Hikaru, perché nel salone non c’è.

“Va bene… comincerò a dirlo a voi..” ci fa e io comincio a impensierirmi un po’ perché di certo non è una bella notizia.

“Quando siete giunte  a Sephiro per la prima volta, l’equilibrio del pianeta era alterato, perché mancava una colonna portante. E come se il tempo sul pianeta si fosse fermato, quasi per proteggerlo dai pericoli di autodistruzione che diventavano sempre più verosimili. Ora invece, che la normalità o quasi è stata ripristinata, anche il tempo è tornato a scorrere regolare. Così che, mentre in passato venivate ricatapultate sulla Terra nello stesso momento in cui eravate state chiamate a Sephiro, adesso invece il tempo sui due pianeti scorre parallelo. Vi dico questo ovviamente perché credo che dobbiate giustificare la vostra assenza, non vorrei che vi creasse problemi venire qui!”

Quasi tiro un sospiro di sollievo a sapere che non ci sono pericoli… però un attimo dopo mi assale un atroce dubbio: ciò significherà che potremo passare su Sephiro solo poche ore o al massimo un giorno per non far sorgere sospetti alle nostre famiglie.

Umi invece mi salta al collo: “Fuu ma che ore saranno sulla Terra… noi siamo partite che erano più o meno le cinque e mezza…”

“Beh… hai l’orologio, che essendo un congegno meccanico dovrebbe funzionare bene anche qui” le dico con calma.

Lei guarda da lontano il suo polso… il quadrante è rivolto verso il basso… tira su la mano come se fosse infetta e quando gira il bracciale per vedere le lancette, caccia un urlo che mi fa sobbalzare nonostante avrei dovuto prevederlo.

“FUUUUU…. sono quasi le nove e trenta”dice sbalordita.

Io porto le mani alle labbra per il panico che mi fa venire il pensiero  che probabilmente i nostri genitori hanno già chiamato la polizia.

“Fuu che facciamo” mi chiede implorante Umi con le mani sulle mie spalle, sballottandomi avanti e dietro come se così uscisse fuori dal mio cervello la soluzione.

Inizia a piangere: “AHHHH… i miei genitori mi metteranno in punizione per il resto della vita!”

Ascot al suo fianco  non sa come fare per consolarla.

“Umi calmati ti prego” le faccio mantenendo la mia proverbiale calma “dobbiamo pensare a qualcosa!”

Mi volto verso Felio, che in tutto ciò rimasto in silenzio… poverino mi guarda con aria di chi è dispiaciuto di non potermi in qualche modo aiutare.

Beh se non la trovo io una scusa plausibile, come può lui che non conosce la Terra e i suoi costumi.

Cerco di meditare ma le urla di Umi bloccano i miei pensieri sul nascere.

Mi si ributta addosso: “E se chiedessimo a Kuu di inventare una scusa… lei è molto meno sprovveduta di noi!”

“Mia sorella” faccio io stupita “mmh… non credo sia il caso… è vero che è una grande cantastorie… ma rischierebbe di inventarsi un racconto che ci farebbe finire solo di più nei guai… e poi dovrei inventare qualcosa per lei sul nostro ritardo… non si accontenterebbe mica di coprirci senza sapere la verità…. e in questo periodo già mi sta particolarmente addosso perché sa che le sto nascondendo qualche cosa!” o meglio qualcuno, e mi viene d’istinto guardare Felio e arrossire, tanto per cambiare.

“E se chiedessimo a Shijin?”

Non capisco assolutamente come le salta in mente proprio lui.

“…In fondo è l’unico che collega almeno noi due… è uno che non fa troppe domande… è mio compagno di scherma… i suoi genitori sono amici dei miei… ed è il tuo migliore amico…meglio di così”

Non so perché… o forse lo so… ma è l’ultimo nome che avrei voluto che fosse pronunciato avanti a Felio… e invece Umi ha dovuto anche sottolineare che è il mio migliore amico.

“Beh Fuu puoi chiedere al tuo amichetto… magari lui ti trova la soluzione!” mi fa da dietro la mia spalla, con voce sarcastica e un po’ fredda.

 

Umi è di nuovo nelle braccia di un impotente e dispiaciuto Ascot, a piagnucolare e a maledire il destino.

Io ho gli occhi rivolti al pavimento… dovrei stare a pensare una scusa e invece penso alle parole che Felio mi ha detto poco fa.

Mi dispiace che possa pensare male di questa cosa… soprattutto perché Shijin per me è solo un amico.

Inaspettatamente sento la sua mano sul mio mento, e incontro il suo viso e capisco che deve avere intuito che ci sono rimasta male del modo in cui mi ha parlato, perché ora ha riassunto il suo tono gentile che ha avuto per tutto il pomeriggio: “Non ti preoccupare vedrai che qualche cosa troverete”

E io mi sento rassicurata, non del fatto che certamente ce la caveremo, ma che lui è sempre il mio dolce Felio.

In quel momento entra Hikaru. Umi si precipita come una furia da lei… travolgendola fra spiegazioni, imprecazioni e lacrime.

“Comunque chi è questo tipo?” mi fa con le braccia incrociate.

E io lo guardo perché non afferro subito che è ritornato sul discorso di prima e quando capisco che è una domanda venata di gelosia, sento il mio cuore impazzire nel petto, perché è un lato di lui che non avevo mai saggiato e mai immaginato.

“Shijin è solo … un amico” gli dico allargando le braccia e pronunciando l’ultima parola nel modo più incolore possibile.

“Beh.. come lo sono io..”

Ma lo interrompo decisa: “Per me è come se fosse un fratello…”dico sperando che comprenda la differenza.

“Allora è anche più di me…” capisco che sta cercando di provocare qualcosa in me…

“Fuu”grida Hikaru “andiamo… una volta sulla Terra penseremo ad una scusa”.

Il mio viso si è voltato verso lei, ma il mio corpo è restato immobile rivolto a Felio.

Ho pochi secondi per non andare via con l’amarezza di non avergli sciolto ogni dubbio.

E faccio quei due passi che mi separano da lui, gli circondo con un braccio il collo alzandomi sulle punte, e con l’altra mano afferro la sua maglietta all’altezza del petto.

Gli sussurro ad un orecchio, in modo che solo lui possa sentirmi: “Tu sei unico per me!” e gli do un bacio sulla guancia.

Poi mi sgancio da lui e senza guardarlo negli occhi mi precipito da Umi e Hikaru, con lo sguardo rivolto a terra, sperando che nessuno abbia fatto caso alla scena.

Afferro il polso di Umi e la mano di Hikaru…

Ma non posso non voltarmi ancora verso di lui per scambiare la promessa di rivederci molto presto.

E così mi volto, per incrociare i suoi occhi…

Quegli occhi che mi hanno stregato il cuore..

Quegli occhi in cui leggo un sentimento profondo… che seppur nato da poco mi promette l’eternità.

E in quello sguardo mi perdo, prima che un lampo luminoso ci avvolga nel suo fulgore.

 

 

- Fantàsie -

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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