Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Ato    08/08/2012    9 recensioni
Seguito di Medusa - come le fragole e il sangue
Credo di aver finalmente risolto il mistero di Hermione Granger. Ricordi quando Draco ce ne parlava con molta amarezza e altrettanto fastidio? Ricordi quando lo riprendevi con severità dicendo che era assolutamente svilente sapere che una nata babbana riuscisse meglio di lui in qualsiasi cosa? Ricordi quando Draco rispondeva che la odiava, e che una persona tanto odiata non ha futuro?
Dopo anni, ho capito cosa scatenava queste discussioni.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Lucius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, Lucius/Narcissa
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'Medusa'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Facciamo una cosa: diciamo che è colpa del caldo. Siamo d’accordo? Bene, perché non riuscirei a trovare una spiegazione più dignitosa a questa cosa.

L’avevo in mente fin da quando scrissi il capitolo 5 di Medusa, e mi ero ripromessa di non scriverla.

È molto più introspettiva e credo dai toni più cupi.

Mi sono concentrata su qualcosa che non avevo potuto spiegare nella storia originale, qualcosa per cui io e alcune di voi ci siamo fatte un sacco di domande.

Qui ci sono delle risposte. E il doppio delle domande.

 

Non volevo intaccare il bel ricordo della pubblicazione di Medusa – con quella storia mi avete regalato spicchi di paradiso, e continuate a farlo ancora oggi – ma c’erano delle cose che andavano fatte.

Per esempio avevo promesso quanto meno un’ultima uscita in questo fandom un numero smisurato di mesi fa per celebrare la cifra tonda dei lettori che mi hanno tra i preferiti (tranquilli, la scusa del caldo potete usarla anche voi, dà alla testa a tutti!).

Ma se ho trovato l’ispirazione per scrivere questa oneshot è grazie a Des.

 

Nella mia ultima storia ho scritto una cosa in cui credo molto. Ci sono delle persone che nella nostra vita sono la regola – quelle che ho amato sempre sin da quando ero uno scricciolo capriccioso. E poi ci sono altre che sono delle eccezioni.

Des non lo sa, ma mentre scrivevo quelle frasi pensavo a lei. È una delle eccezioni più belle che mi sia capitata nella vita.

Oggi compie gli anni, e io le faccio gli auguri con questa uscita pseudo-sentimentale.

 

 

(Le parti in corsivo sono tratte da lettere mai lette, diventerà più chiaro nel corso della storia).

Grazie a tutti quelli che ci sono stati e che ci saranno ancora.

 

 

Medusa

Lei vive in noi

 

Hermione Granger esibì un sorriso rilassato per sembrare serena davanti al carceriere con la bacchetta sguainata. Gli mostrò un permesso redatto dal Ministro della Magia in persona col quale lei si era conquistata il diritto di far visita a Lucius Malfoy.

«Non è uno spettacolo interessante», commentò la guardia, restituendole la pergamena, «a meno che non fai parte del reparto psichiatria del San Mungo».

Non era il caso di Hermione, naturalmente. I suoi motivi non avevano alcun interesse professionale o accademico, ma erano legati a qualcosa di più intimo e asfissiante.

Erano trascorse alcune settimane dai funerali di Narcissa e c’era un’immagine che l’aveva perseguitata notte e giorno senza darle tregua. C’era lo sguardo di Draco che si allungava sul pizzo di una collina in lontananza, poi inchiodava sul punto in cui il manto verde veniva calpestato da stivali alti e accarezzato da mantelli scurissimi. Nelle notti e nei giorni di Hermione insomma c’era ancora Draco, ma in una posa particolare: quella con cui aveva scoperto che a suo padre era stato concesso il permesso di dare l’estremo saluto alla propria moglie. Lucius Malfoy aveva i polsi tirati dietro la schiena, il viso basso, mani forti posate sulle spalle e gambe muscolose davanti alle sue che gli avrebbero impedito qualsiasi iniziativa.

Da lontano era stato impossibile coglierne lo sguardo, ma da un po’ Hermione aveva cominciato a condividere la domanda muta nascosta tra le labbra di Draco: cosa ne era stato degli occhi di Lucius Malfoy?

A quella domanda erano seguite altre, più insinuanti, dolorose come punte di spillo che invece di cogliere la seta con cui lei e Draco si coprivano, di notte, finivano impiantate in squarci di pelle delicatissima. Molte volte Hermione si era ripetuta che alcune punture sottilissime non li avrebbero uccisi – non erano pungenti i petali della margherita che ancora portava al collo? E quelle punture non sapevano più di vita che di morte?

C’era qualcosa di particolare, però, nel dolore che provocavano quelle domande. Forse perché era un tipo di dolore che Hermione non avrebbe mai immaginato di provare. Nasceva da un pensiero scomodo, spiazzante, dall’empatia che provava nei confronti di Lucius Malfoy: qual è il dolore di un uomo che può respirare un giorno di libertà soltanto per salutare il cadavere di sua moglie?

Forse Hermione non ci avrebbe mai pensato da sola. Era stato Draco a suggerirle quella riflessione, anche se non l’aveva mai pronunciata ad alta voce. E poi avevano continuato a pensare insieme, davanti alla stessa tomba e alla stessa fiammella tremolante su un cerino consumato: cosa avrebbe potuto alleviare il dolore di quell’uomo?

«Vorrei solo porgli una domanda» replicò seria, facendosi strada nel buio di un corridoio deserto.

«E quale sarebbe il vantaggio di porre una domanda se nessuno potrà darle una risposta, signorina Granger?» la schernì la guardia, con un sorrisetto sbieco e la bacchetta sollevata per grattarsi la barba.

Doveva esserci qualcosa di curioso nei meccanismi di difesa di quell’uomo, pensò Hermione, o forse qualcosa di terribilmente naturale: lavorava da così tanto tempo nel mezzo dell’oscurità che l’unico modo per non lasciarsi sopraffare era stato trasformarla in qualcosa di divertente.

«L’importante è porre la domanda» rispose Hermione, scrutandolo severa e ferma nella sua posizione. «Anche se la risposta impiegherà anni ad arrivare, un giorno arriverà. E quando succederà…».

 

La situazione era più pericolosa di quanto avesse immaginato. Più tetra, spiazzante. Le ombre nere della cella di Lucius Malfoy si allungavano sul corpo dell’uomo e lo abbracciavano come se fossero state demoni infernali sempre pronti per chiamarlo a sé. Avevano anche qualche altra cosa di infernale: forse la misteriosa persuasione dell’oscurità, con cui l’avevano convinto a non uscire mai dalla loro morsa.

Lucius Malfoy era immobile, coi piedi nudi e sporchi, graffiati per via del continuo dondolio a cui li sottoponeva strusciandoli sulla pietra. Aveva il viso basso, coperto da capelli ispidi e con un principio di argento che nessuno si prendeva la briga di ripulire con acqua tiepida e mani delicate.

Era circondato da un mucchio di fogli, sembravano carta straccia ma forse un tempo erano stati pezzi di elegante pergamena.

Hermione provò a chiamarlo, ma non ottenne risposta.

«Signor Malfoy…» riprovò, schiarendosi la voce.

Un tremolio scosse quelle spalle rinsecchite, tanto che la ragazza in un istante si animò di speranza.

Hermione gli si avvicinò con cautela, avanzando passi brevi per non spaventare un uomo fin troppo abituato all’immobilità. Allungò più decisa la mano, poggiandola sul suo braccio. Lo sentì tremolare sotto le dita e fu presa da un sospetto tremendo tanto che senza nemmeno pensarci gli pose la mano sotto al mento e gli sollevò il viso.

Lo trovò ridente.

Spalancò gli occhi con orrore davanti a quella smorfia, ma riuscì a governarsi prima che un istinto primordiale le suggerisse di scappare.

«Femmina» rise lui a occhi chiusi. «Una femmina».

«Sono Hermione Granger».

«Chi l’avrebbe mai detto che tra tutte le voci che sento qui dentro un giorno mi avrebbe perseguitato anche quella di una femmina».

«Non voglio perseguitarla o farle del male» chiarì lei, per niente certa che Lucius Malfoy si sarebbe lasciato rassicurare dalle sue parole. «Vorrei solo che mi dicesse qualcosa».

La testa dell’uomo dondolava sul collo, assecondando le risate che si facevano sempre più fitte e vuote. Qualche volta sbatteva contro il muro su cui poggiava il suo giaciglio, ma almeno in apparenza non ne traeva nemmeno dolore.

«Le voci parlano» replicò, forte di una logica che in pieno doveva cogliere solo lui. «Le voci parlano, io le ascolto soltanto».

«Io…» esitò Hermione, ricordandosi del discorso che aveva preparato, «capisco che per lei debba essere tremendo. Nessuno è pronto ad assistere alla morte delle persone care, anche se a volte la vita ci prepara all’idea di non averle più. E capisco anche… capisco anche che deve esserci stato qualcosa di paradossale in quello che ha provato quel giorno. Lo capisco, perché deve essere strano ascoltare qualcuno che le dà il permesso di rivedere per qualche ora la luce del sole e poi scoprire che la porta ad assistere ai funerali di sua moglie. Deve essere strano conciliare il piacere della libertà col dolore della perdita… la libertà…»

«Quale luce?» si interrogò Malfoy, rigirando ancora la testa ad occhi chiusi.

Hermione gemette, mordendosi le labbra. Forse lei e Draco avevano sbagliato a farsi tutte quelle domande complicate, forse nella testa di quell’uomo non c’era più spazio per la complessità della vita. Forse quando la vita viene strappata tanto brutalmente dalle mani, non c’è più differenza tra piacere e dolore.

Hermione decise di arrivare al punto. «Non credo di poter fare molto per lei, c’è solo una cosa che mi è venuta in mente» precisò, supponendo che comunque non l’avrebbe ascoltata. Quasi si convinse di essere da sola a parlare con uno dei demoni che ancora la perseguitavano dai tempi della guerra. «In realtà questa cosa non mi è venuta in mente pensando a lei. Non sono così buona come credono molti. Penso di essere egoista, a volte… da quando mi sono innamorata, credo. Mi è venuto in mente di venire da lei perché voglio fare qualcosa per la sofferenza di Draco. Della sua sofferenza non mi è mai importato molto… non ci ho mai pensato troppo, voglio dire. E ancora non so se sia un bene o un male. Ma comunque…» prese fiato, annotando che Lucius non aveva fatto una piega nemmeno a sentire il nome di suo figlio. «Non andrò via di qui fin quando non mi dirà le ultime parole che vuole dire a Draco». Hermione annuì, ripetendosi che quella era la cosa giusta da fare. Era vero, era anche l’unica cosa a cui era riuscita a pensare, ma vi aveva trovato una certa logica per giustificarla. E il fatto che quella fosse la sua unica possibilità di fare del bene a Draco e al padre non la rendeva una cosa meno giusta, si ripeté.

Recitò a memoria i motivi che l’avevano spinta a insistere col Ministro per un incontro con Lucius Malfoy: c’è qualcosa di bello nelle persone che si lasciano toccare da un segno di amore (Draco non ti abbandonerà, è abituato a essere amato, non fuggirà) e succede qualcosa di altrettanto bello nelle persone che si permettono di amare (da quanto tempo a Lucius Malfoy era stato negato il diritto di amare?).

Hermione aveva desiderato che per un’ultima volta Lucius amasse suo figlio.

Ritrovarselo davanti in quello stato di remota incoscienza l’aveva quasi lasciata atterrita. Poi aveva ridestato in lei una rabbia che conosceva bene, era la stessa che l’aveva perseguitata nei mesi successivi alla guerra: era rabbia che nasceva dal sentore di ingiustizia. Perché era ingiusto che un padre non potesse fare qualcosa per suo figlio, qualcosa che avrebbe salvato entrambi.

Hermione affondò le unghie nella casacca sottile di Malfoy, lo scosse un po’. «So che mi ha sentito», proruppe, con decisione, «e so che ha qualcosa da dire a Draco. Ci pensi…»

«Voce di femmina…»

«Ci pensi bene» ribatté lei, ignorando il suo lamento. «Cosa vuole dire a Draco?» chiese lentamente, calcando su ogni parola. «Sia un po’ come lei», mormorò alla fine, con voce più bassa e provata.

«Lei…»

«Narcissa» lo aiutò Hermione.

«Narcissa…» sfiatò Malfoy, scuotendo la testa.

«Avanti» si rianimò Hermione. «Cosa vuole dire a Draco?»

«Draco…» Malfoy spalancò gli occhi, ed erano quasi immobili.

Hermione faticò a sostenere il vuoto di quello sguardo, ma non si allontanò mentre gli sollevava il mento e lo invitava ancora a parlare.

«Draco… Draco… Draco, lei vive in te».

 

***

 

Era passata una vita da quando Lucius aveva sentito quella terribile voce di femmina. All’inizio il solo pensiero l’aveva fatto ridere sguaiatamente di commiserazione. Non bastavano le urla dei mangiamorte, il sibilo costante del signore oscuro, i silenzi di Draco, gente che moriva davanti a lui con voce rotta ma penetrante… tutto quello non bastava. Doveva arrivare anche una voce di femmina a triturargli il cervello.

Quante voci può accogliere una testa? Quante potevano tormentarlo prima che sarebbe stato troppo?

Lucius ne voleva ascoltare solo una. Ed era voce di donna.

E diceva sempre le stesse cose…

E da qualche notte sembrava uscita dalla sua testa. Sembrava ovunque.

 

 

Caro Lucius,

sono stata ai funerali dei caduti dell’Ordine della fenice. Avevo pensato di salutare mia sorella Andromeda, poi ho capito che non era il momento. Vorrei tanto ricongiungermi a lei e vorrei che sapesse che non lo faccio per il dolore di una perdita, per colmare un vuoto o per placare i sensi di colpa.

Vorrei farlo perché mi va, Lucius. E non riesco a immaginare un motivo per cui non dovrei assecondare i miei desideri.

Oggi ho rimandato, però. Non l’ho nemmeno salutata, anche se temo che mi abbia visto. Era addolorata, e non ho voluto peggiorare la situazione perché anche io per lei sono dolore.

Ma mi affretterò a cambiare le cose. Dovevi vederla: era talmente fuori di sé da lasciare suo nipote tra le braccia di una ragazzina smunta e goffa. Io non ho mai fatto una cosa del genere con Draco. E forse in passato non l’avrebbe fatto nemmeno lei.

Mi ha fatto capire una cosa: certi dolori ci cambiano. E forse io, che per lei sono dolore, sono ancora in tempo per cambiarla.

 

Draco mi ha detto che quella ragazzina era Hermione Granger. Avrei dovuto immaginarlo dal naso all’insù e l’espressione supponente.

Ma c’è qualcosa in lei che non si può immaginare. Solo vedere.

Mia sorella dovrebbe essere più attenta. L’ho sempre dovuta aiutare nella selezione delle amicizie. Credo che diventerò di nuovo indispensabile per lei.

 

Mi ha chiamata Cissy.

Ora mi mancano le parole per spiegarti cosa è successo nel nostro primo incontro.

Ma farò in modo che anche da lontano potrai capire.

 

Draco è rigido di fronte ad Andromeda. Non le parla, non la guarda. Non è interessato a conoscerla. Non sembra interessato a niente, a dire il vero. Solo a spostarmi la poltrona per farmi sedere comodamente. Da quando nostro figlio è galante, Lucius?

Hermione Granger d’altra parte è così inesperta! Dà le fragole a un bambino.

Ho dovuto suggerirle una pozione per risolvere l’allergia e mi ha guardata con saccenza e incredulità. Non si fida di me – fa bene, dirai tu, le uniche persone che possono fidarsi di me sono giaciute sul mio petto per notti così lunghe da sembrare vite intere.

Ma lei non deve saperlo. Lei deve fidarsi di me, solo così potrò risolvere il suo mistero.

 

Lucius, Lucius! Per Andromeda non sono più dolore.

 

Ho cominciato una bella routine: vado a trovarla ogni tre giorni. Draco ne è molto contrariato, ma temo che non abbia l’energia per contrastarmi.

 

Credo di aver finalmente risolto il mistero di Hermione Granger. Ricordi quando Draco ce ne parlava con molta amarezza e altrettanto fastidio? Ricordi quando lo riprendevi con severità dicendo che era assolutamente svilente sapere che una nata babbana riuscisse meglio di lui in qualsiasi cosa? Ricordi quando Draco rispondeva che la odiava, e che una persona tanto odiata non ha futuro?

Dopo anni, ho capito cosa scatenava queste discussioni.

Dovresti vederla, Lucius.

Ha l’apparenza di una ragazza comune e degli occhi che non sembrano umani. Ho capito cos’ha di strano: fa qualsiasi cosa con un’attenzione maniacale. Quando prende in braccio il bambino si vede da lontano che non sa bene come fare, che ha studiato su qualche libro il modo migliore per stringersi addosso un bambino e che non sa che certe cose non si insegnano, ma si scoprono. Fissa quel bambino come se non esistesse altro al mondo. Fa lo stesso con le pergamene che legge e che compila. Fa lo stesso con le fragole che mangia. Assottiglia gli occhi, e fa lo stesso con qualcosa che vede solo lei, quando si assenta.

Hai capito Lucius cosa irritava tanto Draco quando parlava di lei?

Il fatto che una persona capace di concentrarsi così tanto su qualsiasi cosa non ponesse attenzione a lui.

 

Penso di poter sfruttare quella ragazza. Saresti fiero di me. Lo so. Se solo mi rispondessi, almeno una volta…

 

Forse non era una buona idea sfruttare la ragazza. Sembra sempre agitata, potrebbe avere una pessima influenza su Draco. Oggi sono partiti per Hogwarts, ho provato con l’ultima strategia: le ho suggerito un calmante. Te le ricordi Lucius le notti spaventose in cui l’abbiamo bevuto insieme? Infuso di artemisia ed erba fondente ed estratto di camomilla. A volte funzionava, altre volte tentavamo di dissimulare le occhiaie di mattina, fingendo di aver dormito almeno qualche ora.

Spero che impari a preparare la pozione e si dia una calmata. Se non funzionerà, almeno avrò trovato qualcuno che la possa preparare per Draco quando è a scuola, lontano da me.

 

Draco la insulta di nuovo, credo che sia buon segno.

 

Andromeda e la sua famiglia passeranno il Natale da noi. Ho trascorso le ultime tre notti a immaginare come avremmo litigato in proposito. Non ci sono riuscita bene. La mia fantasia deve avere qualcosa di diverso rispetto a prima, ma non importa. Non riesco a immaginare come avremmo litigato, eppure riesco a vederci in pace e vicini, così stanchi della guerra…

A proposito di guerra, ho detto a Draco di invitare anche Hermione Granger.

 

Draco dice che passare la notte in biblioteca con lei non era tra le sue aspirazioni e che secondo lui tra i babbani le famiglie non vanno di moda. Sono davvero esseri così orribili? Eppure tu sei l’unica moda che ho sempre seguito… io, che di mode me ne intendo, conosco bene quelle intramontabili.

Ho deciso: devo scriverle io. Dopotutto lei non conosce ancora la natura dei miei inviti. Ma presto capirà che un invito è solo un modo elegante di dare un ordine.

 

Draco non la guarda negli occhi, la chiama Medusa. Riesci a immaginare perché?

Nostro figlio è cresciuto ossessionato dai serpenti, e io devo dargli i mezzi per governare tutte le ossessioni che ne verranno.

 

Ho chiesto loro di fare un giro in biblioteca. Hanno tentato di imbrogliarmi dicendo che avevano letto il poema di Odino. Erano buffi, e ingenui. Ho detto loro che quel libro è nella tenuta di campagna, perché come glielo spiego che ogni tanto me lo stringo al petto per non dimenticare i toni inverecondi della tua voce quando me lo leggevi?

Alla fine la nostra biblioteca è piaciuta alla ragazza, naturalmente.

 

È successa una cosa strana, Lucius. Hermione Granger ha convinto Draco che c’è bellezza ovunque… che convinzione grossolana! Come si può credere a una cosa del genere? Come si può credere che la bellezza sia qualcosa di così poco esclusivo? E dirlo senza vergogna, con compiacimento?

La bellezza è una cosa rara, non è alla portata di tutti, è nell’anello che a sedici anni mi hai stretto al dito, nel tuo bastone da passeggio, tra le nostre lenzuola, nei pavoni albini, nei diamanti, nelle nostre candele profumate d’oriente.

Hermione Granger è tremendamente ingenua se pensa di trovare bellezza ovunque si giri.

 

Le mancano i genitori. Forse non è vero che le famiglie tra i babbani non vadano di moda. O forse a Hermione Granger le mode non interessano. Non mi stupirebbe, d’altra parte, quella ragazza ha seriamente bisogno di rivedere le sue priorità.

Soltanto così invece di trovare la pace troverà se stessa.

Ma chi sono io per dirlo? Chi sono io per dire qualcosa del genere quando una parte di me è così lontana da sembrare il ricordo di un sogno?

A volte non mi rispondi nemmeno nei sogni, Lucius…

 

Mi ha scoperta, ma sono stata convincente: non dirà niente a Draco.

Tuttavia forse è tempo che parli sinceramente con te. Avrai notato che nelle mie ultime lettere ho ceduto sempre più alla malinconia e al sentimentalismo – non erano cose di cui odiavi leggere? Adesso mi odi, Lucius? So che non è così. Allora mi chiedo se tutte le cose che abbiamo odiato in vita forse non fossero solo lo spettro delle nostre paure più intime.

Sto morendo, Lucius, lo sento. E la mia unica difesa sono le righe che riesco a scriverti con sincerità – si muore di sentimentalismo? Allora probabilmente ne stiamo morendo entrambi.

Il medimago dice che c’è poco da fare. C’è qualcosa che mi divora i visceri, mi fa rivoltare senza posa nel letto, mi riempie le labbra e le lenzuola di sangue. Deve essere un male terribile. E lui riuscirà a risanare queste ferite soltanto per qualche altro mese. Quando gli dirò di smettere, sarò solo sangue.

Userò lenzuola rosse per coprirmi, così le macchie non saranno evidenti.

Eppure ho un’idea che mi tormenta…

 

Lucius sapeva che bastava un’idea per creare il tormento. A volte bastava un ricordo felice, altre volte il ricordo di qualcosa che non era mai accaduto.

Ma, altre volte ancora, bastava un bacio.

Qualcosa era cambiato da quando qualcuno l’aveva di nuovo baciato.

Una notte come tante si era sentito di nuovo avvolgere dal gelo. Non si era agitato nel letto, non lo faceva da tempo; non ricordava cosa fosse l’agitazione. Sapeva solo che il gelo non gli piaceva, l’ultima volta che l’aveva sentito gli aveva sottratto tutto – il bacio di un dissennatore ti svuota ripulendo bene le pareti della memoria, le consuma fin quando non esiste più il confine tra passato e presente.

Lucius aveva un’idea vaga di quello che era stato in vita. Aveva la testa piena di urla – uomini morivano nella sua testa continuamente e lui non poteva farci niente. Tra le urla riconosceva solo i silenzi di Draco e una voce di donna – Narcissa.

Perciò era successa una cosa strana una notte come tante: la voce di donna era uscita dalla sua testa e si era messa a danzare tra le pareti della sua cella. La voce era ovunque da quando qualcosa di gelido aveva sfiorato di nuovo le sue labbra.

Quella voce parlava per ore intere. Il suo non era semplice chiacchiericcio, la voce leggeva…

 

Si fanno i dispetti… ma non hanno la mia stessa esperienza. Dubito che l’avranno mai, dopotutto tu porti ancora i segni delle mie piccole vendette, loro hanno la pelle coperta da altre cicatrici…

 

Hermione Granger mi ha fatto ricordare di quando Draco si aggirava sorridente tra i nani in giardino. Sono certa che, nonostante le apparenze, quelli sono giorni che anche tu ricordi con trionfo.

 

Ho scoperto di amare l’antropologia e un autore che ci definisce scimmie nude… Mi troverebbe anche del tutto d’accordo se il mio amore per la manicure mi permettesse di non soffermarmi sulla loro mancanza di buongusto e sul fatto che non conoscono l’utilizzo di una lama per le unghie.

 

Questa sera il mio trucco è restato perfetto per molte ore dopo cena, così ho pensato che Hermione Granger potesse unirsi a me e a Draco nella nostra conversazione serale. È intelligente, il problema è che lo sa. Quindi è un’intelligente della peggiore specie.

Fortunatamente non sempre il mio rossetto resiste ai bicchieri di vino elfico che bevo, quindi non la inviterò molto spesso. Salazar me ne scampi, alcune delle sue osservazioni mi fanno girare la testa più dell’alcol.

Credo che abbiano un effetto simile anche su Draco. Il problema è che non gli fanno girare solo la testa. Lo fanno girare tutto. Intorno a lei.

 

Sotto la pioggia lei lo guarda diversamente, a lui piace la sua pelle bagnata. Draco dice che nel cuore lei ha un groviglio di serpi. Io gli ho confidato che lui ha l’antidoto.

Ho dovuto dirglielo. Ricordi quando tu stesso mi dicevi che io ero veleno e antidoto?

E Draco non ha forse il mio stesso sangue?

 

Leggono insieme, lei gli racconta una storia per burlarsi di lui ma Draco la burla in maniera ancora più sottile – è proprio nostro figlio! La burla al punto che lei si convince di aver trascorso il pomeriggio a prendersi gioco di lui, ma in realtà non fa altro che adempiere ai suoi desideri ogni volta che apre bocca. Credo che a Draco piaccia la sua voce e quello che gli racconta a proposito di candelabri con l’accento francese e bambini trasfigurati in tazzina. Sono storie curiose, dopotutto.

 

Hermione Granger ha nascosto il libro dell’antropologo all’ombra del suo seno. Te lo ricordi Lucius cosa nascosi io all’ombra del mio seno?

 

(Una vita intera, Narcissa).

 

Molte notti dopo la prima in cui si era sentito avvolgere dal gelo, c’era qualcosa che si destava nella sua testa. Lucius la riconobbe con riguardo e paura: doveva essere una scintilla di lucidità, qualcosa di talmente fievole che ancora non gli suggeriva di aprire gli occhi, ma c’era. C’era. Lo sentiva nei graffi sulle piante dei piedi che da un tempo indefinito avevano preso a fargli male mentre prima pensava che fosse solo pelle morta. Qualcosa c’era. Lo sentiva sulla punta della lingua ogni volta che, mangiando, per sbaglio si leccava anche le dita e le scopriva di un sapore sgradevolissimo. Sentiva qualcosa di nuovo ogni volta che si grattava la barba e il cuoio capelluto e vi trovava i capelli annodati.

Si sentiva meno uomo, più animale. Però cominciava a sentirsi di nuovo.

 

 

Quell’antropologo che ci chiama scimmie nude dice alcune cose strane. Per esempio che non ci calmano melodie lievi, o movimenti regolari, e nemmeno il silenzio. Dice che possiamo calmarci solo ascoltando i battiti del cuore. E non ha forse ragione?

Non mi rispondi da mesi, ma so che ci sei, che lo avresti fatto se avessi potuto. Anche solo per dirmi che non dovrei perdere la calma o la compostezza; che alcune cose non si scrivono, ma si serbano negli occhi e si mostrano solo di notte all’ombra di un viso amato che incombe su di noi.

Ma a me sembra sempre notte, e il viso che prima incombeva su di me, tra le tende di seta e il profumo lontano di una candela… quel viso non c’è più. Allora ho bisogno di calmarmi. E ne hai bisogno anche tu. Appoggia la mano sul cuore, quell’antropologo dice che solo i cuori calmano. Appoggia la mano sul tuo cuore, immagina che sia il mio petto.

 

Draco ha paura per me. Dice che gli sembro strana. Ha chiesto un permesso particolare a Hogwarts ed è venuto a stare a casa per qualche giorno.

 

Lucius, Lucius! Ho ancora un’idea che mi tormenta.

Ci sono cose che la pietra, la terra, il marmo più pregiato del mondo non riusciranno mai a contenere. Sono desideri.

Io sono convinta che quando qualcuno costruirà una tomba per me, non riuscirà comunque a contenermi. Basterà una sola delle tue parole e a me distesa lì verrà la voglia di grattare via pietra, terra e marmo; mi verrà voglia di destarmi e raggiungerti. Non importa quanto sia morta.

Lucius, sarei costretta a distruggere i confini dell’eternità per raggiungerti. Ma per farlo dovrei rovinarmi la manicure… sai che non l’ho mai permesso a niente e nessuno. E per evitarlo c’è solo un modo, uno solo…

 

Ho rispedito Draco a Hogwarts. Ha bisogno di vita e non di morte, ma lui non lo sa, perché ha già cominciato a confonderle, come se da quando nei suoi occhi ciò che era vita ha iniziato a morire, ormai non trovasse più differenza tra il respiro di una donna e l’alito della morte.

 

Sono riuscita ad entrare ad Azkaban. Ora sono sicura di poterci tornare per l’eternità.

 

A Draco non piacciono i gladioli di mio cognato.

 

Sono ingenui, Lucius. Ricordi di quando ti ho parlato del Maestro e di Margherita? Credono che alla fine siano morti.

 

C’era qualcosa di strano nel modo in cui Lucius ricominciò a sentirsi vivo.

Un giorno aprì gli occhi e gli sembrò la cosa più naturale del mondo. Aveva le unghie sporche e le lavò con cura. Chiese delle calzature e le indossò dopo essersi arrangiato con medicazioni di fortuna.

Da un momento all’altro si accorse di ricordare finalmente come si facesse a leggere.

La voce di donna non era scomparsa, soltanto… veniva da un punto più lontano, si nascondeva da lui.

Una notte Lucius raccolse i bigliettini che lo circondavano, prese a leggerli fin quando la sua voce non si confuse con quella di donna.

Pronunciavano le stesse parole, dopotutto.

 

A Draco adesso piacciono i gladioli. Mi ha mostrato una tela: al centro c’è una nave con le vele fatte di gladioli giganti. Qualcuno adagiato su quei petali li usa per solcare le acque, come se fossero esseri divini. Ma sono uomini. Come Draco. Come te. Come me.

Ho capito una cosa, Lucius. Possiamo camminare ovunque, se lo vogliamo, con piedi immateriali, su acque e terre estranee, su petali rosa, su tombe vuote, su pietre scure.

 

Non ci crederai mai, Lucius. Ho detto una cosa assurda. Non la ripeterò mai più, ma forse la sento vera come poche. Oggi Draco mi ha fatto visita con Hermione. Alla fine mi ha salutato con un bacio, mi ha chiesto come mi sentissi. Gli ho detto che poteva capitarmi di peggio che lasciarmi vedere senza rossetto dalla ragazza di mio figlio.

Forse sono egoista, Lucius, o forse non voglio farti perdere niente di nostro figlio. Ma ti riporto qui anche la sua risposta: Draco ha detto che se lo immagina, cosa c’è di peggio.

 

Draco è ancora un po’ ingenuo. Aveva davvero creduto che non amassi più i pettegolezzi. C’è in lui così tanto del bambino che è stato… c’è qualcosa di te, però, nella fermezza del suo sguardo, nella leggerezza delle sue dita quando mi accarezza, nella fuggevolezza dei suoi sorrisi quando mi guarda. Credo di aver capito anche a cosa sia dovuta la sua lieve galanteria. E la sua ossessione per le attenzioni.

Avevo ragione su Hermione Granger: era quello che gli ci voleva.

Non capita tutti i giorni di trovare una ragazza capace di concentrarsi su di lui come ho sempre fatto io con mio marito e con mio figlio.

 

La ragazza mi legge il poema di Odino che io amo tanto. Draco la sta confondendo con la vita. Il fatto che lui si sente più vivo quando lei gli racconta la storia di un candelabro francese non significa che la sua voce salverà anche me. Forse, in fondo, Draco lo sa. Ma non riesce ad accettarlo. E a me viene in mente solo una cosa: anche io sono confusa dalla vita e dalla morte. Un giorno per me avranno lo stesso significato.

 

Ho raccontato a Hermione Granger la storia dei nani. Ne ha sorriso.

Poi mi ha raccontato lei una storia curiosa. Dice che c’è qualcosa in comune tra le favole babbane e quelle dei maghi. E cioè c’è sempre qualcuno che si ridesta per il bacio dell’amore perduto. Dice che è una cosa assurda… cosa ci si scambia con un bacio se non un po’ di saliva? Eppure le madri ci convincono sin da piccoli che i baci possono salvare. Insinuano dentro di noi il pensiero che con un bacio l’anima di uno passa nella bocca dell’altra.

Hermione Granger ha analizzato persino questo passaggio: si è chiesta se l’anima vada a finire nella bocca o nello stomaco.

Non credo che sia questo il punto. Ma lei ha insistito, mi ha chiesto se non sentissi di avere nello stomaco la tua anima nera.

Le ho risposto che la tua anima non è nera, solo oscura. Di quell’oscurità che sa di mistero pronto a svelarsi solo per qualcuno.

Forse l’ho anche convinta.

 

Forse Draco ha ragione. Ci sono voci che salvano.

La mia riuscirà a salvarti, un giorno?

 

Hermione Granger pensa ancora che ci sia bellezza ovunque. Il problema è che pian piano mi sta persuadendo. Da quando guardo la luce del sole con malinconia, le acque del laghetto in giardino come se fossero il riflesso di un paradiso che non mi accoglierà mai. C’è un po’ di bellezza nelle sue mani sporche di inchiostro – anche se non riuscirò mai a trovare belle le sue unghie poco curate. C’è bellezza in favole di uomini che abbiamo disprezzato per tutta la vita, in vite che non potremo mai vivere. C’è bellezza nelle margherite, nei gladioli… ma la verità è che c’è bellezza in tutti i fiori del mondo se ce li porge una mano amata.

C’è bellezza nelle navi che viaggiano verso terre che non conosceremo mai, che forse sono belle proprio per questo.

C’è bellezza – credo che abbia cercato di dirmi questo, oggi – c’è bellezza nel modo che inventa ognuno per lasciarsi amare meglio, a misura.

Io ne ho inventato uno nuovo per te. Spero che mi perdonerai.

 

Sarebbe stato difficile perdonarla, e altrettanto complicato sarebbe stato amarla di meno.

Lucius Malfoy lo scoprì il giorno in cui capì tutta la verità. Narcissa aveva sfidato la vita e la morte, le aveva confuse, forse, proprio come aveva detto lei nelle centinaia di lettere che gli aveva spedito ad Azkaban nell’ultimo anno.

Era diventata un fantasma per salvarlo da se stesso. Lucius per un istante aveva sentito di odiarla, perché l’aveva costretto a salvarsi nel modo più tragico possibile, dopo un suo sacrificio.

La prima volta che l’aveva vista immateriale, incorporea, luminosa, ne era rimasto sopraffatto. Non l’aveva riconosciuta. Aveva accolto il suo bacio come si accoglie una condanna a morte. Però il suo bacio non l’aveva svuotato. A poco a poco, notte dopo notte, l’aveva riempito.

(Come si può passare la vita da un fantasma a un uomo quasi morto?)

 

Ho deciso che non spiegherò a loro perché il Maestro e Margherita non sono del tutto morti.

Credo che lo capiranno. Sono intelligenti e lo sanno.

Ma come possono credere che quei due siano morti? Come si fa a credere che due persone siano morte quando possono guardarsi negli occhi per l’eternità?

Capiranno mai che essere vivi significa restare con le persone amate?

 

Lucius non era riuscito ancora a parlarle. Lei gli sfuggiva sempre. Doveva essere nella sua natura di fantasma tutta quella fuggevolezza. Ancora non si era adattata alla sua nuova forma, la terra doveva sembrarle estranea.

Narcissa si limitava solo a ripetere pochi semplici gesti: lo salutava con un bacio, soffiandogli un po’ di anima tra le labbra, sospingendola nella sua bocca. Rileggeva per lui alcuni bigliettini che gli aveva spedito quando essere viva per lei significava attendere il momento in cui avrebbe potuto rivederlo. Gli ripeteva di non dire niente a Draco riguardo la sua decisione.

 

***

Tre mesi dopo.

 

Hermione Granger esibì un sorriso rilassato per sembrare serena davanti al carceriere con la bacchetta sguainata. Gli mostrò un permesso redatto dal Ministro della Magia in persona col quale lei si era conquistata il diritto di far visita a Lucius Malfoy.

«Non è uno spettacolo interessante», commentò la guardia, restituendole la pergamena, «a meno che lei non abbia la pazienza di un elfo domestico».

Hermione superò la guardia senza badare troppo ai suoi avvertimenti. Lo invitò ad aprire la porta della cella. Non riusciva a immaginare cosa la aspettasse. Aveva solo ricevuto un bigliettino: porta ad Azkaban la tua insopportabile voce da femmina, signorina Granger.

Hermione aveva accettato, confusa. Sapeva soltanto che avrebbe impiegato parecchio tempo per riprendersi da un’altra visita a Lucius Malfoy.

La precedente l’aveva lasciata atterrita, vittima di un pensiero vago.

Draco, lei vive in te.

Era la stessa cosa che Hermione aveva detto al suo fidanzato il giorno dei funerali di Narcissa. Avere un pensiero in comune con Lucius Malfoy era stato per lei qualcosa di destabilizzante.

Trovarlo in piedi, vestito di tutto punto e col bastone da passeggio puntato a terra invece non era solo destabilizzante, ma era…

«Stupefacente, non trovi?»

Hermione sussultò a sentire quella voce chiara e padrona di sé.

«Come ha fatto a riprendersi?» chiese a bruciapelo.

«Degli abiti puliti e un bastone da passeggio farebbero destare dalla tomba chiunque» sorrise Malfoy, schernendola compiaciuto.

«E come li ha ottenuti?»

«Pensavo che avessi imparato qualcosa dalle capacità persuasive di mia moglie».

Hermione lo fissò accorta. Malfoy aveva recuperato lo spirito per infastidire il prossimo e comandare tutti quelli che lo circondavano. Era tornato in sé, insomma, tanto da trattare le sue guardie carcerarie come umili elfi domestici.

«Ero impegnata a imparare altro dalla signora Malfoy», replicò Hermione, duramente.

«Del genere?» indagò lui, assottigliando gli occhi e fissandola con una punta di rancore. Le si avvicinò con passo misurato, quasi felino. «A quanto ho capito mio figlio ti paragona alla divina Medusa per via dei tuoi capelli e dei tuoi occhi. Per me somigli di più a una medusa di mare…» spiegò senza toccarla, come se temesse di farsi del male. Le sollevò il mento con il capo del suo bastone: il serpente che le carezzava la pelle aveva occhi verdi, forse capaci di pietrificare chiunque li guardasse.

«Ma c’è qualcosa di utile in tutto. Mia moglie avrebbe detto qualcosa di bello» sorrise lui, sfidandola a replicare. «Perciò farai qualcosa di utile e bello anche per me, signorina Granger».

«E che cosa dovrei fare?»

«Dì a Draco…» cominciò Malfoy, posando il bastone a terra. «Dì a Draco… da adesso lei vive anche in me».

 

   
 
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Ato