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Autore: Brenda_    09/08/2012    3 recensioni
Gazel (maschio) x Natsumi
Ho voluto sperimentare questa nuova (almeno per me) coppia.
Perché questi due si assomigliano molto, a mio parere.
"Costringo le lacrime a non uscire dai miei occhi.
Stringo le labbra, sputando tra i denti frasi come
-voglio diventare ghiaccio-"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altri
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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A  Miam, e Camy, grazie per avermi 

sopportata e sUpportata 

Alla Grandy, grazie per il titolo

A Cha. Spero ti piaccia ;)

Lui era vento. Era ghiaccio.
Suzuno Fuusuke non si sarebbe mai abbandonato alla banale perdita di tempo comunemente chiamata amore.
Gli obbiettivi che si prefissava, li raggiungeva.
Sempre.
Aveva giurato che sarebbe stata una botta e via, e così fu; perché tutte le manifestazioni sentimentali erano tabù.
Lui giocava, giocava con tutti, fingeva la personalità distaccata che ogni suo conoscente s' immaginava possedesse.
La realtà? Gazel era vuoto  dentro, la sua anima - alla cui presenza stentava a credere- era arida come un deserto, e nulla, neppure sbattersi Quella, avrebbe dissetato la sua voglia di silenzioso potere.
La manager degli stupidi terrestri.
Fin dal primo sguardo rivoltole aveva provato una sorta di celata comunione con Natsumi.
Era come osservarsi allo specchio, ma senza riuscire a prevedere le mosse del suo riflesso.
 
-ti piace la rossa, vero? Dai, la continui a fissare come uno scemo!-
Il suo istinto l' avrebbe indotto a appendere Nagumo per le mutande alla porta del campo, ma la forza dell' abitudine lo spinse a rispondere con un generico
- non so di cosa tu stia parlando-
Condito con una teatrale alzata di spalle.
Non gli importava di conoscerla, niente gli era mai interessato sul serio, men che meno quei boccoli ramati e le sue iridi di miele di castagno.
D' un tratto le labbra del ragazzo si curvarono in un sorriso che non prometteva nulla di buono: il suo subconscio gli aveva appena lanciato una sfida pressoché impossibile.
Sedurla, per vincere la ridondante noia quotidiana che lo stava spingendo sempre più verso la situazione di disadattato.
 
 
 
 
 
Mi ritrovo a urlare senza più ritegno contro Aki, la mia più cara amica.
-no! Basta! Mi sono veramente rotta di vederli sbaciucchiarsi a tutte le fottutissime ore del giorno! Io non ci sto più. O il lupachiotto asociale lascia in pace Endou o me ne vado io.-
Afferro la mia borsa e a passo di marcia mi dirigo verso il ruscello.
Mentre mi accoccolo sulla riva penso a tutte le volte che ho chiuso gli occhi, sperando che il giorno successivo Mamoru si accorgesse di me, la manager chiusa in sé stessa.
Poi è arrivato quel ragazzo dall' aria triste che gli ha fottuto il cuore.
Quando, dopo innumerevoli ripensamenti e paranoie, avevo deciso di dichiarare il mio amore per lui, mi ero allegramente addentrata nella savana dello spogliatoio maschile e li avevo trovati nudi e avvinghiati uno all' altro, pelle diafana su pelle abbronzata, la fascia arancio abbandonata malamente in un angolo, il mondo mi era crollato addosso.
Il mio cuore non batte più da quel momento.
Per un mese non ho aperto bocca, non sono uscita, non ho riso.
Poi ho iniziato ad essere acida con tutti, e a squadrarli con aria da superiore.
Mi faceva male ammettere anche solo a me stessa i miei sentimenti.
Costringo le lacrime a non uscire dai miei occhi.
Stringo le labbra, sputando tra i denti frasi come
-voglio diventare ghiaccio-
 
Poi sento una presenza dietro di me.
 
Ride.
Senza gusto.
Una risata completamente priva di gioia, senza suoni, un lamento arruffato.
Mi volto di scatto, pronta a freddare chiunque abbia osato seguirmi, quando di colpo mi blocco.
Quel ragazzo... É Suzuno Fuusuke.
Il nemico.
Un alieno.
- vattene.-
Sorridendo ancora, in quel modo da far rabbrividire, si siede accanto a me.
 
___
 ___
 _____


-Da quel giorno ogni cosa è cambiata, io sono cambiata.. Quel ragazzo, con la sua freddezza, ha saputo eliminare la mia, facendomi sentire per la prima volta viva, e non succube del mio carattere.


La vecchia direttrice dell’orfanotrofio unisce le mani, sta uscendo dalla dimensione in cui si cade quando si ascolta un racconto.

-Finito. Non so quanto la storia di come ci siamo conosciuti possa esserle utile per capire se siamo idonei ad adottare un bambino-
La  tizia dai capelli color melanzana raccolti in una crocchia strettissima mi fissa con quello sguardo  ghiacciato, al di sopra della montatura argentea degli occhiali enormi.
-Probabilmente negli altri orfanotrofi, qui a Tokio, nessuno vi farebbe questa domanda, ma il “Chosokabe” è il migliore, prende sotto le sue ali i bimbi migliori, e ci aspettiamo che vengano adottati dai genitori migliori. Credetemi. La domanda alla quale avete appena risposto è la più importante di tutto il colloquio-
E poi si chiedono perché tutti si cagano sotto quando devono adottare.
-un’ultima domanda.
Quanto tempo fa vi siete sposati e perché?
Fuusuke d’un tratto la guarda sfoderando il suo sorriso infallibile, quello che conserva solo per le occasioni speciali,  quando deve sottomettere una persona al suo volere.
-Esattamente sette anni fa, a vent’anni.
No. Non sto per risponderle che ci amiamo, perché non è così.
Noi condividiamo.
Condividiamo lo stesso carattere, le stesse idee, i pensieri, la casa, i sorrisi, i tramonti, i gusti musicali, i baci, le malattie, i litigi.
Ogni cosa è fatta per due, ogni cosa è divisa per due.
Abbiamo deciso di adottare, come le abbiamo già spiegato, perché ci siamo accorti che la nostra vita potrebbe essere migliore a tre, e non vogliamo utilizzare i metodi ortodossi perché ci affascina l’idea di poter offrire la possibilità di una famiglia ad  un ragazzino che non ha genitori, perché siamo nella stessa situazione: noi non abbiamo un figlio.
Anche io sono orfano, e so cosa significa essere estraniato da tutti, dal mondo normale, sognare  una famiglia, le cene di Natale… e svegliarsi in un letto freddo e senza calore.-
 
La rospa annuisce, fredda.
Fuusuke ritorna nel suo stato di apparente apatia, dopo aver scoperto tanti sentimenti ha bisogno di rintanarsi nel suo ghiacciaio personale, per ristabilizzarsi.
 
 
-E quindi ci dica, cara signora. Noi siamo idonei?-
La risposta contemplata da mio marito è solo una, e quando lui vuole qualcosa, l’ottiene senza tanti inghippi.
-Dobbiamo ancora studiare il caso, ma credo proprio che i risultati siano più che positivi.
Arrivederci.-
Mi sforzo di stringere la mano a quella rospa antipatica e di sembrare gentile, quando la vorrei infilare in un sandwich e cospargerla di majonese per poi darla in pasto a un mostro.
 
Mentre stiamo uscendo, passiamo davanti alla sala di ricreazione degli orfani.
Un bambino con in mano una rosa ci fissa.
Tutti gli altri giocano, in un gruppo numeroso.
Lui è solo, gli occhioni argentei persi su di noi, i capelli rossi sono accesi dalla luce al neon.
Stringe solo quella rosa, e ha l’espressione più seria che io abbia mai visto su un volto d’infante.
Adoro le rose, il loro profumo, il loro colore.
Se dovessi bere dell’Amortentia sono sicura che il suo profumo sarebbe di quel fiore rosso sangue.
Come se ne avessi preso un bicchiere, mi innamoro di quell’orfano.
Deve essere mio.
Perché all’amore non si può resistere.
Perché l’amore non esiste, è solo un incantesimo potentissimo, come lo è la vita.
 

 
 
 
 
*Buh!*
 
Buonzzorno, cari ;)
Allora. L’amortentia è una pozione di Harry Potter, che provoca infatuazione nelle persone che la bevono.
L’Amortentia assume un odore differente seconda i gusti e le preferenze della persona con cui entra in contatto e assumendo l'aroma di ciò che la attrae maggiormente, quindi, può essere aggiunta a cibo o bevande senza che la vittima se ne accorga.
 
Quindi eccomi qui a scrivere riguardo  questa pozione ;)
 
Non credo ci sia più nulla da dichiarare, a parte che non sono del tutto convinta che sia uscita bene, questa fic.
Spero mi facciate notare ciò che non vi è piaciuto, per migliorarmi <3
Un abbraccio
Marts
   
 
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