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Autore: TooLateForU    10/08/2012    10 recensioni
“Sapevi che schiessenhausen vuol dire gabinetto?” chiesi divertita, sfogliando il dizionario tascabile di inglese-tedesco.
“Sì Julie, lo sapevo. Perché sai, io sono tedesco.”
“Ti immagini? Scusi, devo fare un salto al SCHIESSENHAUSEN!!” scoppiai a ridere, perché era una parola sinceramente esilarante, ma Mister Trecce Selvagge si limitò ad alzare un sopracciglio.
Nessuno comprendeva il mio spiccato humor inglese.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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da quant’è che non aggiorno? credo parecchio :O
scusate, ma in questi giorni mi sono venute 28367256253 idee per altre storie/one-shot e non mi sono più cagata questa.
sorry.
anywaaaay, lunedì alle sette e mezza di mattina devo trovarmi all’aeroporto per partire, quindi aggiorno ora. Tornerò il 23 agosto, baaaaabes.
ah, non so se Bill abbia un impermeabile giallo, ma vi assicuro che non si veste solo di nero AHAHA.
detto questo, godetevi questo capitolo AHAH
besos.

 
 
 
 
 
 
“Un giorno Carol dovrà spiegarmi perché cazzo ha deciso di accendere il fuoco oggi.” Sibilai, afferrando un pezzo di legna e mettendomelo nel cumolo a sinistra, insieme agli altri.
Dopo un terrificante viaggio in macchina nel quale avevo preferito confondermi con i sedili piuttosto che parlare, la mia cara amica aveva chiesto chi volesse andare nella savana davanti casa nostra per raccogliere un po’ di legna ed io ero praticamente corsa in quella foresta, sperando di potermi perdere tra gli abeti ed avere un po’ di pace.
Ma l’altro gemello era venuto con me.
Bill fece una faccia perplessa, mentre dava dei calcetti ad un tronco gigantesco, facendolo rotolare di qualche metro. “Secondo te ci sta quello nel camino?”
“No, ma nel culo di tuo fratello probabilmente sì.”
Parlai senza riflettere (non era insolito) e pensai che si sarebbe arrabbiato, invece Catty scoppiò a ridere.
Era davvero buffo, con quel k-way giallo banana e il trucco sugli occhi. Ma almeno lui era riparato dalla bufera, io stavo per congelare. Sarei diventata un cubetto di ghiaccio, e tra centomila anni qualcuno mi avrebbe scongelato per studiarmi, come fanno ora con i mammut.
Almeno credo.
“Non sei la prima che dice qualcosa del genere.” Commentò “Ma saresti la prima a provarci. Non lo so, non ho mai misurato il diametro del culo di mio fratello.”
Abbozzai un sorriso, che se avessi avuto meno freddo sarebbe stato una risata. Sfregai le mani l’una con l’altra, prima di incrociarle al petto sperando di scaldarmi un po’.
Freddo freddo freddo FREDDO!
Willy mi squadrò, alzando un sopracciglio “Stai bene?” chiese.
“Certo, non si vede? Io sono in jeans e maglietta e fanno solo meno quaranta gradi, con un vento che farebbe volare una mucca incinta e questa pioggerella così poco fastidiosa. Alla grande.” Risposi sarcasticamente, peccato che stessi battendo i denti.
“Bhè, questo cappuccio è enorme. Puoi provare a mettere anche la tua testa, per evitare la pioggia.” propose, tirando da un lato l’enorme cappuccio giallo.
Lo guardai come si guarda un pazzoide nel mezzo di una tempesta (infatti..) però..però stavo congelando, e qui non c’era nessuno.
E me l’aveva chiesto lui.
“Okay, proviamo.” Acconsentii, e mi avvicinai. Dopo circa tre secondi ci accorgemmo però che era possibile mettere la testa sotto lo stesso cappuccio solo aprendo tutta la zip del k-way.
“Idea!” esclamò lui, e cominciai a preoccuparmi. Poi sfilò un braccio da una manica del k-way “Metti il braccio qua dentro, poi tiriamo su la zip e metti la testa nel cappuccio.”
Io lo guardai.
Lui mi guardò.
Guardai il k-way.
E di nuovo lui.
“Se qualcuno ci vedesse, sarebbe difficile da spiegare.” Dissi, ragionevolmente. Bill si guardò intorno “Gli alberi non sembrano interessati.”
Stare nella stessa giacca con Bill Kaulitz, o morire di ipotermia?
Questa è difficile.
Mmm.
 
DIECI MINUTI DOPO
 
“DESTRA, Bill, vai a DESTRA!”
“Un attimo, mi confondi! La mia o la tua?”
“E’ la stessa, idiota!”
Scoppiammo a ridere, mentre finivamo quasi per rotolare nella fanghiglia. Stretti come acciughe infreddolite dentro il suo k-way si stava molto più al caldo, anche se il mio braccio destro continuava a strusciare sul suo sinistro. Comunque lui era magrolino, e anche io non ero proprio un’elefantessa, quindi stavamo piuttosto comodi.
Alla fine avevamo rinunciato al cappuccio, le nostre facce erano già abbastanza vicine, e se lo avessimo messo avremmo finito per pomiciare anche solo aprendo la bocca per respirare.
“Ma sei sicura che è questa la strada per tornare?” chiese lui a un certo punto.
“No, ma prima o poi la foresta finisce, no?”
Mi guardò terrorizzato per qualche secondo, poi scoppiammo entrambi in una risatina isterica.
Oddio, mi faceva troppo ridere la sua risata. Cominciai a ridere più forte.
“Perché ridi?”
“Perché mi fa ridere come ridi!”
“Anche a me!”
“Anche a te fa ridere come ridi?”
“No, mi fa ridere come ridi..tu!”
Ora non riuscivamo neanche a respirare per quanto stavamo ridendo. Oddio, oddio mi faceva male la pancia, basta, BASTA! E non c’era neanche nessun motivo per ridere!
“Mi..mi fa male la pancia!” rantolai, tra le risate, mentre praticamente barcollavamo.
“Vuoi un massaggino?”
Ad un certo punto misi un piede in fallo e precipitai per terra, tirandomi dietro anche Bill che mi usò come tappeto. Ci sfuggirono di mano tutti i tronchi, che rotolarono giù per una discesa piena di foglie secche.
“Bill, BILL NON RESPIRO!” strillai, mentre tentavo di rotolare su un fianco per rimetterci in piedi, ma stavo ancora ridendo.
“Sembriamo una salsiccia gialla!” Commentò lui, divertito, mentre io tentavo di tirare giù la zip per uscire da quel k-way.
Vai giù, vai giù! Giù giù giù giù!
Continuai a strattonarla per un po’, ma quella rimaneva sempre ferma. Sbuffai, e smisi di lottare. Potrei rimanere sdraiata nello stesso k-way con Bill per tutto il giorno, che mi importa?
“Forse gli altri ci cercano.” Esclamai. Will mi fissò per qualche secondo, poi ricominciammo entrambi a ridere.
“Per un momento ci ho quasi creduto. Poi mi sono ricordato chi è mio fratello.”
“Basta, adesso torniamo a casa!” dissi, decisa, e mi mossi per mettermi in piedi. Grazie al cielo Catty mi seguì nei movimenti, e riuscimmo a rimetterci per verticale senza ucciderci.
“Questa strada mi sembra di averla già fatta.” Considerai, guardandomi attorno.
“Anche a me. Oddio, stiamo girando in tondo! Come nella foresta di Jumanji! E se salta fuori una tigre?”
“Sì, e magari anche un drago azzurro che vomita arcobaleni! Intendevo che forse questa è la strada che abbiamo fatto per arrivare, quindi magari siamo vicini a casa.”
Bill fece una smorfia, fissando la discesa davanti a noi “Non riusciremo mai a scendere restando in piedi.”
Riflettei per qualche secondo, poi alzai un sopracciglio “Allora scenderemo non in piedi.”
 
UN MINUTO DOPO
 “Non ci credo, non ci credo che l’abbiamo fatto sul serio!” esclamò ridendo, mentre facevamo per rimetterci in piedi.
“Intanto ci abbiamo messo pochissimo. Ed eravamo comodi.” Considerai, togliendo con il braccio libero un po’ di foglie dal k-way che ormai non era più giallo. Piuttosto verde.
Verde-marrone. Non voglio indagare.
“Adesso dobbiamo trovare un modo per uscire di qui.” Continuai, indicando la giacca.
“La zip è bloccata.”
“E fin qui c’ero anche io.”
“Sfiliamo dalla testa, no?”
Giusto. Questo ragazzo/felino era molto più sveglio del fratello, ecco perché parlava lui nelle interviste.
“Okay, al tre cominciamo a togliere le braccia dalle maniche e poi lo sfiliamo. Uno, due, tre!” contai, e ci mettemmo all’opera. Peccato che per togliere le braccia dalle maniche dovessimo schiacciarci ancora di più dentro alla giacca, praticamente ci stavamo sovrapponendo.
“AHIA!” strillai, quando mi arrivò una gomitata su una costola.
“Ah, era un tuo fianco quello?”
“No, era di Bob Marley, c’è anche lui qua dentro.” Replicai, e lui mi fece una linguaccia, continuando ad armeggiare con la manica.
Okay, avevamo fatto. Dovevamo solo sfilare il k-way dalla testa. Peccato che ci stessimo praticamente respirando addosso.
“Bill, non girare la testa.” Mi raccomandai.
“Perché?” domandò, e ovviamente girò la testa, e le sue labbra finirono dritte sulle mie guance.
“Ah, ho capito.” Continuò, ritornando a guardare fisso davanti a sé con un sorrisetto divertito. Non lo so, qualche altro membro della famiglia Kaulitz vuole baciarmi?!
Per lo meno questo era stato sulla guancia.
“Andiamo!” lo incitai, e stavamo per iniziare la nostra opera di sfilamento (sfilazione..? sfilanza?) quando apparvero davanti a noi Carol e Tom.
Dal nulla.
Ci guardarono, e mi chiesi come dovevano apparire un ragazzo e una ragazza al limitare di una foresta rinchiusi nella stessa giacca.
Dallo sguardo scandalizzato di Carol e quello gelido di Tom, dedussi non bene.
Grandioso.

   
 
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