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Autore: Opalix    24/02/2007    10 recensioni
“Prendimi con te, se tu non puoi tornare!” le disse, e sentì risuonare dentro di sé quelle parole come se le avesse pensate, non pronunciate, come se le avesse dette l’uomo che avrebbe voluto essere e che non era più. Poi il volto e il corpo di lei si dileguarono nell’ombra. – V.M.Manfredi “Il Tiranno”
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Iniziata come una storia dedicata a me stessa, non posso non finire dedicando il lavoro e i bei momenti passati a scriverla a un po’ di persone che… beh, se lo meritano.
La prima dedica va alle “solite sospette”, come sempre, continuando lo sputtanamento reciproco:
…alla Dama di Arilinn, Nobile Linnell Hastur… universalmente nota con il suo pseudonimo di scrittrice, Savannah. S’dia shaya, vai domna… sei un’amica fantastica!
…alla “raffinata” della famiglia, la mia breda Chiara, beta reader d’eccezione. Eh no, cara, mi dispiace, ma senza ammazzare Ron, scrivere non mi da lo stesso brivido.
…alla protagonista del noto telefilm tedesco “Disperate Biologists”, la mia Euridice, principale dedicataria di questa fanfiction, in quanto è stata colpevole di avermi fatto conoscere la canzone omonima… e poi dice che sono io quella che ama le ulcere. Ti voglio bene un sssssacco.
Continuo con una dedica speciale alla mia amica Anna… congratulazioni Dottoressa!!!!
E finisco con degli auguri di compleanno un po’ in anticipo per la cara Saty!

EPILOGO: FROST AT MIDNIGHT

ACT #1: THOSE DAYS (four years before)

“I was walking around, just a face in the crowd,
Trying to keep myself out of the rain.
Saw a vagabond king wear a styrofoam crown,
Wondered if I might end up the same.
There’s a man out on the corner
Singing old songs about change,
Everybody got their cross to bare, these days.”
Bon Jovi
“These Days”

Gli occhi grandi e scuri di Hermione contenevano il dolore di chi sente agonizzare un pezzo di sé, mentre parte per evitare che l’altro pezzo muoia lentamente.
“Vieni con noi!” implorò sottovoce, forse per la centesima volta, gli occhi lucidi di lacrime.
Harry posò una mano sulla guancia morbida della ragazza, carezzandola dolcemente con le dita – dita larghe e callose, unghie rosicchiate fino alla carne viva, che stonavano posate su quel petalo di rosa bagnato di lacrime e di pioggia. Qualche metro più distante, i piedi affondati nel fango e gli abiti fradici, Ronald Weasley fissava il vuoto, senza più luce negli occhi blu che un tempo riflettevano ogni umore del cielo. La morte della sorella lo aveva distrutto, non era più lui da quando Ginny era stata uccisa, quel giorno che lui non c’era… quel giorno che pioveva. Pioveva come in quel momento.
“No” mormorò Harry, guardando tristemente la figura immobile dell’amico, “devi prenderti cura di lui.”
Hermione coprì con la propria mano – quella viva – quella dell’amico. Una sottile fede d’oro bianco brillava sull’anulare.
“Posso prendermi cura di entrambi! Tu sei la mia famiglia, Harry!” sussurrò, con forza.
Hermione… la sua piccola, forte, amica. Non aveva mai abbandonato il suo fianco, non li aveva mai lasciati soli. Mai. Era rimasta con loro, in ogni momento terribile, in ogni piccola, terrificante, vittoria… sempre presente, sempre impavida, sempre pronta a rischiare tutto, tutta se stessa.
Harry sorrise, amaramente.
“Ron è la tua famiglia, è lui che ha bisogno di te” rispose, abbassando la voce, “e io non posso lasciare questo posto. La mia Ginny è qua.”
“Harry…”
Harry bloccò ogni protesta, posandole un dito sulle labbra.
“Ssh… ho un regalo per te” disse, e fece apparire dal nulla una gabbia per gufi, al cui interno la vecchia Edvige, ormai spennacchiata, dormiva con la testa ripiegata sotto l’ala. “Prenditi cura di lei… e non farle attraversare l’oceano, mi raccomando!!” scherzò.
“Harry, io…”
Il ragazzo l’abbracciò forte, poi la spinse leggermente verso Ron e la passaporta posata sul prato melmoso – una tazza sbreccata che li avrebbe portati lontano, al di là del mare, dove Ron avrebbe potuto dimenticare.
Harry si avvicinò a Ron e abbracciò anche lui, in silenzio; l’amico rispose all’abbraccio aggrappandosi con le dita contratte alle spalle di Harry. Con i capelli rossi bagnati spiaccicati sulla fronte e le lentiggini in evidenza sul viso pallido come un fantasma, sembrava un bambino spaurito, tremante per il rumore dei fulmini. Harry staccò gentilmente le braccia e si allontanò di un passo, gli occhi asciutti e seri, ma la voce tremante.
“è ora, ragazzi.”
Hermione singhiozzò senza più ritegno; agitò una mano in direzione di un ragazzo biondo, coperto da un mantello scuro, che era rimasto in piedi poco lontano. Draco Malfoy rispose con un cenno del capo e un ironico saluto militare.
Ron porse la tazza alla moglie, e nel momento in cui anche la mano di lei si posò sull’oggetto, entrambi sparirono nel nulla.

Harry rimase a guardare il punto nell’aria in cui prima erano fermi i suoi migliori amici. Un istante, un’ora. Chi avrebbe potuto dirlo.
“Potter.”
La voce di Draco non aveva alcuna inflessione e le sillabe quasi si confondevano con il rumore della pioggia. Harry annuì in silenzio.
Quasi all’unisono, i due ragazzi piantarono le mani nelle tasche dei jeans e si avviarono lentamente nella direzione da cui erano venuti in quattro: si muovevano nello scroscio del temporale, due teste chine, con i capelli di diverso colore schiacciati dall’acqua sulla fronte.
Là, nell’angolo a sinistra, dove diventa impossibile mettere a fuoco le immagini, un terzo viso incorniciato dai capelli rossi aveva in sé il dolore di tutti gli addii del mondo.

“These days - the stars seem out of reach
These days - there ain’t a ladder on these streets
These days - are fast, nothing lasts
There ain’t no time to waste
There ain’t nobody left to take the blame
There ain’t nobody left but us these days”
Bon Jovi
“These Days”

ACT #2: FOREVER

“So many adventures couldn’t happen today,
So many songs we forgot to play,
So many dreams are swinging out of the blue:
We let them come true!”
Alphaville
“Forever Young”

Il ragazzo biondo stava sdraiato tra le lenzuola bianche, un ginocchio piegato sbucava dalle lenzuola, la pelle pallida quasi quanto il cotone su cui riposava. Il volto era girato verso la finestra che mostrava un cielo stellato, schiarito da una luna azzurrognola invernale, ma gli occhi erano chiusi, consapevoli di quanto fosse inutile fissare un’illusione. Ciocche di capelli chiari ricadevano sulle palpebre, spettinate in onde morbide e setose. Sembrava incredibilmente giovane.
Non dormiva.
Gli occhi si aprirono, immediatamente vigili, quando la porta si spalancò; un involontario scatto della mano verso il cuscino, un movimento rapidissimo delle iridi grigie che scandagliarono la stanza semibuia… tutto questo a tradire la vera portata del grande mago che un tempo era stato, del combattente pronto ed efficace. Draco Malfoy.
Ma fu soltanto un attimo.
Gli occhi ripresero la tranquilla lucentezza di uno specchio d’acqua illuminato dai raggi lunari, le labbra si aprirono in un sorriso pacifico, e la mano si sollevò in un fluido gesto di saluto.
“Potter.”
Sputacchiò quel nome in una affettuosa parodia del tono insultante che un ragazzino pieno di boria era solito usare. Una vita fa.
Il viso dell’uomo sulla porta era ancora in ombra quando i denti bianchi scintillarono in un sorriso canzonatorio.
“Buonasera, Malfoy.”
“Ti sembra l’ora per una visita?” chiese il biondo, alzando la testa dai cuscini con fare polemico, smentito dal sorriso amichevole disegnato sulle labbra.
“Ho dovuto richiedere un permesso speciale per babbani. Ce l’hanno concesso solo per le ore notturne, quando non c’è nessuno.”
Harry Potter entrò finalmente nella stanza, tirando per mano una ragazza esile dai capelli scuri. Le sopracciglia di Draco disegnarono un arco stupito sulla fronte liscia, deturpata appena da una cicatrice leggera e rosata, parallela all’arco sopraccigliare.
“Rachel, angelo…” mormorò, con un sorriso accennato nella voce.
“D… Draco.” rispose lei, con voce dolce arrochita dall’emozione, “Come stai?”
Draco allargò il sorriso, ricoprendosi della patina decadente del vecchio Dorian.
“è un duro colpo per il mio sex appeal…” si lagnò toccandosi la fronte.
Rachel lo scrutò con occhio materno.
“Almeno non è a forma di saetta” commentò.
Nuovo stupore balenò negli occhi chiarissimi del convalescente, che si rivolse questa volta ad Harry.
“Dunque sa già tutto.”
Harry sorrise e strinse la mano di Rachel, guardandola con una nuova serenità.
“Non proprio tutto. Ma ci sarà tempo” mormorò, “non è detto che tutto quello che tocchiamo si rompa in poco tempo.”
I due ragazzi si guardarono negli occhi, mentre pensieri informi passavano da una mente all’altra, in quella comunione priva di parole e nemmeno completamente consapevole che sembrava risalire a secoli prima. Due ragazzini con troppa rabbia a ribollire nel cuore, per non notarla uno negli occhi dell’altro. Due uomini a cui la vita aveva tolto così tanto che per molto tempo avevano creduto impensabile anche solo sognare di riavere qualcosa indietro.
Di nuovo, fu solo un attimo, tra quegli occhi che avevano imparato a leggersi senza accorgersene, tra le ombre di un’amicizia fatta di pugni e silenzi… e poi, così com’era venuto, svanì.
Draco riprese a lamentarsi con divertita malizia.
“Oh, non lo so…” accennò con la testa al comodino, “ho già rotto tre bicchieri da quando sono qui!!”

Ad interrompere le risate sommesse dei tre ragazzi, la porta si aprì di nuovo, per lasciare entrare l’infermiera del turno di notte e un paio di tirocinanti che le sgambettavano appresso come cagnolini.
Le ragazzine spalancarono gli occhioni assonnati.
In quella stanza, quella notte, sotto i loro occhi, avevano preso vita due leggende.
Il grande Harry Potter e il grande Draco Malfoy. Esercito di Silente, Seconda Guerra.
I vincitori di colui che non deve essere nominato. Due dei nomi che i libri di storia riportavano tra le ultime pagine, quelle che si studiano quando ormai l’estate bussa alla porta delle aule con impazienza. La storia recente. Due dei nomi che figurano come scomparsi nell’elenco dei grandi maghi, il cui destino dopo la Vittoria, secondo le dicerie, giaceva insabbiato negli archivi più segreti e polverosi del dipartimento dei misteri… coloro che, dopo avere sconfitto il male supremo, si erano fatti di nebbia, lasciando a chi restava il compito di ricostruire.
Perché loro non ne avevano più la forza.
Le due tirocinanti forse avevano appena 16 anni, e avrebbero spalancato anche la bocca se l’infermiera non le avesse redarguite bruscamente.
“Su, su! Non siete qui per fare le statuine, avanti! Una di voi esegua un controllo delle funzioni vitali del paziente!”
La più alta delle due si avvicinò timidamente al letto ed estrasse la bacchetta, sotto lo sguardo curioso e stupito di Rachel. La mano tremava mentre scivolava silenziosa sul corpo della leggenda vivente abbandonata sui cuscini, e una vocina appena udibile recitava gli incantesimi di controllo. “Tutto a posto, signora” riferì la ragazza.
L’infermiera annuì.
“Via ora, il turno è finito, potete andare. Sciò!”
E quelle corsero via, come se avessero paura che se le leggende diventavano reali quella notte, potessero diventarlo anche i loro peggiori incubi.

“Prenderai freddo se dormi così tutta la notte.”
Persa l’inflessione severa che aveva mantenuto in presenza delle tirocinanti, la voce dell’infermiera si rivelò più giovanile e fresca. Harry scrutò il viso dalla pelle dorata, e i capelli neri tirati indietro in una crocchia severa. Venticinque anni, su per giù.
“Le tue attenzioni mi riscaldano il cuore, mia adorata… non potrò mai morire di freddo!” declamò Draco. Harry scosse la testa: certe teste non cambiavano nemmeno dopo un incontro ravvicinato con l’asfalto.
L’infermiera proruppe in una risata sommessa e gli sistemò i cuscini con fare materno.
“Se riesci a fare il farfallone non devi stare poi così male!” La ragazza si rivolse poi ad Harry mentre già si avviava verso la porta, “Vi voglio fuori in trenta minuti, chiaro?”
“Agli ordini” sorrise Harry.
Draco alzò appena la testa e seguì l’ondeggiare dei fianchi dell’infermiera, fasciati dal camice aderente, finchè la porta non si richiuse. Poi rivolse un ghigno esageratamente innocente a Rachel che stava scuotendo la testa con ironica disapprovazione.
“Allora, Romeo e Giulietta, che novità mi portate?” chiese, allargando le braccia sui cuscini, “o siete venuti per farmi la predica su quanto in fretta la vodka mi ucciderà?”
“Te lo meriteresti,” rispose Harry, a tono, “ma a quanto pare lassù non ti ci vogliono…”
Draco alzò un dito. “Laggiù, mio caro amico… laggiù. C’è gente molto più interessante.”
“E smettetela!” Rachel si era piantata le mani sui fianchi, “Sei stato un incosciente, Draco!”
Harry e Draco si guardarono e scoppiarono a ridere a crepapelle, sotto lo sguardo sconvolto di Rachel.
“No-on ti ri-ricorda qualcuno…?” ansimò Harry, soffocandosi tra le risate.
“Dio… è uguale...!!!” rantolò Draco.
“Basta. Ci rinuncio…” sospirò la ragazza, avvicinandosi alla finestra per guardare fuori.

“La finestra è un incantesimo, angelo… è inutile che guardi fuori” la ammonì Draco, quando riuscì a smettere di ridere. Poi il biondo si rivolse ad Harry, che si era avvicinato al letto e stava trafficando per tirare fuori dalle tasche qualche foglio di carta stropicciata.
“Ero ubriaco, Harry…” sussurrò.
Harry sollevò appena lo sguardo e accennò un sorriso. Alcune ombre erano sparite da quegli occhi di un verde brillante, Draco non potè non accorgersene. Dunque, forse era possibile… forse le ombre potevano ritornarsene nel passato da cui venivano, dopotutto.
“Mi hai fatto prendere un colpo, razza di cretino. Pensavo di dover ricominciare a sbronzarmi da solo” sussurrò di rimando. Di nuovo quel’istante di silenzio, pieno di sottintesi… che erano talmente sotto da non poter essere trovati. Poi Harry si schiarì la voce e riprese.
“A proposito di quel qualcuno…” esordì, con un ghigno che non prometteva niente di buono, “ho scritto qualche lettera mentre tu stavi a giocare al paziente e l’infermiera. E tra le risposte c’era qualcosa indirizzato a te…”
Sospettoso, Draco tese la mano e afferrò la busta rossa che Harry gli porgeva.
“è una strillettera…” constatò.
“Però. Che acume…” ribattè il Prescelto.
Sul retro della busta, in caratteri eleganti e decisi, era scritto il suo vero nome, per intero: Draco Lucius Malfoy. Nella foga, la penna aveva inciso il foglio sulla coda della “y” finale.
Rachel si sporse per vedere, curiosa, e Harry la tirò per un braccio.
“Spostati Rachel, se non vuoi rimetterci un orecchio” avvertì placidamente.
Aveva appena finito di dirlo che la strillettera saltò via dalle mani di Draco e si aprì a mezz’aria, stracciando l’apertura.
Draco Lucius Malfoy!”
La voce acuta e severa di Hermione Granger riempì la stanza, imprecando a tutto volume.
Sei stato un incosciente! Un dannato, ubriacone, INCOSCIENTE!
Draco ricadde sui cuscini e scoppiò a ridere.

“Therefore all the seasons shall be sweet to thee,
Whether the summer cloathe the general earth
With greenness, or the redbreast sit and sing
Betwixt the tufts of snow on the bare branch
Of mossy apple tree, while the night thatch
Smokes in the sun-thaw; whether the eave-drop fall
Heard only in the trances of the blast,
Or if the secret ministry of frost
Shall hang them up in silent icicles ,
Quietly shining to the quiet Moon.”
Samuel Taylor Coleridge
“Frost at Midnight”

FINE

**************

Ed è finita. Con una colonna sonora in stile anni 80-90, vi ho raccontato l’inizio e la fine di questo periodo della vita di Harry.
Forse non finisce come speravate, ma questa è la fine che vedo io per Harry, e Draco, e Rachel… e tutti gli altri. Non voglio raccontarvi cosa ha scritto Harry ad Hermione, perché non lo so nemmeno io, anche se immagino che sia stata una lunghissima lettera piena di affetto. Non voglio raccontarvi cosa succede dopo, se Harry e Ron si rivedranno mai, se Draco troverà qualcuno con la forza di Rachel per ricominciare a vivere, come Harry, o se… se Harry diventerà Ministro della Magia, o se Draco si farà fare una plastica per non avere anche lui una cicatrice in fronte!! ^_^
Ma vi lascio in sospeso con le parole finali di “Frost at Midnight”, la poesia da cui questa breve storia ha preso il titolo, che secondo me sono parole dolcissime, piene di speranza: non importa quanto il mondo ti metterà alla prova... ce la farai.

“Perciò ti saran dolci tutte le stagioni,
sia che l’estate rivesta tutta la terra
di verde, o che il pettirosso sieda e canti
tra ciuffi di neve sopra il nudo ramo
del melo muschioso, mentre la paglia fumiga
nel disgelo; sia che sgrondino gocce udite
solo tra una raffica e l’altra della tempesta,
o che vorrà, il segreto intento del gelo,
sospenderle in lunghi taciti ghiaccioli,
quietamente brillanti alla quieta luna.”
Samuel Taylor Coleridge
“Gelo a mezzanotte”

Spero che non ci siano state delusioni, specialmente per il fatto che ho deciso di abbandonare per un momento il pairing che mi aveva portato fortuna fin’ora. Come sempre quando finisce una storia, mi piacerebbe molto avere una vostra impressione d’insieme, sullo stile, sulla storia e sui personaggi. Vi ringrazio molto per le recensioni fatte finora, è bello ritornare a scrivere e ritrovare qualcuno che si ricorda delle storie che ho scritto gli anni scorsi e apprezza la crescita e il cambiamento.
Grazie a Savannah (gioia, grazie!!), Sally90 (una recensione bellissima, l’idea che tu abbia seguito i miei “progressi” fin dall’inizio emoziona anche me!), Ellie, Laja, Saty (come sempre cogli un sacco di cose in quello che scrivo che io non notavo nemmeno… gh, grazie!!!!), fiubi (i tuoi complimenti sono stati graditissimi, è bello ricevere recensioni così attente! Grazie!!!). Vorrei aggiungere un ringraziamento particolare a Ramona55, per la bellissima recensione al secondo capitolo! Le cose alla fine sono cambiate un po’ per i personaggi… l’idea di base della fanfiction era proprio quella della tragedia scampata, un evento in grado di dare una scossa a vite che marciscono da troppo tempo… non so nemmeno io che succederà ai personaggi da questo momento in poi, se DAVVERO la loro vita cambierà… ma mi piaceva l’idea di raccontare questo momento. Un bacio e… beh, grazie a te di recensire in questo modo, mi fai sentire quasi come una scrittrice vera!

Un grazie a tutte e… forse “alla prossima”… chissà…

   
 
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