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Autore: Deb    12/08/2012    1 recensioni
“Buongiorno”.
“Buongiorno, Daniel”, il ragazzo le schioccò un bacio sulla guancia e cominciò a prepararsi la colazione.
“Charlotte non è rientrata questa notte", avvertì la bionda, "dobbiamo trovare una scusa con Victoria”.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daniel Grayson, David Clarke, Emily Thorne, Nolan Ross, Victoria Grayson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Costante

Quella mattina si era svegliata con un senso di estraneità. Non comprendeva il motivo e, dopo aver lavato il volto con dell'acqua fresca, dimenticò di chiedersi il perché di quell'emozione.
Scese le scale della grande casa in cui abitava. Aveva indossato un abito azzurro di cotone. Faceva molto caldo in quei giorni.
Arrivò in cucina dove si versò un po' di latte.
“Buongiorno”.
“Buongiorno, Daniel”, il ragazzo le schioccò un bacio sulla guancia e cominciò a prepararsi la colazione.
“Charlotte non è rientrata questa notte", avvertì la bionda, "dobbiamo trovare una scusa con Victoria”.
“Non serve accampare scuse, cara. Lo so bene che tua sorella ha trascorso la notte da quel Porter”. La donna sorrise, anche se quell'espressione faceva accapponare la pelle alla giovane Clarke. Come facevano gli altri a non capire quanto fosse falso? Come aveva fatto il padre ad innamorarsi di lei?
Amanda sorrise di rimando, “Declan è un ragazzo per bene”.
“Ciò non toglie che Charlotte abbia disubbidito ad un mio preciso ordine. Non voglio che passi la notte lontano da casa e suo padre è, ovviamente, d'accordo me”.
“Mamma, ha diciassette anni. A quell'età anche noi due uscivamo”.
“Oh, sì, Daniel. Ricordo bene che anche Amanda passava la notte dai Porter. Fortunatamente è rinsavita e ha lasciato quel...”, la bionda la interruppe subito.
“Non parlare male di Jack, Victoria. È comunque un mio carissimo amico”.
“Buongiorno”.
“Buongiorno, caro”.
Amanda voltò lo sguardo altrove nel momento in cui capì che stavano per baciarsi.
Victoria non le era mai andata molto a genio e spesso, nella sua adolescenza, avevano avuto diverbi.
Lei non la voleva come madre, ma accettava il fatto che suo padre l'amasse. Non poteva certo impedirgli di essere felice.
Non le andava molto a genio, però, come cercasse sempre di mettere il naso nella sua vita.
Quando si era lasciata con Jack, il suo primo amore, per poco Victoria non diede una festa.
Con Daniel invece era più semplice, erano sempre andati d'accordo, anche se non mancavano i battibecchi fraterni, e si spalleggiavano l'uno con l'altra.
Amanda salutò il padre con un bacio sulla guancia e, dopo avergli battuto un colpetto sulla spalla, uscì da quella cucina.
“Dove vai, Amanda?”.
Avrebbe voluto risponderle che non erano fatti suoi, in fondo non era certamente sua madre, anche se aveva trascorso tutta l'infanzia con lei.
Amanda si voltò e sorrise come faceva sempre la matrigna.
“Esco con il mio ragazzo”, rispose cortesemente.
“D'accordo, cara. Ci vediamo stasera a cena, vero?”.
Victoria le si avvicinò e posò le sue labbra contro la guancia della figlioccia.
“Certo”.
“Domani, inoltre, tieniti libera. Andiamo a fare shopping, dobbiamo ancora cercare il tuo abito da sposa”.
Le mani di Victoria accarezzarono delicatamente le braccia di Amanda. Lei, d'altro canto, avrebbe voluto darle un bel pugno in pieno volto.
“E poi dobbiamo cominciare ad organizzare la tua festa di fidanzamento, sarà eccezionale, vedrai”.
“Tutte le tue feste sono eccezionali, Victoria”.
Mai una volta l'aveva chiamata mamma, anche se era entrata a far parte della sua famiglia da quando aveva dieci anni.
“Sono fidanzata da una settimana, non stiamo correndo un po' troppo?”.
In quel momento suonarono al campanello.
Amanda sospirò, l'avevano appena salvata.
“Vado io”. Salutò tutti e corse ad aprire.
“Ciao!”, esclamò sorridendo felice, “ecco il mio fidanzato!”.
Gli saltò quasi in braccio tanta era la felicità nel vederlo. Non era poi una cosa così eclatante, visto che si incontravano tutti i giorni, ma non ne poteva davvero più di stare nella stessa stanza insieme alla matrigna a giocare alla famiglia felice, quando invece gli unici ad esserlo erano lei e suo padre.
Amanda non vedeva proprio l'ora di poter uscire finalmente da quella casa e non farci più ritorno, se non come ospite.
“Buongiorno”, salutò il ragazzo inarcando un sopracciglio, “non sei mai stata così felice di vedermi, che succede?”.
La bionda fece spallucce, “lascia stare e portami via da qui, Nolan”.
“Come desidera”.
In quel momento scattò qualcosa dentro la mente di Amanda. C'era decisamente qualcosa che non quadrava in tutto quello, ma non riusciva a capire cosa.
Una volta saliti in auto, l'uomo si voltò e si avvicinò al viso della propria donna.
“Che fai, Nolan?”, chiese lei scostandosi.
Lui alzò un sopracciglio, “cerco di... baciarti? Che ti prende oggi, Amanda? Sei dannatamente strana, lo sai?”.
Lei si guardò intorno e cercò di ricordare il proprio passato. Aveva avuto un'infanzia felice, allora perché le sembrava di aver sofferto?
Anche in Nolan c'era qualcosa di sbagliato, come si erano fidanzati? Quando si erano messi insieme? Come era arrivata lì?
“C'è qualcosa che non va, Nolan”, affermò sicura. “Come... come ci siamo conosciuti?”
“Ci siamo conosciuti tramite David, non te lo ricordi?”.
Amanda lo guardò in volto, era decisamente più sicuro di sé di come ricordava.
“Io ti amo?”.
“È una domanda? Certo che mi ami, se no perché avresti accettato di sposarmi?”, Nolan si stava decisamente spazientendo, ma lo stava per caso prendendo per i fondelli? Dov'era finita la sua Amanda?
Lui si sporse verso di lei, “Basta con questi giochetti, sono divertenti quando durano poco”.
Unì finalmente le loro labbra e Amanda si lasciò trasportare da quel contatto. Per un attimo ritornò l'Amanda di sempre, non c'era nessun altro al mondo se non loro due, come era giusto che fosse.
“Sì, decisamente, ti amo, Nolan”. Enunciò sicura dopo essersi allontanata pochi centimetri da lui.
“Non potrebbe essere altrimenti. C'è il destino dalla nostra parte”.
Le carezze che lui le lasciava sul suo corpo la fecero fremere.
“No!”, urlò tirandosi in piedi di scatto e asciugandosi il sudore.
Perché diavolo aveva cominciato a fare quel sogno ogni dannata notte? Per quale motivo sognava di vivere alla tenuta Grayson con Victoria come matrigna e Nolan come fidanzato?
Cosa c'era che non andava in lei in quell'ultimo periodo?
“Finalmente ti sei svegliata”.
Emily sussultò, “che diavolo ci fai qui, Nolan?”.
Lui le sorrise sghembo, “avevi detto di portarti il lavoro ultimato, così sono venuto qui, ma tu dormivi... e, per caso stavi sognando me?”, domandò infine divertito.
“Perché dovrei sognare te? Non stavo sognando nulla”. Rispose in fretta, andando verso la cucina a prendersi un sorso d'acqua.
“Davvero? E allora perché continuavi a ripetere: Nolan, Nolan?”.
Lui la seguì, non si era allontanato mai per più di dieci centimetri.
“Finiscila, Nolan. Non dire certe idiozie”. Si voltò di scatto, trovandoselo a pochi centimetri dal suo viso. “Ora... ora dammi quei documenti e vattene, Nolan”.
Cercò di parlare come al solito, senza successo.
“Oh, Ems, ti ha sconvolto tanto il sogno? Per caso era... un sogno erotico?”. Sì, lui si stava davvero divertendo da matti.
“Nolan, è tardi, ho sonno, voglio dormire, voglio che te ne vada. È chiaro il concetto?”.
“Ma io sono curioso”, disse con voce da bambino.
“Non me lo ricordo, okay? Contento?”.
La loro troppa vicinanza, quella sera, non le piaceva. Non che gli altri giorni la gradiva, però era più accettabile, ecco.
Nolan sorrise, sapeva decisamente qualcosa di troppo.
“Cosa vuoi ancora, Nolan?”, Emily incrociò le braccia al petto, aspettando che se ne andasse.
“Vado, vado”. Alzò le braccia in aria, in segno di resa. “Sappi, Ems, che non ti libererai mai di me. C'è il destino che ci unisce, lo sai?”, sorrise, “anche in un'altra vita, noi saremmo stati legati, anche se tuo padre fosse stato vivo. È lui che ci unisce, Amanda”. Dichiarò con voce ferma e sicura lasciando Emily alquanto sorpresa.
Se David fosse ancora vivo, se lei avesse vissuto un'infanzia davvero felice, sarebbe comunque, costantemente, insieme a Nolan?
Lui era davvero una costante nella sua vita?
Senza Nolan, lei dove sarebbe finita? Che scopo avrebbe nella vita? Sarebbe uscita dal riformatorio e avrebbe sicuramente perso la via. Probabilmente avrebbe cominciato a drogarsi, o peggio.
Sì, doveva ammettere almeno con se stessa che, quasi al cento per cento, doveva ringraziare Nolan per aver avuto la possibilità di avere un futuro.
“Grazie, Nolan”. Sussurrò quando capì che il ragazzo non avrebbe potuto sentirla. Non aveva il coraggio di ringraziarlo per davvero. Non poteva nemmeno farlo visto il modo in cui lo trattava.
Finalmente capì che davvero Nolan Ross era la sua costante.

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Storia betata dalla mitica Ili91! Grazie cara!
Questa storia l’ho pensata di sera, prima di addormentarmi.
Ovviamente non potevo non scrivere Nemily. Questo OTP mi ispira troppo. u.u
Inoltre, mi piaceva l’idea di vedere come sarebbe stato se Victoria avesse lasciato Conrad per David.
Devo ammetterlo (posso?), adoro Daniel e Emily/Amanda come fratelli che si spalleggiano a vicenda.
E adoro il fatto che nella mia mente Nolan sarebbe stato comunque presente nella vita della nostra Amanda.
Spero vi siate divertiti a leggere questa OS come io mi sono divertita a scriverla!
Baci
Deb
   
 
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