“The Kunai of Death”
-Last
Chapter
One:
“Sasuke’s
kunai, escape from
Naruto
sfrecciava veloce fra gli alberi, ramo dopo ramo.
Il
suo sguardo era attento, concentrato, imperscrutabile.
Dietro
di lui, Shikamaru lo seguiva, con lo sguardo perso davanti a se. Avevano
fallito. Fallito miseramente.
Continuavano
a saltare sugli alberi come fossero scimmie. Veloci, agili e arrabbiati. Con
loro stessi.
Sentirono
Neji raggiungerli da ovest, e unirsi alla loro corsa, verso un luogo sicuro, se
mai in quella foresta ce ne fosse veramente uno.
Si
fermarono poco dopo, su un ramo di un grosso abete. I corpi erano sfregiati da
ferite più o meno gravi, il chakra era quasi esaurito, i loro occhi erano di
ghiaccio, la volontà non c’era, e nemmeno la speranza.
-
Dobbiamo in tutti i modi tornare al villaggio.- disse Neji. – O ci moriremo in
questa lurida foresta!-
Naruto
non ascoltava. Aveva smesso di farlo tanto tempo fa.
Guardò
Shikamaru, in attesa di un ordine, uno qualsiasi.
Ma
questo aveva sempre la stessa espressione annoiata sul volto, anche in una
situazione come quella, dove i nemici ti potevano raggiungere e togliere dal
mondo da un momento all’altro, anche quando due tuoi compagni di squadra erano
dispersi (e sperarono con tutto il loro cuore che fossero veramente dispersi e
non morti), e anche quando sapevi che se non avessi ritrovato la strada più
sicura per uscire da quel posto infernale, saresti morto nel giro di un giorno,
Shikamaru Nara continuava ad avere la sua espressione da eterno
annoiato.
-
Abbiamo notizie di Choji e Kiba?- chiese infine con fare
stanco.
-
No. La base ha mandato la seconda squadra ma non gli hanno trovati. Dicono che
dobbiamo subito tornare a Konoha.. immediatamente.- riferì Neji con un tono di
disappunto. Lui non era mai stato un tipo socievole, anzi. Molte volte poteva
risultare antipatico e scontroso, un tipo dalla quale è meglio tenersi alla
larga. Ma col tempo aveva imparato cosa era l’amicizia e cosa voleva dire
sacrificarsi per gli altri. E quindi, per niente al mondo, sarebbe tornato al
villaggio senza sapere che i suoi compagni erano sani e
salvi.
Erano
ancora su quell’albero. In lontananza si sentivano grida e il rumore della armi
taglienti che sibilavano nell’aria per colpire chissà quale avversario. Il cielo
era scuro, tetro, e non solo per il
cattivo tempo, ma per il fumo degli incendi che erano un po’ ovunque in
quell’immensa foresta nel Paese del Suono. Erano in guerra. Una guerra che aveva
gia portato tanti morti.
Shikamaru
si mise a sedere sul ramo, con la schiena appoggiata al tronco. Unì le mani in
un quadrato, chiaro segno che doveva pensare.
Naruto
lo guardava di sfuggita, più concentrato sullo scenario deprimente della foresta
mezza distrutta e incendiata, che sull’amico che pensava. Su questo punto erano
molto diversi. Non che Naruto fosse stupido, ma lui era un tipo impulsivo, era
un tipo che passava subito all’azione, senza tanti ragionamenti. Ecco perché
Tsunade non gli aveva mai permesso di essere il capo di una missione. No,
Shikamaru era l’uomo giusto per quel ruolo, ed il fatto che riuscisse a trovare
la lucidità necessaria per pensare in un momento come quello, era
ammirevole.
Rimasero
minuti fermi e immobili. Neji saltava fra gli alberi intorno, come vedetta, per
assicurarsi che nessuno gli avesse seguiti. Naruto stava cercando di mettersi in
contatto con la base, ma sembrava che nel punto dove loro si erano rifugiati, le
ricetrasmittenti non funzionassero. Erano in un punto completamente
morto.
Shikamaru
si alzò in piedi, osservò il compagno biondo che sbuffava all’ennesimo tentativo
fallito e qualcosa nella sua mente si sbloccò. Aveva pensato a tutti i modi per
uscire di lì. Tutti. Tutti i modi per uscire insieme, anche a Kiba e Choji.
-
Andiamo a recuperarli.- disse risoluto, facendo segno a Neji di cominciare a
muoversi verso est.
-
Non che non sia d’accordo con te Shikamaru, ma Tsunade ci farà il culo se non
torniamo subito.- riferì Neji quando seppe della decisione del
compagno.
-
Preferisco morire in questa foresta, che tornare senza due dei miei uomini.-
disse con forza Nara, deciso a non accettare nessuna obiezione da parte dei due
ragazzi.
Naruto
finalmente si decise a intervenire.
-
Una volta Kakashi-sensei mi disse.. che i ninja più spregevoli sono quelli che
infrangono le regole del proprio villaggio..- disse con l’amarezza nella bocca.
L’allusione a una certa persona era troppo ovvia, per essere
chiarita.
-..
ma i ninja che abbandonano i compagni di squadra in battaglia, sono lurida
feccia ancora più spregevole.- non disse altro, se non quelle duri parole che in
qualche modo avevano fatto sorridere, se anche di poco, Shikamaru e Neji, e
forse dentro di loro si accendeva una piccola speranza per quella guerra di cui
ancora non si vedeva la fine. E con un balzo, i tre si mossero verso
est.
Tsunade
camminava velocemente per i corridoi dell’ospedale, pieno quasi fino a
scoppiare. Non facevano altro che arrivare ninja feriti, non gravissimi, ma
comunque ninja che avevano bisogno di immediate cure mediche. E lei girava come
un’anima in pena, alla ricerca di una persona in particolare. Quello che stava
succedendo nella foresta del Suono non le piaceva per
niente.
-
Somma Tsunade, abbiamo perso ogni contatto col team di Nara, sono dispersi.-
queste parole l’avevano spiazzata e fatta incavolare al punto da urlare in tutte
le direzioni.
Sapeva
che non si doveva fidare di quegli stupidi. Avevano gia perso due compagni e
rimanevano solo in tre. L’unica cosa intelligente che potevano fare era tornare
al villaggio e farsi medicare. Era l’unica cosa intelligente e sensata. Ma ora
che ci pensava, tutto quello che facevano quei ragazzi non era
sensato.
Ed
era per questo che in quel momento, Tsunade, quinta Hokage, si affacciava in
ogni stanza del complesso ospedaliero, nella speranza di vedere un ciuffo biondo
spuntare da qualche parte, segno che infondo Naruto e gli altri non erano poi
così sciocchi, ed erano tornati indietro. Ma la donna non vedeva nessuno di quel
team, non era nemmeno più sicura che gli avrebbe mai rivisti tornare a Konoha.
Era brutto anche solo pensarlo, ma questa era la realtà dei
fatti.
Orochimaru
le aveva apertamente dichiarato guerra con un attentato proprio nel centro di
Konoha, causando la morte di 20 persone.
Avevano
subito contrattaccato, cercando di respingere i ninja del Suono dalla foresta
che circondava il villaggio. Era dovuta intervenire anche lei, trovandosi faccia
a faccia con Orochimaru e il suo onnipresente servo al fianco. Sasuke Uchiha.
-
Dica a Naruto di prepararsi, questa volta non avrò compassione di lui.- le aveva
rivolto quelle parole fredde, viscide, con tutto il disprezzo di questo mondo.
Sasuke non sarebbe più tornato quello di un tempo, nessuno sarebbe riuscito a
farlo tornare indietro, nemmeno un miracolo. Lui e Orochimaru erano diventati un
vero pericolo insieme, e lo avevano dimostrato quasi un anno fa, quando al
villaggio giunse la notizia che Itachi Uchiha era stato trovato morto al confine
col paese della Sabbia. Alla fine Sasuke aveva trovato la sua vendetta, e ci
aveva trovato gusto nell’uccidere, perché da allora non si era più
fermato.
-
Nonna Tsunade!- si sentì chiamare la donna mentre setacciava l’ennesima stanza.
Si voltò di scatto, sperando con tutta se stessa di trovare quegli occhi azzurri
innocenti a fissarla scherzosamente, come sempre. Ma
invece..
-
Namaru..- disse Tsunade, nascondendo la delusione nei suoi occhi. -.. spero che
tu mi porti buone notizie..-
-
Qualcuna sì..- affermò il ragazzino. -.. pochi minuti fa hanno fatto ritorno
tutti i team in missione al villaggio del Suono, nessun ferito grave. La loro
missione è stata portata a termine.- disse il ragazzino, con fare
militare.
Tsunade
lo guardava, aveva solo tredici anni, ma nella sua vita aveva visto più morti di
qualsiasi altro bambino normale.
-
E.. ha fatto ritorno anche il team Nara?- chiese, sapendo che Namaru non era la
persona più indicata a cui chiedere una cosa del genere. E infatti vide gli
occhi verdi, verdi come quelli della sua
allieva, incupirsi improvvisamente.
-
No, ancora no. Alla base non hanno avuto ancora notizie, sembra che il luogo
dove si siano nascosti sia un punto morto..- il ragazzino esitò un attimo, prima
di domandare, con occhi lucidi, la cosa che da qualche ora a questa parte gli
pesava sul cuore. -.. credi davvero che il team di Nara-sensei stia bene, nonna
Tsunade?-
L’Hokage
non ebbe il coraggio di rispondere. Ormai, da quando quella guerra era iniziata,
non aveva più certezze.
-
Non è il momento di chiedersi una cosa del genere, Namaru. Ti prego ora, va a
chiamare tua madre, dille di raggiungermi nel mio studio.- detto questo si
congedò dal ragazzino, che velocemente si allontanò di corsa, urtando contro
tutti quelli che camminavano davanti a lui.
-
L’ho trovato!- gridò all’improvviso Neji, cominciando a scendere in basso dai
rami fitti della foresta. I due compagni di squadra lo imitarono e ben presto
posarono i loro piedi sul suolo, camminando con cautela. Infondo si trovavano
ancora in mezzo al territorio nemico.
Videro
un corpo, apparentemente morto, di un ninja abbastanza robusto, col copri fronte
della Foglia.
Choji.
Shikamaru
si avvicinò per primo, facendo una smorfia di dolore nel notare come il suo
migliore amico era stato ridotto: tutto coperto di sangue, due profonde ferite
nella gambe, il respiro debole, ma esistente. Non sarebbe stato facile portarlo
a Konoha, senza che peggiorasse ulteriormente.
-
Uno lo abbiamo trovato, ma sarà difficile trovare Kiba.- giudicò Shikamaru,
caricandosi il compagno mezzo morto sulle spalle. Naruto stava per rispondergli,
quando il corpo si Kiba fu gettato ai piedi di Neji, anche quello grondante di
sangue, apparentemente morto.
I
tre Jonin si voltarono verso la persona che aveva gettato il loro amico come
fosse spazzatura, e inorridirono nel vedere due occhi rossi, rossi non per lo
Sharingan, ma per il sangue, fissarli con disprezzo.
Sasuke
li osservava con sufficienza, dall’alto di un albero.
-
Non è morto, potete ancora salvarlo. Se fate in tempo a uscire di qui.- sibilò
con in ghigno sinistro, sadico.
Naruto
sentì i brividi su tutta la spina dorsale andare veloci dal basso verso l’alto.
Il sudore sulla fronte sembrava essere diventato ghiaccio, l’aria era fredda e
pesante, la tensione alta e snervante.
Neji
prese il corpo di Kiba. Dovevano uscire da quel posto se non volevano avere
sulla coscienza la morte di due amici.
Shikamaru
guardava con attenzione gli sguardi che Sasuke e Naruto si lanciavano. Il primo
era sporco, desideroso di uccidere. Il secondo era pieno di disprezzo per quella
persona, che aveva considerato come un fratello, ma che poi gli aveva voltato le
spalle senza pensarci due volte.
-
Non abbiamo tempo per lui Naruto.. siamo deboli e stanchi.. anche se provassimo
ad affrontarlo verremo uccisi tutti in meno di tre minuti..- gli fece notare
Shikamaru, sapendo cosa passava per la testa dell’amico.
Il
Jonin biondo, anche se di malavoglia, dovette dare retta a Nara, per due motivi:
il primo perché lui, nonostante tutto rimaneva il capo di quella missione, e
secondo perché infondo aveva ragione. Non aveva senso sfidare Sasuke nelle
condizioni in cui si trovava in quel momento, era un
suicidio.
Notò
sul volto del ninja traditore uno sguardo divertito e allo stesso tempo
compassionevole. Una presa in giro.
-
Per uscire dalla foresta..- iniziò quello, sempre col solito ghigno. – dovete
proseguire in direzione sud-est. Fra una decina di chilometri troverete un
albero. Un ciliegio. L’unico ciliegio esistente in questo posto. Da lì
proseguirete in direzione sud fino a trovare l’uscita.-
-
Perché ce lo dici?- chiese Naruto, non capendo il motivo che aveva spinto
l’ex-amico a rivelargli la strada per uscire da quell’inferno, a meno
che..
-
Non è una trappola, se è questo ciò che ti stai chiedendo..- sbuffò Uchiha
divertito da quella situazione, dove lui aveva il controllo di tutto. Sì, perché
loro erano sperduti in quella foresta, che invece lui conosceva bene. Si sentiva
il padrone, gli piaceva il fatto che la vita di quei cinque ninja dipendesse
dalle sue decisioni, era una cosa che gli faceva arrivare l’adrenalina nel
cervello, che lo eccitava da morire.
-..
la mia più grande aspirazione nella vita, dopo aver ucciso mio fratello, è
quella di battermi con te Naruto, e cancellarti dal mondo con queste stesse
mani.. non chiedo di meglio. Ma non voglio uno scontro impari.- disse mentre una
scintilla sadica passava per gli occhi del giovane. Uzumaki rimase interdetto
nel vedere quanto quel ragazzo, o forse a questo punto era meglio parlare di
uomo, fosse diventato spietato e.. pazzo. Era un killer, aveva ucciso decine di
persone senza motivo, solo per il gusto di farlo o per noia. Era diventata una
persona spregevole, violenta che mai avrebbe meritato il perdono di qualcuno. Il
degno erede di Orochimaru.
Incitato
da Shikamaru e Neji, Naruto infine decise di andarsene da quel
luogo.
Appena
prima di partire, Tsunade gli aveva affidato due missioni: uccidere Uchiha,
riportare a casa la pelle.
La
prima missione era fallita miseramente. Almeno la seconda doveva portarla a
termine.
I
tre ninja diedero le spalle a Uchiha, e con un balzo felino salirono sul primo
ramo stabile che individuarono. Shikamaru, avendo il peso non indifferente di
Choji sulle spalle, era il più indietro di tutti, e vide perfettamente quando un
kunai passò di fianco a lui, vicinissimo, per poi andare a colpire la schiena,
sul fianco destro, di Naruto. Il biondo si bloccò di botto su un ramo, urlando
per il dolore che l’arma gli aveva inferto.
Nara
e Neji si voltarono subito indietro, notando Sasuke che rideva sguaiatamente.
-
E’ un avvertimento, Uzumaki. Soltanto il mio avvertimento.- e con una spinta
delle gambe, scomparve nel buio della foresta.
Neji
si avvicinò in fretta all’amico colpito. Questo aveva il fiato pesante e
affrettato. Non era il primo colpo grave che aveva ricevuto in quella
missione.
-
Ce la fai Naruto?- chiese con apprensione, perché era consapevole che se il
compagno non fosse stato in grado di saltare, la loro situazione sarebbe
precitata. Non sarebbero riusciti a sostenere anche lui. Shikamaru si avvicinò,
adagiò in terra il corpo inerte e pesante di Choji e sbrigativo afferrò il
manico del kunai, tentando di strapparlo via dal corpo dell’amico. Ma questo lo
fermò con uno sguardo omicida.
-
Non toglierlo!- urlò forte, e non per rendere più minaccioso il tono con cui si
rivolgeva all’amico, ma per il puro e semplice dolore che provava in quel
momento.
-
Se lo togli perderò molto sangue e non riuscirò a uscire da questo posto di
merda, me lo toglierò solo quando saremo al sicuro, a
Konoha!-
Shikamaru
lo guardava bieco. Testardo. Imbecille e testardo.
-
Fai come vuoi.. non ti lamentare se poi ci muori per strada!- detto questo
ripartirono nuovamente, questa volta dovevano farcela.
Yamanaka
camminava veloce, su e giù, giù e su. Poco più in la, seduto a un tavolo con
strani marchingegni, Rock Lee cercava di stabilire dei contatti con il team
Nara, inutilmente. Non poteva crederci. Si erano dispersi. Come cavolo avevano
potuto riuscirci? Erano stati gli unici scemi a perdersi!
Si
fermò di botto osservando il paesaggio fuori dalla casetta diroccata, a un paio
di chilometri da Konoha. Sembrava un posto deserto, non si vedeva nessuno. Ma
lei sapeva che in realtà quel posto era circondato da ninja. Sì, perché in
verità quella casetta abbandonata era la base operativa della Foglia, il posto
dal quale partivano i medici e le squadre di soccorso. Una volta attaccata la
base, tutto era perduto, ecco perché c’erano ninja a destra e a manca a
sorvegliare il territorio.
All’improvviso
davanti ai suoi occhi si materializzò Tenten, facendole prendere un
colpo.
-
Smettila di apparire così! Un giorno di questi ci rimango!- urlò la bionda,
sfogando anche parte della frustrazione e della preoccupazione che aveva in
corpo da quando avevano perso il gruppo Nara.
Tenten
la guardava comprensiva, infondo non era solo lei a preoccuparsi, doveva
ricordare a Ino che nel gruppo di dispersi c’era anche il suo futuro
sposo?
-
Ho controllato tutto il territorio intorno a Konoha. Ancora niente. Avverti la
somma Tsunade, prenderò degli uomini e andrò io di persona a recuperar..- ma la
ragazza non finì la frase che un ragazzino fece irruzione nella casetta,
ansimando per la corsa appena fatta.
-
Dov’è mia madre?-
Sakura,
sentendo la voce del ragazzino, tirò fuori il capo dall’armadietto dove per
tutto il tempo era stata china per sistemare le erbe medicinali. Non era un
lavoro utilissimo, ma preferiva impiegare il suo tempo in cose inutili che fare
la marcia come Ino.
-
Namaru cosa c’è?- domandò, cercando di sembrare il più rilassata
possibile.
-
Nonna Tsunade chiede di te, dice di raggiungerla nel suo
studio.-
La
ragazza annuì stancamente. Sicuramente l’Hokage voleva che andasse ad aiutare
all’ospedale e lei non ne aveva per niente voglia, non in quel momento
almeno.
-
E’ forse successo qualcosa?- pensò bene Sakura
d’informarsi.
-
Non che io sappia..- rispose il ragazzino.
-
TENTEN-SENSEI!!!- gridò una voce fuori dalla casetta.
Tutti
i presenti si affacciarono alla finestra, per vedere chi era quella persona
tanto imprudente da mettersi a gridare così a squarciagola. Un secondo ragazzino
fece il suo ingresso nella base, beccandosi occhiate poco
rassicuranti.
-
Quante volte ti ho detto di non urlare, Rukawa!- lo rimproverò la ragazza
assumendo un tono minaccioso, con le mani sui fianchi.
Il
ragazzino non vi badò molto, assunse la sua tipica espressione annoiata, e con fare
stanco riferì il messaggio che portava.
-
Scusi sensei, ma l’eremita dei rospi dice che ha controllato anche al di là del
bosco. Ci ha lasciato la squadra di soccorso nell’eventualità che avvistino
qualcuno, ma ancora niente..-
Ino,
all’ennesima prova che quel gruppo fosse veramente composto da scemi, uscì fuori
di testa. Era risaputo che non era mai stata una donna tanto
paziente.
-
Te lo dico Rukawa! Spera che tuo padre non torni al villaggio, perché se non lo
ammazza Sasuke allora lo ammazzo io!- disse infine, mentre una vena sulla tempia
pulsava pericolosamente, ma le sue ultime parole furono coperte da dei sonori bip. Tutti si voltarono verso il grande
compiuter che fungeva da comunicatore.
-
Che succede Rock Lee?- chiese Sakura, dimenticandosi di raggiungere
l’Hokage.
-
Sembra che qualcuno stia cercando di mettersi in contatto.. – spiegò l’uomo
infilandosi le cuffie e cercando di mantenere il segnale movendo manopole e
bottoni a destra e a manca.
Si
sentì un fischio acutissimo, tant’è che tutti i presenti dovettero tapparsi le
orecchie, ne seguirono varie interferenze, finchè una voce maschile e familiare
non giunse alle loro orecchie.
-
Qui Nara, rispondete, passo.-
-
Qui Rock Lee, era l’ora ragazzi!-
-
Non dirlo a noi..- disse Shikamaru che non ne poteva più di quella situazione.
Erano appena fuori dalla foresta, sulle rive di un fiume. Si erano fermati per
recuperare energie e per darsi una rinfrescata.
Naruto
si era tolto, e non senza urlare e imprecare dal dolore, il kunai dalla schiena
e ora cercava di farsi una fasciatura decente che riuscisse a bloccare il
sangue, almeno finchè non fossero giunti
al villaggio.
Neji
stava cercando di migliorare la salute dei suoi compagni, ma non essendo un
medico, stava facendo ben poco.
-
State tutti bene?-
-
Se escludi che due di noi sono più morti che vivi, che tutti noi abbiamo il
chakra esaurito, che a uno di noi Uchiha ha completamente squartato un fianco e
che non ci reggiamo in piedi.. sì, direi che stiamo benone!- disse con falsa non
curanza. Era una domanda stupida, era ovvio che non erano nelle migliori
condizioni!
-
Ma ce la fate a tornare?- chiese nuovamente Rock Lee.
Shikamaru
si voltò verso Naruto, cercando di giudicare se era in grado di
correre.
-
Ehi volpe! Ce la fai ad arrivare al villaggio?-
-
Se ti dico di no, che fai? Ti arrabbi?- gli rispose quello. Non ce la faceva
nemmeno a stare in piedi, pretendeva anche che riuscisse a
correre?
-
Lo spirito della volpe a nove code non sta facendo il suo
lavoro?-
-
No, e non ne capisco il motivo!- spiegò Naruto arrabbiandosi. Tutte le sue
ferite erano sempre guarite bene, grazie alla volpe.. perché con queste invece
ci metteva così tanto?
-
Ci servono rinforzi e il prima possibile se non ci vuoi trovare morti e
possibilmente prima che Sasuke cambi idea e decida magari di tornare indietro a
farci fuori tutti, grazie!- disse poi Shikamaru a Rock Lee dall’altra parte
della ricetrasmittente. Solitamente Nara non era così ironico, ma in una
situazione come quella, dove due tuoi compagni stavano morendo, la fame e la
sete ti annebbiavano quasi la vista e vivevi nella totale ignoranza di dove eri
andato a finire, bhè.. non sapeva come altro comportarsi.
-
Dove siete?-
-
Sicuramente fuori dalla foresta del Suono, ma non so il punto esatto. Siamo
vicino a un fiume, non so dirti altro..-
-
Avvertiremo subito l’Hokage.. quanti uomini credi che
serviranno?-
-
Quattro sicuramente per trasportare Kiba e Choji e se ci mandate un medico qui
direttamente non sarebbe male, non so quanto potranno resistere in quelle
condizioni..-
-
Tu e gli altri state bene? Avete bisogna di qualcosa
urgentemente?-
-
Lo spirito della volpe di Naruto non sta facendo il suo lavoro, ma non è
gravissimo.. io e Neji stiamo apposto, sembriamo due
fiorellini..-
-
Bene allora vi mandia..- la frase fu interrotta da una interferenza, facendo
perdere il segnale.
-
Questa o è sfiga o è il tuo schifoso destino che ci è avverso, Neji!- disse
Shikamaru sbattendo a terra la ricetrasmittente, pensando che quelle maniere
poco gentili riuscisse a farla funzionare. Hyuga non ci badò molto mentre il
compagno stava offendendo tutte le persone possibili: insultava lui e il suo
destino pidocchioso, Sasuke e il suo Sharingan (minacciava che la prossima volta
che se lo sarebbe trovato davanti gli avrebbe infilato due dita negli occhi),
Naruto e la sua “stupida volpe impedita”, Kiba e Choji, la sfiga che sembrava
albergare nel suo corpo e infine arrivò anche a imprecare contro sua moglie,
quella “donna soldato che gliele avrebbe cantate quando sarebbe tornato!”. Neji
si distese sul prato e chiuse gli occhi. Era quasi un anno che andava avanti
quella guerra. La missione da cui erano tornati, era solo la seconda. La prima
che avevano fatto, aveva avuto l’obiettivo di individuare la base operativa del
Suono, e in quello erano riusciti a farcela e non erano tornati tanto ammaccati.
Questa invece era stata una strage, una vera e propria battaglia ed era durata
quasi una settimana. Erano sei giorni che erano imprigionati in quel postaccio,
sempre con i nervi tesi, pronti a qualsiasi attacco. Era stata dura e non solo
per la stanchezza fisica, anche per un fatto psicologico, ed era per questo che
lui e Shikamaru erano quelli che infondo stavano meglio. Gli altri tre, chi più
e chi meno, erano tipi che non reggevano bene la tensione e la pressione
mentale. Ci voleva testa in queste cose.
Neji
pensò a quello che lui e i suoi amici avevano lasciato al villaggio. Tutti
avevano delle persone care, a cui pensavano in continuazione. Riflettette sul
povero Shikamaru, il quale non lo dava a vedere, ma tutti sapevano che si
preoccupava molto per Ino e suo figlio, Rukawa. Nara poteva sembrare un
menefreghista e forse lo era davvero. Non s’interessava molto a quello che
succedeva nel villaggio, se non erano affari suoi, ed il fatto che non fosse
curioso lo aiutava. Ma quel piccolo monello del suo stesso sangue lo aveva fatto
cambiare, anche se di poco. Lui e l’altra peste di Namaru erano insieme una cosa
fastidiosissima, peggio di una mosca. Li trovavi spesso in giro nelle strade a
fare scherzi stupidi alla gente o a combattere. Naruto Uzumaki 2 –
Neji
sorrise, per la prima volta in sei giorni. Tante cose in quel momento gli
passavano per la testa, mentre con gli occhi seguiva i movimenti di Naruto che
scappava da Shikamaru, e quest’ultimo che lo rincorreva. Chissà cosa aveva
combinato Uzumaki!
Anche
se erano in una situazione difficile, trovavano spesso il tempo di tornare
ragazzini, dandosi noia e offendendosi per un nulla. Perché loro infondo non
erano mai stati ragazzini, nella loro vita avevano sempre combattuto, non
avevano abbastanza tempo per fare i
bambini. Erano ragazzi cresciuti troppo in fretta, in tutti i sensi.
Si
ricordava benissimo di quando Yamanka annunciò di essere incinta del figlio di
Nara, di quando Uzumaki e Haruno avevano deciso di non sposarsi, nonostante
avessero un figlio già di due anni, di quando Choji esordì dicendo che si era
innamorato, o di quando Kiba si era presentato a villa Hyuga e aveva chiesto la
mano di Hinata, oppure di quando lui aveva fatto lo stesso, ma al padre di
Tenten. Erano stati bei momenti, vissuti fino in fondo.
Erano
bellissimi ricordi della loro vita, ricordi tutti diversi tra loro, ma tutti
avevano una stessa origine, tutti erano iniziati in quel
momento..
Da
quel momento tutto iniziò..