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Autore: Elpis Aldebaran    24/02/2007    19 recensioni
CHAPTER SIXTEEN
«Non è Jiraya» sussurrò appena Gaara, attirando l’attenzione di Naruto.
«Ho tenuto sotto controllo l’entrata dell’edificio per due ore e non l’ho visto, deve essere qualcun altro».
E con quel qualcun altro intendeva il Suono. Nessuno sapeva che erano lì, quindi la lista dei loro possibili visitatori si accorciava di molto.
Dopo alcuni minuti, qualcuno fece saltare la porta del piccolo appartamento.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Neji Hyuuga, Shikamaru Nara, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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“The Kunai of Death”

 

-LastBattle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red Sharingan-

 

 

 

 

 

Chapter One:

“Sasuke’s kunai, escape from Forest of Sound

 

 

Naruto sfrecciava veloce fra gli alberi, ramo dopo ramo.

Il suo sguardo era attento, concentrato, imperscrutabile.

Dietro di lui, Shikamaru lo seguiva, con lo sguardo perso davanti a se. Avevano fallito. Fallito miseramente.

Continuavano a saltare sugli alberi come fossero scimmie. Veloci, agili e arrabbiati. Con loro stessi.

Sentirono Neji raggiungerli da ovest, e unirsi alla loro corsa, verso un luogo sicuro, se mai in quella foresta ce ne fosse veramente uno.

Si fermarono poco dopo, su un ramo di un grosso abete. I corpi erano sfregiati da ferite più o meno gravi, il chakra era quasi esaurito, i loro occhi erano di ghiaccio, la volontà non c’era, e nemmeno la speranza.

- Dobbiamo in tutti i modi tornare al villaggio.- disse Neji. – O ci moriremo in questa lurida foresta!-

Naruto non ascoltava. Aveva smesso di farlo tanto tempo fa.

Guardò Shikamaru, in attesa di un ordine, uno qualsiasi.

Ma questo aveva sempre la stessa espressione annoiata sul volto, anche in una situazione come quella, dove i nemici ti potevano raggiungere e togliere dal mondo da un momento all’altro, anche quando due tuoi compagni di squadra erano dispersi (e sperarono con tutto il loro cuore che fossero veramente dispersi e non morti), e anche quando sapevi che se non avessi ritrovato la strada più sicura per uscire da quel posto infernale, saresti morto nel giro di un giorno, Shikamaru Nara continuava ad avere la sua espressione da eterno annoiato.

- Abbiamo notizie di Choji e Kiba?- chiese infine con fare stanco.

- No. La base ha mandato la seconda squadra ma non gli hanno trovati. Dicono che dobbiamo subito tornare a Konoha.. immediatamente.- riferì Neji con un tono di disappunto. Lui non era mai stato un tipo socievole, anzi. Molte volte poteva risultare antipatico e scontroso, un tipo dalla quale è meglio tenersi alla larga. Ma col tempo aveva imparato cosa era l’amicizia e cosa voleva dire sacrificarsi per gli altri. E quindi, per niente al mondo, sarebbe tornato al villaggio senza sapere che i suoi compagni erano sani e salvi.

Erano ancora su quell’albero. In lontananza si sentivano grida e il rumore della armi taglienti che sibilavano nell’aria per colpire chissà quale avversario. Il cielo era scuro, tetro,  e non solo per il cattivo tempo, ma per il fumo degli incendi che erano un po’ ovunque in quell’immensa foresta nel Paese del Suono. Erano in guerra. Una guerra che aveva gia portato tanti morti.

Shikamaru si mise a sedere sul ramo, con la schiena appoggiata al tronco. Unì le mani in un quadrato, chiaro segno che doveva pensare.

Naruto lo guardava di sfuggita, più concentrato sullo scenario deprimente della foresta mezza distrutta e incendiata, che sull’amico che pensava. Su questo punto erano molto diversi. Non che Naruto fosse stupido, ma lui era un tipo impulsivo, era un tipo che passava subito all’azione, senza tanti ragionamenti. Ecco perché Tsunade non gli aveva mai permesso di essere il capo di una missione. No, Shikamaru era l’uomo giusto per quel ruolo, ed il fatto che riuscisse a trovare la lucidità necessaria per pensare in un momento come quello, era ammirevole.

Rimasero minuti fermi e immobili. Neji saltava fra gli alberi intorno, come vedetta, per assicurarsi che nessuno gli avesse seguiti. Naruto stava cercando di mettersi in contatto con la base, ma sembrava che nel punto dove loro si erano rifugiati, le ricetrasmittenti non funzionassero. Erano in un punto completamente morto.

Shikamaru si alzò in piedi, osservò il compagno biondo che sbuffava all’ennesimo tentativo fallito e qualcosa nella sua mente si sbloccò. Aveva pensato a tutti i modi per uscire di lì. Tutti. Tutti i modi per uscire insieme, anche a Kiba e Choji.

- Andiamo a recuperarli.- disse risoluto, facendo segno a Neji di cominciare a muoversi verso est.

- Non che non sia d’accordo con te Shikamaru, ma Tsunade ci farà il culo se non torniamo subito.- riferì Neji quando seppe della decisione del compagno.

- Preferisco morire in questa foresta, che tornare senza due dei miei uomini.- disse con forza Nara, deciso a non accettare nessuna obiezione da parte dei due ragazzi.

Naruto finalmente si decise a intervenire.

- Una volta Kakashi-sensei mi disse.. che i ninja più spregevoli sono quelli che infrangono le regole del proprio villaggio..- disse con l’amarezza nella bocca. L’allusione a una certa persona era troppo ovvia, per essere chiarita.

-.. ma i ninja che abbandonano i compagni di squadra in battaglia, sono lurida feccia ancora più spregevole.- non disse altro, se non quelle duri parole che in qualche modo avevano fatto sorridere, se anche di poco, Shikamaru e Neji, e forse dentro di loro si accendeva una piccola speranza per quella guerra di cui ancora non si vedeva la fine. E con un balzo, i tre si mossero verso est.

 

Tsunade camminava velocemente per i corridoi dell’ospedale, pieno quasi fino a scoppiare. Non facevano altro che arrivare ninja feriti, non gravissimi, ma comunque ninja che avevano bisogno di immediate cure mediche. E lei girava come un’anima in pena, alla ricerca di una persona in particolare. Quello che stava succedendo nella foresta del Suono non le piaceva per niente.

- Somma Tsunade, abbiamo perso ogni contatto col team di Nara, sono dispersi.- queste parole l’avevano spiazzata e fatta incavolare al punto da urlare in tutte le direzioni.

Sapeva che non si doveva fidare di quegli stupidi. Avevano gia perso due compagni e rimanevano solo in tre. L’unica cosa intelligente che potevano fare era tornare al villaggio e farsi medicare. Era l’unica cosa intelligente e sensata. Ma ora che ci pensava, tutto quello che facevano quei ragazzi non era sensato.

Ed era per questo che in quel momento, Tsunade, quinta Hokage, si affacciava in ogni stanza del complesso ospedaliero, nella speranza di vedere un ciuffo biondo spuntare da qualche parte, segno che infondo Naruto e gli altri non erano poi così sciocchi, ed erano tornati indietro. Ma la donna non vedeva nessuno di quel team, non era nemmeno più sicura che gli avrebbe mai rivisti tornare a Konoha. Era brutto anche solo pensarlo, ma questa era la realtà dei fatti.

Orochimaru le aveva apertamente dichiarato guerra con un attentato proprio nel centro di Konoha, causando la morte di 20 persone.

Avevano subito contrattaccato, cercando di respingere i ninja del Suono dalla foresta che circondava il villaggio. Era dovuta intervenire anche lei, trovandosi faccia a faccia con Orochimaru e il suo onnipresente servo al fianco. Sasuke Uchiha.

- Dica a Naruto di prepararsi, questa volta non avrò compassione di lui.- le aveva rivolto quelle parole fredde, viscide, con tutto il disprezzo di questo mondo. Sasuke non sarebbe più tornato quello di un tempo, nessuno sarebbe riuscito a farlo tornare indietro, nemmeno un miracolo. Lui e Orochimaru erano diventati un vero pericolo insieme, e lo avevano dimostrato quasi un anno fa, quando al villaggio giunse la notizia che Itachi Uchiha era stato trovato morto al confine col paese della Sabbia. Alla fine Sasuke aveva trovato la sua vendetta, e ci aveva trovato gusto nell’uccidere, perché da allora non si era più fermato.

- Nonna Tsunade!- si sentì chiamare la donna mentre setacciava l’ennesima stanza. Si voltò di scatto, sperando con tutta se stessa di trovare quegli occhi azzurri innocenti a fissarla scherzosamente, come sempre. Ma invece..

- Namaru..- disse Tsunade, nascondendo la delusione nei suoi occhi. -.. spero che tu mi porti buone notizie..-

- Qualcuna sì..- affermò il ragazzino. -.. pochi minuti fa hanno fatto ritorno tutti i team in missione al villaggio del Suono, nessun ferito grave. La loro missione è stata portata a termine.- disse il ragazzino, con fare militare.

Tsunade lo guardava, aveva solo tredici anni, ma nella sua vita aveva visto più morti di qualsiasi altro bambino normale.

- E.. ha fatto ritorno anche il team Nara?- chiese, sapendo che Namaru non era la persona più indicata a cui chiedere una cosa del genere. E infatti vide gli occhi verdi, verdi come quelli della sua allieva, incupirsi improvvisamente.

- No, ancora no. Alla base non hanno avuto ancora notizie, sembra che il luogo dove si siano nascosti sia un punto morto..- il ragazzino esitò un attimo, prima di domandare, con occhi lucidi, la cosa che da qualche ora a questa parte gli pesava sul cuore. -.. credi davvero che il team di Nara-sensei stia bene, nonna Tsunade?-

L’Hokage non ebbe il coraggio di rispondere. Ormai, da quando quella guerra era iniziata, non aveva più certezze.

- Non è il momento di chiedersi una cosa del genere, Namaru. Ti prego ora, va a chiamare tua madre, dille di raggiungermi nel mio studio.- detto questo si congedò dal ragazzino, che velocemente si allontanò di corsa, urtando contro tutti quelli che camminavano davanti a lui.

 

- L’ho trovato!- gridò all’improvviso Neji, cominciando a scendere in basso dai rami fitti della foresta. I due compagni di squadra lo imitarono e ben presto posarono i loro piedi sul suolo, camminando con cautela. Infondo si trovavano ancora in mezzo al territorio nemico.

Videro un corpo, apparentemente morto, di un ninja abbastanza robusto, col copri fronte della Foglia.

Choji.

Shikamaru si avvicinò per primo, facendo una smorfia di dolore nel notare come il suo migliore amico era stato ridotto: tutto coperto di sangue, due profonde ferite nella gambe, il respiro debole, ma esistente. Non sarebbe stato facile portarlo a Konoha, senza che peggiorasse ulteriormente.

- Uno lo abbiamo trovato, ma sarà difficile trovare Kiba.- giudicò Shikamaru, caricandosi il compagno mezzo morto sulle spalle. Naruto stava per rispondergli, quando il corpo si Kiba fu gettato ai piedi di Neji, anche quello grondante di sangue, apparentemente morto.

I tre Jonin si voltarono verso la persona che aveva gettato il loro amico come fosse spazzatura, e inorridirono nel vedere due occhi rossi, rossi non per lo Sharingan, ma per il sangue, fissarli con disprezzo.

Sasuke li osservava con sufficienza, dall’alto di un albero.

- Non è morto, potete ancora salvarlo. Se fate in tempo a uscire di qui.- sibilò con in ghigno sinistro, sadico.

Naruto sentì i brividi su tutta la spina dorsale andare veloci dal basso verso l’alto. Il sudore sulla fronte sembrava essere diventato ghiaccio, l’aria era fredda e pesante, la tensione alta e snervante.

Neji prese il corpo di Kiba. Dovevano uscire da quel posto se non volevano avere sulla coscienza la morte di due amici.

Shikamaru guardava con attenzione gli sguardi che Sasuke e Naruto si lanciavano. Il primo era sporco, desideroso di uccidere. Il secondo era pieno di disprezzo per quella persona, che aveva considerato come un fratello, ma che poi gli aveva voltato le spalle senza pensarci due volte.

- Non abbiamo tempo per lui Naruto.. siamo deboli e stanchi.. anche se provassimo ad affrontarlo verremo uccisi tutti in meno di tre minuti..- gli fece notare Shikamaru, sapendo cosa passava per la testa dell’amico.

Il Jonin biondo, anche se di malavoglia, dovette dare retta a Nara, per due motivi: il primo perché lui, nonostante tutto rimaneva il capo di quella missione, e secondo perché infondo aveva ragione. Non aveva senso sfidare Sasuke nelle condizioni in cui si trovava in quel momento, era un suicidio.

Notò sul volto del ninja traditore uno sguardo divertito e allo stesso tempo compassionevole. Una presa in giro.

- Per uscire dalla foresta..- iniziò quello, sempre col solito ghigno. – dovete proseguire in direzione sud-est. Fra una decina di chilometri troverete un albero. Un ciliegio. L’unico ciliegio esistente in questo posto. Da lì proseguirete in direzione sud fino a trovare l’uscita.-

- Perché ce lo dici?- chiese Naruto, non capendo il motivo che aveva spinto l’ex-amico a rivelargli la strada per uscire da quell’inferno, a meno che..

- Non è una trappola, se è questo ciò che ti stai chiedendo..- sbuffò Uchiha divertito da quella situazione, dove lui aveva il controllo di tutto. Sì, perché loro erano sperduti in quella foresta, che invece lui conosceva bene. Si sentiva il padrone, gli piaceva il fatto che la vita di quei cinque ninja dipendesse dalle sue decisioni, era una cosa che gli faceva arrivare l’adrenalina nel cervello, che lo eccitava da morire.

-.. la mia più grande aspirazione nella vita, dopo aver ucciso mio fratello, è quella di battermi con te Naruto, e cancellarti dal mondo con queste stesse mani.. non chiedo di meglio. Ma non voglio uno scontro impari.- disse mentre una scintilla sadica passava per gli occhi del giovane. Uzumaki rimase interdetto nel vedere quanto quel ragazzo, o forse a questo punto era meglio parlare di uomo, fosse diventato spietato e.. pazzo. Era un killer, aveva ucciso decine di persone senza motivo, solo per il gusto di farlo o per noia. Era diventata una persona spregevole, violenta che mai avrebbe meritato il perdono di qualcuno. Il degno erede di Orochimaru.

Incitato da Shikamaru e Neji, Naruto infine decise di andarsene da quel luogo.

Appena prima di partire, Tsunade gli aveva affidato due missioni: uccidere Uchiha, riportare a casa la pelle.

La prima missione era fallita miseramente. Almeno la seconda doveva portarla a termine.

 

I tre ninja diedero le spalle a Uchiha, e con un balzo felino salirono sul primo ramo stabile che individuarono. Shikamaru, avendo il peso non indifferente di Choji sulle spalle, era il più indietro di tutti, e vide perfettamente quando un kunai passò di fianco a lui, vicinissimo, per poi andare a colpire la schiena, sul fianco destro, di Naruto. Il biondo si bloccò di botto su un ramo, urlando per il dolore che l’arma gli aveva inferto.

Nara e Neji si voltarono subito indietro, notando Sasuke che rideva sguaiatamente.

- E’ un avvertimento, Uzumaki. Soltanto il mio avvertimento.- e con una spinta delle gambe, scomparve nel buio della foresta.

Neji si avvicinò in fretta all’amico colpito. Questo aveva il fiato pesante e affrettato. Non era il primo colpo grave che aveva ricevuto in quella missione.

- Ce la fai Naruto?- chiese con apprensione, perché era consapevole che se il compagno non fosse stato in grado di saltare, la loro situazione sarebbe precitata. Non sarebbero riusciti a sostenere anche lui. Shikamaru si avvicinò, adagiò in terra il corpo inerte e pesante di Choji e sbrigativo afferrò il manico del kunai, tentando di strapparlo via dal corpo dell’amico. Ma questo lo fermò con uno sguardo omicida.

- Non toglierlo!- urlò forte, e non per rendere più minaccioso il tono con cui si rivolgeva all’amico, ma per il puro e semplice dolore che provava in quel momento.

- Se lo togli perderò molto sangue e non riuscirò a uscire da questo posto di merda, me lo toglierò solo quando saremo al sicuro, a Konoha!-

Shikamaru lo guardava bieco. Testardo. Imbecille e testardo.

- Fai come vuoi.. non ti lamentare se poi ci muori per strada!- detto questo ripartirono nuovamente, questa volta dovevano farcela.

 

Yamanaka camminava veloce, su e giù, giù e su. Poco più in la, seduto a un tavolo con strani marchingegni, Rock Lee cercava di stabilire dei contatti con il team Nara, inutilmente. Non poteva crederci. Si erano dispersi. Come cavolo avevano potuto riuscirci? Erano stati gli unici scemi a perdersi!

Si fermò di botto osservando il paesaggio fuori dalla casetta diroccata, a un paio di chilometri da Konoha. Sembrava un posto deserto, non si vedeva nessuno. Ma lei sapeva che in realtà quel posto era circondato da ninja. Sì, perché in verità quella casetta abbandonata era la base operativa della Foglia, il posto dal quale partivano i medici e le squadre di soccorso. Una volta attaccata la base, tutto era perduto, ecco perché c’erano ninja a destra e a manca a sorvegliare il territorio.

All’improvviso davanti ai suoi occhi si materializzò Tenten, facendole prendere un colpo.

- Smettila di apparire così! Un giorno di questi ci rimango!- urlò la bionda, sfogando anche parte della frustrazione e della preoccupazione che aveva in corpo da quando avevano perso il gruppo Nara.

Tenten la guardava comprensiva, infondo non era solo lei a preoccuparsi, doveva ricordare a Ino che nel gruppo di dispersi c’era anche il suo futuro sposo?

- Ho controllato tutto il territorio intorno a Konoha. Ancora niente. Avverti la somma Tsunade, prenderò degli uomini e andrò io di persona a recuperar..- ma la ragazza non finì la frase che un ragazzino fece irruzione nella casetta, ansimando per la corsa appena fatta.

- Dov’è mia madre?-

Sakura, sentendo la voce del ragazzino, tirò fuori il capo dall’armadietto dove per tutto il tempo era stata china per sistemare le erbe medicinali. Non era un lavoro utilissimo, ma preferiva impiegare il suo tempo in cose inutili che fare la marcia come Ino.

- Namaru cosa c’è?- domandò, cercando di sembrare il più rilassata possibile.

- Nonna Tsunade chiede di te, dice di raggiungerla nel suo studio.-

La ragazza annuì stancamente. Sicuramente l’Hokage voleva che andasse ad aiutare all’ospedale e lei non ne aveva per niente voglia, non in quel momento almeno.

- E’ forse successo qualcosa?- pensò bene Sakura d’informarsi.

- Non che io sappia..- rispose il ragazzino.

- TENTEN-SENSEI!!!- gridò una voce fuori dalla casetta.

Tutti i presenti si affacciarono alla finestra, per vedere chi era quella persona tanto imprudente da mettersi a gridare così a squarciagola. Un secondo ragazzino fece il suo ingresso nella base, beccandosi occhiate poco rassicuranti.

- Quante volte ti ho detto di non urlare, Rukawa!- lo rimproverò la ragazza assumendo un tono minaccioso, con le mani sui fianchi.

Il ragazzino non vi badò molto, assunse la sua tipica espressione annoiata, e con fare stanco riferì il messaggio che portava.

- Scusi sensei, ma l’eremita dei rospi dice che ha controllato anche al di là del bosco. Ci ha lasciato la squadra di soccorso nell’eventualità che avvistino qualcuno, ma ancora niente..-

Ino, all’ennesima prova che quel gruppo fosse veramente composto da scemi, uscì fuori di testa. Era risaputo che non era mai stata una donna tanto paziente.

- Te lo dico Rukawa! Spera che tuo padre non torni al villaggio, perché se non lo ammazza Sasuke allora lo ammazzo io!- disse infine, mentre una vena sulla tempia pulsava pericolosamente, ma le sue ultime parole furono coperte da dei sonori bip. Tutti si voltarono verso il grande compiuter che fungeva da comunicatore.

- Che succede Rock Lee?- chiese Sakura, dimenticandosi di raggiungere l’Hokage.

- Sembra che qualcuno stia cercando di mettersi in contatto.. – spiegò l’uomo infilandosi le cuffie e cercando di mantenere il segnale movendo manopole e bottoni a destra e a manca.

Si sentì un fischio acutissimo, tant’è che tutti i presenti dovettero tapparsi le orecchie, ne seguirono varie interferenze, finchè una voce maschile e familiare non giunse alle loro orecchie.

- Qui Nara, rispondete, passo.-

 

- Qui Rock Lee, era l’ora ragazzi!-

- Non dirlo a noi..- disse Shikamaru che non ne poteva più di quella situazione. Erano appena fuori dalla foresta, sulle rive di un fiume. Si erano fermati per recuperare energie e per darsi una rinfrescata.

Naruto si era tolto, e non senza urlare e imprecare dal dolore, il kunai dalla schiena e ora cercava di farsi una fasciatura decente che riuscisse a bloccare il sangue, almeno finchè non fossero giunti  al villaggio.

Neji stava cercando di migliorare la salute dei suoi compagni, ma non essendo un medico, stava facendo ben poco.

- State tutti bene?-

- Se escludi che due di noi sono più morti che vivi, che tutti noi abbiamo il chakra esaurito, che a uno di noi Uchiha ha completamente squartato un fianco e che non ci reggiamo in piedi.. sì, direi che stiamo benone!- disse con falsa non curanza. Era una domanda stupida, era ovvio che non erano nelle migliori condizioni!

- Ma ce la fate a tornare?- chiese nuovamente Rock Lee.

Shikamaru si voltò verso Naruto, cercando di giudicare se era in grado di correre.

- Ehi volpe! Ce la fai ad arrivare al villaggio?-

- Se ti dico di no, che fai? Ti arrabbi?- gli rispose quello. Non ce la faceva nemmeno a stare in piedi, pretendeva anche che riuscisse a correre?

- Lo spirito della volpe a nove code non sta facendo il suo lavoro?-

- No, e non ne capisco il motivo!- spiegò Naruto arrabbiandosi. Tutte le sue ferite erano sempre guarite bene, grazie alla volpe.. perché con queste invece ci metteva così tanto?

- Ci servono rinforzi e il prima possibile se non ci vuoi trovare morti e possibilmente prima che Sasuke cambi idea e decida magari di tornare indietro a farci fuori tutti, grazie!- disse poi Shikamaru a Rock Lee dall’altra parte della ricetrasmittente. Solitamente Nara non era così ironico, ma in una situazione come quella, dove due tuoi compagni stavano morendo, la fame e la sete ti annebbiavano quasi la vista e vivevi nella totale ignoranza di dove eri andato a finire, bhè.. non sapeva come altro comportarsi.

- Dove siete?-

- Sicuramente fuori dalla foresta del Suono, ma non so il punto esatto. Siamo vicino a un fiume, non so dirti altro..-

- Avvertiremo subito l’Hokage.. quanti uomini credi che serviranno?-

- Quattro sicuramente per trasportare Kiba e Choji e se ci mandate un medico qui direttamente non sarebbe male, non so quanto potranno resistere in quelle condizioni..-

- Tu e gli altri state bene? Avete bisogna di qualcosa urgentemente?-

- Lo spirito della volpe di Naruto non sta facendo il suo lavoro, ma non è gravissimo.. io e Neji stiamo apposto, sembriamo due fiorellini..-

- Bene allora vi mandia..- la frase fu interrotta da una interferenza, facendo perdere il segnale.

- Questa o è sfiga o è il tuo schifoso destino che ci è avverso, Neji!- disse Shikamaru sbattendo a terra la ricetrasmittente, pensando che quelle maniere poco gentili riuscisse a farla funzionare. Hyuga non ci badò molto mentre il compagno stava offendendo tutte le persone possibili: insultava lui e il suo destino pidocchioso, Sasuke e il suo Sharingan (minacciava che la prossima volta che se lo sarebbe trovato davanti gli avrebbe infilato due dita negli occhi), Naruto e la sua “stupida volpe impedita”, Kiba e Choji, la sfiga che sembrava albergare nel suo corpo e infine arrivò anche a imprecare contro sua moglie, quella “donna soldato che gliele avrebbe cantate quando sarebbe tornato!”. Neji si distese sul prato e chiuse gli occhi. Era quasi un anno che andava avanti quella guerra. La missione da cui erano tornati, era solo la seconda. La prima che avevano fatto, aveva avuto l’obiettivo di individuare la base operativa del Suono, e in quello erano riusciti a farcela e non erano tornati tanto ammaccati. Questa invece era stata una strage, una vera e propria battaglia ed era durata quasi una settimana. Erano sei giorni che erano imprigionati in quel postaccio, sempre con i nervi tesi, pronti a qualsiasi attacco. Era stata dura e non solo per la stanchezza fisica, anche per un fatto psicologico, ed era per questo che lui e Shikamaru erano quelli che infondo stavano meglio. Gli altri tre, chi più e chi meno, erano tipi che non reggevano bene la tensione e la pressione mentale. Ci voleva testa in queste cose.

Neji pensò a quello che lui e i suoi amici avevano lasciato al villaggio. Tutti avevano delle persone care, a cui pensavano in continuazione. Riflettette sul povero Shikamaru, il quale non lo dava a vedere, ma tutti sapevano che si preoccupava molto per Ino e suo figlio, Rukawa. Nara poteva sembrare un menefreghista e forse lo era davvero. Non s’interessava molto a quello che succedeva nel villaggio, se non erano affari suoi, ed il fatto che non fosse curioso lo aiutava. Ma quel piccolo monello del suo stesso sangue lo aveva fatto cambiare, anche se di poco. Lui e l’altra peste di Namaru erano insieme una cosa fastidiosissima, peggio di una mosca. Li trovavi spesso in giro nelle strade a fare scherzi stupidi alla gente o a combattere. Naruto Uzumaki 2 – La Vendetta, insomma. 

Neji sorrise, per la prima volta in sei giorni. Tante cose in quel momento gli passavano per la testa, mentre con gli occhi seguiva i movimenti di Naruto che scappava da Shikamaru, e quest’ultimo che lo rincorreva. Chissà cosa aveva combinato Uzumaki!

Anche se erano in una situazione difficile, trovavano spesso il tempo di tornare ragazzini, dandosi noia e offendendosi per un nulla. Perché loro infondo non erano mai stati ragazzini, nella loro vita avevano sempre combattuto, non avevano abbastanza tempo per fare i bambini. Erano ragazzi cresciuti troppo in fretta, in tutti i sensi.

Si ricordava benissimo di quando Yamanka annunciò di essere incinta del figlio di Nara, di quando Uzumaki e Haruno avevano deciso di non sposarsi, nonostante avessero un figlio già di due anni, di quando Choji esordì dicendo che si era innamorato, o di quando Kiba si era presentato a villa Hyuga e aveva chiesto la mano di Hinata, oppure di quando lui aveva fatto lo stesso, ma al padre di Tenten. Erano stati bei momenti, vissuti fino in fondo.

Erano bellissimi ricordi della loro vita, ricordi tutti diversi tra loro, ma tutti avevano una stessa origine, tutti erano iniziati in quel momento..

Da quel momento tutto iniziò..

 

 

   
 
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