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Autore: Noth    13/08/2012    17 recensioni
Kurt si portò una mano alle labbra e sentì le lacrime schiantarvici sopra.
Era finita.
Era davvero il tanto temuto addio.
Sorpreso di riuscire a reggersi sulle gambe, corse via. Abbandonando tutto, perché era troppo da sopportare. Non poteva vedere il ragazzo che amava che si voltava per non dover guardare la persona più importante della sua vita che scappava via.
SPOILER 4X04 THE BREAK-UP
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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It will take a lifetime.









« E’ stato bello poterti vedere. » sussurrò Blaine, finita la cena con Kurt. Non si vedevano solo da qualche settimana ma per Blaine era stato un vero inferno. Era come essere tornato ai vecchi tempi, senza nessuno su cui contare. Era come essere regrediti, vedere le proprie ferite sanguinare ma ignorarle e lasciarle fare perché così si sarebbero cicatrizzate. Ma quella sembrava una ferita diversa, e più lui la ignorava più il sangue ne usciva copiosamente e bruciava. Bruciava all’altezza del petto e grattava ad ogni respiro. Tirava come punti mal fatti di una sutura, e Blaine soffriva come un cane. Ma non poteva chiedere a Kurt di tornare. Non poteva perché sarebbe stato come metterlo in gabbia. Non vi era assolutamente possibilità che gli chiedesse di rinunciare a quel luogo, a New York, per lui. Anche perché, temeva, non lo avrebbe scelto quella volta.

Kurt sorrise di rimando, gli occhi lucidi al pensiero che entro poco non avrebbe più avuto quelle mani ruvide tra le sue, che non avrebbe potuto specchiarsi in quegli occhi enormi che lo fissavano come se valesse tutto l’oro del mondo. Come se non ci fosse nulla di più bello, e che lo facevano stare così bene. La lontananza era più dura di quanto si aspettasse, non sapeva che avrebbe fatto male come un legaccio stretto attorno ai polsi mentre eri trattenuto su un isola deserta, bellissima, ma pur sempre priva lui. Il problema era che Kurt, per quanto sentisse la mancanza di Blaine, voleva stare lì. Quel luogo era il suo sogno, New York era il suo habitat naturale e non poteva tornare a Lima. Non poteva perdere tutto ciò che aveva fatto per restare bloccato in quella piccola e bigotta provincia dello Ohio. Non poteva e basta, per quanto amasse Blaine.

« Mi sei mancato davvero da morire. » rispose, abbassando lo sguardo e mordendosi forte l’interno della guancia per non piangere. Non voleva rovinare quel momento per nessuna ragione, non voleva sporcare anche quel ricordo con lacrime che, ultimamente, non facevano altro che andare e venire nella sua vita, come ospiti indesiderate che continuavano a presentarsi alla porta.

Blaine guardò Kurt, lo guardò con quella sua pelle chiara e quegli occhi che avrebbero sciolto un iceberg se solo questo avesse potuto guardarli. Quegli occhi brillavano in maniera diversa ora che era a New York, era come se si fosse accesa una scintilla assopita al loro interno, e Blaine non poteva far altro che pensare che lui non era mai riuscito a farla brillare.

Camminarono mano nella mano per il vicolo buio. Le case accanto sembravano tutte uguali, e nessuno dei due riusciva a prestarci attenzione. Il vento disegnava strani vortici attorno a loro, scuotendo lievemente gli alberi e lasciando l’impressione che stesse cantando, passando tra i rami e le foglie verdi. C’era un disagio del quale non osavano parlare, una sensazione come un mattone alla bocca dello stomaco, un dolore che entrambi tentavano di nascondere, perché volevano nasconderlo.

Ed ecco che, a lato della strada, scorsero una panchina vuota. Senza nemmeno guardarsi si diressero in quella direzione, dondolando le mani giunte come due bambini e, a volte, avrebbero voluto tornare tali. Poter stare assieme per anni, ed anni, senza dover giungere a quel momento, perché entrambi lo sapevano. Lo sapevano che c’era un limite a tutto, semplicemente avevano voluto provare a superarlo, dimostrare che loro valevano di più. E così era stato, ma ora faceva più male che altro. Ma non volevano ammetterlo.

Si sedettero sulla panchina e tra loro non c’era stato un silenzio tanto carico di tensione da quando Kurt aveva risposto ai messaggi di Chandler. Pareva che tutto fosse diventato di ghiaccio, il
silenzio come cristalli taglienti attorno a loro.

« Fa freddo. » commentò Kurt, nel disperato tentativo di fare conversazione, ma diventava sempre
più difficile. Blaine accennò ad un sorriso ma, per quando avrebbe preferito vomitare che dire quelle due parole, dovette sputarle fuori, e bruciarono come acido.

« Dobbiamo parlare. » mormorò, ed abbassò lo sguardo. Kurt sfilò la mano dalla sua e lo guardò, aspettando che dicesse qualcosa, torturandosi le dita e cercando di respirare a fondo per non provare ad indovinare ciò che l’altro stava per dirgli.

Blaine alzò lo sguardo, dopo qualche minuto di ulteriore doloroso silenzio. I suoi occhi erano pericolosamente grandi, e Kurt ci scorse delle lacrime.

« Kurt il problema, » disse Blaine, respirando a fondo e schiarendosi la voce. « è proprio quello che hai detto poco fa. Mi manchi da morire. »

« Anche tu. » sussurrò di nuovo Kurt, aumentando il ritmo della respirazione perché non riusciva a stare calmo, sapeva cosa stava per accadere e, allo stesso tempo, desiderava non averne idea.

« E io… io… Kurt io… » più Blaine cercava di parlare più gli pareva che le parole gli stessero perforando i polmoni e gli restassero incastrate in gola, tra le corde vocali ed il cuore che, oramai, era arrivato fino a lì.

Kurt lasciò andare un respiro spezzato che non riusciva più a trattenere.

« Lo so. » disse, mordendosi il labbro inferiore più forte che poteva, ma il dolore non fu abbastanza da distrarlo e le lacrime gli rotolarono sulle guance, lasciando solchi che bruciavano sulla sua pelle.

Blaine non riusciva a prendere fiato. Ogni volta che respirava faceva più male che bene.

« Kurt io… io ti amo. » espirò, in un sussurro, afferrandosi le ginocchia con le mani e notando che delle lacrime stavano scivolando dal suo viso e lui, troppo concentrato a far uscire dei suoni dalla sua bocca, non se n’era nemmeno accorto.

Kurt fece un suono strozzato, come se qualcosa gli ostruisse la gola nonostante lui si ostinasse a
trattenerlo.

« Ma questo è tutto ciò che hai sempre sognato e lo so che ci eravamo promessi l’eternità ma… Kurt io non faccio parte di questo progetto. È tuo, ed è bellissimo, ma non include me. » terminò, e sorrise amaramente a Kurt, che lo guardava con gli occhi rossi ed un espressione di dolore talmente contratta sul suo viso che Blaine iniziò a temere che si sarebbe spaccato.

« Non è vero, non… » Kurt cercò di spiegare, provò a parlare, ma era come se un pezzo vetro gli fosse affondato nella gola.

Vedendo che non usciva nessun suono della sua bocca iniziò a tremare, e si mise il viso tra le mani, incapace di fare altro, pensando che avrebbe voluto raggomitolarsi e sentire la voce di Blaine che gli diceva che andava tutto bene. Ma non andava tutto bene.

Blaine si alzò in piedi, sbattendo le palpebre e provando a scacciare le lacrime che avevano fatto il nido nei suoi occhi, senza riuscirci. Kurt alzò lo sguardo.

« Non farlo. » mormorò, alzandosi e traballando per stare in piedi. Blaine lo afferrò per le spalle, in automatico, perché sostenerlo quando rischiava di cadere era tutto ciò che aveva sempre fatto.

Come sarebbe stato non doverlo più fare?

« Non posso Kurt, non… » singhiozzò Blaine, ogni singola resistenza a quel momento era ceduta, lasciandolo privo di protezioni, ed il dolore aveva sferrato il suo colpo al cuore, dritto ed
infallibile.

« Ti prego non lasciarmi qui! » gridò Kurt, tra i singhiozzi, e sembrava quasi che stesse soffocando.
Blaine respirò profondamente, ma tremò abbastanza da farsi sentire dall’altro.

« Kurt, non fare così, per favore, peggiori le cose… »

« Benissimo, perché non voglio che tu te ne vada. » rispose, afferrando i baveri della giacca di Blaine e schiacciandosi su di lui, aspettando che lo avvolgesse con le sue braccia, ma non successe.

Le mani dell’altro tremavano, perché desideravano stringersi attorno a Kurt come se fosse stata l’unica fonte di calore in una stanza gelida, ma ormai doveva fare abitudine al freddo. Era il momento di lasciare libero Kurt, e di andare in albergo, a prendere la valigia e distendersi sul letto a piangere così forte che avrebbe esaurito tutte le lacrime, ed il giorno dopo sarebbe stato in grado di fingere che andava tutto bene.

« Blaine ti amo, ti prego… Troverò un modo per includerti in tutto questo, io… » sussurrò, allontanandosi dal petto del ragazzo e guardandolo negli occhi.

Poteva vedere la sua sofferenza, gli era dipinta in faccia nonostante Blaine cercasse in tutto i modi di trattenerla dentro di sé.

« Non ora, non adesso, Kurt mi dispiace… » sussurrò Blaine, e dentro di lui qualcosa si spezzò nel pronunciare quelle parole. Qualcosa si incrinò e andò in mille pezzi, perfino Kurt ne sentì il rumore. Un cuore che si distruggeva, come un buco nero. Una stella che moriva ed inglobava
dentro di sé ogni cosa.

« Addio. » esalò Blaine, così piano che, se Kurt non fosse stato abituato a sentire il suono della sua voce, non lo avrebbe nemmeno sentito. Una lacrima scivolò sullo zigomo del ragazzo che guardò per l’ultima volta gli occhi di Kurt, gridando internamente perché sarebbe stato così che li avrebbe ricordati una volta tornato a Lima, rossi e gonfi di lacrime che lui aveva creato. L’ottava meraviglia del mondo deturpata a causa sua.

Il mondo di Kurt era crollato in pezzi, non riusciva a reggersi sulle gambe perché, nonostante tutte le promesse fatte, alla fine era accaduto sul serio in ogni caso.

Non erano stati abbastanza forti.

« Non ti dirò mai addio. » mormorò. « Lo ho promesso. » scosse la testa, deglutendo a fatica e cercando gli occhi di Blaine che provavano a evitare il suo sguardo, inutilmente.

L’altro si piegò in avanti a baciarlo sulle labbra, ma lo sfiorò solamente, lasciando sulla bocca di Kurt un amaro sapore di dolore e solitudine. Poi si allontanò e, a pochi centimetri dal suo volto sussurrò:

« Lo so. » e sorrise in maniera così amara da far male a tendere i muscoli.  Poi si voltò, per non dover guardare ancora quella bellissima creatura di cui era innamorato, ma al quale era destinato a dire addio.

Kurt si portò una mano alle labbra e sentì le lacrime schiantarvici sopra.

Era finita.

Era davvero il tanto temuto addio.

Sorpreso di riuscire a reggersi sulle gambe, corse via. Abbandonando tutto, perché era troppo da sopportare. Non poteva vedere il ragazzo che amava che si voltava per non dover guardare la persona più importante della sua vita che scappava via.

Attraversò la strada senza fiato e senza vedere nulla, e si ripromise che quel bacio non sarebbe
stato il loro ultimo. Che sarebbero tornati insieme, in un modo o nell’altro, perché aveva fatto una
promessa.

E quando Kurt Hummel faceva una promessa, la manteneva, avesse dovuto volerci tutta la vita. 
















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SpazioAutrice:

Sono a pezzi, credo sia chiaro. E' scritta per via degli ultimi spoiler sulla 4x04.
Le foto.
La canzone.
Le riprese.
Ammazzatemi 'rcatroia,
comunque io sono positiva eh, so solo che piangerò all'infinito. Questa è la mia visione della cosa.
Adios, e non portatemi rancore.

Noth
   
 
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