Titolo: Mrs Darcy's First Day
Tipologia:
Raccolta di 26 drabble
Note: Questa raccolta
racconta il primo
giorno di matrimonio di Elizabeth e Darcy. E’ ambientata a Pemberley,
ed è
presente anche Georgiana. So che vi sembrerà che i due sposini passino
il tempo
solo a sorridere e a baciarsi ma, ehi!, si sono appena sposati.
Credits: la drabble sulla
lettera S è ispirata
alla scena finale del film del 2005, purtroppo tagliata in Italia.
Trafalgar è
invece un personaggio introdotto da Pamela Aidan nella sua Trilogia di
romanzi
su Darcy, così come il soprannome “Bestiaccia”.
A
All'alba
del giorno dopo, Darcy era già sveglio. Poco importava che le ultime
ore
fossero state così emozionanti e che la notte fosse stata così corta.
Si
svegliò presto, come al solito, ma questa volta non era solo. Vicino a
lui
c'era sua moglie, Mrs Darcy, Elizabeth, ancora addormentata. Lui si
mosse
appena, temendo di svegliarla, e si soffermò ad osservarla. Era così
bella. Non
poteva vedere quei meravigliosi occhi scuri che l'avevano catturato, ma
i
lineamenti rilassati del suo viso erano così dolci che lo facevano
innamorare
sempre più di lei, anche se sentiva di amarla già immensamente.
B
Baciandole
dolcemente la guancia, Darcy la svegliò. Si sentiva sul punto di
esplodere,
così pieno di energia e di felicità. Aveva deciso di andare a fare una
cavalcata, per sfogare tutta quella carica che percepiva dentro di sé e
riassumere il controllo delle sue azioni. Tuttavia, quando Elizabeth si
mosse
contro il suo fianco - Darcy non avrebbe saputo dire quanto
inconsapevole fosse
stato quel movimento - tale progetto fu subito dimenticato.
"Mi
dispiace di avervi svegliato," mormorò, osservandola sorridere.
"Non
potete iniziare la giornata con delle scuse," lo rimproverò lei.
"Posso
iniziarla con un bacio?" domandò, avvicinandosi alle sue labbra.
"Sì."
C
“Cosa
abbiamo in programma oggi?” domandò Elizabeth, sistemandosi sul cuscino
e
fissandolo negli occhi. Attese che Darcy
riordinasse le idee e, vedendo il suo viso così sereno, si rese conto
che da
quando aveva accettato di sposarlo erano stati davvero pochi i momenti
in cui
non sorrideva. Probabilmente era proprio l’assenza di un amore intenso
come il
loro ad averlo mantenuto così serio fino a pochi mesi prima.
“Che
ne dite di un giro del parco e della casa? Ci sono ancora così tante
cose che
dovete vedere… voglio che conosciate ogni angolo di Pemberley, voglio
che vi
sentiate a casa vostra, Elizabeth.”
D
"Ditemi,
signor Darcy, quando avete deciso di svegliarmi all'alba avevate anche
previsto
cosa avremmo fatto per occupare il tempo?”
"Non
era mia intenzione svegliarvi."
"Di
certo non possiamo alzarci ora, o i domestici penseranno che abbiamo
già
litigato se mostriamo tutta questa fretta di separarci," osservò lei.
"Di solito cosa fate la mattina?"
"Mi
occupo dei miei affari o vado a fare una cavalcata. Temo però che
nessuna delle
due alternative sia adatta al nostro caso."
"Suppongo
che dovremmo starcene qui seduti a constatare l'ovvio, allora," disse
Elizabeth, guardandolo.
"Potete
anche sdraiarvi, signora Darcy. E magari troveremo argomenti più
interessanti," concluse, rubandole un bacio a fior di labbra.
E
Ebbra
di gioia, la risata di Elizabeth riempì la stanza mentre le dita di
Darcy le
disegnavano il profilo del viso. Si soffermarono su quella bocca aperta
e
Darcy, quasi incantato, si chinò per sfiorarle le labbra con le sue.
Rialzandosi, riportò l'indice della mano sinistra sul suo volto e
proseguì il
suo cammino, dirigendosi verso il mento e scendendo lentamente lungo il
collo,
scatenandole una lunga serie di brividi. Elizabeth fremette di piacere
e
d'impazienza quando la sua mano si posò a palmo aperto sulla
scollatura, e
quando Darcy cominciò a giocare con l'orlo della camicia da notte non
resistette più, e lo baciò.
F
"Forse
ora dovremmo alzarci," sussurrò Elizabeth, stesa sul corpo di Darcy, le
braccia incrociate sul suo petto.
"Siete
sicura che sia trascorso abbastanza tempo?”
"Il
sole è alto ormai, e non voglio rubarvi a vostra sorella."
"Georgiana
non se la prenderebbe: vi adora, lo sapete," la rassicurò lui.
"E
io adoro lei, ma questa non è una buona ragione per restare a letto
tutto il
giorno."
"Avete
ragione. Prima, però, venite qui," mormorò, aiutandola a scivolare più
in
alto sul suo corpo. Le prese il viso tra le mani, ammirando ancora una
volta la
bellezza di quegli occhi che l'avevano fatto innamorare, poi la baciò.
"Vi
amo, Elizabeth Darcy."
G
Georgiana
li stava aspettando nella sala della colazione, sorseggiando un succo
d’arancia, quando Darcy ed Elizabeth comparvero insieme. Si
accomodarono a
tavola con i volti sorridenti, ma era chiaro l’imbarazzo che aleggiava
nella
stanza. Non si erano mai trovati così: loro tre, soli. Nessuno sapeva
cosa
dire, come comportarsi. Alla fine, Georgiana si ritrovò a considerare,
quasi
inconsapevolmente: “Quanto sembrava contenta vostra sorella Jane, ieri.
Sono
sicura che con Bingley sia immensamente felice.”
“Lo
è davvero. Ritengo che poche coppie al mondo possano affermare
sinceramente di
essere altrettanto felici,” rispose lei, mentre i suoi occhi si
spostavano
inevitabilmente sul marito.
H
“Hai
qualche impegno per oggi, Georgiana?” domandò Darcy, osservando la
sorella.
“No,
non abbiamo ospiti e non devo far visita a nessuno. Perché me lo
chiedi?”
“Vorrei
che ti unissi a noi quando, questo pomeriggio, mostrerò la tenuta ad
Elizabeth.
Sono certo che ci siano molti dettagli in questo posto che solo la
mente femminile
può cogliere, e tu sarai perfettamente in grado di rivelarli.”
“Oh,”
Georgiana abbassò il capo, arrossendo appena. “Non volete che vi lasci
soli?”
chiese, puntando poi lo sguardò sulla finestra.
Elizabeth
rise a quell’osservazione, e nemmeno Darcy poté reprimere un sorriso.
“Saremmo
felice se venissi anche tu.”
I
"I
quadri finiranno a breve. Che ne dite di fare una passeggiata dopo?"
sussurrò Darcy, approfittando della distrazione di Georgiana.
"Certo,
ma perchè parlate così piano?" domandò Elizabeth, a voce altrettanto
bassa.
"Non
voglio che Georgiana si senta esclusa quando noi due ce ne andremo da
soli," spiegò, lanciando un'occhiata alla sorella.
"E
perchè volete evitare la sua compagnia? O forse volete sgridarmi e non
volete
che nessun altro senta?" continuò Elizabeth con voce divertita.
"Desidero
passare del tempo con mia moglie. Non mi pare ci sia nulla di immorale
in
questo," osservò Darcy, le labbra piegate in un sorriso e gli occhi
brillanti.
J
"Jane
Darcy." Elizabeth lesse il nome scritto sotto al quadro di una bambina
dai
capelli scuri e la pelle candida.
"Era
la sorella di mio padre. Una malattia se la portò via quando aveva
appena otto
anni, era sempre stata molto delicata," le raccontò il marito,
affiancandosi a lei.
"Che
ingiustizia! I bambini non dovrebbero essere vittime della morte,"
protestò la donna, fissando gli occhi chiari di Jane. "Vorrei chiamare
Jane la nostra seconda figlia, come lei e mia sorella," annunciò infine.
"La
seconda?"
"Non
volete che la prima abbia il nome di vostra madre: Anne?" domandò,
voltandosi a guardarlo.
"Certamente,"
rispose lui, sorridendo.
K
“Kelly,
è già andata a prendermi gli spartiti: voglio esercitarmi a suonare
quella
melodia che ho sentito dalla signorina Ruth a Londra, era davvero
splendida.
Voi andate pure a fare una passeggiata,” disse Georgiana, salutandoli
con un
piccolo inchino e avvicinandosi al pianoforte. I due sposini si
avviarono così
all’aria aperta, con passo tranquillo e rilassato. Non c’era nessuna
fretta:
erano a casa loro, senza parenti innopportuni e vicini impiccioni.
Avevano
tutto il tempo del mondo, e non volevano sprecarne nemmeno una goccia.
Ora che
erano finalmente insieme, felici, liberi… Ora nulla avrebbe potuto
togliere
loro il sorriso.
L
“La
settimana prossima vorrei scrivere a Bingley per invitare lui e Jane a
stare da
noi per un po’,” disse Darcy, accarezzando quasi inconsciamente la mano
di
Elizabeth appoggiata sul suo braccio.
“Oh,
sarebbe magnifico! E sono certa che saranno felicissimi di allontanarsi
da
Longbourn e da mia madre.”
Elizabeth
era entusiasta dell’idea e la sua mente era già piena di fantasie e
progetti
per il soggiorno dei loro ospiti. Poi, però, la rapidità dell’invito le
sembrò
quasi inadeguata.
“È
un’idea splendida, ma non sarà troppo presto? Dopotutto, ci siamo
appena
sposati.”
Darcy
sorrise, alzando la mano della moglie per lasciarvi un bacio. “No, non
sarà
troppo presto.”
M
“Mi
spiegate perché? Voglio dire, se devo essere una brava moglie devo
imparare
queste cose. Come sapete che non sarà troppo presto?” Insistettè lei,
lasciando
una leggera carezza sulla guancia di Darcy.
“Voi
siete già una splendida moglie.”
“Non
avete risposto!”
Darcy
sospirò, risistemò la mano di Elizabeth sul suo braccio e riprese a
camminare.
“Quando scriverò loro sarà già passata una settimana dal matrimonio, e
ne
servirà almeno un’altra per accordarsi sul giorno d’arrivo e per i
preparativi:
passeranno così almeno due settimane. È vero che alcune persone lo
troveranno
comunque un tempo troppo breve, ma non devo rispondere a nessuno a
proposito
della gestione di Pemberley.”
N
“Non
intendete certo vostra zia?” chiese Elizabeth con ironia.
“Intendo
proprio lei. Non vedo cosa ci sia di male nell’ospitare degli amici,
offrendo a
loro e a noi stessi delle settimane di pura gioia.”
“Quindi
non sono sufficiente, io, a darvi settimane di pura gioia?” lo
punzecchiò,
puntando gli occhi in quelli di lui.
“Voi,
amore mio, siete l’unica che possa rendere la mia vita completa e
felice come
non mai,” disse, prendendole il volto tra le mani e abbassandosi,
cosìcche solo
pochi centimetri dividessero le loro labbra. “Voi, amore mio, siete
l’unico
motivo per cui la mattina mi sveglio con il sorriso.”
O
"Oh,"
sospirò Elizabeth, alzandosi in punta di piedi per baciarlo. "Siete
così
dolce," sussurrò, accarezzandogli le guance.
"Siete
così bella," replicò lui, stringendola tra le braccia. Elizabeth si
appoggiò al suo petto, chiudendo gli occhi, colma di gioia.
"Sapete,"
mormorò, intrecciando le mani dietro la schiena di lui. "Se qualcuno ci
vedesse così potrebbe pensare che siamo troppo sfacciati."
"Vorrà
dire che, se la mattina ci alzeremo troppo presto, potremo rimediare
nel
pomeriggio," commentò Darcy, lasciandole un bacio tra i capelli. "Ci
siamo sposati ieri, possiamo permetterci di fare ciò che vogliamo."
"Ma
ci sono dei limiti."
"Solo
se vogliamo che ci siano."
P
“Parlate
come se potessimo davvero fare ciò che vogliamo. Non dovreste darmi
false
speranze, Mr Darcy!” lo rimproverò, senza perdere il sorriso.
“Possiamo.
Qui, a casa nostra, nessuno potrà criticarci.”
“Vedete,
state già ritrattando. Ora avete ristretto lo spazio: la vostra massima
si
riferisce solo a questo posto.”
“Parola
mia, signora, siete incontentabile!”
“Lo
ritengo un complimento. Dopotutto, è questo che mi ha portato da voi,
no?”
rispose Elizabeth, sciogliendo l’abbraccio e riprendendo a camminare,
una mano
stretta in quella di lui.
“Che
volete dire?”
“Se
mi fossi accontentata alla prima occasione, in questo momento sarei la
signora
Collins e non avrei mai saputo come siete davvero.”
Q
“Questo
è lo stesso sentiero che abbiamo percorso durante la mia prima visita,
vero?”
domandò Elizabeth, riconoscendo gli alberi che già una volta l’avevano
vista
passeggiare con l’uomo che ora era suo marito.
“È
proprio quello. Non pensavo che l’avreste riconosciuto,” ammise Darcy,
guardandola con un pizzico di sorpresa.
“Dovreste
avere più fiducia in me. Non potrei mai dimenticare quel giorno,
nemmeno se lo
volessi.”
“Vi
ho stupito così tanto?”
“Non
ne avete nemmeno idea. Non mi aspettavo un comportamento così gentile
da parte
vostra, considerando come ci eravamo lasciati.”
“Mi
avevate fatto capire i miei errori, e io vi amavo ancora di più per
questo.”
R
“Ricordo
la vostra faccia sorpresa quando vi ho presentato i miei zii. Vi siete
ricomposto subito, ma non siete riuscito a nascondermela.”
“Ero
pieno di pregiudizi, ma sono davvero delle belle persone. Ve l’ho
detto, amore
mio, e non mi stancherò mai di ripeterlo: voi mi avete fatto diventare
un uomo
migliore,” dichiarò, fermandosi di nuovo e riprendendole il volto tra
le mani.
Elizabeth
rise e voltò il capo, per lasciare un bacio sul palmo della sua mano.
“Vi
rendete conto che, continuando a fermarci, abbiamo percorso solo poche
centinaia di metri?”
“Vorrà
dire che torneremo anche domani.”
S
“Sapete,
ora che siamo sposati potremmo anche abbandonare questi toni formali,
signor
Darcy.”
“Siete
voi voi che persistete nel chiamarmi signore,” puntualizzò lui.
“E
come volete che vi chiami?” domandò, puntando gli occhi nei suoi.
“Scegliete
voi. Sono certo che troverete il nome perfetto.”
“Non
riuscirei a chiamarvi per nome, per me Fitzwilliam è vostro cugino. Ed
è un
nome troppo severo, non potrei chiamare così l’uomo che amo.”
“Cosa proponete quindi?” chiese ancora, certo che lei avesse già una
risposta.
“Darcy, quando saremo in compagnia di
parenti spiacevoli,” disse, con un sorriso biricchino. “Mio
caro, quando saremo con le persone che amiamo. Tesoro
mio, quando saremo soli.”
T
“Tesoro
mio è il mio preferito,” commentò
Darcy, baciandole la fronte.
“E
voi come mi chiamerete?” domandò Elizabeth, curiosa.
“Il
vostro nome è bellissimo e lo userò ogni volta che sarà necessario, ma
voi
siete il mio amore, e ve lo ricorderò sempre, amore mio,” sussurrò,
scendendo a
baciarle le labbra.
E
restarono così, stretti in un abbraccio, nel mezzo del giardino. Era
strano
come il tempo passasse veloce quando erano insieme, come un'ora
sembrasse un
minuto. Quant'era stato rapido il sole, quel giorno! L'alba sembrava
appena
passata, e già lui stava cominciando a tramontare. E la notte si stava
avvicinando, sempre più in fretta.
U
Un
latrato li interruppe e Darcy fece appena in tempo a voltarsi verso la
fonte di
quel rumore prima che Trafalgar gli saltasse addosso, appoggiando le
zampe
sporche sui suoi pantaloni e porgendo il muso, in cerca di una carezza.
“Non
mi presentate il vostro amico, tesoro mio?”
domandò Elizabeth, e lui non poté fare a meno di sorridere nell’udire
quel
nomignolo.
“Lui è Trafalgar, me l’ha regalato
Georgiana tre anni fa,” spiegò, abbassandosi per lisciargli il pelo.
“E così avevate una moglie anche
prima di conoscere me,” commentò lei, quando Trafalgar cominciò a
leccare la
guancia di Darcy.
“Sta ferma, Bestiaccia!” lo ammonì
lui, senza abbandonare il tono affettuoso.
V
“Vi chiedo perdono,
signore, mi è
scappato!” si giustificò un domestico, vedendoli tornare con Trafalgar.
“Non preoccuparti, ora però
riportalo dentro.”
Darcy si fermò davanti alla
scalinata, improvvisamente memore del suo impegno alle scuderie.
“Devo assentarmi per qualche minuto, amore mio. A dopo,” la salutò, per
poi
svoltare a destra e scomparire dalla sua vista.
Elizabeth
decise di andare a cambiarsi, per poi cercare Georgiana ed
intrattenersi con
lei. Voleva davvero essere come una sorella per quella giovane e dolce ragazza, e pur avendo la scusante del
matrimonio, non le sembrava giusto lasciarla sola così a lungo.
W
“William!” chiamò Darcy, entrando nelle scuderie. Un uomo dai capelli
ormai
grigi e la pancia non più muscolosa gli si presentò davanti, pulendosi
le mani
con uno straccio.
“Signor
Darcy,” lo salutò, senza accennare ad un inchino: conoscevano il suo
giovane
padrone da quando era un ragazzino, non
gli erano più richieste quelle formalità.
“Venite,
è dentro questo scompartimento,” disse, portandolo in fondo alla
stalla. Un
cavallo dal pelo bruno e dalla criniera nera era ora dinanzi a lui.
“È
molto tranquillo e obbediente, non avrete problemi con lui,” lo
rassicurò
William, accarezzandogli il muso.
“È
perfetto. Assolutamente perfetto,” approvò Darcy, dopo averlo studiato
con
occhio critico. “Elizabeth l’adorerà.”
X
“Xavier
Zabrak mi ha scritto una lettera, in cui m’informa della sua presenza
nel
Derbyshire e mi prega di concedergli il permesso di visitare la tenuta,
pur
sapendo del mio recente matrimonio, perché entro qualche giorno dovrà
tornare
in città e gli dispiacerebbe molto perdere quest’occasione,” raccontò
Darcy. “Tu
ne sai niente, Georgiana?” domandò poi, fissando negli occhi la
sorella. Lei arrossì,
abbassò il capo ed esitò, cercando le parole adatte.
“No,
fratello, davvero. Mi ha riservato delle attenzioni durante il nostro
ultimo
incontro a Londra, dalla signorina Ruth, ma non immaginavo niente di
tutto
ciò.”
“In
ogni caso, ho acconsentito.”
Y
“Yvonne,
sua sorella, è diventata una mia cara amica. Intratteniamo una
corrispondenza
da quando ci siamo lasciate, sono certa che è lei a voler visitare
Permberley,”
tentò di spiegare Georgiana.
“Quindi
sapevi che si trovavano nel Derbyshire,” constatò Darcy, tentando di
reprimere
un sorriso. Avrebbe dovuto mostrarsi serio, quasi contrario a quella
visita
dallo scopo sin troppo chiaro, ma Xavier gli piaceva: era un giovane
ragazzo di
buona famiglia, con la testa sulle spalle e un profondo rispetto per
Georgiana.
“Sì,”
ammise lei.
“Spero
vorrai intrattenerli tu, io ed Elizabeth saremo impegnati per buona
parte del
pomeriggio,” l’avvertì.
Z
“Zabrak,”
ripeté Elizabeth, intromettendosi in quella conversazione che sembrava
mettere
Georgiana sempre più in imbarazzo. “Ho già sentito questo nome, dovrei
conoscerlo?”
“La
famiglia Zabrak gestisce, tra le loro varie attività, una scuola di
scherma
vicino alla casa dei vostri zii Gardiner: potreste averlo sentito lì,”
spiegò
Darcy, allontanando la sua attenzione dalla sorella.
“Mio
caro,” lo chiamò ancora lei. “Cosa abbiamo in programma per domani?”
domandò,
curiosa.
Darcy
sorrise, consapevole che sua moglie non l’avrebbe lasciato in pace
finché non
avesse scoperto cosa l’aspettasse. Tuttavia, sapeva che i suoi
tentativi di smascherarlo sarebbero stati tutt’altro che un tormento.
“È
una sorpresa, amore mio.”