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Autore: Dragana    13/08/2012    12 recensioni
Di paranoie, drammi e tragedie.
Tutto per colpa della Sindrome.
Genere: Angst, Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bruce Banner/Hulk, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note iniziali: questa è, a tutti gli effetti, la fanfiction di una fanfiction. Anzi, di una serie di fanfiction: queste, di vannagio. Senza prima averle lette non è che si capisca molto, e comunque leggetele che son bellissime; a chi invece le conoscesse già, buona lettura… spero di essere stata all’altezza!






SINDROME

-Sì, mamma, adesso però ti saluto che devo scaricare i panni dalla lavatrice… sì, ho capito… mamma, onestamente, dei capelli di Peggy non me ne frega un cazzo. Ciao, eh? Ciao.
Jade spense il telefono sbuffando. Si chiese perché sua madre dovesse sempre fare così. Non si accontentava di dirle “i tuoi capelli sono opachi e sfibrati e hanno un colore che non si può vedere”, no. Lei doveva rimarcare che invece sua cugina Peggy era andata da quel nuovo coiffeur bravissimo, quello da cui vanno tutte le ragazze più avanti della città, e si era fatta fare un taglio molto moderno e molto particolare con delle meches rosse e bionde che devi vedere come sta bene. A Jade facevano schifo, le meches.
Però in effetti i suoi capelli erano opachi. E sfibrati. E con le doppie punte.
Oh, e vaffanculo. Tanto a chi importa? Bruce di certo aveva troppe cose per la testa (il 90 per cento delle quali erano seghe mentali, ma tant’è) per preoccuparsi dei capelli sfibrati della tizia che si portava a letto.
Anche perché probabilmente era l’unica che gliela desse, in questa arida terra desolata.
Non pensarci, si disse, goditi il momento, prima o poi tutto finisce, l’unica cosa certa della vita sono la morte e le tasse, ma tu non pensarci, carpe diem. Và che utilità la laurea in Social Studies: un motto colto per ogni occasione. Per il resto, pura carta da culo.
Scarica questa fottuta lavatrice e smettila di pensare, si disse.
Aprì l’oblò, scaricando con rabbia in una cesta tutti gli asciugamani rosa in dotazione ai dipendenti dello SHIELD. Ora doveva solo metterli nell’asciugatrice e poi pensare alle lenzuola… momento. Da quando in qua gli asciugamani in dotazione erano rosa? Erano sempre stati bianchi. Quando li aveva messi dentro erano bianchi, e poi di sicuro Thor non si sarebbe asciugato il petto da bronzo di Riace e i bicipiti da David di Michelangelo (Social Studies, oh yeah!) con un asciugamano rosa. Tony Stark sì, avrebbe detto che nessun colore avrebbe potuto attentare alla sua prorompente virilità, ma comunque…
Esaminò il contenuto della cesta con un’orrenda sensazione nel petto. Non poteva essere possibile, vero? No, dai, no. No.
E invece sì.
Ben nascosta in mezzo a un telo da doccia c’era una t-shirt rossa.
Di sicuro il proprietario aveva appallottolato tutto assieme e l’aveva messo nel cesto dei panni sporchi senza accorgersene. Oppure magari l’aveva fatto apposta. No, non aveva senso, perché fare un dispetto a lei, una stupida e brutta lavandaia? Magari però era stata qualcuna che era gelosa del fatto che lei avesse una relazione (ma era poi una relazione? Cioè, trombavano, ma mica due che trombano vuol dire che hanno una relazione, al giorno d’oggi) con Bruce Banner, quel figone di.
Il fatto che la maglietta fosse da uomo non significava nulla. In una base di agenti segreti cosa vuoi che sia prendere una maglietta da uomo e infilarla in un telo? Ah, ma allora se vogliamo giocare giochiamo in due, si disse Jade. Questa è una base segreta e io ho una sorta di relazione con Bruce? Allora gli porto questa maglietta e me la faccio analizzare, sarà pure rimasto incastrato del DNA da qualche parte, ti inchiodo il culo, brutto/a stronzo/a!
Poi si afflosciò su se stessa. Ma che cazzate sto dicendo? Pensò. Le venne da piangere.
Sempre così. Si sentiva gonfia e le stava spuntando un brufolo sul mento che le faceva un male cane, e inoltre aveva i capelli sfibrati, le occhiaie e un tremendo colorito verde Hulk. Probabilmente al successivo attacco alieno, nella confusione, qualcuno l’avrebbe scambiata per un mostro e l’avrebbe fatta fuori.
-Ti chiedo scusa-, disse una voce femminile dietro di lei. Jade strillò e lasciò cadere il telo e la t-shirt rossa.
Si girò. E sarebbe stato molto meglio non averlo fatto.
Natasha Romanoff, aka la Vedova Nera, aka la più bella figa che mai abbia calcato questi fottuti pavimenti, le era arrivata alle spalle senza fare il minimo rumore. Ora, o voleva assassinarla (cosa che Jade non pensava perché in questo caso adesso sarebbe lì a supplicare San Pietro di farla entrare, per piacere, non era stata poi così cattiva) o la sua era deformazione professionale.
-Oh, scusa, ti ho spaventata.- Natasha la guardava con un mezzo sorriso sarcastico, il sopracciglio disegnato da un maestro calligrafo leggermente alzato in un’espressione di vago divertimento.
Se non fossi Natasha Romanoff aka la Vedova eccetera eccetera ti spaccherei la faccia.
-Si figuri. Sono ancora giovane, le coronarie sono lì apposta. Desidera?
Notò che Natasha aveva appoggiato al fianco una cesta di panni sporchi. Gliela porse con un’espressione da gatto di Shrek, falsa come Giuda ma tremendamente efficace. E lei era una donna etero.
-So che il giorno del bucato è domani, solo che domani… diciamo che non posso essere qui a portarle la cesta. È un grosso problema se la lascio oggi?
Jade non riuscì a trattenersi e sbuffò, prima che il suo cervello le comunicasse che incazzarsi ogni volta con dei supereroi non era una mossa molto intelligente. –Signora Romanoff…
-Signorina. O agente.- Sì, certo.
-Signorina agente Romanoff. La prassi è che il bucato si porta il mercoledì, e se qualcuno non riesce può sempre affidarlo a qualcun altro che lo porterà al posto suo il mercoledì. Non siamo soli su questa base. Mica per lei, guardi… è che se tutti iniziano a fare così…
-Tony Stark fa così. So benissimo che lui le porta il bucato quando gli pare, in cambio di piccoli favori. Ora, questa lei la definisce prassi? No, perché sa, noi in Grande Madre Russia la chiamiamo corruzione. Tuttavia, chiudiamo un occhio tenendo presente che sa come si dice, una mano lava l’altra. Dove appoggio il cesto?
Maledetta.
Puttana.
Certo che anche tu, Jade, si disse. Metterti a rompere le palle a una che fa la spia, l’assassina e chissà che altro. Fece un cenno alla Vedova, che appoggiò il cesto della biancheria con un sorrisetto e se ne andò sculettando. Anche io ho due gambe e due chiappe. Perché il risultato è così diverso? Si chiese Jade, sbuffando.
Caricò le lavatrici, cercando di pensare a cosa fare con quegli asciugamani rosa.
Si sentì brontolare lo stomaco. Di solito verso quell’ora passava Bruce e le portava un hot-dog come piaceva a lei, grasso e pieno di mostarda. Gli hot-dog la mettevano talmente di buon umore (o era Bruce che passava a salutarla? Comunque aveva l’hot-dog, è un dato di fatto) che poi lei diventava spregiudicata e una volta avevano quasi rischiato di mettersi a fare l’amore sopra una delle lavatrici.
Solo che quel giorno Bruce non sarebbe passato. Era a non si sa che conferenza con Tony Stark, le aveva detto che non poteva sottrarsi, ma chissà se poi era vero. In fondo lo sapeva bene, Jade, con chi si accompagnava Tony Stark. Oh, certo, adesso era fidanzatissimo, ma tutte quelle amiche modelle le aveva lo stesso e insomma, sua mamma diceva sempre che è facile rimanere vergine se non te la chiede nessuno, il difficile è quando cominciano a chiedertela in cento. Ossia, è facile tenersi la lavandaia cessa fino a che è l’unica che ti si fila, Bruce è pur sempre un uomo e anche ammettendo che non gli piacessero le ragazze stupide (cosa non vera, dato che stava con lei che era solo una stupida lavandaia con una stupida laurea inutile), Jade era pronta a scommettere che di modelle intelligenti e colte ce ne fossero più di quanto la gente immagini. E se c’erano, Tony Stark le conosceva. E adesso erano con Bruce e di sicuro gli sorridevano e lo facevano stare tranquillo e sereno.
Perché c’era anche quello da considerare. Che lei aveva un carattere di merda. Glielo diceva sempre sua madre, “per forza non riesci a tenerti neanche un uomo, ma poveretti, cosa sono, dei martiri? Guarda tua cugina, lei sorride sempre!”. Sua madre dimenticava di aggiungere “ed elargisce pompini al primo venuto con una certa facilità”, ma a parte il dato di fatto della evidente zoccolaggine di Peggy, sul resto aveva ragione. E Bruce non era un martire. Era un supereroe amico di un altro supereroe con le amiche supermodelle. Cazzo. E lei da quando lo conosceva non aveva praticamente fatto altro che insultarlo, quindi le sarebbe anche stato bene che lui la lasciasse.
Non ci pensare e fai il tuo lavoro.
Per un po’ le lenzuola la distrassero. Poi però arrivò alla conclusione che l’unica soluzione, con gli asciugamani, era lavarli di nuovo con lo sbiancante: quindi straordinari e nemmeno pagati, dato che l’errore era stato suo. Avrebbe dovuto almeno controllare, gliel’avevano detto, mi raccomando, controlla sempre, perdi un minuto e ti eviti un sacco di casini, ma lei no, si annoiava a controllare gli asciugamani. “Sei una tragedia, Jade, a nessun uomo può piacere una tragedia come te!”. Piantala, mamma, pensò.
L’orologio aveva passato le sei da un pezzo quando finalmente Jade finì con gli asciugamani. Aveva una fame da lupi e nessuna voglia di andarsi a prendere da mangiare. Voleva solo andare a piangere sotto la doccia e vedere un film con talmente tanti spari ed esplosioni da risultare comico. E poi sarebbe andata a prendere da mangiare e avrebbe trovato solo le schifezze precotte da mettere in microonde e si sarebbe pentita, e avrebbe ripiegato sui nachos con sopra il formaggio fuso che la faceva solo ingrassare, ma chi se ne frega, tanto era già brutta di suo, poteva anche completare l’opera e diventare un cesso completo.
Stava rimuginando questi pensieri quando vide venirle incontro Bruce, con ancora il cappotto addosso.
-Jade! Ti cercavo, non eri nella tua stanza e pensavo potessi essere in mensa…
-Certo: se non sono in stanza sono a mangiare, bella considerazione che hai di me… che ci fai qui?
-Tony voleva portarci tutti a una festa in un locale alla moda, così sono venuto via. Mi innervosisce tutta quella gente che mi sbatte addosso, e non mi sembrava il caso di innervosirmi troppo.
-Oh, a Hulk non piacciono i fighetti che gli sbattono addosso?
-No, in realtà a Hulk piacciono. È quello il problema. Jade, cos’hai? Mi sembri… ehm…
-Particolarmente cessa, è questo che stai per dire?
-No! No, volevo dire… nervosa?
Lei voleva ribattere qualcosa di tagliente, ma le veniva quasi da piangere. Era una tragedia.
-Credo di avere bisogno di coccole.

Jade gli aveva raccontato per filo e per segno il dramma degli asciugamani rosa, mentre lui la teneva tra le braccia, accoccolato sul suo lettone.
-Stupidi asciugamani-, commentò sistemandosi gli occhiali.
-Stupida io, dovevo controllare… Invece tu?
-Ah, fino alla conferenza tutto bene, c’erano degli scienziati che hanno presentato risultati molto interessanti, e Tony quando parla di lavoro e non di stupidaggini è davvero geniale. Il buffet era ottimo e la compagnia stimolante. Poi, io pensavo che la sera ci fosse una cena con i suddetti scienziati, e invece no. Appena ho sentito Tony dire “e adesso basta con questi vecchi baborgi, vamos a bailar!” sono fuggito più veloce di Flash.
-E Tony te l’ha lasciato fare?
-Ha cercato di convincermi alludendo al privè e alla boccia di sciampo da sciabolare. Non ce l’ha fatta.
-E alle fighe nude, scommetto.
Lui sorrise, aggiustandosi ancora gli occhialini. –No, Jade, quello no. Penso che in fondo Tony sia meglio di quello che appare: sa che ci sei tu, e ci rispetta. Senti, invece, ehm… dovrei chiederti un consiglio, posso?
-Dimmi.
-Ti ricordi l’… ah-ehm… l’invito al matrimonio di Betty, la mia ex?
Jade si irrigidì. Si sciolse dall’abbraccio, sentendo nell’aria la disgrazia come quelli che fiutano l’arrivo dei cicloni.
-Mi ricordo.
-Ecco, secondo te… dovrei andarci?
Bruce al matrimonio di Betty. La sua ex. La sua ex scienziata strafiga, per essere precisi.
La scena si snodò dietro agli occhi di Jade con la precisione di una pellicola cinematografica.
Betty è sull’altare, bellissima nel suo abito bianco, di fianco a un tizio che adesso lei non è che ricordasse benissimo, ma tanto è solo una comparsa. Il prete pronuncia la fatidica frase “se qualcuno è contrario a questo matrimonio, parli ora o taccia per sempre”. Bruce fa un passo in avanti e parla, bellissimo anche lui nel suo completo antracite e con i suoi occhialetti. Ha un’espressione risoluta e innamorata.
“Ti ho sempre amato, Betty. So che anche tu mi ami. Non sposare lui, sposa me, fuggiamo insieme!”
Lei lo guarda, gli occhi le brillano, due lacrime solcano gli zigomi alti (perché ha pure gli zigomi alti, quella lì, mica come lei che li ha normali) e cadono a terra. Primo piano sulle lacrime luminose che cadono a terra.
“Bruce… quanto ho sperato che lo dicessi… anche io ti ho sempre amato!”
Gli corre incontro al rallentatore, le lacrime sono una scia luminosa dietro di lei. Si baciano, la telecamera li riprende girandogli intorno, poi si guardano negli occhi e fuggono via, fuori dalla chiesa, mano nella mano verso il domani.
“Oh, sai la bella novità? Ho anche scoperto che possiamo scopare!”, esclama lui, mentre scompaiono all’orizzonte.
-Certo. Il matrimonio di Betty. Ottima idea, Bruce, se ci tieni tanto vai pure, sia mai che ti impedisca di andare al matrimonio della tua ex…
-Ah… Jade… non è che ci tenga, in realtà. Non ho… ecco… questa voglia matta di rivederla. Solo che mi chiedevo se non sarebbe stato scortese non andarci. Solo questo.
Certo che non aveva voglia di rivederla. Vedere la sua ex che sposava un altro, pensare che avrebbe potuto esserci lui al suo posto…
-E allora non andarci. Se pensi che vederla sposata a un altro spezzerà il tuo fragile cuoricino stai a casa.
Fosse per me, libererei Hulk e gli farei spaccare tutto, roba che alla fine la chiesa la portano via con scopa e paletta e la gente con i cucchiaini e le buste di plastica, pensò.
-Jade…- Bruce si aggiustò gli occhialini sul naso e intrecciò le mani. Parlò senza guardarla in faccia, fissandosi ostinatamente i piedi. -Betty è una donna di cui sono stato innamorato e con la quale è andata malissimo. Magari per colpa mia, non so, non ha più importanza. Le auguro tutta la felicità del mondo, ma non capisco che senso abbia andare al suo matrimonio. Lei mi ha invitato per farmi capire che non ce l’ha con me e io ci andrei per farle capire che non ce l’ho con lei. Passerei una giornata noiosissima in un posto in cui non conosco nessuno, senza contare che rischierei di innervosirmi perché insomma, è facile innervosirsi se ci si annoia, lo sai, no? E tutto per cosa? Per delle convenzioni che potrei risolvere con una telefonata in cui le faccio le congratulazioni e le dico che sono felice per lei. Non sapevo cosa fare e volevo un consiglio, mi spiace di averti fatta arrabbiare. Non avrei dovuto coinvolgerti, stai vedendo cose che non esistono e non so come convincerti…
Lei lo abbracciò di slancio.
-Scusami. Scusami, scusami, sono una stupida cretina e ho esagerato e invece di essere contenta che tu sia qui ti ho solo aggredito… dovresti diventare Hulk e spaccarmi la faccia, avresti ragione, e invece…
-Non lo dire nemmeno per scherzo, Jade!
-Scusa. Non andarci al matrimonio, falle un bel regalo e telefonale e magari valla a trovare da solo, se vuoi- (glielo sto dicendo sul serio?) –ma non c’è bisogno che tu ci vada. Non ce n’è motivo.
Lui le affondò le mani tra i capelli. Profumavano di shampoo.
-Non andrò a trovarla. Basterà una telefonata.
-Non lo fare per me, non ce n’è bisogno, lo so che non è che io conti più di tanto…
Bruce la fissò sbattendo le palpebre.
-Come?
-Niente, lascia stare. Dicevo, fai quello che…
-Jade, posso sapere cosa ti prende? Io non so come comportarmi con te, non so come fare a farti capire…
-Scusami.- Jade si sciolse dal suo abbraccio e gli diede le spalle. –Credo sia la sindrome premestruale-, borbottò.
Lui scoppiò a ridere come un matto. –E adesso posso sapere che cazzo ridi?-, strillò lei.
-Rido perché è vero, mi avevi avvisato! E io non ci avevo proprio pensato! Jade, non mentivi, sei davvero peggio di… ehm… dell’Altro!
-Ma… ti ricordavi di questa cazzata?
-Mi ricordo di tutte le cazzate che mi dici, Jade. E anche delle cose serie, e di quelle così così. Tanto per farti capire quanto tu non conti per me.
Lei lo abbracciò di nuovo e scoppiò in singhiozzi.
Maledetta sindrome, si disse.













Note: Storia scritta in un momento di sindrome perché avesse una funzione catartica, e pubblicata il mese dopo per il medesimo motivo. Pensate che le paranoie, le depressioni e gli sbalzi d’umore di Jade siano eccessivi? Beati voi, avete tutta la mia invidia.
Ringrazio vannagio che mi ha suggerito la cura e i personaggi, permettendomi di usare la sua Jade, e mi ha pure betato e sopportato. E mia madre, autrice di tutte le frasi messe in bocca alla madre di Jade. Comprese quelle sulla cugina; ebbene, ho una cugina con cui Madre fa confronti di continuo, ma assicuro che suddetta cugina è una bravissima ragazza ed è anche molto simpatica, anzi, è una delle mie cugine preferite. Tranne quando Madre fa i confronti, ovvio.
Grazie a tutti coloro che passeranno di qui, anche se so che la storia fa schifo e io sono una cessa e questo si trasmette persino nel font stesso della storia e nessuno mi ama e… ok, la finisco!
Un bacio a tutti!


   
 
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