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Autore: Low_Armstrong    14/08/2012    3 recensioni
Uno spaccato agrodolce delle vite di Ron e Hermione pochi mesi dopo la Battaglia. Tra premurosità e sconsolatezza, la tenerezza dei gesti e la simpatia del passato riporteranno un effimero spiraglio di luce nelle loro segnate vite.
Enjoy
Ron la strinse di più a sé e sperò, una volta di nuovo, che gli ultimi mesi fossero un lunghissimo incubo di una fredda notte vissuta in tenda alla ricerca degli Horcrux. Vederla soffrire in quel modo gli lacerava l’anima già a pezzi. La cullò a lungo, pregando che i gesti sostituissero le parole che gli mancavano.
Genere: Malinconico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.



~ IO NON TI LASCIO MAI SOLA ~


«Ron… Ron, vieni, ti prego», fece Hermione con voce flebile dalla cucina. In quel tono c’era qualcosa che non andava. Ron si alzò di scatto dal divano e con pochissimi, lunghi passi affrettati la raggiunse. Gli dava le spalle, entrambe le mani appoggiate sul piano di marmo bianco tra il lavello e i fornelli.
«’Mione, che succede?» chiese preoccupato Ron mentre le si avvicinava da dietro, senza però raggiungerla. A volte voleva solo sentire la sua voce, le bastava sapere che era lì. Temeva stesse di nuovo piangendo per un’immagine tornatale alla mente, un rumore che le ricordava qualcosa, o una cosa così. Negli ultimi giorni, l’aveva sorpresa a piangere di nascosto, quando credeva che lui non la sentisse. Poi, qualche tempo prima, si era svegliata nel cuore della notte terrorizzata da un incubo. Tre notti di fila. E sempre lo stesso incubo: riviveva quella tragica notte di maggio. Quella guerra l’aveva distrutta. Quella guerra aveva distrutto tutti. Loro erano giovanissimi, ma solo pochi mesi dopo la sua fine erano andati a vivere insieme in una piccola casetta poco lontano dalla Tana, troppo affollata, e da Villa Conchiglia. Ron ne aveva bisogno. Hermione ne aveva bisogno.
Ad un tratto, lei si voltò appena e Ron la vide in viso: era pallidissima, le labbra bianche, le mani che tremavano incontrollate.
«Ron», sussurrò appena, senza forze, prima di svenire. Ma lui aveva già intuito cosa stesse per accadere, così era già di fronte a lei. Prontamente, la sorresse stringendola a sé, poi la prese in braccio e la adagiò dolcemente sul divano. Scostandole i capelli dal viso, si accorse che aveva la fronte bollente. Vi avvicinò le labbra e fu certo che aveva la febbre alta. Non volle guardare i suoi occhi, sapeva che lo avrebbe spaventato vederli… così. Il suo corpo era scosso da tremiti e per diversi secondi Ron poté solo aspettare che si riprendesse. Le prese una mano nella sua, mentre, inginocchiato davanti al divano, con la destra continuava ad accarezzarle i capelli e il viso caldo ma umido per il sudore freddo. Poi vide i suoi occhi tornare alla normalità, le palpebre sbattere in continuazione per la luce che li inondava. In fretta, spostò la testa più in alto, in modo da impedire ai raggi del sole al tramonto di colpirla e lei aprì finalmente gli occhi. Tentò di mettersi a sedere ma Ron glielo impedì, facendola distendere sospingendole delicatamente, ma con decisione, le spalle.
«Cosa…? Dove sono? Ron, Ron?» farfugliò Hermione confusa.
«’Mione, stai tranquilla, sei svenuta, ma ora stai bene. È tutto a posto, stai tranquilla, stai tranquilla», la calmò lui, tenendole sempre la mano e posandole di nuovo l’altra sulla fronte calda. All’improvviso, gli occhi di Hermione si riempirono di lacrime e subito cominciarono a bagnarle le guance ancora pallide.
«Ehi, ‘Mione, ehi… Dai, non è niente, non è successo niente… Va tutto bene… Ehi, dai…», tentò di rasserenarla di nuovo lui mentre le asciugava il viso con i polpastrelli, senza successo.
«Ron, Ron…», riuscì solo a bisbigliare lei, singhiozzando.
«’Mione, ti prego, calmati… Dimmi cosa c’è... Stai male? Hai male da qualche parte?» fece Ron, sperando in cuor suo che la risposta fosse “sì” anche se qualcosa gli diceva che c’era ben altro sotto. Lei scosse appena la testa, continuando a piangere. Lui allora le si sedette accanto, all’altezza della vita, senza lasciarle mai la mano, si avvicinò a lei e la abbracciò, protettivo, incapace di vederla star male senza fare qualcosa, impotente di fronte a quella sofferenza.
«Shhh, calmati ora, non piangere, dai… Ci sono io qui con te, ok? Senti la mia mano, la senti?» le chiese stringendola a sé con la sinistra premuta forte contro la sua schiena, sempre attento a non farle male. «Eh, la senti?»
«Mmm-mmm», annuì incerta lei. I singhiozzi pian piano si facevano più radi, il pianto si placava.
«Bene, così sai che sono qui con te… Non aver paura, ti prego, va tutto bene… ‘Mione, mi dici che succede? Hai la febbre alta e sei svenuta, cosa c’è che non va?» fece Ron, premuroso, pregando che non si agitasse ancora.
«Ron, mi sono spaventata tanto…» disse lei, la voce rotta.
«No, no, non piangere, ‘Mione, va tutto bene, ricordi? La mia mano, la senti?»
«Sì», rispose debolmente.
«Bene… Ti prego, dimmi cosa è successo…»
«Quell’incubo… Solo che ero lì, in piedi, e ho rivisto tutte quelle scene… Ma ero sveglia… Non so perché, Ron… Non riuscivo a smettere di vedere quelle brutte cose… Sembravano molto più reali… Come se si svolgessero di nuovo davanti a me… Ron…», spiegò lei, il tono sempre più sottile, prima di ricominciare a piangere. Ron la strinse di più a sé e sperò, una volta di nuovo, che gli ultimi mesi fossero un lunghissimo incubo di una fredda notte vissuta in tenda alla ricerca degli Horcrux. Vederla soffrire in quel modo gli lacerava l’anima già a pezzi. La cullò a lungo, pregando che i gesti sostituissero le parole che gli mancavano. Ad un tratto, un brivido la scosse e Ron si scostò appena da lei per guardarla e capire se stesse bene… fisicamente, ovviamente. Hermione si era calmata ma continuava a tremare, forse per la febbre.
«’Mione, vieni, devi riposare… Andiamo, è meglio che tu vada a letto, hai la febbre alta… Ti prego, vieni», affermò Ron.
«Ho paura, Ron… Farò di nuovo quell’incubo…»
«Io starò sempre lì accanto a te, così, se ti agiti nel sonno, ti sveglio e non hai paura, ‘Mione».
«Ron…» ripeté, stringendosi contro il suo petto, per non farlo staccare da lei.
«Stai tranquilla, io non ti lascio mai sola, andrà tutto bene… Vieni, ti prego…» la rassicurò sollevandosi piano, guidandola dolcemente a fare lo stesso. La fece sedere, poi, molto lentamente, alzare, sempre sorreggendola. Reggeva tutto il peso del suo corpo, che lei era troppo debole per sostenere.
«Ti tengo io, ‘Mione, non sforzarti, non voglio che ti senta di nuovo male…»
Arrivati all’inizio delle scale, le fece passare le braccia attorno al suo collo e la strinse a sé. La sollevò, reggendola da sotto le ginocchia, e così la portò fino alla camera. Con delicatezza, la distese al centro del letto e la coprì con un plaid di cotone pesante. Facendo attenzione a non lasciarle mai la mano, le si mise accanto e le accarezzò dolcemente i capelli e la schiena.
«Ora cerca di riposare, più tardi ti preparo la pozione per la febbre», disse sottovoce, premuroso come solo lui sapeva essere in quei momenti.
«Grazie, Ron. Sei dolcissimo», sussurrò semplicemente lei, socchiudendo gli occhi, abbozzando un sorriso incerto.
«Ah, ora è davvero la febbre a parlare!» esclamò sospirando divertito, prima di posarle un piccolo bacio sulla fronte.




















Angolo dell’autrice

Ok, dopo questa non so proprio cosa dire!
Non so perché ma Hermione mi viene sempre fuori piagnucolona e lagnosetta, mi dispiace! Per non parlare dell’eccessiva fluffosità di Ron, ma su quella non so proprio cosa farci!
Sarei felicissima di sentire cosa pensate di questa mia follia creativa (o non creativa, se preferite!), perciò recensite!

A presto,
Lally_Weasley
  
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