Film > Sherlock Holmes
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Autore: Artemis Hide    14/08/2012    10 recensioni
In un quartiere poco lontano dal centro di Londra, un altro uomo viene trovato morto, pugnalato e derubato dei propri averi. Chi si cela dietro questi omicidi identici l'uno all'altro?
L'indagine porterà Holmes fino nel cuore del Club Flaubert, un club letterario che maschera all'interno un bordello d'alto borgo in cui le ragazze di Madame Bovary hanno nomi letterari e sanno conversare oltre che essere esperte d'amore. Ma cosa ha in comune quel luogo di dolce perdizione con la serie di omicidi?
La risposta può essere più complessa di quel che sembra e la missione rischierà di spezzare il delicato equilibrio che lo lega al proprio inseparabile collega, il dottor Watson. Quanto sarà disposto ad osare per risolvere il caso? Il tempo stringe e forse per i due la posta potrebbe essere troppo alta.
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[Ambientato prima di 'Gioco di Ombre']
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++ 1° classificata al contest 'Potere alla lemon!' di AkaneMikael ++
Genere: Avventura, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Un grazie a Sebastiano Theus, autore fantastico ed insostituibile spalla, nonché orecchio (ma possiede anche tutto il resto del corpo, davvero): il tuo supporto è più che prezioso.




L’assassina del Club Flaubert

 

 

Watson si mosse a disagio all’ennesimo gemito che attraversò le pareti. Il letto cigolò ambiguamente sotto di lui, mentre parole che non avrebbe mai osato nemmeno pensare seguivano quei lamenti spingendolo a fissare la punta delle proprie scarpe con crescente ostinazione.
Holmes fumava la pipa appoggiato contro il muro, lanciando di tanto in tanto un’occhiata all’orologio o sporgendosi nello spiraglio della porta. Sembrava non badare a quei rumori, anzi, per la verità pareva persino non udirli, cosa che, se possibile, faceva innervosire Watson ancora di più. Si allentò di poco la cravatta resistendo all’impulso di toglierla come aveva fatto col il gilet ed arrotolando, invece, ulteriormente le maniche della camicia. L’aria in quella stanza era calda, soffocante, impregnata dell’odore dolciastro dell’acqua di colonia e del sesso. Se si toglieva l’elegante arredamento e l’innegabile gusto dei quadri, quello non era un bordello diverso dagli altri.
Un ultimo inequivocabile grido ribadì la buona riuscita dell’incontro ed Holmes lo accolse con un ghigno ed una battuta che lo fece arrossire fino alla punta dei capelli. Si alzò di scatto, esasperato.
- Santo cielo, Holmes, mi vuole dire cosa ci facciamo qui?! - sbottò, sperando che il suo tono non tradisse l’imbarazzo - È più di due ore che aspettiamo in questa stanza e Dio solo sa quanto io ne abbia abbastanza! -
Holmes lo guardò come se lo vedesse per la prima volta.
- Mi pare più che chiaro, Watson, stiamo risolvendo il caso del ladro-assassino di XXX- rispose tirando una lungo boccata di pipa.- E lo cerchiamo al Club Flaubert? -
- Tutti gli indizi portano a quest’unica ed inequivocabile soluzione, mio caro dottore. -
- Sappiamo solo che quattro ricchi esponenti della borghesia, che peraltro non si conoscevano, sono stati ritrovati nel quartiere di XXX uccisi, pugnalati alla schiena e derubati di ogni oggetto di valore a poche vie di distanza l’uno dall’altro. Sappiamo che gli omicidi sono avvenuti a circa due o tre mesi di distanza l’uno dall’altro e solo ora son stati collegati. E sappiamo che l’assassino è un uomo, un uomo, Holmes! E un ladro.-
- Ma sappiamo anche che tutti loro hanno frequentato il Club Flaubert. Questo non Le basta a mettere insieme i pezzi? -
- Mezza Londra lo frequenta, praticamente chiunque possa permetterselo. -
- Ma solo alcuni possono vantare il loro ultimo appuntamento in vita con Lady Isolde e questi sono i nostri defunti signori -
- E Lei come…? -
- Ho avuto il permesso si sbirciare nel registro personale di Madame Bovary mentre fingevamo di registrarci al bancone. Sapeva che saremmo venuti. Quando l’ho informata del caso, e della sua soluzione, ha deciso di permetterci accesso e libertà d’azione, a patto che le fornissi tutte le indicazioni necessarie a farle salvaguardare il club. Donna saggia, decisamente. E con un gran senso degli affari… Insomma, Watson, non si è chiesto come mai nonostante l’aspetto palesemente fuori luogo non ci siano state fatte domande ne chiesto alcun pagamento? Adesso per favore si sieda e La smetta di parlare ad alta voce. Non ci rimane molto tempo e c’è più di una cosa che deve sapere. -
L’altro restò un attimo a fissarlo in silenzio, indeciso se prenderlo a pugni o obbedirgli. Alla fine sospirò, tornando ad accomodarsi sul letto. Trovarsi lì era la cosa più assurda che gli fosse capitata.
Il Club Flaubert era uno dei più conosciuti a Londra, ma anche dei più inaccessibili. Di facciata, non era altro che un club letterario, dove i gentiluomini londinesi più abbienti potevano trascorrere qualche serata a discutere di economia e di politica lontano dal popolo volgare, bevendo scotch servito da belle ragazze. Ma in realtà c’era molto di più. Per una somma più o meno alta, ognuna delle ragazze poteva diventare un’acuta compagna di conversazione o, al piano di sopra, una compagna di qualche ora. La mezzana, Madame Bovary, gestiva le sue ragazze con la migliore accortezza in modo che fossero pronte a sostenere qualunque discorso e, si sussurrava, qualunque fantasia dei suoi avventori. Ogni dettaglio era ispirato all’eleganza e alla moda più fine, perfino le fanciulle avevano un nome d’arte che richiamava alla letteratura o alla lirica. Solo i più abbienti potevano frequentare quel posto e non tutti potevano permettersi di trascorrere più di un’ora di conversazione con loro. Era un luogo unico.
- Posso almeno essere messo a parte delle sue brillanti deduzioni? - chiese sarcastico.
Holmes parve non cogliere l’ironia - Ma naturalmente - disse spegnendo la pipa.
- Per cominciare cosa l’ha portata qui? - iniziò il dottore mentre lui si accomodava al suo fianco, le gambe accavallate e un sorrisetto irritante in faccia - E, secondo, sa come provarlo? Spero per Lei che la polizia sappia ciò che sta facendo, perché se qualcuno ci denunciasse saremmo… -
- Una questione per volta, Watson - lo interruppe il detective - come le ho detto il tempo a nostra disposizione non è molto, quindi sarò breve. Da qualche tempo mi ero convinto che sotto questi assassinii ci fosse più che il semplice furto finito in omicidio e non mi ci è voluto molto per risalire a questo club d’alto borgo. Ho scoperto che ognuno di quei gentiluomini ne era un frequentatore e successivamente che, morendo, la loro consorte ha ereditato una somma più che discreta. Così pochi giorni fa mi sono travestito e presentato da ognuna delle signore ed ho avuto la conferma dei miei sospetti: sapevano delle frequentazioni del marito. Il quadro si è fatto ancora più chiaro quando Lei, proprio l’altro giorno, mi ha confermato che l’arma del delitto era la stessa in tutti i corpi e che l’aggressore doveva essere una persona forte, abituata a trasportare pesi. Un marinaio, con ogni probabilità! Le fibre di tela di sacco che ho trovato impigliate ad uno dei bottoni della vittima riesaminando i corpi hanno tolto quasi ogni dubbio. Mi è bastato parlare con Madame per poterli fugare del tutto. -
- Interessante, ma non mi ha ancora detto cosa c’entra l’assassino con questo posto. -
- L’assassina è Lady Isolde -
- Ma ha appena detto che era un…! -
- Insieme a suo fratello. -
- Cosa?! Holmes la smetta coi giochetti, questo è assurdo. -
- Au contraire, dottore. È perfettamente logico e sequenziale, mi troverei quasi ad ammirarlo nella sua semplicità, se non avesse causato dei morti. Partirò dal principio: ogni ragazza, come sa, serve ogni sera ai tavoli finché la sua presenza non è richiesta a un tavolo o in camera. Ognuna di loro osserva e cerca i clienti più ricchi da sedurre e di ciò che guadagna una parte va a Madame, un’altra la tiene per sé. Ma una di loro si è fatta più furba e ha capito che poteva avere di più, parecchio di più. Watson, Lei sa quanto uno scandalo possa mandare in rovina una famiglia? O, nello specifico, quanta infamia procuri alla moglie tradita? Ora provi a pensare che, un giorno, una di queste giovani bussi ad una casa e affermi che il marito è solito frequentare il bordello in cui lavora. All’inizio verrà insultata, forse cacciata, ma alla fine sarà inevitabile: la moglie vorrà delle prove. E lei saprà dargliene. Immagini per un secondo quanta rabbia possa seguire a quella scoperta. Che fare quindi? Far uscire la storia significherebbe uno scandalo e certamente la moglie finirebbe ripudiata dal marito furente, infamata a vita e forse costretta a vivere di stenti… Ma la ragazza ha già una soluzione: l’omicidio. Sarà lei a sedurre e poi uccidere il marito, facendolo sembrare un incidente, un semplice furto andato storto. Per una somma cospicua, vendicherà la moglie tradita e le assicurerà gli agi dell’eredità senza alcuna ritorsione. Quale donna non accetterebbe? Ovviamente la nostra ragazza non è sola. È lei ad organizzare tutto, ma la mano che li uccide è quella del fratello. È un marinaio, probabilmente sbarcato qualche mese fa da una di quelle navi francesi attraccate nel porto. Esattamente poco prima che iniziassero gli omicidi. Con ogni probabilità ha un nascondiglio nella sua camera, guarda caso la più vicina all’uscita di servizio. Arrivato l’ospite, con la sua complicità lo uccide per poi liberarsi del cadavere attraverso l’uscita secondaria usata dalle ragazze o dagli avventori che non vogliono essere visti scendere dopo un incontro. In questo modo sono già riusciti ad accumulare una bella somma e ho motivo di credere che a breve tenteranno la fuga sulla stessa nave su cui lui è arrivato. Per questo dobbiamo fermarli stanotte. -
Watson lo fissava sorpreso e, suo malgrado, sinceramente ammirato. Nonostante tutto quel tempo, c’era sempre qualcosa di sorprendente nel modo in cui Holmes metteva insieme i pezzi, sommava i dettagli e li ricuciva in un’unica trama innegabilmente logica. Era qualcosa di inspiegabile, affascinante, qualcosa a cui, malgrado tutto, sapeva che non sarebbe riuscito a rinunciare. Improvvisamente quel pensiero lo mise a disagio.
Si affrettò ad annuire, tossendo per dissimulare l’imbarazzo.
- Quindi come pensa di agire? -
Lo sguardo del detective si illuminò, come se non aspettasse altro che quella domanda.
- Il piano è semplice, mio caro Watson. Aspetteremo che Lady Isolde, attualmente in servizio di sotto, salga col suo ultimo cliente. Le ho lasciato un biglietto, circa mezzora fa, in cui ho scritto che so tutto e voglio incontrarla per parlare del suo piano. Appena sarà entrata in camera io scenderò in sala spacciandomi per un avventore e quando tornerà lascerò che mi porti nelle sue stanze. Fingerò di lasciarmi sedurre e abbassare la guardia così che lei dia il segnale al fratello per uccidermi ed è allora che interverrà Lei, dottore. -
- E in che modo? -
- Rimarrà appostato qui e quando mi sentirà salire si accosterà alla porta e terrà d’occhio la situazione intervenendo al momento opportuno per aiutarmi ad incastrare quei due. La camera è esattamente di fronte alla nostra: un’ottima base d’osservazione oltre che un’eccellente copertura. Il fatto che il Club Flaubert affitti anche qualche stanza è un impareggiabile vantaggio per noi! Il nostro arrivo non ha dato nell’occhio e da qui possiamo attendere senza il pericolo di essere disturbati…e nel caso ci fingeremo due amanti. -
- C-che cosa?! - Watson lo fissò, stralunato. Sapeva cosa davano l’impressione di essere, in due in una stessa camera – di un bordello per giunta! –, ma sentire quelle ultime parole pronunciate quasi con naturalezza gli avevano stretto lo stomaco.
- Ma come può anche solo insinuare una possibilità del genere! - gridò, alzandosi di scatto -  Sa cosa accadrebbe se qualcuno interpretasse davvero male questa situazione e ci denunciasse? Sa cosa succede a chi viene sospettato di… -
- Non si scaldi, so benissimo che è un rischio. Ma la polizia è già stata informata.  Sanno che siamo qui e faranno irruzione verso mezzanotte, in tempo per arrestare i due colpevoli. Ho promesso che avrei dato loro il ladro-assassino di XXX senza che muovessero un dito se non per raccogliere la gloria finale, come sempre. E questo club non è la prima volta che ospita uomini a quanto pare, non ha di che preoccuparsi. -
- Non ho di che preoccuparmi? Lei sa pensare solo a se stesso o ai suoi casi! Mi ha trascinato qui senza dirmi nulla e ora addirittura se ne esce con la possibilità che noi ci fingiamo… - non riuscì a dire la parola e si trovò ad annaspare qualche secondo prima di riprendere - Se Mary sospettasse anche per un solo secondo cosa sto facendo non mi rivolgerebbe più la parola. O peggio se lo scoprisse qualcun altro, la mia carriera sarebbe compromessa per sempre. Se il suo piano non funziona… -
- Quante volte? - chiese all’improvviso.
Watson si bloccò, restando interdetto. - …cosa? -
Holmes lo guardava serio, le iridi scure puntate su di lui con una fermezza che lo scosse.  Sembravano terribilmente profonde e, per un attimo, temette di caderci dentro.
- Le ho chiesto quante volte - ripeté lui, pacato. - Quante volte un mio piano non ha funzionato? Quante volte l’ho coinvolta senza davvero sapere che ne saremmo usciti, secondo Lei? Mi ritiene così privo di scrupoli? -
L’altro rimase fermo, colpito dal tono così grave e in qualche modo ferito del proprio compagno. Stava per rispondere quando una porta in corridoio si aprì. Sentirono distintamente un uomo, sicuramente un po’ brillo, lanciare un complimento osceno alla propria accompagnatrice e quella indicargli senza troppe cerimonie la porta in fondo al corridoio da cui accedere alla scala di servizio. L’uomo si avviò con passo incerto, sostenendosi al muro ogni tanto. Lo sentirono avvicinarsi, forse troppo, e poi la ragazza gridargli ‘Non quella porta, quella dopo!’. Si fissarono terrorizzati, senza avere il tempo di dir nulla, mentre una mano sbatteva contro il legno della porta cercando la maniglia. Fu un istante.
La maniglia si abbassò e Holmes afferrò Watson per la cravatta attirandolo sopra di sé con forza, cadendo entrambi sul letto mentre la porta si apriva e lui gli serrava le labbra con le proprie.
Fu qualcosa di completamente inaspettato, la paura e subito dopo il trovarsi l’uno contro l’altro. L’uomo fece un passo in avanti, ancora ignaro dell’errore e Watson si divincolò impulsivamente, ma Holmes trattenne. Lo sentì cedere contro le proprie labbra e d’istinto approfondì il contatto, ignorando tutto ciò che non fosse il compagno sopra di sé. Watson sentì appena il verso sbigottito dell’avventore sulla porta e le sue sciocche scuse prima di fuggire, troppo preso dal modo in cui il suo corpo si era teso rispondendo istintivamente al quel bacio come se lo aspettasse, al modo in cui sentiva il sangue andare alla testa e poi scendere giù in basso. La porta si richiuse dietro di loro con un tonfo sordo, ma nessuno dei due vi badò. Si staccarono qualche secondo dopo, ansimanti, il corpo che pretendeva aria e il cuore che batteva all’impazzata.
Il detective allentò la presa sulla cravatta, cercando i suoi occhi, e Watson fremette quando si incontrarono. Distolse immediatamente lo sguardo, scostandosi.
Si alzò in piedi cercando di ricomporsi, ma ogni movimento gli pareva legnoso e innaturale: stentò a riconoscersi.
- Lei…è impazzito! C-che cosa Le è preso? - gridò - Si rende conto di quello che ha appena fatto? -
Holmes si sedette, guardandolo con una calma tradita solo dai capelli scompigliati e dal leggero ansimare - Ci ho appena salvati entrambi, mi sembra. -
- Salvati entrambi? Un uomo è appena entrato nella nostra stanza e ha visto… -
- Cosa? Due uomini di schiena che potevano essere chiunque, due uomini che i suoi occhi di ubriaco hanno fatto appena in tempo a mettere a fuoco prima che la sua sciocca pruderia borghese lo facesse scappare senza badare a nient’altro. Io ci ho protetti, Watson che le piaccia o no. E non pensavo che una cosa del genere l’avrebbe sconvolta tanto. -
Le ultime parole risuonarono in un accento quasi doloroso, impossibile da non cogliere. Ma Watson non voleva ascoltarlo, non poteva: aveva bisogno di tutto il suo buon senso ora e se l’avesse di nuovo ascoltato, se l’avesse guardato di nuovo forse non sarebbe riuscito a recuperarlo.
- La smetta! La smetta, Holmes, Lei non ha nessun diritto di dire una cosa del genere. Gioca con la mia vita come farebbe con la propria ed io ogni volta glielo permetto! Ma ora ha passato il segno io… -
In quel momento altri passi si avvicinarono distintamente, facendolo ammutolire. Udirono una voce delicata parlare in tono sommesso e la porta di fronte alla loro aprirsi e chiudersi. Capirono immediatamente: Lady Isolde era entrata nella sua camera, era il momento di agire.
Calò un silenzio imbarazzato. Improvvisamente sembrarono ricordare entrambi dove si trovavano e per quale motivo, come se quella parentesi avesse tolto loro la percezione del mondo esterno.
Holmes si alzò senza una parola. Aggiustò le maniche della camicia, ri-indossò la giacca aggiustando il colletto, per poi passarsi rapidamente una mano tra i capelli. Si diresse verso la porta mettendosi in tasca la pipa. Solo allora si voltò verso il suo compagno.
- È evidente che al momento si sente troppo compromesso per lavorare con me. Ma io ho un caso da risolvere e andrò fino in fondo. Anche senza di Lei, Watson. Se ha bisogno sa dove trovare le scale di servizio. - Sospirò, prima di aggiungere - Ammetto che la facevo meno ‘borghese’. La sua Mary deve averla istruita davvero bene. -
Uscì, chiudendosi la porta alle spalle. Qualunque cosa provasse, doveva lasciarsela dietro e tornare al suo lavoro. Imboccò le scale per il salone principale senza voltarsi indietro; finse solo di aggiustarsi il colletto e, per un secondo, lasciò che le dita gli accarezzassero le labbra.

   
 
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