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Autore: ashtonslaugh    14/08/2012    4 recensioni
Lei è sfacciata
Lui è gentile
Lei è acida
Lui è dolce
Lei è forte ma è sola
Lui è debole ma circondato da amore
Cercava una piccola cosa in un mondo infinito e invece ha trovato lei, una cosa infinita in un piccolo mondo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-e con questa abbiamo finito,era l’ultima stanza della casa,come la trovi?-

-è una comunissima e stupidissima casa,non c’è nient’altro da dire-lei sembrò addolorata per le mie parole,bene un punto per me                                    

-vuoi andare nella tua stanza allora?-mi chiese cauta

-sarebbe anche l’ora non trovi?-risposi acida

-bene,seguimi-disse percorrendo un lungo corridoio,io la seguii trascinandomi dietro l’enorme valigia al mio seguito,arrivammo ad una rampa di scale che portava ad un terzo piano,era un enorme rampa di scale

-e secondo te come ce la porta io la valigia li sopra,volando?-

-lasciala pure lì,chiederò a tuo padre se può portartela in camera dopo cena-mio padre in camera mia? Era già tanto se stavamo sotto lo stesso tetto,figurarsi nella stessa stanza!

-mai!-dissi decisa caricandomi quell’enorme valigia in braccio e tentando il tutto per tutto pur di non cadere all’indietro,Anne tentò di aiutarmi ma con una spallata la scostai non
troppo gentilmente. Arrivate al terzo piano notai che c’era solo una camera,la mia probabilmente,bene avevo un piano per me. Entrai e gettai la valigia dentro


-ti piace?-domandò Anne speranzosa

-te ne vai?-risposi imitandola

-d’accordo ti lascio sistemare,ti chiamo quando è pronta la cena-

-non disturbarti,non farò neanche un pasto seduta al vostro stesso tavolo-le sbattei la porta in faccia non curandomi del fatto di averle fatto male o no. Presi un bel respiro e
comincia a guardarmi in giro,non era male dopotutto,era abbastanza grande e con un bagno adiacente,la cosa che mi colpì più di tutto fu il balcone. Alla destra del mio letto
infatti c’era un piccolo balcone che dava su un piccolo boschetto,ah già è vero,ero andata a vivere di fronte ad un parco,che bello,poppanti che si lagnano per essere caduti dai giochi e pensionati che rimpiangono addosso i tempi andati dalla mattina alla sera a due passi da me,che cosa fastidiosa! Si lo so,ho sempre qualcosa da ridire,che ci posso fare? Sono fatta così. Disfai la valigia e mi sdraiai sul mio letto pensando a dove ero finita,in Inghilterra,più precisamente a Holmes Chapel. Ma perché a me? Stavo psì bene nella mia Italia! Ah si è vero,perché ho un padre puttaniere che se l’è filata appena ha potuto,giusto,che sbadata che sono!


-Leah è arrivato tuo padre-cristo se mi chiamano ancora una volta inglesizzando il mio nome potrei sul serio commettere un omicidio! Aprii di scatto la porta e mi ritrovai davanti una Anne sorridente,forse non si era offesa più di tanto per prima,cazzo! Ridussi gli occhi a due fessure

-Lia,mi chiamo Lia!-lei mi guardò stranita

-si Leah!-esclamò come se fosse la cosa più ovvia del mondo

-ho detto Lia!-urlai esasperata

-Leah! Non ti azzardare mai più a mancarle di rispetto a questo  modo,chiaro?!-gridò mio padre spuntando dalla rampa di scale. Non era cambiato per niente dall’ultima volta
che l’avevo visto,esattamente 3 anni fa. Solito tono da stronzo,soliti vestiti eleganti,solito taglio di capelli,soliti occhi fottutamente uguali ai miei,azzurri chiarissimi,quasi grigi


-perché se nò?- chiesi con tono di sfida

-sei arrivata da mezz’ora,non crearmi già problemi ragazzina!-ringhiò fissandomi

-no Tom,non dire così,non fa niente..-cominciò Anne

-allora dimmi,perché mi hai preso con te? Ho molti altri parenti in Italia dove sarei rimasta molto più che volentieri!-

-perché sei minorenne e sei mia figia,quindi fai quello che dico io!-

-non sperarci minimamente!-sputai glaciale,poi rientrai in camera sbattendo nuovamente la porta. Nicotina,avevo un bisogno disperato di nicotina,afferrai con forza la mia borsa
da viaggio e ne estrassi il pacchetto di sigarette che cercavo,ne presi una e l’accendino per poi lanciare il pacchetto sulla scrivania,aprii la portafinestra e mi appoggiai sul bancone accendendo la sigaretta. La portai alla bocca e comincia ad inspirare il fumo per poi farlo uscire dalla bocca dopo alcuni istanti. Chiusi gli occhi ritornando a pensare,non mi aveva neanche salutata. 3 anni che non mi vedeva e la prima cosa che mi diceva era di non creargli problemi. Tanto ormai c’ero abituata,faceva la stessa cosa anche 4 anni fa,quando stava ancora con mia madre,lei che mi ebbe a 16 anni e che fu costretta dalla famiglia di mio padre a sposarlo,lei che mi crebbe da sola con le proprie forze costretta a stare accanto ad un uomo che non amava,lei che morì per un fottuto cancro al seno 4 mesi fa. Mi mancava terribilmente,le volevo davvero bene,era una persona che stimavo profondamente per la propria tenacia e determinazione,qualità che fortunatamente avevo ereditato e che contraddistinguevano il mio carattere particolarmente acido,scontroso e orgoglioso. Buttai ciò che rimaneva della sigaretta nel boschetto,che atterrò sopra la testa di qualcuno,ops! Qualcuno bussò alla porta,decisamente non avevo voglia di vedere alcun essere vivente quella sera,non ricevendo risposta l’intruso entrò nella mia camera facendomi infuriare,rientrai in camera


-cazzo se nessuno risponde vuol dire che o non c’è nessuno o quel nessuno non vuole gente tra i piedi!-urlai a quella che scoprì essere Anne

-scusa non volevo disturbarti ma ti ho portato un po’ di dolce,non hai mangiato stasera e ho pensato che avessi potuto avere fame-disse gentilmente posando il piatto sulla
scrivania dove notò il pacchetto di sigarette,lo guardò ma non disse nulla-bè buonanotte Leah,a domani-


-Lia-la corressi nuovamente e lei annuì uscendi. Credevo di avere due palle da tennis al posto degli occhi per lo stupore,l’avevo trattata di merda e lei faceva questi gesti carini per me? Doveva essere malata la donna. M avventai sulla torta,mangiandola in un boccone “dannazione Leah datti un contegno” pensai tra me e me. Fantastico mi ero chiamata anche io con quel ridicolo nome,ma possibile che nessuno noti la differenza? Non lo avrei mai accettato,no. Si doveva mettere in chiaro che io non ero Leah Styles l’inglesina snob che abita nella villona vicino al parco,ma Lia De Francesco l’italiana costretta da forze superiori ad allontanarsi dal proprio paese,su questo non c’erano dubbi,almeno per me. Dopo una veloce doccia mi infilai sotto le coperte dove mi addormentai nel giro di 5 minuti.

La mattina dopo fui svegliata da Anne che tentava di farmi svegliare dandomi leggerissimo buffetti sulla testa

-toglimi le mani di dosso!-urlai scontrosa,lei si spaventò nel vedermi così attiva già di mattina presto

-oh si scusa,scendi di sotto che la colazione è pronta-mi disse sorridendomi

-quale parte della frase non voglio fare neanche un pasto al vostro stesso tavolo non ti è chiaro?domandai acida

-è l’unico momento della giornata in cui ci siamo tutti insieme,poi io e tuo padre usciremo per il lavoro-mi disse facendomi  un faccino triste,giuro che la decapito se non la smette
di essere così dolce,è irritante!


-ancora meglio,va via non ho intenzione di venire,sprechi solo tempo-

-d’accordo,allora a stasera-mi rispose sconsolata

-sisi,vai cià-dissi mettendomi un cuscino in testa e facendole qualche strano segno con la mano. Sentii poco dopo la porta chiudersi e dei passi allontanarsi,riemersi dalle coperte
e stetti un po’ lì,ormai ero bella che sveglia grazie a quella donna ma non gliela avrei data vinta scendendo con loro. Così mi alzai e mi infilai in bagno dove mi lavai e mi vestii,dovevo uscire a fare un giro,quella casa mi stava soffocando. Presa la borsa con tutto il necessario scesi le scale per imboccare la porta di casa


-dove credi di andare?-mi  bloccò mio padre cortese come al solito

-fatti gli affari tuoi,ne hai già abbastanza a cui pensare no?-dissi aprendo la porta

-Leah! Torna immediatamente qui!-urlò venendomi in contro,ormai io però ero già fuori di casa e stavo imboccando la prima strada che trovai,assolutamente a caso. Girovagai
per un bel po’ tra i vari quartieri fino a quando non mi ritrovai con mezzolitro di caffè con l’aggiunta di panna addosso,oltre che con il culo per terra. Mi ero scontrata con un tipo
che mi offrì subito la mano per potermi alzare in piedi


-oh cavolo scusami scusami scusami,scusami tanto-o dio,una altro esaltato della gentilezza,ma tutti a me dovevano capitare?

-ma sta un po’ zitto,guarda te che macchia c’ho adesso sulla maglia,come faccio a toglierla ora?-mi lagnai strofinando la mia maglietta rossa

-oh bè per quello ci sono le mamme-disse facendo l’occhiolino,lo guardai malissimo e lui imbarazzato si mise una mano tra i capelli-ehm,se vuoi posso darti il mio numero!-
disse ammiccando spostandosi la folta chioma riccia


-ma cosa cazzo vuoi che me ne faccia del tuo numero? E poi smettila di chiudere un occhio si e l’altro non ad intermittenza,cos’è hai un tic nervoso?-esclamai profondamente
irritata dal suo comportamento


-ehi calma,volevo solo essere gentile-rispose prendendomi per il braccio

-bè io odio le persone gentili,guarda un po’ e levami le mani di dosso!-urlai

-ma ti calmi?-

-guarda che urlo a tutti che mi stai molestando,lo faccio!-sorrise beffardo

-non ti crederebbe nessuno tanto,qui mi conoscono tutti-

-oh che bello,anche un figlio di papà sei oltre che ad un  molestatore!-

-guarda che non ti sto facendo niente!-

-fino a prova contraria mi stai strattonando il braccio,e chi ti dice che non mi stai facendo male?-

-ma sei scema? Sei caduta e ora ti sto tenendo in piedi perché se nò ricaschi!-

-so camminare benissimo da sola! E ti avverto so fare a botte meglio di un ragazzo perciò non ti conviene prendermi di mie-

-mi stai dando sui nervi ragazzina-

-non chiamarmi ragazzina!-lo interruppi infastidita

-non so il tuo nome e allora ti chiamo ragazzina va bene?-

-no che non va bene!-

-e allora dimmi come ti chiami così io non ti chiamerò più ragazzina!-

-no che non te lo dico,sei pazzo!-

-e allora adeguati ragazzina! Mi stai scocciando!-

-io sto scocciando te? Sono io che sto maltrattando una sconosciuta? Di solite quando le persone si scontrano si chiedono scusa e la cosa finisce lì!-

-ma chi sta maltrattando chi? E allora perché non te ne sei andata subito?- disse sorridendo maliziosamente

-te lo dico un ultima volta,toglimi le mani di dosso!-dissi decisa a ignorarlo

-vuoi vedere che se ti mollo cadi?-

-mollami!-dissi strattonandolo,ma era decisamente più forte di me,aveva ragione però la testa mi girava,ma non lo avrei mai ammesso

-ti sto solo aiutando,lo capisci?-a quel punto gli tirai un pugno sul naso-brutta stronza!-urlò. Non ero forte ma ero veloce,male di sicuro non gliene avevo fatto tanto,ma quando per
la sorpresa lui si portò le mani al volto io cominciai a correre verso casa. Ritornai a casa con il fiatone,come giro turistico poteva bastare per oggi,magari quel molestatore era già
sulle mie tracce,sentii un brivido lungo la schiena. Li almeno ero al sicuro,in quella mega villa con tutti i sistemi d’allarme che c’erano. Mio padre doveva guadagnare bene qui allora,meglio che in Italia sicuramente. Passai l’intera mattinata a spulciare qua e là cibo dalla cucina,non avevo particolarmente fame ma avevo avuto problemi di anoressia due anni fa,non mi andava di saltare un pasto,avrebbe voluto dire dargliela vinta e io non volevo ricaderci,perciò tentavo di mangiare sempre regolarmente sforzandomi di mandare giù tutto quello che avevo nel piatto anche se non avevo per niente fame.


Erano circa le 6  quando sentii un qualcosa sfregare contro la serratura. Aspettai che Anne e mio padre entrassero preparandomi psicologicamente ad una nuova litigata,loro però non entrarono. Il rumore però persisteva e si faceva sempre più forte,si doveva trattare di un ladro allora

-ma perché tutte a me oggi?-domandai rivolta verso il cielo,più al soffitto che al cielo,ma vabbè. Misi veloce il blocco alla porta e poi mi diressi alle finestre per vedere chi fosse il
bastardo. Scostai la tendina e mi appiccicai al vetro per riuscire a vedere,cacciai un urlo talmente forte che forse anche a Londra mi sentirono scoprendo con orrore che il presunto ladro era anche il presunto molestatore di quella mattina. Lui appena sentì l’urlo si avvicinò alla finestra per vedere chi fosse ma io tirai la tenda e mi allontanai,avevo il cuore che mi batteva fortissimo e gli occhi sbarrati dal terrore,e ora? Avrei lasciato che il tizio li fuori mi rapisse? No,certo che no. Respira profondamente e mi misi a pensare a come farlo scappare,ma non prima di aver bloccato la porta con un orripilante portaombrelli con delle zampe di gatto,ma che cacchio di gusti hanno in sta casa?


-allora,se scappo dalla porta sul retro io sono slava ma lui entra in casa,ma se io andassi fuori minacciandolo con-mi guardai intorno-una paletta,la casa sarebbe slava ma io ce l’avrei nel culo-ragionai andando avanti e indietro per il salone agitando la paletta a mo di frustino-potrei sempre adottare le tecniche di “mamma ho perso l’aereo”! ma non dire cazzate per favore Lia eh!-dissi scuotendo  la testa

-chi c’è in casa?!-sentii dire al ladro/molestatore,cioè prima tenti di entrare in casa e poi chiedi se c’è qualcuno? Amico,te lo dico con il cuore,cambia mestiere-ma che caz..?!-
imprecò lui aprendo la porta di un filo perché bloccata dall’obbrobrio con le zampe


-vattene da casa mia o chiamo la polizia!-urlai

-razza di delinquente esci tu da casa mia semai!-ribattè

-ma sei scemo? Guarda che ho il telefono in mano,pronta a chiamare il 112!-

-112? E che cazzo di numero è il 112?-domandò urlando,stupida che non sei altro,non sei più in Italia,svegliati! Tentava di aprire la porta a spallate ma il mio amico a quattro
zampe non mollava,si bè ora è mio amico visto che mi sta difendendo.


-ehm,il 911,chiamo il 911-nei film chiamano sempre questo,magari funziona

-ok,facciamo così,se esci dalla mia casa ti lascio andare e nessuno ti ha visto-disse fermandosi

-uno,non sei tu che detti le regole due,ma mi credi scema? Sparisci o ti denuncio per tentato furto e molestia!-

-molestia? Ma chi cazzo sei te?-

-d’accordo,l’hai voluto tu-presi il telefono dal tavolino li vicino e composi il numero

-ma che fai metti giu!-

-te lo scordi!-urlai mentre riposavo il telefono,avrei vinto io

-okok me ne vado-disse

-bravo,visto che capisci quando vuoi? Ora sciò va via!- dopo alcuni minuti mi avvicinai con passo felpato alla porta appoggiandoci l’orecchio sopra,niente,nessun rumore
preveniva dall’altra parte della porta. Decisi così di controllare,scostai con il piede il mio amico portaombrelli,tolsi il blocco e aprii lentamente la porta. Ma appena fu aperto di un centimetro questa si spalancò e per la seconda volta in un giorno mi piombò addosso,solo che stavolta  il bastardo lo aveva fatto apposta,si trovava disteso sopra di me bloccandomi con il suo corpo


-non sono nato ieri sai ragazzina?-disse tenendomi i polsi-ma tu sei..-

-Harry!!-esclamò una voce alle nostre spalle,lui si scostò leggermente da me

-mamma,ho trovato questa ragazzina rubare in casa!-

-Harry no,no Harry hai capito male-disse appoggiandogli una mano sulla spalla invitandolo ad alzarsi

-qualcuno mi può spiegare,o chiedo troppo?!-chiesi stizzita

-lascia che ti spieghi Leah..-cominciò Anne

-Leah! Che cosa hai combinati sta volta?-disse mio padre con voce duro spuntando da dietro

-sempre gentile mi raccomando,e per inciso non ho fatto niente,io!-gridai frustrata

-sta zitta! Cos’ha fatto Anne? Chiese cambiando tono da quello con cui parlava con me

-niente Tom,non ha fatto niente,c’è stato solo un malinteso-

-ma che malinteso e malinteso,questo tizio stava cercando di entrare in casa!-

-certo che cercavo di entrare è casa mia questa!-non ci stavo capendo un’emerita fava

-allora,calmiamoci,Harry abita qui Leah-

-Lia!-la corresse per la novecentesima volta

-Leah!-mi riprese mio padre,lo fulminai con gli occhi e Anne ricominciò a parlare

-è mio figlio-sbarrai gli occhi

-tuo figlio?-chiesi sbalordita,lei annuì-perciò io avrei un fratellastro?-dissi alzando la voce di un ottava

-sarebbe lei la mia sorellastra? Questa pazza sclerotica?!-domandò Harry

-pazza sclerotica dillo a qualcun altri capelli a fungo!-

-ehi! Io ci lavoro con questi!-disse offeso toccandoseli come a consolarli,patetico

-ah davero? E dove lavoreresti? Al circo forse?-

-davvero non mi hai mai visto? Credevo venissi dall’Italia mica dal Polo Sud! Mai sentito parlare degli One Direction?-disse ammiccando leggermente

-anche se fosse? Problemi fungo?_

-basta Leah,sei insopportabile!-disse mio padre

-tranquillo,tu non sei da meno,ma tolgo il disturbo  sta sereno-

-ma no dai Leah resta,ceniamo insieme stasera che c’è anche Harry- mi disse Anne che suonò molto ad una scongiura

-mi chiamo Lia santo dio Lia!!-

-Harry scusala,ma è una ragazza un po’ agitata,tranquillo figliolo,poi le passa-disse mio padre mettendogli una mano sulla spalla sorridendogli

-Tom-lo chiamai,lui si girò facendo scomparire quel sorriso-fottiti!-dissi piena di rabbia,lui mai mi  aveva incoraggiato,lui mai mi aveva sorriso,lui mai mi aveva chiamato figlia-
anche tu caro Harry,fottiti pure tu,magari lui-dissi indicando mio padre-si sente solo-salii le scale e mi rintanai in camera. Sentii le urla di mio padre molto arrabbiato dal mio poco rispetto nei suoi confronti e in quelli di Harry. Me ne sbattevo del rispetto,io in quella casa non volevo più starci. Avevo le lacrime agli occhi,ormai c’ero abituata alla sua indifferenza ma il fatto che lui mi considerasse ancora meno che un figlio nemmeno suo mi feriva profondamente. E lui? Quello smorfioso del cazzo che mi ha rubato tutto,una famiglia,una casa. E ora io dovrei essere pronta a condividere quello che era mio con lui? Mai. Presi una borsa e ci infilai quello che mi capitò a portata di mano. Me lo misi sulle spalle e mi diressi verso la finestra. La aprii e mi sporsi sul bancone guardando in giù. C’era un albero non lontano dal bancone,lo avrei facilmente scavalcato. Prima però recuperai dallo zaino una pasticca che ingoiai poco dopo,le prendevo quando avevo problemi di alimentazione,mi facevano dormire. Scavalcai la ringhiera e feci un piccolo salto verso l’albero. Mi attaccai al tronco e scivolai giù. Quando toccai il suolo con i piedi la testa cominciava a girarmi ma cercai di non farci caso e cominciai a camminare velocemente verso l’uscita del parco. tutto intorno a me era sfocato e si muoveva ma mi tenevo ancora in piedi fortunatamente,non so perché presi quelle pastiglie,ma ne avevo bisogno. Attraversai la strada  e arrivata dall’altra parte inciampai sul gradino del marciapiede cadendo per terra. Non avevo più la forza di rialzarmi,ormai la pastiglia aveva fatto il suo effetto donandomi l’incoscienza.

 
 
 
 
 
 
Hi all!
Mi chiamo Elena and this is my first story,yo! Ok basta,questo è solo il primo capitolo,solo un assaggino della storia di per sé,perciò vi chiedo di non giudicare subito questa ff del tipo “no fa schifo non leggo nemmeno gli altri capitoli perché faranno schifo visto che il primo fa schifo”(?) pleaseeeee:D
Se vi è piaciuta o vi ha incuriosito almeno un pochetto vi pregherei di lascire qualche piccola recensioncella:’)
Sono un tipo che cambia continuamente idea,perciò mi farebbe tanto piacere avere qualche suggerimento per la storia e sapere cosa ne pensate.
Love ya
-Ele
  
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