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Autore: JulieKarbon    15/08/2012    0 recensioni
Julie Coal e il suo assistente Carl Phelps sono sempre alla ricerca di qualche nuovo caso da risolvere. A volte si intromettono nei casi dell'Ispettrice Pumpkinro, a volte sono i casi a trovare loro. Il prologo serve solo ad introdurre questa serie di personaggi strambi e un pò bizzarri, perciò può apparire banale. Ma non temete! Con l'andare della storia tutto si renderà molto più... intrigante.
Buona lettura!
Genere: Commedia, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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7 Novembre, ore 8.45. Dalla finestra dell'ufficio di Coal & Phelps penetrava un'arietta fresca e piacevole. Altrettanto non lo era per quanto riguardava i vari documenti sulla scrivania della detective.

- Uff. Carl, quante volte ti ho detto di non aprire la finestra quando ho dei documenti sparsi per il tavolo? Ora mi toccherà rimetterli a posto. -sbuffò la ragazza.

- Mi scusi, Doc! Ma c'era troppo aria di chiuso qua dentro...

Carl continuava imperterrito a leggere fumetti steso sul divano. La Coal non si capacitava perché continuasse a chiamarla Doc e non con il suo nome di battesimo; ma non ci dava poi tanto conto.

Improvvisamente, la porta dell'ufficio si aprì. Era Ilary, accompagnata dall' Ispettrice.


- Buongiorno Detective Coal! Salve Carl! Indovinate chi è qui con me? - Ilary era come sempre giuliva e di buon umore.


Da quando i suoi genitori si erano rimessi dal coma e aveva re-iniziato a lavorare alla scientifica come biologa, le cose le andavano divinamente. Oltretutto, ora che aveva conosciuto meglio anche Julie e Carl, non si lasciava mai sfuggire un'occasione per andare a curiosare sui loro casi più recenti. Con o senza la compagnia della Pumpkinro.


 

- Beh, guarda guarda se non è la nostra adorata Testa di Zucca! Qual buon vento? - disse Julie scherzosamente, toccandosi il cappello in segno di saluto.

- Ero qui di passaggio. - rispose lei netta e concisa, storcendo il naso al “Testa di Zucca”. - Dica piuttosto che ci stava spiando per accaparrarsi qualche caso che non abbiamo avuto il tempo di risolvere... - disse Carl mentre sorseggiava una tazza di tè.

- Per carità. Non sono così disperata. - sbottò Amelie, sedendosi a sua volta sul divano accanto a Carl – In realtà è stata Felinski ad insistere tanto per venire a trovarvi.

- Comunque! - intervenne Ilary interrompendo Amelie – Carl, nella tua cassetta delle lettere c'era questa per te!

- E da quando, se mi è consono, frugate nelle cassette delle lettere altrui, ispettrice? - chiese Julie alzando un sopracciglio con aria scettica.

- Ma per favore! - gridò Amelie, seccata.

- Temo che la colpa sia mia, Detective Coal – intervenne di nuovo Ilary sorridente – E' che entrando dalla porta e passando accanto alla cassetta delle lettere avevo sentito un piacevole aroma di limone provenire da questa lettera; e dato che stavamo salendo a farvi visita abbiamo ben pensato di portarvela su. Tutto qui!

- Oh beh, in tal caso – continuò Julie – mi scuso per le accuse avanzate ingiustamente.

- E ci mancherebbe altro! - concluse Amelie, stizzita.


Finita la piccola discussione, Ilary porse la suddetta busta a Carl. Era fatta di una carta di ottima qualità al tatto e la busta era sigillata a cera, con il simbolo di qualche nobile casata.


 

-Uh, magari è la richiesta di qualche riccone! - disse Julie estasiata, sedendosi più dritta sulla sedia dietro la sua scrivania. Era palesemente interessata.


Carl aprì la busta senza aggiungere altro, ne estratte un foglio di carta ma...


 

- E' completamente bianco! Però... Ilary, non avevi detto che avevi sentito odore di limone provenire dalla lettera?

- Si, è quello che ho detto.

- Vuoi vedere che... qualcuno ha un accendino?

- Oh, si! Ecco, tieni! - sempre col sorriso sulle labbra, Ilary porse l'oggetto richiesto a Carl. La cosa si stava facendo curiosa.


Carl cominciò a riscaldare la parte posteriore della lettera, cercando di non bruciare la carta e, come pensava, cominciarono ad apparire alcune parole.


 

- Il vecchio trucco dell'inchiostro a limone. Un classico. - disse Carl sorridendo.

- Che c'è scritto? - chiese Ilary curiosa.

- Dunque...


Qui sarebbe d'obbligo il solito cliché della lettera letta con la voce dello scrittore. La lettera diceva testualmente:

Caro Carl ,

è da tanto che non ti sento nipotino mio! Scommetto che sei cresciuto sano e forte. Ma non è il momento delle smancerie , ho bisogno del tuo aiuto.

La nostra casata è in grave pericolo a causa del clan dei Karbon, nostri acerrimi nemici da secoli. Ma ti spiegherò tutto quando sarai qui. Oltre a questa lettera troverai anche una mappa che ti condurrà fino alla mia magione. Seguila e raggiungimi in Transilvania al più presto.

Ossequi,

Mathias Phelps Drakul


- Beh, sembra che andremo a farci un giretto nel paese dei vampiri. - concluse Carl, ripiegando la lettera ed estraendo la mappa dalla busta – Anche se... - Prima che Carl potesse continuare, Julie si avvicinò e tolse la mappa e la lettera dalle sue mani, esaminando entrambi i due pezzi di carta.

- E' piuttosto lontano. Quindi non dobbiamo perdere tempo. - disse Julie – E poi, Carl! Non mi avevi mai accennato di avere un parente in Transilvania!

- In realtà nemmeno io lo sapevo! Era questo quello che stavo cercando di dirvi!

- Poco importa, poco importa, Carl. - continuò Julie battendo amichevolmente con la mano sulla spalla del collega. Aveva uno strano barlume negli occhi. - Sarà un ottimo momento di ricongiungimento Zio/Nipote!

- Dì piuttosto che non vedi l'ora di sentire il rumore del tintinnio sonante della ricompensa proficua che ci darà il mio cosiddetto zio.

- Oh beh, - intervenne l'ispettrice alzandosi dal divano - visto che non ho nulla di meglio da fare, verrò anche io con voi. Piuttosto che rimanere in ufficio a fare le radici...

- SAPPIA CHE NON LE SGANCEREMO MEZZO CENTESIMO DELLA RICOMPENSA CHE CI DARANNO! – disse Julie guardando in malo modo verso Amelie.

- Per favor-

- MEZZO.

- Ma...

- CENTESIMO.

- Ma ti pare?! Ho uno stipendio assicurato, IO. - rispose Amelie a tono, guardando in cagnesco verso Julie.


Nel frattempo, Julie aveva ripreso a guardare e a rileggere la lettera con fare pensieroso. C'era qualcosa che attirava la sua attenzione, ma lì per lì non ci diede molto caso e proseguì col vedere la mappa.


 

- Se riusciamo a partire questo pomeriggio per le 3, saremo là per le 4. Di domani. - disse Julie con una punta di amarezza – Perciò, se dovete fare le valigie, sbrigatevi. Alle 3 in punto vi voglio tutti pronti per partire!

- Quindi, possiamo venire anche noi? - chiese Ilary.

- Doc? - Carl si rivolse verso Julie in cerca di conferma.

- Eh? Ah, si, si! Potete venire... ma ricordatevi...

- MEZZO CENTESIMO! - fecero in coro Amelie e Ilary, scimmiottando la Coal.


 

Julie storse il naso, ma poi scoppiò a ridere.


 

- Bene, vedo che avete capito.


 

Più tardi, lo stesso giorno, tutto era pronto per partire. Carl e Ilary si sedettero nei sedili posteriori, mentre l'Ispettrice nel sedile davanti assieme a, per loro sfortuna, Julie al volante. Il viaggio tuttavia proseguì tranquillo e rilassante, al contrario dalle aspettative apocalittiche dei passeggeri che erano a bordo della NFSC (alias la Need-For-Speed-Coal, poiché lei andava lenta come una lumaca quando guidava).

Il giorno seguente, verso le 4 del pomeriggio, eccoli che valicavano il confine della Transilvania. La prima cosa che Julie notò (poiché gli altri stavano ancora dormendo) fu un enorme castello, in cima ad una collina a picco su di un lago enorme. Pensò che, secondo la mappa, quello doveva essere la residenza del conte.


 

- Beh, modesto lo zio di Carl... - disse Julie tra sé e sé.


 

Passò un buon quarto d'ora prima che la macchina finalmente giungesse a destinazione. Per arrivare al castello bisognava attraversare un lungo ponte e un innumerevole quantità di scalini. A piedi. Il tempo non era dei migliori: c'era aria incombente di tempesta e quindi Julie posteggiò la macchina quanto più possibile vicino al ponte e cominciò a scuotere gli altri, per svegliarli. Dovevano affrettarsi a risalire il ponte se non volevano arrivare zuppi fradici al castello.


 

-Ehi ragazzi, svegliatevi. Siamo arrivati.

- Mhm... - mugugnò Amelie aprendo gli occhi – oh, che ore sono?

- Come previsto. Siamo arrivati alle 4. - disse Julie sbadigliando.

- Non mi dire che hai continuato a guidare per tutta la notte! Anche se a giudicare dalla faccia e dalle occhiaie che ti ritrovi, direi di si. - disse Amelie sghignazzando alla visione del volto quasi da zombie di Julie.

- A parte che le mie occhiaie sono permanenti, e si, hai ragione. Ho guidato per tutta la notte – continuò Julie, massaggiandosi gli occhi.

- Mhmm... shi.. pony... ponyyy... - Carl stava parlando nel sonno.

- Scommetto che se provi a svegliare quei due con quella faccia, ti sfondano il tetto della macchina per lo spavento. - ghignò Amelie.

- Non ci tengo a pagare un botto di soldi il tetto della macchina per uno scherzo idiota.

- Oh beh, se non lo fai tu, lo faccio io. - Amelie cominciò a scuotere i due per svegliarli.


 

Carl e Ilary stavano ancora sonnecchiando, ma pian piano cominciarono ad aprire gli occhi e non appena videro la faccia spaventosa di Julie gridarono all'unisono.


 

- AAAAAAAAAAARGH!!

- Eh la peppa, sono così spaventosa? - disse Julie sbadigliando ancora una volta.

- O-orco boia se lo sei. – disse tremante Ilary.

- T-tenga Doc... metta questo. – nel dirlo, Carl mise un sacchetto di carta sulla testa di Julie – Ecco, così va decisamente meglio. E ora, andiamo! Cosa stiamo aspettando?

- Che tu e la tua adorata vi svegliaste. - disse Julie acida e un po' innervosita per il fatto del sacchetto sulla testa (che tuttavia mantenne e dove ci fece un paio di buchi per gli occhi).


 

I quattro scesero dalla macchina e si presero di coraggio. Li aspettava una buona oretta di cammino prima di poter arrivare in cima al picco, alla residenza del conte.

Camminando camminando, i quattro non poterono fare a meno di guardarsi intorno e ammirare tutto il panorama caratteristico che li circondava.


 

- Con questo sacchetto in testa non vedo nulla. – disse Julie, rimasta un po' indietro rispetto agli altri.

- Ok, Doc. So cosa fare. - Carl tornò indietro e si caricò Julie sulle spalle – Ora si riposi, la sveglieremo quando arriveremo in cima.

- Non scherziamo suvvia! Ho ancora energia da vendZZZZZZZZZZ – Julie crollò dal sonno. - Energie da vendere, eh? - disse divertita Amelie.

- E' fatta così. Dice di non essere stanca e poi crolla come un sasso. Comunque. Forza signorine, proseguiamo. – disse Carl incitando le altre due a stargli dietro.

La camminata proseguì per molto più tempo del previsto, e così, i quattro raggiunsero finalmente il portone del castello dopo due buone ore di marcia. Al di fuori si poteva notare che il portone era decorato con motivi gotici, con colonne ai lati ornate di gargoyles di pietra e con i muri rifiniti in maniera perfetta e caratteristica.

- Sveglia Doc, siamo arrivati... Doc? - Carl cercava di svegliare Julie ancora addormentata sulle sue spalle.

- Ahh.... mhm... no... nooo... mi dia un'altra settimana signor esattore, la pregoooo - gridò Julie nel sonno.

- A quanto pare Carl non è l'unico a blaterare nel sonno... - disse Amelie, sbuffando.

- Detective Coal su, si svegli! - Ilary diede due pacchette sul viso della detective.


 

Niente. Zero. Nisba. Julie non accennava a svegliarsi.


 

- Oh, beh, a mali estremi... - Amelie diede una sonora legnata sulla testa della Coal con il suo bastone da passeggio.


 

Questa, ovviamente, si svegliò subito, massaggiandosi la testa.


 

- AHIA! TESTA DI ZUCCA, MA CHE TI E' PRESO?! Eh? Uh? C-cosa... siamo già arrivati?

- Da un pezzo. – disse Carl gettando a terra Julie come un sacco di patate.

- Ahia, Carl! Anche tu! Zero tatto voi due, eh? - disse Julie massaggiandosi il sedere.

- Beh, che ne dite? Ci decidiamo a bussare o no? - sbottò Amelie impaziente.


 

In effetti non potevano mica rimanere a discutere lì tutto il tempo. Così Carl si fece avanti e batté possentemente l'enorme batacchio a forma di leone un paio di volte.

Non passò molto tempo che l'enorme portone si aprì, e rivelò la presenza di tre persone. Due cameriere e quello che doveva essere il conte.

Le due cameriere erano vestite in maniera identica e avevano entrambe un sorriso quasi raccapricciante stampato in volto. Il conte invece era ben vestito. Un mantello nero ornato di colletto alto gli copriva buona parte delle spalle e scendeva lungo tutto il corpo. Sotto portava una camicia bianca con uno sbuffo ricamato e fermato con una gemma rossa, molto probabilmente un rubino puro. I pantaloni si abbinavano perfettamente al mantello e le scarpe erano elegantissime. Il viso del conte era molto scarno, quasi scheletrico, i suoi capelli erano tenuti perfettamente lisci e in ordine e la sua andatura era molto nobile ed elegante. Sorrise non appena vide Carl e lo abbracciò.


 

- Carl, nipote adorato! E' davvero una gioia poterti rivedere dopo tanto tempo... ma dimmi, chi sono questi tuoi amici con cui sei venuto? - il conte si sporse per vedere meglio le facce degli altri ospiti.

- Oh, ehm, - Carl cercò di riprendersi dall'imbarazzo iniziale. In fondo era la primissima volta che vedeva questo suo zio - certo! Lei è Ilary Felinski, l'ispettrice Amelie Pumpkinro e infine la mia cara collega, nonché capo, Julie Coal.


 

Mentre Carl presentava gli altri, il conte continua ad esaminare con riluttanza verso Julie, lo stesso valeva per le cameriere, ma non volle darlo a vedere e così si diresse verso Amelie, per salutarla.


 

- Onorato signorina Pumpkinro... felice di conoscerla. - disse il conte facendo un baciamano ad Amelie.

- Vacci piano ciccio, con me non attacca. – rispose Amelie togliendo la sua mano dalle grinfie del conte.

- Oh, non fate la frigida Ispettrice! Mio zio voleva solo darvi un caldo benvenuto! - disse Carl.

- Chiamalo caldo. Aveva la mano completamente gelata... - rispose Amelie sfregandosi le mani per farsi calore.

- Comunque mi presento miei signori; sono Mathias Phelps Drakul, conte della casata Phelps e vostro ospite. Per qualunque cosa chiedete pure e vi sarà dato, le mie due cameriere Olga e Frida saranno a vostra completa disposizione!


 

Finita la presentazione, le due cameriere fecero un inchino e sorrisero.


 

- Accomodatevi pure dentro gentili ospiti. – iniziò Olga.

- Siete arrivati giusto in tempo per il tè. - concluse Frida.

- Certo che deve essere davvero un dramma per voi due mantenere pulita e in ordine una magione così grande e vasta. – disse Julie rivolgendosi alle cameriere.


 

Queste, con tutta risposta, si voltarono e la ignorarono, dirigendosi poco più avanti.

Julie rimase un poco perplessa per il comportamento delle due cameriere e per lo strano atteggiamento del conte di poco prima. Ma non ci volle fare troppo caso e così raggiunse gli altri.

Arrivarono infine in un immenso salone, dove al centro vi era piazzato un lungo tavolo in legno, apparecchiato elegantemente e con ogni ben di dio sopra. Biscotti di ogni tipo, tazze in porcellana finissima e candelabri d'oro zecchino sparsi per tutta la tavola. I quattro si sedettero e vennero presto raggiunti dal conte, il quale si mise a capotavola.


 

- Desiderate qualcosa signorino Carl? - chiese cortesemente Olga.

- E voi signorina Amelie? O forse servirebbe qualcosa a lei signorina Ilary? - continuò Frida.

- Ehm, potrei avere un po' di limone per il tè per favore? - chiese Julie.


 

Le due cameriere guardarono il conte, come attendendo istruzioni.


 

- La nostra ospite ha fatto una richiesta. – Fu la risposta del conte, che fulminò le due cameriere con lo sguardo.

- Subito, signore. – rispose a denti stretti Frida, dirigendosi verso la cucina per provvedere ad esaudire la richiesta.

Tornò poco dopo con un piattino contenente limone affettato, che depose con malcelata riluttanza davanti a Julie.

La situazione era divenuta ancora più tesa. Le due domestiche non levavano lo sguardo indignato da sopra Julie. Lei stessa non sapeva perché stesse accadendo tutto questo, perciò decise di rompere il ghiaccio.


 

- A-Ahem. Allora signor Conte, ci spieghi perché ci ha chiamato...

- Mi pare che la lettera fosse indirizzata SOLO ed esclusivamente a mio nipote, sbaglio? Ed infatti sarà a lui che rivelerò ogni cosa. E a nessun altro.

- Ehm, o-ok. - rispose Julie un po' demoralizzata.

- Perché non puoi parlamene adesso? Dopotutto loro sono miei colleghi e mi aiuteranno nelle indagini!

- Avrei preferito parlartene in privato ma visto che è ciò che desideri... - il conte prese un bel respiro e cominciò a parlare - Da molto tempo ormai, siamo minacciati dal clan dei Karbon, notissimo clan di licantropi in questo villaggio e nostri acerrimi rivali. Come tu ben sai licantropi e vampiri non sono mai andati d'accordo...

- Oi, oi, oi freni un secondo signor conte! Cosa centrano i vampiri e i licantropi adesso? - disse Julie sconvolta.

- Beh signorina Coal, è palese che la casata dei Phelps sia una delle casate più nobili e antiche di vampiri. - continuò il conte con tono fiero.

- P-prego? Se è una specie di scherzo, sappia che è a dir poco infantile. - continuò Amelie con tono secco.

- Ah, mi sembra logico, per linea di sangue sarei un vamp-SPFFFFFFFT – Carl sputò fuori a getto il tè che stava bevendo dalla sorpresa – STAI DICENDO CHE IO E TE SIAMO VAMPIRI?!

- Mhm? - il conte sembrava alquanto sorpreso ma non si scompose – Nessuno te l'ha mai detto, nipote mio?

- Mi spiace interromperla di nuovo signor Conte, ma da quanto io e suo nipote siamo diventati colleghi non ha mai manifestato alcuna tendenza... vampiristica... ne ha avuto problemi con la luce del sole. E inoltre non c'è bisogno di aggiungere che tutta questa storia ha del surreale. - disse Julie.

- Già non ci è bastata la storia con quel Jacques. Ora questo! - sbottò Amelie.

- Zio, ammesso che tu lo sia davvero, davvero vorresti farmi credere che vampiri e licantropi esistono? Ti ho appena conosciuto, e tutto ciò non ha senso! Per me potresti anche essere un pazzo che si sta fingendo un mio ipotetico zio per...- esclamò Carl piuttosto indignato.

- Con calma figliolo... - lo interruppe il conte - Avrai le tue spiegazioni, ma solo in privato onde evitare altre interruzioni moleste. Seguimi. Ti dirò tutto per filo e per segno nell'altra stanza. - detto questo si alzò e fece un inchino al resto dei presenti - Vogliate scusarmi, prendo congedo. Per qualsiasi necessità chiedete pure ad Olga e Frida. Saranno “liete” di servirvi. - pronunciando la parola “liete” il conte rivolse uno sguardo molto eloquente alle due domestiche, che annuirono sorridendo.


 

Poco dopo, i due si ritrovarono insieme in un'altra stanza. Un salottino piccolo ma piacevole, con un camino, delle poltrone e una credenza ripiena di ogni tipo di bottiglie: dal rum al vino, dallo champagne più pregiato alla semplice orzata. Una specie di cantina in miniatura. Il conte fece sedere Carl in una delle poltrone poste di fronte al camino e si avviò a preparare un paio di drink.


 

- Quindi... zio. Attendo queste vostre spiegazioni. - fece Carl con tono secco e conciso.

- Carl, - riprese il conte con tono calmo e pacato - devi sapere che noi vampiri della stirpe Phelps abbiamo dei poteri molto particolari. E' tipico della nostra casata avere questo genere di caratteristiche: possiamo stare benissimo alla luce del sole, non soffriamo la tipica sete. L'unica pecca è l'argento.

- E per quanto riguarda le croci, l'acqua santa e l'aglio?

- Bah, quelle sono le tipiche sciocchezze messe in giro dagli ammazza-vampiri per far credere alle persone normali che anche noi abbiamo qualche misero punto debole. In ogni caso, a meno che tu non sia in gravissimo pericolo di vita, non manifesterai alcuna tendenza vampiristica. Ecco perché finora sei rimasto all'oscuro di questo tuo incredibile dono, mio caro.

- Ehm... si. - disse Carl con tono poco convinto e con l'aria di avere di fronte un pazzoide da manicomio. Ma cercò di non farlo notare e cambiò discorso. – E, per quanto riguarda questi Karbon?

- AH! Giusto. Sappi solo che i Karbon, licantropi ferocissimi, stanno cercando di appropriarsi delle vergini del villaggio qui accanto per, beh, procreare assieme a loro. Per poi attaccarmi! Io sono rimasto sempre da solo qua, e non ho mai voluto fare del male a nessuno delle persone del villaggio. Ma ora la mia incolumità è in pericolo. Ed è qui che entri in gioco tu.

- Vediamo di risolvere la cosa con diplomazia zio, l'ultima cosa che voglio è un bagno di sangue in questo preciso istante. La storia sui licantropi e sui vampiri ancora non mi convince. Ma se questa gente vuole provocare danni alla tua incolumità, allora partirò il prima possibile con il Doc e andremo ad indagare al villaggio.

- Ottimo, sapevo che mi avresti aiutato! – continuò il conte porgendogli il drink da lui preparato - Non sapevo a chi altri mi sarei potuto rivolgere. E in fondo, se uno non può contare sull'aiuto della propria famiglia, su chi può farlo?

- Giusto, giusto. - disse Carl sovrappensiero sorseggiando il drink offertogli dallo zio. - Mmh, grazie della bibita. Ora però è meglio che vada. Prima risolviamo la questione, meglio sarà per tutti - (e prima potremo andarcene da questo posto) disse Carl tra sé e sé.


 

Posò il bicchiere vuoto in cima al camino e, dando un ultimo cenno di saluto allo zio, Carl si avviò verso la stanza adiacente per andare da Julie. La trovò che stava discutendo con Amelie ed Ilary, mentre le cameriere attendevano ordini in un angolo della stanza. Si avvicinò al gruppetto e si appoggiò allo schienale della sedia di Julie.


 

- Doc. Dobbiamo andare. Prenda ciò che le serve e dirigiamoci al villaggio. - le parole di Carl apparivano molto scosse e nervose e Julie lo intese subito.

- Ti seguo a ruota. - si alzò di scatto e si sistemò il cappello, parlando sottovoce - Non resisto un attimo di più qua dentro.

- Ehi! Aspettate! E noi? - chiese Amelie incuriosita – Dove state andando?

- Voi restate qui. - fece serio Carl – Ilary, Ispettrice, non muovetevi da qui fino al nostro ritorno, intesi?

- Si, ma... - Ilary e Amelie non ebbero il tempo di ribattere che già i due si erano avviati a grandi passi verso il portone principale della magione, dirigendosi in fretta e furia verso il villaggio sottostante.


 

Durante il lungo e trafelato tragitto, Carl e Julie ebbero modo di discutere in pace e senza orecchie moleste in giro.


 

- Doc. Mi dica che nemmeno lei crede a tutta questa storia.

- E come dovrei crederci? Solo che è tutto troppo scombussolato e strano! - Julie sembrava veramente preoccupata, il che era una cosa rarissima per lei.

- Vuoi dire per via del comportamento delle domestiche nei tuoi confronti?

- Non solo loro. Anche tuo “zio” ha avuto una brutta reazione quando mi ha visto. E non riesco a capacitarmene! Anche se una teoria ce l'avrei...

- Sarebbe? Magari fa così perché voleva solamente me e non si aspettava altri ospiti.

- Ho notato che hanno storto tutti il naso quando hai detto il mio nome. Il mio. Amelie e Ilary sono state trattate con il dovutissimo rispetto e venivano onorate e riverite! Quindi il problema non sono loro. Sono io. Per qualche oscura ragione. Piuttosto, che ti ha detto tuo zio?

- Mi ha parlato di questi tizi della casata Karbon che rapiscono le vergini per procreare e poi attaccarlo e la storia non mi convince al 100%, ma potrò trarre le mie conclusioni solo dopo aver fatto una chiacchierata con questi rapitori.

- Karbon, Karbon... questo dannato nome continua a ronzarmi in testa ma non riesco a collegarlo con nulla! Bah, sarà il caso di fare come dici tu allora Carl. Guarda, l'entrata del villaggio è laggiù.


 

Dopo aver varcato l'ingresso del villaggio, i due si resero conto che l'interno della cittadina era praticamente deserta e desolata. Non vi era un minimo cenno di vita e le casupole presenti erano diroccanti: sembravano stessero per crollare da un momento all'altro. Il tutto era inoltre sommerso in una nebbiolina fioca e dalla quale era difficile intravedere l'orizzonte.


-Ma dove sono andati tutti quanti? Al bingo ? - fece Carl, con tono scherzoso tentando di smorzare un po' l'atmosfera cupa che si era venuta a creare.


 

-SDENG, SDONG, PAM-


 

- Credo che laggiù ci sia un ritardatario. – disse Julie indicando l'origine di tutto quel frastuono.


 

Era un vicolo sudicio e poco illuminato, con cassonetti di metallo ovunque, scatole di cartone umide e ammuffite e pezzi di legno derivanti da porte sfasciate e ogni sorta di altro rifiuto organico e non. L'aria puzzava di marcio e più i due si addentravano nel vicolo, più l'odore si faceva persistente. Ad un certo punto, Julie e Carl passarono accanto ad un bidone di metallo. Tremava. E anche vistosamente. Con un calcio Carl lo rovesciò a terra facendone uscire il “contenuto”.Un ragazzo mingherlino e parecchio scarno, ricoperto di rifiuti e di altro marciume non ben definito.


 

- Aha, eccolo qua il nostro ritardatario! Ci stavi spiando o cosa, amico? - chiese Carl avvicinandosi al ragazzo tremante.


 

Neanche il tempo di raggiungerlo che il ragazzo, con scatto fulmineo aggirò i due, cominciando a correre via ad una velocità impressionante.

Carl e Julie rimasero sbigottiti per la sorpresa ma non persero altro tempo e incominciarono ad inseguirlo.

 

- Azz! Sarà difficile stargli dietro! - disse Carl correndo a perdifiato.

- Non lo possiamo lasciare andare! - con grande sorpresa di Carl, Julie fece uno scatto degno di Bolt, riuscendo a raggiungere il ragazzo in men che non si dica, dopodiché, con un balzo, riuscì ad afferrarlo per le gambe e ad atterrarlo.


Poco dopo un Carl piuttosto ansimante raggiunse il duetto, capeggiato da una Julie che tentava di non farsi calciare in faccia dal mingherlino.


 

- Anf anf... Ehi, Doc... Anf... Non mi aveva detto che era campionessa regionale di salto in lungo!

- RIPARLIAMO DOPO DEI MIEI TITOLI OLIMPIONICI PER FAVORE? - gridò Julie, ancora intenta a tenere stretto il ragazzo, il quale non accennava a tranquillizzarsi.

- Uh, si, giusto. - Carl tirò fuori dalla sua giacca un paio di manette, che mise prontamente a mani e piedi del ragazzo.


 

Una volta presa la situazione sotto controllo, Carl si chinò su di lui per fargli alcune domande, mentre Julie si massaggiava alcune parti della faccia, piena di lividi.


 

- Bene. Almeno cosi non andrai lontano. Allora, chi sei? Perché ci stavi spiando?

- Chi sono io? Chi siete voi piuttosto! E tu soprattutto! - il ragazzo parve ringhiare rivolgendosi verso Carl - Tu non dovresti nemmeno essere qui, maledetto succhia-sangue!

- Un altro che sostiene che io sia un vampiro. Andiamo bene. Sto cominciando a pensare di esserlo davvero.

- Ignora queste idiozie Carl. Su, ragazzo, rispondi. O ti faremo parlare con le cattive. - fece Julie scrocchiandosi le dita e guardando seria verso il ragazzo a terra.

- Oh, ma se me lo chiede lei, rispondo subito signorina! - il tono del ragazzo era diventato improvvisamente più docile e quieto nonché quasi tenero - Voglio aggiungere che la sua presa è stata formidabile! Solo, poteva andarci più leggero. Comunque mi chiamo Igor. E ho risposto solo perché me l'ha chiesto la signorina!

- Senti amico, - riprese Carl massaggiandosi le tempie spazientito - non siamo qui in cerca di rogne. Vogliamo solo risposte. Ora io ti tolgo le manette. Prometti che non fuggirai ?

- Non ti prometto un bel niente! - ringhiò Igor.

- Non provare a fuggire. - fece Julie.

- Si, signorina. - rispose Igor con lo stesso tono tenero di prima.


 

Julie si voltò con sorriso trionfante e beffardo verso Carl, il quale sbuffò impazientito.


 

- Doc, la prego. Ci parli lei, a quanto pare a me non da retta. - Carl si avvicinò al ragazzo e gli tolse le manette.

- Allora, dicci Igor, - continuò Julie- sai qualcosa su questi certi Karbon che stanno rapendo le vergini del villaggio?

- Ah, è questo che vi ha detto quello sporco bugiardo del conte Drakul? - una voce possente e profonda intervenne alle spalle dei tre. Julie, Carl e Igor si voltarono e intravidero una figura piuttosto possente e barbuta avanzare verso di loro. La figura li stava squadrando con aria seria e severa, guardando male in particolar modo verso Carl.

- C- Capo villaggio Boris! - balbettò Igor.

- Non cincischiamo oltre. Se mi pare di avere capito bene la situazione, questo non è luogo più adatto per parlarne. Seguitemi voi due. Igor, tu continua a perlustrare l'intero perimetro.

- Sissignore!


Julie e Carl si guardarono dubbiosi e incerti su quello che stava succedendo ma decisero comunque di seguire il possente capo villaggio.

Boris li condusse all'interno di quella che sembrava essere una piccola taverna. Era poco affollata e i tre si sedettero in un tavolino ben appartato e lontano da orecchie indiscrete.

- Bene, dunque. E' tempo di far capire a voi due tirapiedi come stanno realmente le cose. - cominciò Boris con tono severo.

- Mi permetta di interromperla signor Boris, ma noi non siamo i tirapiedi di nessuno. - fece Julie, stizzita.

- Ah si? E quindi non siete stati mandati qui dal conte? Siete venuti di vostra iniziativa ad accusarci di rapimento?

- No, abbiamo solo seguito ciò che ci ha detto mio zio Drakul. - continuò Carl - Egli afferma che voi abbiate rapito le vergini del villaggio per poter procreare con loro e attaccarlo in massa!

- HA! E tu credi alle parole di quel succhia-sangue pidocchio?

- In realtà, mica tanto.

- Bene allora. Si vede che forse non fai parte di quel dannato fascio d'erba marcia. Si, è vero che rapiamo le vergini del villaggio. Ma lo facciamo a fin di bene! Per proteggerle da quel dannato di un conte! E' lui quello che tenta in continuazione di rapirle per farne sue mogli! Così da poter procreare nuovi vampiri ed espandere la sua casata! Ben oltre il villaggio s'intende.

- Quindi... ci sta dicendo che quel Mathias Drakul è effettivamente un... vampiro? - disse Julie preoccupata ma con tono un po' scettico.

- Proprio così ragazza mia.

- Quindi, anche io lo sono! Mi ha mentito! E quindi... quindi... COAL!- gridò Carl tremante e sconvolto. Era raro che chiamasse Julie “Coal” e non Doc. La cosa era davvero seria. – E ABBIAMO LASCIATO AMELIE E ILARY DIRETTAMENTE NELLE SUE GRINFIE!

- Voi COSA?! Avete lasciato due povere ragazze indifese al castello del conte?! Dannazione! E... aspetta, ragazzo. Come hai chiamato la tua amica qui?

- Non mi sembra il momento dei convenevoli! - gridò Carl preoccupato.

- Dimmi solo come l'hai chiamata!

- Coal! Ok? Julie Coal! Mi chiamo così! - rispose Julie altrettanto preoccupata. Non potevano perdere altro tempo a cincischiare in una taverna con un omaccione.

- AHA! - esultò Boris sbattendo una mano sul tavolo - Lo sapevo! Siete lei! Sei Julianne, vero?

- V-voi – disse Julie girandosi sconvolta verso Boris - come sapete il mio nome completo? Non l'ho mai detto a nessuno!

- Ehe, forse non sei nemmeno a conoscenza che il tuo vero cognome non è Coal, ma Karbon! Io... conoscevo molto bene i tuoi genitori. E' stata una notizia orribile sapere della loro dipartita. Ma non immaginavo che ti avessero salvata!

- Frena un po'! Cos'è questa storia che il mio cognome è Karbon e non Coal?!

- I tuoi genitori lo cambiarono quando eri ancora piccola e ti lasciarono da sola in mezzo a un cottage di montagna. Per proteggerti dalla casata dei Phelps. - concluse secco Boris guardando malamente verso Carl.

- Quindi io sarei un...?!

- Ma – intervenne Carl - io conosco il Doc da quando avevo 7 anni! Siamo praticamente cresciuti assieme! Si, mi aveva raccontato del fatto del cottage... Ma comunque! Io non ho mai provato a farle del male! Davvero la mia casata ha fatto cose tanto orribili?

- Già ragazzo, - continuò Boris - e non sai quante. Mi stupisco invece che tu non abbia fatto cose altrettanto meschine. Sarà proprio per il fatto che tu sia cresciuto sotto l'influsso benefico della sua ala... ehm, zampa... ehm... oh, insomma, ci siamo capiti!

- Ma tutto questo non ha senso... - disse Julie con sguardo pietrificato e con una mano tra i capelli, disperata - Io non ho mai avuto nessun sintomo riguardo la licantropia. A parte, forse, la riluttanza all'argento.

- Ecco perché 3 anni fa non ti è piaciuta la mia collanina d'argento che ti avevo regalato per il compleanno!

- Pensavo fosse una banalissima allergia!

- Ragazza. Ascolta attentamente ciò che sto per dirti...


Boris continuò a dirle che lei faceva parte della casta dei Karbon, un'antica razza di licantropi. Da secoli erano stati nemici giurati dei vampiri della casata Phelps poiché essi continuavano ad attaccare gli umani per espandere la propria specie. I Karbon invece ci tenevano a mantenere una vita socievole e amichevole con tutti, convivendo normalmente anche con gli esseri umani. Quando però la casata dei Phelps si decimò, l'unico erede rimasto in vita (almeno finora), alias il conte Mathias Drakuul Phelps, impazzì, e cominciò ad attaccare anche i Karbon e a rapire tutte le vergini che poteva dal villaggio adiacente. I Karbon tentavano con ogni mezzo di fermarlo, fino ad arrivare a segregare le vergini del villaggio onde evitare venissero rapite dal conte per farle diventare sue mogli.


 

- Capisci ora ragazza mia?

- I-io ancora non riesco a crederci...

- Vuoi una prova ulteriore della tua appartenenza alla casata Karbon? Ragazzo, guarda dietro l'orecchio sinistro di Julianne. Non ha una voglia a forma di mezza luna? Anche noi altri ce l'abbiamo, guarda – continuò Boris mostrando la voglia dietro il proprio orecchio sinistro – E' il segno inconfondibile della casata dei Karbon.


 

Carl si avvicinò a Julie, chiedendole prima il permesso per guardarle dietro l'orecchio. Julie annuì, preparandosi per un'eventuale rivelazione positiva. Carl spostò una ciocca di capelli e...


- Ha ragione Doc! Ce l'ha anche lei!

- Era quello che temevo – disse Julie quasi tremante.

- Uhm, d'accordo. Ora che abbiamo appurato che il Doc è un licantropo e io un vampiro – continuò Carl con apparente calma - POTREMMO ANDARE A SALVARE ILARY E L'ISPETTRICE ?

- NESPOLE! - disse Julie trasalendo dal suo stato di angoscia. Non aveva tempo di piangere sul latte versato e di pensare alle ultime rivelazioni scioccanti apprese. Dovevano tornare immediatamente al castello. - Signor Boris, la ringrazio per aver chiarito le idee ma ora dobbiamo proprio fuggire!

- Non farti sopraffare dagli eventi e dalle emozioni negative ragazza mia, o ne andrà dell'incolumità tua e dei tuoi amici. E mi raccomando, state attenti! Se doveste mai avere bisogno, fischiate con questo! - disse Boris lanciando in mano un fischietto a Carl.

- Ehm, si. Ok. Lasciamo perdere, ora dobbiamo andare! Muoviamoci Doc!- disse Carl sfrecciando verso la porta della locanda, seguito a ruota da Julie.


 

La strada per tornare al castello era lunga e tutta in salita, ma i due sapevano che dovevano fare il più in fretta possibile, o sarebbe stato troppo tardi.


 

- Tutto questo sta diventando più insensato e completamente assurdo ogni minuto che passa! -gridò Julie distaccando Carl a velocità strabiliante – Dannazione, Carl, affretta il passo!

- Anf, anf... DOC! Non mi aveva detto che era anche campionessa dei 100 metri piani heheanf, anf... - disse Carl ansimando.

- OH, SANTO CIELO CARL! - Julie si fermò di colpo e tornò indietro verso Carl, caricandoselo in spalla* non eri tu quello preoccupato maggiormente per Ilary e la Pumpkinro?

- Ehi sei tu il lupo veloce qui! Io sono solo il pipistrello sexy! Ora andiamo!

- ARGH! - urlò Julie seccata - Io mi rifiuto categoricamente di essere una bestia canina forzuta e veloce, priva di logica e razionalità!


 

In meno di un quarto d'ora, i due raggiunsero il castello e Julie, con impeto irrefrenabile, calciò violentemente il portone, spalancandolo e quasi scardinandolo.


 

- Definitivamente! Non lo sono affatto! Proprio, no! - continuava ad urlare Julie, con ancora Carl sulle spalle. Nel frattempo, il ragazzo, stando di vedetta, non riusciva ancora a trovare traccia alcuna di Ilary o dell'Ispettrice.

- Ilary! Ispettrice! Dove siete?!?

- KYEHEHEHEHEH! - un paio di vocine stridule li fece trasalire.


I due cominciarono a guardarsi intorno cercando l'origine delle due risate, ma tutto ciò che sentirono era il rumore fragoroso dell'enorme portone d'ingresso che si serrò proprio dietro di loro, oscurando l'interno del salone.


 

- Beh, di certo non sono qua... - disse Julie, facendo scendere Carl dalle sue spalle - ma di certo abbiamo ben altra compagnia.


 

Intanto, in un'altra ala del castello, Ilary e Amelie non se ne stettero con le mani in mano, in quanto messe alle strette dal conte.


 

-Non vi preoccupate mie care... Presto entrerete anche voi tra le schiere delle mie Draculine. MUHAHAHAHA!! - il conte rise fragorosamente osservando le due confinate all'angolo della stanza da letto.

- Non la passerai liscia topo con le ali! - gridò Amelie mettendosi in posa di difesa e coprendo Ilary dietro di lei.

- Oh, lei mi spezza il cuore ispettrice. Dette da lei, quelle parole tagliano come rasoi. Vediamo di mettere a tacere quella lingua lunga. - disse il conte con tono totalmente calmo, avvicinandosi alle due.

- Oh, ma le assicuro che le mie parole non sono le uniche cose taglienti qui. - finita la frase, Amelie estratte dal suo bastone da passeggio un lunghissimo e affilato stocco d'acciaio, puntandolo verso il conte. - Se mai vorrà avere me o lei...

- … dovrà prima passare sui nostri cadaveri freddi e rinsecchiti! - concluse Ilary, affiancando Amelie, mettendosi anche lei in posizione di difesa a pugni serrati.

- Ed è proprio ciò che intendo fare, madamigelle! - disse il conte ghignando malvagiamente e avanzando verso le due, pronte a proteggersi a vicenda.


 

Dopo questo, in tutto il castello cominciò a rimbombare un sonoro rumore di battaglia, arrivando fino al salone d'ingresso, dove ancora si trovavano Julie e Carl, intenti a scoprire la fonte delle risate di prima.


- Sembra che stia infuriando una grossa battaglia al piano di sopra! - disse Carl.

- Già, ma temo che prima di salire al secondo piano dobbiamo liberarci di un paio di guastafeste. - continuò Julie, tenendo bene all'erta tutti i sensi di cui disponeva.

- In effetti, perché disturbare il padrone... - disse una voce familiare.

- ...quando possiamo benissimo intrattenervi noi due? - concluse un'altra altrettanto familiare.

- Olga... Frida... direi che ho un conto in sospeso con voi e con la vostra scortesia... - continuò Julie, con tono sarcastico.


 

Finita la frase, Julie e Carl sentirono perfettamente i passi delle due cameriere avvicinarsi a gran velocità verso di loro. Nonostante fosse tutto buio, i due non ebbero alcuna difficoltà a schivare il primo colpo inferto da Olga e Frida. Il primo.

Purtroppo non riuscirono a schivarne un secondo, sferrato fulmineamente subito dopo il primo, colpendo i due alle spalle.

Julie e Carl caddero a terra. Non era un'arma contundente normale quella usata dalle due inservienti, ma una grande mazza chiodata. Sapevano perfettamente entrambi che se non avessero reagito per tempo la prossima volta, si sarebbero ritrovati con l'essere venduti al supermercato come pezzi di groviera umani.

I due si rialzarono un po' doloranti ma ancora (e stranamente) in forze. Almeno riuscivano a reggersi in piedi. Si rimisero spalla contro spalla e Julie sussurrò verso Carl:


 

-Stavolta niente schivate. Placcaggio totale!

- Chiaro, Doc.


 

Le due cameriere intanto si stavano preparando per il prossimo attacco. Si erano arrampicate in cima alle colonne adiacenti i due ragazzi. Al contrario di questi ultimi, le due sembravano distinguere nettamente ciò che le circondava. Riuscivano a vedere bene perché erano draculine o solo perché avevano vissuto in quella casa da chissà quanto tempo così da ricordare dov'era situata ogni singola mobilia anche a occhi chiusi?


 

- Guardali, Olga, sono così teneri. Si sostengono l'un l'altro...

- Teneri, si. Ma il padrone non approverebbe se provassimo ad assaggiare il suo adorato nipote prediletto!

- E io proverei un certo disgusto nel ritrovarmi palle di pelo incastrate in gola!

- Ma dobbiamo farla fuori comunque, si!

- Un colpo singolo, si! Le cose a lungo andare mi scocciano!


 

Senza ulteriori indugi, le due si lanciarono verso Julie e Carl, i quali continuavano a non muoversi dalla posizione in cui si erano messi. Attesero fino all'ultimo secondo, fino a quando non sentirono quasi il fiato putrido delle due draculine sfiorargli il viso.


 

- Cos'è? Siete terrorizz-AH! - né Olga, né Frida ebbero il tempo di reagire. Si sentirono afferrare possentemente per la faccia e poi sbattute a terra con violenza da entrambi i detective.

- Non abbiamo tempo da perdere con delle sguattere! - urlarono Julie e Carl all'unisono, tenendole ben ferme con la faccia spiaccicata sul pavimento, ormai crepato in profondità per la potenza dell'urto subito.


 

Frida e Olga non riuscirono a muoversi, e ogni volta che tentavano di dimenarsi, i due premevano le loro teste ancora più in profondità, crepando sempre più il pavimento.


 

- Allora... ci lasciate andare... - iniziò Carl con tono sadico e crudele.

- ...o dobbiamo fracassarvi il cranio? - concluse Julie con un ghigno malefico stampato sul volto.


 

Le due draculine intravidero con la coda dell'occhio le espressioni dei due detective: ormai erano tutt'altro che umane. Gli occhi di entrambi rilucevano di una luce rossastra mentre un enorme ghigno serrato da denti aguzzi era stampato sopra il volto dei due. Era come se la pazzia ferale li stesse sopraffacendo. Olga e Frida cominciarono a tremare venute a capire in che situazione si trovavano e cominciarono a gridare pietà.


 

- Va bene, va bene! Ci arrendiamo!

- Ci arrendiamo, si! Non vi fare più alcun male!

- Padroncino Carl, abbiate pietà, si? Legateci pure!


 

Carl e Julie si scambiarono uno sguardo complice e annuirono. I due detective sollevarono entrambe e le legarono per bene alla base di una colonna adiacente.


 

- Vi siete spaventate eh? - disse Carl, sghignazzando.

- Non c'è tempo ora per ridere Carl, - disse Julie che nel frattempo era riuscita ad accendere l'enorme lampadario della stanza – dobbiamo salire subito al piano di sopra!


 

Carl si trattenne dal ridere. Senza luce non aveva visto in che stato si era ridotta la collega.


 

- Carl, insomma. Che hai da ridere?

- Oh, niente Doc. PFFTCCHHT Assolutamente nulla. Solo... bella coda.

- Bella co...- Julie si guardò alle spalle ed effettivamente notò una lunga coda color castano scuro che le percorreva tutto il sedere fino ai talloni. - Oh, beh. NESPOLE!

- Pulirò l'ufficio per un'intera settimana, promessppfffttchhh!

- Insomma! Basta cincischiare! Andiamo!

- S-si, pfft, subito Doc!


 

I due si precipitarono verso la lunga rampa di scale che li avrebbe condotti al secondo piano in fretta e furia, con le due draculine legate che gli imprecavano contro.


 

- MALEDETTA PALLA DI PELO!

- PADRONCINO CARL LEI E' UN TRADITORE, SI!

- Bla bla bla, chiacchiere, chiacchiere. - disse Julie continuando a correre lungo il corridoio e seguendo ancora il fragore di battaglia proveniente dalla stanza dov'erano Amelie, Ilary e il conte.

- Scommetto che l'Ispettrice ed Ilary gliele staranno dando di santa ragione a quel bugiardo di mio zio!


 

-SBAM!-


 

Dalla porte di fronte i due, vennero scaraventate fuori a gran velocità sia Amelie che Ilary, esauste e malridotte.


 

- O forse... no? - disse Julie scherzosamente.


 

Le due ragazze si schiantarono su Carl e Julie, gettandoli a loro volta per terra. Sentendo che erano atterrate su qualcosa che non fosse il duro e freddo pavimento, Ilary e Amelie aprirono gli occhi, ritrovandosi rispettivamente con i visi di Carl e Julie che le fissavano con aria preoccupata.


 

- C-ce ne avete messo d-di tempo per arrivare voi due. - disse Amelie con una smorfia di dolore. Sia lei che Ilary non erano messe bene. Evidentemente il conte era troppo forte per entrambe.

- C-Carl, perché hai gli occhi rossi e dei canini sporgenti? Hallowe'en è passato... - chiese Ilary, respirando affannosamente.

- Già, anche tu Coal. Cosa mi rappresentano quelle orecchie e quel tartufo che hai al posto del naso? - continuò la Pumpkinro cercando di rialzarsi e aiutando Ilary a fare altrettanto.

- Ehm, ecco... noi... - Carl e Julie si guardarono l'un l'altro con aria colpevole e imbarazzata. Come potevano spiegare a cuor leggero alle loro due colleghe quello che erano diventati?

- Diglielo tu, Carl, su!

- No, glielo dica lei, Doc! E più brava con le parole!

- Ma se sei tu quello che parla sempre?

- Io?! Ma quando mai?

- Dai avanti diglielo tu, insomma, Carl! Non farmi innervosire! Sono già abbastanza incasinata di mio!

- Aspettate, aspettate, fatemi capire bene. - intervenne Amelie – Voi due sareste diventati esattamente quello che negavate di essere? Cavoli se non è questa “ironia della sorte” ditemi voi cos'è! Pffft! Coal però devo dire che hai una bellissima codina là dietro!

- Per favore Ispettrice, non costringetemi a diventare SUL SERIO una belva e sbranarvi a sangue freddo...

- Oh, ma sarebbe uno spettacolo davvero entusiasmante da vedere... - la voce del conte riecheggiava dall'interno della stanza da cui Amelie e Ilary erano state catapultate fuori poco prima.

- Vieni fuori vigliacco! - gridò Amelie con rabbia.


 

Il quartetto si avviò all'interno della stanza, trovandola stranamente vuota. Vi erano i segni della battaglia tra le due ragazze e il conte, ma nessun indizio su dove fosse finito quest'ultimo.


 

- Ok, zio il gioco è durato fin troppo. Arrenditi!

- Ma ragazzo mio – la voce continuava a riecheggiare per tutta la stanza, ma il conte non si intravedeva da nessuna parte - abbiamo appena iniziato, ehehe.

- Questa cosa non mi piace – disse Julie, stando all'erta.

- Forza Carl, caro, attacca la signorina Coal. Combattete fino all'ultimo sangue. Stendila! Fallo per il tuo caro vecchio zio Mathias.

- E tu credi che io esegua i tuoi ordin-URK!


 

Carl sembrava piegarsi in due dal dolore. Non emetteva suoni o grida di alcun genere, ma era evidente che stesse soffrendo in quanto cominciò a divincolarsi tenendosi la testa stretta tra le mani.


 

- Carl che ti prende? - gridò Ilary preoccupata - Che cosa gli sta succedendo?

- Io sto aspettandoooo – canticchiò il conte beffardamente.

- Ehi, conticello dei miei stivali, cos'è tutta questa sceneggiat-OOFFF!! - Julie non riuscì a finire la frase che si beccò un pugno in pieno stomaco – C-Carl... ma che diavolo ti prende?!

- Ceci n'est pas bon. - disse Amelie indietreggiando e mettendosi di fronte ad Ilary.


 

Carl sembrava in una specie di trance. Non rispondeva, non reagiva alle domande poste. Eseguiva solo gli ordini dettatigli dallo zio.


 

- Avanti, Carl, sei sangue del mio sangue! Il tuo attacco più potente non può essere un misero pugno!


 

Carl partì di nuovo all'attacco verso Julie, la quale stavolta riuscì a bloccare il colpo, immobilizzandolo dalle braccia.


 

- Carl, insomma! Riprenditi!

- C-Cosa... mi... hai ...fatto dannato... topo... volante?! - un briciolo della coscienza di Carl stava cercando di riaffiorare per tentare di contrastare il controllo imposto dallo zio.
- Non puoi sfuggire al mio controllo nipotino mio, è inevitabile. Mi chiedi cosa ti ho fatto? Oh, nulla. Diciamo che ti ho solo fatto capire da chi prendere ordini. Ossia dal tuo parente che abbia un legame di sangue più stretto con te: ME!

- Ho letto abbastanza Bram Stocker da sapere che per fare una cosa del genere la vittima designata debba bere il sangue di un vampiro più potente di lui! CARL! Hai morso tuo zio? - Julie tentava ancora di trattenere il collega e di non colpirlo a sua volta, ma la forza di Carl stava quasi per sovrastarla. Tentò invano di farlo rinsavire. Non ebbe nessuna risposta dal collega.

- Sciocchezze! - intervenne il conte, infastidito - Non permetterei mai che qualcuno rovini il mio collo. Ah, e dire che ha assaporato per il drink che gli ho offerto subito dopo il thè pomeridiano. AHAHAHAHAH!

- Dannazione! - ringhiò Julie – Che trucco sporco e infimo! NON RIDERAI COSI TANTO QUANDO TI SPEDIRO' ALL'INFERNO DANNATO CODARDO!

- Per favore, ci vuole ben altro che una lupacchiotta infervorata per mettermi fuori gioco! Ma tra poco non ci penserai più, perché tra un po' non sarai altro che uno dei miei tanti scendiletto! Carl, sbarazzati di quel mezzo canide!


 

Carl annuì, senza proferire parola alcuna e si lanciò all'attacco verso Julie, più ferocemente che mai. Riuscì a liberarsi della sua stretta, facendola cadere all'indietro per poi calciarla verso il muro, facendoglielo sfondare con enorme fragore. Amelie e Ilary, nel frattempo, si rifugiarono in un angolo, proprio dietro l'enorme letto a baldacchino presente all'interno della stanza.

Prima che Julie si potesse liberare di tutti i detriti che la sovrastavano, fu riattaccata da Carl, che la scaraventò nuovamente all'interno della stanza. Lei sapeva che se non avesse reagito sarebbe finita col diventare davvero lo scendiletto del conte; ma sapeva anche che se avesse tentato di reagire, avrebbe potuto perdere il controllo da un momento all'altro. La frustrazione di questa sua indecisione la stava facendo letteralmente impazzire. Ad un certo punto, non potendone più di incassare colpi, reagì con forza e scaraventò Carl verso il letto a baldacchino,distruggendolo.

Amelie e Ilary riuscirono a spostarsi in tempo e ad uscire dalla stanza, terrorizzate fino al midollo. Fecero per sbirciare all'interno della stanza ed intravidero una scena orripilante. Julie e Carl non sembravano più essere in sé stessi. Alla fine l'istinto e la ferocia animale aveva preso il sopravvento anche sulla ragione umana. Julie aveva preso una delle colonne di legno che faceva parte del letto e la usava come clava nel tentativo di colpire Carl. Lui, d'altro canto, riusciva a bloccare i colpi della collega grazie ad un enorme candelabro nero. Le due videro anche il conte che si godeva il suo sadico spettacolo dall'altro angolo della stanza.

Amelie ed Ilary erano tentate dall'intervenire, ma cosa potevano fare per fermare quella pazzia?


- Ilary, la cosa non mi piace per niente. Dobbiamo trovare un escamotage, ma temo che il conte ci fermerebbe ancora prima che noi possiamo fare una singola mossa.

- Non ha tutti i torti Ispettrice – disse Ilary rabbiosa, stringendo i pugni – è solo che... CI DEVE ESSERE QUALCOSA CHE POSSIAMO FARE DANNAZIONE!

- Non ne ho idea, Ilary, davvero. Desolée.

- AHAHAH! Bravo il mio Carl! Continua così! Sta cominciando ad arrancare!


 

In effetti sembrava che la forza di Carl continuasse a crescere, mentre Julie pareva non poco affaticata. Con un colpo ben assestato, Carl la fece finire ai piedi del conte. Julie uggiolò e fece per rialzarsi, ma il conte la teneva saldamente a terra con un piede. Amelie e Ilary sentirono sonoramente il rumore delle ossa scricchiolanti della collega sotto la pressa del conte. Carl intanto aveva ripreso il candelabro in mano e se lo trascinava a passi lunghi verso Julie. Era pronto per inferirle il colpo di grazia.

Ilary fece per scattare verso i tre ma una specie di campo di forza non le permetteva di fare un singolo passo.


 

- Ah, ah, ah! Non voglio guastafeste per il Gran Finale! - ghignò sadicamente il conte, premendo il piede ancora più a fondo.


Julie non gridò, ma si vedeva che stava trattenendo a stento le urla di dolore. Ilary cominciò a sbattere ripetutamente contro il campo di forza creato dal conte nel vano tentativo di oltrepassarlo ma, ovviamente, non successe nulla.

Carl nel frattempo era pronto, con il candelabro in mano, di fronte ai due. Pronto per infilzare la sua preda. Pronto per mettere fine alla sua misera vita.


 

- MUAHAHAH! Forza Carl! E' ora di farla finita. Sono stanco di questi giochetti. Finiscila! - il conte rise freneticamente, fremente d'impazienza.


 

Carl sollevò il candelabro pronto ad abbassarlo in un qualsiasi momento. Julie continuava a dimenarsi ma appena vide l'enorme candelabro vibrarsi nell'aria pronto per infilzarla, il terrore la fece immobilizzare totalmente. Mathias osservava sadico l'espressione di terrore dipinta nel volto di Julie: non voleva assolutamente perdersi il momento in cui il candelabro l'avrebbe trapassata da parte a parte. Voleva vedere l'espressione che avrebbe fatto. Ed ecco. Il momento era arrivato. Carl abbassò il candelabro di colpo con forza disumana.


 

-SPLACHT-


 

Amelie e Ilary avevano chiuso gli occhi un attimo prima dell'impatto per evitare di vedere l'orrore che avrebbe compiuto quello che fino a poche ora fa era un loro carissimo amico. Ilary fu la prima a riaprirli, sbirciando dalla fessura tra le dita delle mani che aveva messo davanti la faccia. Rimase sconcertata nonché sconvolta da quello che vide.

Carl aveva deviato la direzione del candelabro all'ultimo momento, impalando il conte al muro. Julie era ancora a terra, immobile ma incolume.


 

- C-Come... hai... f-fattoohhh... AAAAARGGGHHHHH!!!! - contorcendosi per il dolore il Conte svanì in una nube nera,lasciandosi dietro solo un suono, come di una risata soffocata ma tetra.


 

Appena il conte sparì, il campo di forza che impediva ad Amelie ed Ilary di rientrare all'interno della stanza si dissolse. Subito le due si precipitarono verso Julie e Carl, per vedere com'erano ridotti.


- Voi due mi farete venire un infarto prima o poi – sbottò Amelie, avvicinandosi a Julie, ancora a terra.

- Carl, è tutto ok? - fece Ilary poggiando una mano sulla spalla del ragazzo.

- Non sono il ritratto della salute, ma sto bene.

- C-certo che picchi duro, Carl! - disse Julie, cercandosi di rimettere a sedere, scrocchiando qualche ossa della schiena ogni tanto.

- Non ditemi che era tutto...

- Calcolato? Per nulla. Ho rischiato seriamente di perdere il controllo e di fare una strage. Se Carl non mi avesse fatto rinsavire, a quest'ora saremmo ancora qui a cercare di ucciderci a vicenda come delle bestie feroci. - rispose seccamente Julie, ancora tesa e preoccupata.

- Comunque, Carl, come hai fatto a non farti controllare più da tuo zio? Diceva che era impossibile che uno come te potesse contrastare il suo potere mentale... - chiese Ilary incuriosita.

- Evidentemente si sbagliava. - sorrise fieramente Carl.

- Comunque, suvvia Coal. E' tutto finito ora, potresti anche tornare normale...

- Mi sa che non ci riesce Ispettrice. - fece Carl, scuotendosi un po' di calcinaccio via dai vestiti.

- Se deve rimanere cosi non credete che pulirò l'ufficio da tutti i peli che perderà! - sbottò Ilary.

- Credo ci sia una spiegazione logica anche per questo. L'avanzamento della trasformazione è avvenuta come reazione di auto difesa personale. Non credo nemmeno di essere nella mia forma completa. Però, non per fare la pessimista, il mio istinto mi dice che non è ancora finita.

- S'IL VOUS PLAIT NON! Non ne posso più! Stavamo per lasciarci la pelle tutti quanti! E adesso mi vieni a dire che ancora non è finita? Per carità Coal, fai un favore a noi stessi e a te: andiamocene via di qui e subito.

- Non credo sia ancora possibile. Se l'istinto del Doc ha ragione, e di solito la ha, mio Zio è ancora vivo.

- Come sarebbe a dire?!? Si è appena dissolto in una nube nera! - Ilary era piuttosto perplessa: com'era possibile che il conte fosse ancora vivo ?

- Bram Stocker a quanto pare diceva il vero. - intervenne nuovamente Julie - Non puoi uccidere un vampiro semplicemente conficcandogli un qualcosa nel cuore. Devi tagliargli la testa. Ora se ne sarà andato a riposare nella sua bara, per recuperare le forze.

- E voi vorreste andare a tagliargli la testa? - continuò Amelie - Aha, non non, io e Ilary non ci teniamo a rischiare nuovamente la pelle. Pensateci voi due scherzi della natura a finirlo definitivamente!

- Bene allora. Andatevi a nascondere in macchina e chiudete bene le porte - disse Carl seccamente.

- Ma Carl... - implorò Ilary.

- Niente "ma"! L'ispettrice ha ragione e non voglio che rischiate la pelle ulteriormente. Non siete ridotte per niente bene. - riprese lui con tono preoccupato.


Ilary annuì in modo riluttante e mogio e cominciò ad avviarsi con l'Ispettrice verso la NFSC. Julie li fermò prima che uscissero dalla stanza e le lanciò un oggetto lungo e affusolato. Era il fischietto datole da Boris poco prima al villaggio.


- Se mai doveste avere problemi di qualunque genere, usate quello. - disse Julie.

- Un fischietto per cani? Vuoi proprio umiliarti con le tue stesse mani eh, Coal? - disse Amelie sghignazzante, ma a una occhiataccia degli altri tre si fermò – Ehi, ehi, stavo solo cercando di smorzare l'aria tesa che si è venuta a creare, e che diamine! Comunque scusate se sono stata troppo irascibile, ma sarete sicuramente d'accordo con me se vi dico che tutto quello che sta succedendo adesso è completamente assurdo. E come avete potuto vedere non siamo state di molto aiuto, quindi meglio se togliamo il disturbo. Ilary, andiamo su. E quanto a voi due... siate prudenti.

- Awww Ispettrice! Che parole dolci! Non pensavo tenesse tanto a noi! Allora anche lei ha un cuore! - disse Julie scherzosamente.

- Dillo ad anima viva Coal, e davvero farai la fine dello scendiletto! - concluse Amelie seccata.

- Sempre a tirarvi la coda a vicenda anche i situazioni simili voi due, eh? Anche se ora l'ispettrice è avvantaggiata per ovvi motivi - Carl ghignò seguito a ruota da Ilary.

- Si, si, beh, ne riparleremo dopo. Ora andate e vedete di finire il lavoro! - detto questo, lei ed Ilary si avviarono verso la macchina con passo zoppicante e dolorante.


 

Nella stanza rimasero solo Carl e Julie, senza la benché minima idea da dove cominciare a cercare la bara del conte.


 

- Bene. Ora. Da dove possiamo iniziare a cercare? E' solo un immenso castello con migliaia di stanze e corridoi... non ci metteremo molto a trovare tuo zio.

- Ogni castello ha sempre le sue Catacombe e il cattivone di turno ha sempre la sua base lì, i fumetti non mentono mai Doc!

- Beh, se proprio dobbiamo andare alle catacombe... e non abbiamo tempo per cercare passaggi segreti... e supponendo siano sotto di noi... ci faremo la strada a pugni? - Julie ghignò con un sorriso raccapricciante e a trentadue denti verso Carl-

- Non le sono mai piaciute le porte, vero Doc? Almeno scendiamo al pianterreno se dobbiamo fare un buco.

- Ho sempre pensato che le porte siano state create per essere sfondate oltre che per essere lasciate chiuse o aperte. Non ha senso quello che sto dicendo vero?

- No, Doc. Non ha affatto senso.

- Accidenti alla mia continua perdita di razionalità!


 

I due cominciarono a scendere nel salone, dove c'erano ancora Frida e Olga legate alla colonna, incapaci di liberarsi. Appena videro Julie e Carl avvicinarsi a loro, si agitarono, furiose. Entrambe si dimenavano e sbraitavano con tutte le loro energie, ma invano.


 

- COSA AVETE FATTO AL PADRONE?!?

- CE LA PAGHERAI PER QUESTO, SACCO DI PULCI, SI!

- Tranquille voi due, tra poco non dovrete più preoccuparvi del vostro padrone - sghignazzò Julie malignamente guardando le due legate alla colonna - Ok allora... dove devo cominciare a scavare?

- Scavare? Vuole rovinare un così bel salone?! CHE ANIMALE RIVOLTANTE! - gridò Frida.

- Tanto comunque avremmo comunque raso al suolo questo castello, in un modo o nell'altro -disse Carl divertito, poi cominciò a tastare il pavimento circondante, alla ricerca di un punto dove al battito della sua mano avrebbe sentito un rumore sordo - Molto bene, direi di iniziare da qui – Carl indicò un punto nel pavimento vicino alla scalinata principale.


 

Julie fece un inchino seguito da un cenno di procedere oltre.


 

- Prego, prima le signore.

- Beh, non ho testato consciamente la mia forza da vampiro... ma tentare non nuoce. OK. VIA! - Carl assestò un possente pugno al terreno, distruggendone gran parte - Mhm! Divertente!

- Wow... - esclamò Julie stupita - Niente male davvero! Ok, turno mio! - Julie assestò a sua volta un pugno su quel che rimaneva del pavimento, dal quale poi si formò una piccola voragine - Diamine Carl, avremmo dovuto fondare un'impresa di smantellamento!

- Cosa? E perderci tutto questo divertimento? Fossi matto! E ora, manca solo il colpo di grazia. Al mio tre, lo facciamo insieme.

...

...TRE!


 

Entrambi assestarono due tremendi pugni facendo crollare tutto il pavimento sottostante rivelando l'ingresso di una specie di corridoio sotterraneo. I due si guardarono con sguardo complice sotto lo sguardo a tratti sconvolto a tratti furioso delle due inservienti ancora legate come salami.


 

- A quanto pare sembra che abbiamo trovato il nostro ingresso alle catacombe, no? - rise Julie.

- IL BELLISSIMO SALONE DEL PADRONE!! – urlò Olga.

- Oh, non frignate voi due, suvvia! Un po' di dignità! Andiamo Doc. Ora possiamo solo proseguire.


Senza ulteriori indugi i due saltarono dentro la voragine e nonostante l'enorme altezza che li separava dal fondo, atterrarono senza alcuna difficoltà e danno. Proseguirono per un lungo corridoio, adornato da ambedue i lati con teschi umani incastonati nelle pareti. Uno di loro sembrava che quasi li stesse osservando. Passandogli accanto, Julie e Carl si sentirono chiamare da un bisbiglio lieve e flebile.


- Psst! Ehi! Da questa parte!

- Mhm? Chi ha parlato? - chiese Carl guardandosi intorno perplesso.

- Ehm-ehm. Qui nel muro.

Carl e Julie si voltarono di scatto e diedero uno sguardo al muro, notando che effettivamente uno dei teschi gli stava parlando.

- E... tu, saresti? - chiese Julie incuriosita.

- Ehm si. Mi chiamo Jhonson, piacere! Per favore, non mi sgranocchi!

- Pfft. Ciao Jhonson. - rispose Carl divertito guardando l'espressione ringhiante e seccata di Julie alla frase del teschio - Perché parli e perché ci rivolgi la parola?

- Uhm, beh, mi sembravate persone simpatiche e sembrate dare la caccia a padron Mathias, che io odio profondamente, hehe.

- Già mi piace. - continuò Carl, rivolgendosi a Julie.

- Mi piacerebbe se ci desse una mano. - sbottò Julie, ancora seccata per la battuta di prima.

- Una mano? Eh, mi spiace le ho finite! Non se avete notato ma sono solamente un teschietto incastonato nel muro! In ogni caso, se mi liberaste da questa mia prigione, potrei anche indicarvi la sua stanza...

- Quindi... immagino vorrai qualcosa in cambio.. - disse Julie schiettamente.

- Si! In effetti mi sono sempre considerato un pezzo da museo e quindi vorrei essere esposto in un qualsiasi museo, hehe. Sapete, almeno mi sentirei anche meno solo. E sicuramente mi piacerebbe di più piuttosto che restare incastonato in un muro a guardare i topi che passano – sospirò Jhonson malinconicamente.

- Va beeene – Carl tirò fuori il teschio dal muro e questo cominciò a fluttuare in una leggera fiamma blu come un fuoco fatuo.

- Ero sicura che non mi sarei mai più stupita di nulla. Ma mi dovrò ricredere. Allora dicci, dov'è questa sua stanza? Ah, c'è qualche trappola disseminata in giro?

- Oh beh, si, qualche trappola c'è, giusto quel masso dietro di voi e degli spuntoni dal pavimento, nulla di che. Signorina lei mi sembra moooolto trasandata. Ha mai pensato a una ceretta o una giornata alla SPA?

- Questo tipetto mi sta piacendo sempre di più – disse Carl quasi ridendo.

- Potrei masticarti fino a frantumarti, Jhonson. Non mi tentare. - ringhiò Julie lanciando uno sguardo truce verso il teschio fluttuante.

- Ma... sbaglio o prima avevi accennato a qualcosa come un masso, vero? - riprese Carl.

- Uhm, si, e si sta avvicinando a pericolosa velocità verso di voi. Consiglio di correre.


In effetti, un enorme macigno stava rotolando dietro di loro, pronto a ridurli in poltiglia sotto il suo passaggio. Fortunatamente Julie, afferrando prontamente Carl e Jhonson, iniziarono una fuga alquanto rapida. Dopo un piccolo tragitto scosceso e pieno di massi e stalattiti cadenti, i tre riuscirono a infilarsi in un buco nel muro e a salvarsi la pelle.


 

- Fiu! C'è mancato poco vero amici? - disse Jhonson - Anche io una volta ho rischiato di crepare per quel masso!

- MA SEI UN TESCHIO FLUTTUANTE! - gridarono Carl e Julie all'unisono.

- Non badiamo a queste minuzie! Proseguiamo!

- E' inutile ripetere che tutto questo sta superando il limite dell' assurdo. Ma è talmente tutto così assurdo che ormai è diventato quasi normale. Comunque, c'è ancora molta strada da fare? L'aria si sta facendo sempre più rarefatta. - fece notare Julie.


 

In effetti più si addentravano nel cunicolo, più veniva a mancare loro l'aria. Ad aggiungere la beffa al danno, vi era anche una strana nebbiolina scura che circondava l'intero tunnel e rendeva ancora più difficile la visione all'interno della catacomba. Se non ci fosse stato la fiammella fioca di Jhonson a fargli da guida, si sarebbero sicuramente persi.


 

- Non vi preoccupate, – continuò Jhonson - siamo arrivati! Ecco, quella porta laggiù, la vedete? Lì risiede la bara di padron Mathias. Per favore, fatelo soffrire.

- Grazie Jhonson. Ci sei stato di grande aiuto! - esclamò Carl entusiasta.

- Di nulla, tranquilli, son minuzie! Cosi mi fai arrossire! Anche se tecnicamente non potrei poiché non ho sangue. Ne vene. Ne pelle o carne. Ma lasciamo stare!

- Spero solo non ci siano draculine o robe del genere... - sussurrò Julie con timore.

- Oh, ma la stanza è piena di Draculine! Per questo vi aspetterò qui, amici ! Buona fortuna! - la sua mascella fece come un movimento per sorridere.

- Come temevo. Beh, grazie dell'avvertimento Jhonson. Per quanto esso possa servire. Speriamo solo di sbrigarci e che non siano molte. - disse Julie massaggiandosi le tempie.

- Oh! Oh! Se trovate una draculina carina portatemi il teschio! Sapete com' è, hehe, potrei, come dire, sentirmi solo soletto in una teca di museo. Così, un po' di compagnia non guasterebbe...

- Okkeeeei... - fece Carl non poco sconcertato dalla richiesta avanzata da Jhonson.


 

Prendendosi di coraggio, Julie e Carl entrarono nella tomba. Questa era molto addobbata e ben illuminata da candelabri a muro. Di fronte a loro era steso un lungo tappeto rosso che portava fino all'enorme e sfarzosa bara del conte, mentre ai lati, erano disseminate altre bare, da cui a poco a poco uscirono una schiera di draculine infuriate. Sibilavano ferocemente e sguainarono gli artigli: sembravano essere pronte a tutto pur di proteggere il loro padrone. Carl e Julie deglutirono sonoramente, ma erano pronti. Si guardarono l'un l'altro, capendosi al volo sul da farsi.


 

- Io prendo quelle di destra. - disse Carl mettendosi in guardia.

- Quindi a me toccano quelle di sinistra. E sia! - ghignò Julie scrocchiandosi le nocche – non saranno di certo questo gran da fare!


 

Detto questo, entrambi si lanciarono contro la loro metà di draculine assegnatasi. Ricevettero graffi, morsi e quant'altro, ma i due non demordevano e, anzi, a poco a poco riuscirono a stendere tutte le draculine a terra, lasciandole sfinite e incapaci di rialzarsi.

Finita la strage delle draculine, Julie e Carl si avviarono verso la bara del Conte Mathias, ancora dormente e ignaro della brutta sorpresa che stava per ricevere. La stessa nebbiolina che li circondava nel cunicolo si fece più fitta intorno a loro, ma ormai avevano la preda davanti. Nessun' altra distrazione li avrebbe fatti allontanare dal loro obiettivo. Carl scoperchiò l'enorme sarcofago, gettando il coperchio a terra con un enorme tonfo. Julie era riuscita a trovare dei coltelli all'interno di alcune delle bare delle draculine e ne porse uno a Carl. I due, anche se ancora un po' titubanti, erano pronti per porre finalmente fine alla “vita” del conte.


 

- D'accordo. Dia lei il via. - disse Carl, quasi tremante.

- Ok. – Julie deglutì sonoramente e rimase ferma un ultimo attimo a guardare la figura del conte dormiente - VIA!

 

Entrambi e all'unisono, con un colpo secco, deciso e preciso, decapitarono il conte, il quale dopo aver fatto un urlo soffocato, si trasformò in un mucchio di cenere. Di lui non vi era rimasto alcuna traccia.

I due tirarono un sospiro di sollievo e, dopo aver preso una delle teste delle draculine per Jhonson, si avviarono per rincontrare il loro amico fluttuante.


 

- Oh ehi! Ce l'avete fatta! Magnifico! Datemi il cinque! Ehm, beh... Come non detto. Uh, e sembra che abbiate la mia dama! Bella in carne oltretutto!

- Si, si. Ora risaliamo però, – fece Carl un po' riluttante e con tono affaticato - ho bisogno di tornare a casa e riposare un po'.

- Subito amico, tranquillo! Da questa parte, seguitemi!


 

I tre, dopo aver ripercorso l'intero cunicolo e aver evitato nuovamente le trappole, riuscirono a tornare in superficie e uscirono dal castello, tenendo poco conto delle due domestiche ancora legate alla colonna del salone d'ingresso.


- Di certo questa giornata non si dimenticherà facilmente eh, Carl? Oh! - Julie cominciò a tastarsi testa, orecchie e quant'altro - Sono tornata normale. Non me ne sono nemmeno resa cont... - si guardò dietro - coda. Vabbè, prima o poi sparirà! Spero solo che Ilary e l'Ispettrice stiano bene.

- Oh, sicuramente! - disse Carl raggiante - Piuttosto non immagino la loro reazione alla vista del nostro amichetto scheletrico.

- Nonché a quest'altra testa. – continuò Julie agitando la testa della draculina dai capelli.

- Tranquilli, sono un teschio educato! Mamma mi ha sempre insegnato a essere gentile con le signorine!


...quand' ero vivo, intendo.

- Voglio proprio sentire le urla terrorizzate della Pumpkinro appena... no.. ho un'idea migliore! - ghignò Julie – Jhonson! -si alzò il cappello- Mettiti qua dentro e appena te lo dico io esci fuori e spaventi la tipa coi codini, ok?

- Oh si, certo! Uno scherzo vecchio stile! Sarà divertente! Adoravo farli prima di rimanere in quel muro. - Jhonson si infilò nel cappello di Julie – Oh, e se senti dell' odore di bruciato, non è veramente bruciato! Il mio fuoco non brucia ne tanto meno è caldo!

- Ma Doc! Le farà venire un infarto!

- E' quello l'obiettivo -ghignò Julie ancora una volta.


 

In poco più di mezz'ora, Carl e Julie raggiunsero la fine del ponte, e quindi la NFSC dove, all'interno, vi erano ben chiuse Ilary e l'ispettrice. Alla vista del ritorno dei due Ilary scese di corsa e abbracciò Carl con tutta la forza che aveva.


- GARK !!! P-piano Ilary! La schiena! Mi si spezza! - il volto di Carl era pervaso da un "felice dolore".


Julie uggiolò.


 

- Coal, stai mica uggiolando? - chiese Amelie perplessa.

- Nessuno mi abbraccia?

- Coal. SUL SERIO. Da quanto fai la sentimentale?

- Beh, ogni tanto il sentimentalismo ci sta bene! Ah, comunque. Ho un annuncio da fare. Visto che tutto è andato bene, voglio finalmente rivelarvi cosa tengo sotto il cappello!


 

Ilary abbracciò con altrettanta forza Julie.


 

- Oooooh! Cosa, cosa?! - i suoi occhi si fecero brillanti come diamanti.

- Vediamo su. Prima ce ne andiamo, meglio sarà per tutti. - continuò Amelie impaziente.


Julie alzò il cappello ghignando di nascosto, rivelando Jhonson, il quale sbucò fuori all'improvviso, gridando come un matto.


 

- SORPRESA! HAHAHAHA! Bello scherzo, vero signorina? Mi presento io sono Jhons... Signorina? - Jhonson si avvicinò al viso dell'Ispettrice, la quale rimase immobile e bianca come una statua di cera - Signorina, sta bene? Sembra un po' pallida...

- Oh, che carinoooo! - Ilary, al contrario, non sembrava affatto spaventata o sorpresa - posso toccarlo?

- Ma certo signorina! La mia fiamma è tiepida e non brucia affatto!

- Ehi Pumpkinro, cos'è? Sta bene? - appena Julie toccò l'ispettrice, rigida come un palo, questa cadde a terra come un pezzo di legno, tesissima - Scherzo riuscito a quanto pare! - Julie ghignò soddisfatta.


 

Si poteva dire che si era finalmente vendicata di tutte le battutine lanciate a tradimento da Amelie. Subito dopo Carl caricò l'ispettrice nella macchina come se fosse uno dei bagagli, prendendola di peso.


 

- Spero solo si sciolga durante il viaggio. Non voglio un altro addobbo nell'ufficio.

- Awww, è cosi adorabile !! - Ilary grattava Jhonson come se fosse un animaletto domestico - possiamo tenerlo?

- Sarei onorato di rimanere come compagno di avventure signorine mie, ma non sono portato per le investigazioni! Mi considero più un pezzo da museo. Però se vorrete venire a trovarmi venite pure quando volete, vi permetterò di entrare gratuitamente!

- Entrata gratis al museo naturale di Brightburg? Sarebbe grandioso! 10 euro a persona risparmiati! - esultò pimpante Julie.

- E' il minimo dopo avermi salvato da quelle umide catacombe! Ormai queste vecchie ossa cominciavano ad ammuffire!

- Bene. Credo sia il caso di tornare a casa. Ho bisogno di un bagno caldo... - disse Carl stremato gettandosi a peso morto nel sedile posteriore della NFSC

- Ed io di una cura rilassante, di un buon libro e magari di mangiare qualcosa. Mi è venuta fame... - Julie si girò verso Ilary, Jhonson, Carl e Amelie guardandoli con l'acquolina in bocca.

- Non ci provi nemmeno Doc! - gridò Carl.

- Bah, non si può mai scherzare con te! Mangerò qualcosa lungo la strada di ritorno o magari... se andiamo dal vecchio Boris e gli diciamo che abbiamo eliminato il conte ci offriranno una cena coi fiocchi! Faranno una festa in nostro onore! Creeranno una sagra annuale! Prodotti tipici e chissà cos'altro!

- E' sempre il solito Doc...
 

E così, con un nuovo amico fluttuante, una testa di draculina e un'ispettrice irrigidita, Julie, Carl, Ilary e Jhonson partirono per tornare a Brightburg, sicuri del fatto che, dopo i numerosi eventi successi in quella lunga nottata, le loro vite sarebbero cambiate drasticamente. Ma... in meglio o in peggio?

Angolo dell'autrice: allora! Questo è uno dei capitoli chiave di tutta la storia e personalmente è uno dei miei preferiti.
Consiglio l'ascolto di queste canzoni durante le seguenti scene:
Tema musicale del Conte:
www.youtube.com/watch?v=czYEipntnkI
Tema della battaglia Julie VS Carl: www.youtube.com/watch?v=056b35-DECY
Non siete costretti a farlo ovviamente, ma diciamo che è una mia fissazione mettere la musica di sottofondo alle scene più clou.
Alla prossima!

 

   
 
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